etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


lunedì 3 dicembre 2012

L’ETICA NEL PROGRAMMA DI PIER LUIGI BERSANI


E tu che se’ costì, anima viva,
 pàrtiti da cotesti che son morti".
 Ma poi che vide ch’io non mi partiva, 90

disse: "Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti". 93

E ’l duca lui: "Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare". 96

Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote. 99
Dante, Divina commedia – Inferno Canto III


Ho volutamente atteso a scrivere questo post per due motivi: il primo per dare tempo a tutti i lettori di riflettere bene su quanto avevo scritto per il programma di Matteo Renzi, e il secondo perché come per il contendente di Bersani alle primarie, anche questo programma non rappresenta alcuna novità, né alcuna originalità e come quello di Renzi si  limita a ripetere triti e ritriti luoghi comuni.
Comunque al di là di alcune “quisquilie” ritengo che debba essere notato, da tutti coloro che sono alla ricerca di una motivazione per decidere su chi debba essere il prossimo presidente del Consiglio per il PD, che non c’è nulla di nuovo sotto il sole e che come dicevo, la matrice dei due programmi parola più, parola meno è la matrice del PD, cioè di un partito non partito. Di un partito cioè che non ha una propria filosofia politica ma solo due anime in contesa tra loro. Di un partito che proprio in virtù di questi esponenti non ha fatto politica per vent’anni, lasciando il Paese in balia del “bunga-bunga” berlusconiano e della “finanza creativa” di Tremonti che ha depauperato la ricchezza del Paese. Ora vorrebbero dimostrare una credibilità che non hanno. Una credibilità che secondo loro può essere fatta anche di sole buone intenzioni; ma il proverbio dice che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni… quindi se tanto mi dà tanto questa pretesa credibilità da loro ricercata, può essere, da qualcuno, reputata solo di facciata. Quindi una credibilità destinata a non concludere nulla. Anzi il rischio che si paventa è un ritorno di Berlusconi con il pericolo che magari possa anche con i suoi “conigli nel cilindro” tornare anche a vincere le prossime elezioni!!  Il passato è un dato di fatto: invece di portare avanti un’opposizione basata su azioni concrete, centrate sulle possibili misure da innescare per cambiare il Paese, per vent’anni l’attuale segretario del partito, così come Franceschini prima di lui, non ha fatto altro che “inveire” contro Berlusconi, pensando che ciò potesse bastare alla propria azione politica. Purtroppo, non è stato così. I cocci  dell’Italia che stiamo rimettendo insieme e che il collega Prof. Monti sta ricostruendo, come derivato, credo che ormai lo si possa dire con Grillo, di altri suoi più velati intenti e, unitamente ai suoi ministri Passera, Grilli….fino alla ministra “con le lacrime”, hanno una precisa responsabilità: la mancata opposizione politica…..nei fatti, del Partito più forte di opposizione. Ecco cosa dovrebbe contenere il programma in termini etici. Sarebbe etico a mio avviso, infatti, partire da una autocritica oggettiva. Invece che cosa troviamo? Una serie di belle parole che condensano 10 idee che lascio a ciascun interessato giudicare autonomamente. Queste pagine di “programma” si possono trovare andando sul link http://corrieredellacollera.files.wordpress.com/2012/11/programmadibersani.pdf . Da parte mia quello che ho notato, come nel programma di Renzi: tante belle parole, però ahimè, con scarso contenuto politico. Vorrei ricordare che la politica come dice Aristotele è il momento più elevato dell’etica e pertanto vediamo come viene interpretata nel programma di Bersani.  La frase di inizio non prende alcun impegno,  è solo un’esortazione, bella senz’altro, magari anche commovente…ma niente di più.  Il primo punto è la Visione che però non assume responsabilità se non con speranza e verbi al futuro, senza impegni e senza definizioni:  collocheremo, faremo, cercheremo, ricostruiremo….insomma come si diceva  quando si studiava il latino: “spero, promitto e iuro reggono l’infinito futuro”! Anche  il tema della pace dovrebbe essere trattato in maniera diversa, in quanto in Europa è in atto una guerra, non bellica, ma certamente guerra con distruzione di vite umane, senza essere bombardate, con famiglie distrutte e lavoratori disoccupati. Non pensiamo al ‘900  avrei voluto leggere un impegno più serio per la pace di questo secolo.  Il secondo punto concerne la Democrazia  ed è meglio non parlare di quanto viene detto e affermato, in quanto suscita una domanda spontanea: ma Bersani ed il PD dove sono stati in questi vent’anni? Non hanno partecipato all’approvazione delle normative in atto? Che senso ha la legislatura costituente che si invoca?  Che significa strumento parlamentare per il rapporto stato regioni? Si invocano norme stringenti sul conflitto di interesse, ma Bersani dov’era con il Governo Prodi, con il Governo d’Alema? In quale parlamento sedeva nel momento che si parlava dei conflitti di interesse di Berlusconi? Lo stesso dicasi per antitrust e falso in bilancio, cosiccome per l’ultima legge approvata sulla corruzione per la quale ci sono voluti ben quattro anni? Sicuramente Bersani è una persona onesta e in buona fede ma non può fare a meno di non interrogarsi su tali argomenti. Il terzo punto concernente l’Europa è una serie di luoghi comuni che purtroppo rappresentano il limite del pensiero di Bersani. Egli infatti parla soltanto di realtà tecniche relative al voto invece di presentare la sua visione politica sui cosiddetti Stati uniti d’Europa. Egli infatti non presenta nulla di nuovo. Mentre poi sappiamo bene che gli stati più importanti della Comunità europea sono la Germania, la Francia  l’Italia e il Regno Unito e sappiamo che il progetto della Germania è quello di germanizzare l’Europa. Mentre sappiamo che il progetto della Francia è di arginare la Germania per non perdere la propria grandeur. Mentre sappiamo che il progetto del Regno Unito è di natura opportunista tendente  solo ad ottenere benefici senza impegni e senza voler dare nulla in cambio. Non sappiamo invece ancora quale possa essere il progetto dell’Italia in Europa. Bersani non  lo dice.  Anche per il punto 4 non si leggono altro che slogan, non ci sarebbe bisogno di ripeterlo perché  c’è già l’articolo 1 della nostra costituzione che promuove il lavoro. Come tutti, anche Bersani, ripete luoghi comuni sulla precarietà, sull’occupazione femminile senza indicare alcuna proposta innovativa. Come si creano nuovi posti di lavoro? Come si inseriscono i disoccupati in un nuovo lavoro? Ha un meccanismo di riequilibrio occupazionale? Non pare. Quello che però mi preme anche sottolineare è che lo slogan di chiusura impiegato non rappresenta la realtà come in termini etici si auspicherebbe. Infatti a livello etico deve essere ben compreso che il lavoro non è “la possibilità offerta a ciascuno di trasformare la realtà” come scritto, bensì più esattamente “ il diritto dato a ciascun essere umano di misurare la propria dignità”. Per quanto concerne il punto 5 in cui si parla di uguaglianza, a mio avviso va sottolineato che la disuguaglianza esistente non è soltanto italiana, bensì di carattere globale dovuta al liberismo efferato ed al capitalismo di sottrazione ormai generalizzato dall’economia finanziaria,  per cui chi è ricco diviene sempre più ricco e chi è povero diviene sempre più povero. Sempre