etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


lunedì 13 luglio 2015

LA GREXIT, L’EUROPA E L’ETICA TEDESCA

Articolo 3
(ex articolo 2 del TUE)
1. L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.
2. L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest'ultima.
3. L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico. L'Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri. Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo.
 4. L'Unione istituisce un'unione economica e monetaria la cui moneta è l'euro.
5. Nelle relazioni con il resto del mondo l'Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi, contribuendo alla protezione dei suoi cittadini. Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all'eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite.
6. L'Unione persegue i suoi obiettivi con i mezzi appropriati, in ragione delle competenze che le sono attribuite nei trattati.



LA GREXIT , L’EUROPA  E L’ETICA TEDESCA
carissimi amici e lettori, nello scusarmi per la mia lunga assenza dal blog dovuta i miei impegni accademici nella Repubblica Democratica del Congo, vi confesso che pensavo di avere un po’ più di calma per riflettere ed esprimere il mio pensiero sui diversi argomenti che riempiono le pagine dei  giornali e rendono inquietanti il talk show televisivi. Essendo questo mio blog un archivio di riflessione per tutti coloro che desiderino configurare un proprio pensiero in termini etici su argomenti come l’Isis, come il matrimonio gay, l’immigrazione, la droga, i conflitti generazionali, i risultati del jobs act, la legge sulla riforma della scuola, la crisi economica, l’ultima enciclica di Papa Francesco Laudato si’ ed altre ancora, ogni post necessita di una adeguata analisi unitamente ad uno studio minuzioso e ad accurate indagini.   Invece in questo caso  mi trovo costretto ad intervenire immediatamente e con tempestività per esprimere tutto il mio disappunto di fronte a questa inverosimile questione della  Grexit (= Uscita della Grecia dall’Euro?).
Venendo dal Congo penso sempre di arrivare in una Europa dove il cammino della democrazia, l’equilibrio dei popoli, il futuro delle nuove generazioni, siano cose ormai scontate. Invece mi trovo di fronte ad una situazione che lascia veramente esterrefatti. Mai avrei pensato, da europeista convinto, che saremmo giunti a questa situazione. Eppure l’Europa era stata l’idea portante dei padri fondatori per esprimere con questa parola, la solidarietà fra i popoli dopo la sanguinosa ultima guerra e la distruzione di intere nazioni. Europa per loro voleva significare non più conflitti, ma solidarietà, aiuto reciproco, sussidiarietà.
Oggi invece il termine Europa significa e si declina innanzitutto con la GREXIT. Certamente si troveranno dovute soluzioni di compromesso, imposte dalla irreversibilità dell’euro che avendo creato complessi intrecci di interessi, anche ai più accaniti assertori della fuoriuscita della Grecia, non conviene insistere più di tanto. Tuttavia è veramente avvilente che  l’idea d’Europa non possa essere pienamente configurata se non guardando al suo contrario, cioè alla sua intransigenza. Certo coloro che dicendo Europa pensano a Grexit, non immaginano che tra non molto potrà verificarsi anche la Portexit, la  Spanexit, l’Italexit e pian pianino tutti gli altri “Partnerexit”! Sì, chi la pensa in questo modo non ha ancora capito che l’eventuale Grexit significa la dissoluzione dell’idea di Europa, non capisce che a perdere non è la Grecia, bensì è l’Europa e con questa tutti noi e tutte quelle nazioni che ci hanno creduto e che purtroppo non hanno il coraggio di opporsi ad una mentalità ristretta e ad una visione ancorata a rigidità di orizzonti, promosse dalla nazione che dall’Europa solidale ha guadagnato di più.  Dalla nazione che nonostante si sia macchiata delle più grandi responsabilità in termini di  disumanità del secolo scorso segnato da due guerre sanguinosissime,  sia portatrice del più grande debito mai confessato ai  partner europei dovuto sia ai danni di guerra, anche se abbonati, sia alla sua  riunificazione sostenuta proprio per ragioni di solidarietà da tutti gli altri popoli, e, sostenuta anche dall’Art. 107 (ex art. 87 del TCE comma c) del trattato UE rivisto a Lisbona, i quali  benché avessero subito i danni più ingenti in termini di vite umane e di distruzioni dell’ultimo secolo,  non hanno esitato a tenderle una mano.
Questa nazione purtroppo ha la peculiarità di allinearsi e coprirsi dietro i propri leader anche se ciò che essi dicono non ha senso, l’essenziale è che si risvegli in ciascuno di loro la forza del potere, suscitato dalla pedissequa aderenza alle leggi che doni loro la capacità di imporsi a qualcun altro ridestando  l’orgoglio di sentirsi superiori………come lo dimostra quello che sono riusciti a fare in nome della “purezza della razza” in cui risiedeva la superiorità di uomini che formavano un popolo che ancora oggi dovrebbe fare “memoria di vergogna” e tacere……..…quello del Terzo Reich!
Comunque questa posizione non esclude anche un’altra responsabilità importante e che è in capo ad un’altra nazione: la Repubblica Italiana la quale risulta tenutaria dei trattati  art. 55 ex art. 53 del TUE. Quindi se la tenutaria dei trattati, custode dei valori, non è capace di farsi valere evidentemente c’è qualcosa che non torna. Eppure abbiamo una rappresentanza nel parlamento europeo di ben 73 parlamentari, abbiamo un presidente del Consiglio che risponde al nome di Matteo Renzi che ha espletato funzioni di Presidente nel passato semestre europeo, abbiamo anche una…..rappresentante PESC, nonché Vicepresidente della Commissione che risponde al nome di Federica Mogherini, di cui si conoscono soltanto le……. Gaffes  (figuracce) riportate dai giornali e dalla Rete! Ma quest’”Italietta imbelle e pacifista” del Corradini del Prezzolini e di Dannunzio troverà il coraggio o meglio, gli “uomini di  caratura” per potersi prendere le responsabilità di far rispettare non le regole tecniche, bensì i valori inseriti nelle lettere dei trattati?
Non potendo permettermi di far pensare ai lettori di sembrare troppo di parte, come non si addice certamente a chi debba fare una riflessione etica da lasciare a chi legge per permettergli di capire meglio, di formarsi un’idea, e di configurare un possibile scenario futuro che sia razionalmente fondato, ritengo sia opportuno proseguire per gradi.

 LA GREXIT
Domandiamoci che cosa significa Grexit: nulla! significa solo una presa di posizione su criteri di giudizio che sovrastano l’obiettività dei dati di fatto. La Grecia, innanzitutto non è che una realtà marginale dell’Europa, con i suoi 11 milioni di abitanti circa (paragonabili alla nostra Regione Lazio) ed il suo deficit che tutto sommato possiamo quantificare al massimo in 340 miliardi pari quasi al 180% del Pil,  si suddivide grosso modo per 64 miliardi  alla Germania, 46 miliardi alla Francia, 35 all’Italia, 45 al Fondo Monetario internazionale, 141,8 miliardi all’ESM (European Stability Mechanism o Fondo Salva Stati).  Ma per calarci  a fondo con cognizione di causa nella situazione dobbiamo anche renderci conto dello svolgimento dei fatti e come il debito da 100 sia passato a oltre 340 miliardi in poco più di un anno. Le tappe sono state: nel maggio 2010 un primo pacchetto d’aiuti fornito dalla troika per 110 miliardi di euro, la cui contropartita prevedeva una manovra lacrime e sangue con tagli a tredicesime e quattordicesime degli impiegati pubblici, l’aumento dell’età pensionabile, dell’Iva e di altre imposte, per un totale di 40 miliardi. L’anno successivo e precisamente nel giugno 2011, il governo ellenico  ha potuto ottenere dai partner europei altri fondi pari a 120 miliardi ed il 21 luglio dello stesso anno dopo un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo  riceveva ulteriori aiuti per 109 miliardi di euro, unitamente ad una rinegoziazione delle condizioni di rimborso che prevedeva  più tempo per restituire i prestiti ed una riduzione dei tassi di interesse.  Tutto ciò non è bastato perché la situazione non accennando a cambiare impone l’accettazione da parte delle banche private detentrici dei titoli ellenici di una ristrutturazione cosiddetta haircut. Ciò si concretizza nel febbraio del 2012 quando appare evidente che la massa di debiti che grava sulle casse del governo greco non è sostenibile, e l’Eurogruppo si accorda su un taglio di 107 miliardi del debito tramite la riduzione del valore dei titoli in mano ai creditori privati.  Solo così si è evitato che il valore dei prestiti arrivasse al 240% del pil. Nel frattempo le misure di austerità previste dai memorandum collegati agli aiuti hanno come è noto imposto sacrifici molto pesanti alla popolazione, in particolare alle fasce deboli. Senza soffermarci sulle proposte greche sempre rinviate al mittente soprattutto da parte della Germania, l’ultimo piano presentato da Tsipras prima del referendum dello scorso 5 luglio, prevedeva ancora ulteriori sacrifici come l’aumento delle entrate fiscali dell’1,51% del Pil già nel 2015 e del 2,87% nel 2016. L’Iva, inoltre, sarebbe stata portata al 23%, mantenendola al 13% soltanto per i beni di primissima necessità e al 6% per i farmaci e i libri. La prevista riforma delle pensioni molto simile a quella italiana  si allineava alla media europea. La spesa pensionistica sarebbe stata ridotta nel 2016 per un importo pari all’1,05% del Pil e dell’1,1% l’anno successivo. Ma tutto ciò non è bastato.  Una cosa da notare ed un poco insolita è il fatto che c’era da parte del Governo ellenico, anche una volontà di ridurre la spesa militare, ma questo non è stato possibile perché? Dice l’Huffington post  dell’11 luglio che  “nella controproposta presentata da Tsipras c'era un altro riferimento diretto alla spesa militare: taglio - questa l'intenzione del governo ellenico - di 200 milioni quest'anno e 400 milioni l'anno prossimo. Niente da fare: noi, ha detto Jean-Claude Juncker, non trattiamo più. Il no a questa proposta ha una spiegazione che ha decisamente poco a che fare con il rigore, i conti, la politica e il rispetto delle regole. Le forniture messe in discussione da Atene riguardavano sottomarini Poseidon, carri armati Leopard 2A6 Hel, missili Stinger e i caccia F-15 prodotti dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann. “
Forse allora riusciamo anche a capire che cosa significa Grexit: interessi economici, come lo sono stati quelli degli anni precedenti: dall’entrata della Grecia nell’Euro, la cui sistemazione dei conti ha avuto come consulente la Goldman Sachs, mentre alla presidenza della Commissione Europea c’era Romano Prodi;  al piano di investimenti greci finanziato dalla Germania attraverso la Deutsche bank; agli investimenti per le olimpiadi, e via dicendo. Il business greco non riguardava soltanto i tassi di interesse da lucrare sui finanziamenti accordati, quanto più l’abbassamento dei rating che provocavano un rialzo dei CDS, vale a dire la possibilità di lucrare in termini di derivati su credito dalle vicende greche: da un lato si finanziava il debito e dall’altra si scommetteva sul default dello stesso, in poche parole, una speculazione finanziaria assurda.  Va da sé dunque che in un tale sistema il finanziamento del debito come più sopra presentato serviva a sostenere il sistema bancario greco per permettere a Banche e Governi prestatori  non solo di non perdere i propri profitti, ma addirittura di lucrare scommettendo finanziariamente sullo spauracchio del default greco, proprio come sta accadendo attualmente con la GREXIT! Il termine si declina quindi con speculazione, che non ha nulla a che vedere con la fuoriuscita della Grecia dall’Euro che nel suo default porterebbe anche l’Europa e con essa la Germania i cui esponenti (Merkel, Schaeuble e compagni) non si sa a che gioco stiano giocando.

L’EUROPA
Chiarito il movente del perché l’euro è irreversibile! E non certo solo per i motivi tecnici che tutti possono intuire, legati alla circolazione, al valore, alle transazioni, alle relazioni bancarie ecc. vediamo brevemente cosa manca all’Europa. La prima cosa è la visione del suo futuro come Unione effettiva, come strategia unitaria decretata a Lisbona. L’Europa manca di una  carta Costituzionale che ne faccia un unico Paese quella carta costituzionale che è rimasta lettera morta e che pur se recepita in alcuni punti nella revisione del trattato UE, lascia sempre un Europa a “numero di stati”. Ciò significa che non ci potrà essere una politica monetaria, e fiscale unica, una vera banca centrale europea ed un bilancio europeo che rendano l’UE omogenea nel trattamento dei suoi cittadini. Non esiste la possibilità di finanziare politiche di correzione di shock asimmetrici, di finanziare politiche sociali redistributive, né tanto meno fare interventi sui gap di produttività e di competitività tra i paesi dell’eurozona e tra l’Europa ed il resto del mondo. L’Europa deve trasformare gli stati in proprie regioni, solo così si potrà pensare ad un rapporto di solidarietà politica e non ad un solo rispetto delle regole, che permette alla nazione che ha ricevuto di più di fare la voce grossa. L’Europa non è soltanto Germania e Francia che concertano sul da farsi in merito alla GREXIT, ma tutta l’Unione che dalla cessione di sovranità degli stati e dall’imbrigliamento delle politiche nazionali deve attuare politiche comuni, coordinate a livello europeo e non interstatale, deve favorire il miglioramento delle riforme regionali evitando spillover negativi e promuovendo attività comuni, costituendo reti transnazionali, fornendo finanziamenti di tipo solidaristico, creando meccanismi di incentivazione e individuando nuove fonti di finanziamento, promuovendo l’allentamento del patto di stabilità con coperture una tantum, con garanzie su emissioni obbligazionarie, con contribuzioni a fondo perduto come solidarietà ed infine fare un uso più mirato della tassazione sulle  operazioni finanziarie. Insomma per capirci riassumo: occorre una costituzione, una politica fiscale, monetaria, salariale comune, occorre una banca centrale, occorre l’assunzione del debito diretto di tutti i debiti sovrani dell’UE almeno del 60% di ciascun partner, occorre che la nazione (o meglio la Regione) in surplus di bilancia dei pagamenti indirizzi tutto il proprio surplus verso investimenti produttivi concertati nei paesi (o meglio Regioni) più in deficit per creare uno sviluppo reale e condiviso, senza più “compiti a casa” o “presunzioni di superiorità” politiche ed economiche; occorre infine uscire da queste politiche di austerità che non giovano a nessuno e che permette soltanto a sedicenti giornalisti come Oscar Giannino, al quale Radio 24 dà ancora possibilità di parola dopo i noti fatti, di continuare a fare sproloqui da ragioniere “spocchiosamente tecnico”, sulla necessità che la Grecia esca dall’euro per risanare l’Europa! Se è vero che nel nostro sistema di sviluppo è la spesa che crea possibilità di crescita economica, allora inventiamoci gli investimenti produttivi che sostengano l’occupazione e con questa lo sviluppo e non continuiamo a seguire le politiche miopi di tedeschi, olandesi  e finlandesi facendo pensare che l’Europa, questa Europa sia in realtà il concerto degli ex stati colonialisti miranti a sfruttare ogni debolezza percepita. La politica di austerità ha generato recessione, la recessione ha generato l’isolamento interno dei paesi additati disonorevolmente come PIIGS ed ha contribuito ad isolare l’Europa dal resto del mondo bloccandola su strutture tecniche, regole fisse non negoziabili, rigidità strategiche che hanno impedito il necessario coordinamento delle politiche macroeconomiche a livello globale tendenti assurdamente a rilanciare una improbabile crescita esportando spinte recessive e creando un conflitto oggettivo sia con gli Stati Uniti che con la Cina ed il sud est asiatico  invece dell’invocato equilibrio socio-politico-economico necessario al superamento di questa grande crisi mondiale.

L’ETICA TEDESCA
Scusandomi per la lunghezza del post, non posso però concludere senza dare una chiave di lettura importante alla situazione sottolineando la causa dei mali che più sopra ho evidenziato: l’etica tedesca!
Sì, è importante che tutti capiscano che la realtà che stiamo vivendo in Europa è figlia legittima e naturale della mentalità tedesca che dietro un’etica di facciata rivendica una rivincita che ancora non riesce ad avere, per chi vuole approfondire rimanderei ad una mia intervista rilasciata alla Direttrice della Rivista Cronache e Opinioni, Paola di Giulio rilasciata nel gennaio 2012  http://agenda-etica.blogspot.it/p/dentro-la-crisi.html  in cui ho messo in evidenza alcuni aspetti che ancora oggi ci coinvolgono. Comunque prima di terminare vorrei citare alcuni pensieri di Keith Botsford  contenuti nel saggio “Was ist Deutsch? Note su un’identità difficile” apparso sul n. 2/2015 di Limes in cui suggerisce tra l’altro  che “tutti fatichiamo a trovare una definizione di Germania e per ottime ragioni.” Tra quelle che l’Autore suggerisce sono:  
A) “ secondo Giulio Cesare i popoli germanici fanno continuamente la guerra. Gente bellicosa…[…]. Ben prima degli accessori del potere, a unirli era la lingua che parlavano. Ecco cosa li definiva.
B) …Nonostante gli sforzi di Martin Lutero per renderla popolare e accessibile , questa lingua non si è mai concessa facilmente ai forestieri, alberga, potente come lo stesso Faust, da qualche parte nel profondo della mente di ogni tedesco.
C) ……Come spiega Christopher Clarck , la cancellazione del nome Koenisberg, oggi la russa Kalinigrad un tempo proprietà dei cavalieri teutonici, ha significato additare la città e la Prussia “come la fonte del militarismo e della reazione nella storia tedesca , [che] per questo doveva essere esorcizzata dalla mappa dell’Europa. Uno spirito inquieto che doveva essere scacciato. Non esiste altro precedente di abolizione di uno stato in tempo di pace. “Der bestirnte Himmel über mir, und das moralische Gesetz in mir.”…
D)……. Anne Bonnenkamp-Renken descrive Faust come “un simbolo dell’energia di una nazione in crescita” ma che oggi “si dibatte sempre con fallimenti e rimorsi”…..[..]Secondo Steffen Martus, per Jakob Grimm “una lingua funziona secondo le sue leggi interne, queste leggi non sono plasmate da forze esterne e una lingua è un organismo vivente e autonomo…(..)..I cambiamenti nel tedesco, quindi, saranno effettivi solo se provenienti dall’interno , in accordanza con il modo tedesco di fare le cose”.
E) … Kauder sostiene a ragione che l’insistenza di Freud sui fattori irrazionali dietro alla presunta razionalità della repubblica di Weimar rendeva più evidente il complesso della repubblica stessa. Nel 1938 , quando Freud scappò in Inghilterra, quel che un tempo era stato un antisemitismo razionale (gli ebrei non erano abbastanza tedeschi) si era tramutato in un antisemitismo irrazionale (gli ebrei come ostacolo per una nuova e spirituale nazione tedesca). Il fenomeno Hitler, in questi termini, è così un altro esempio di un’irrazionalità specificamente tedesca. Misfatti orrendi furono commessi a causa di essa e della sua vittoria sulla condotta politica razionale.”  L’autore continua con una domanda: “Dove ci porta tutto ciò? Che cos’è davvero la Germania della Signora Merkel? Quant’è tedesca?  Per tenersi saldi tra il razionale e l’irrazionale,  la nostra memoria nazionale deve essere organizzata, costruita e razionalizzata. Si tratta di una questione personale , poiché noi siamo quello che ricordiamo”.


E la nostra domanda sale spontanea: ma questi tedeschi che cosa ricordano? Qual è la loro concezione del bene?...la supremazia, la razza …? No, la loro etica dice Botsdorf in chiusura è che “Il male subito ed il male perpetrato sono due poli inculcati della mentalità tedesca. Una mentalità,  per tornare al punto di partenza, che non possiamo davvero conoscere. E Forse nemmeno accettare. Siamo conigli.”

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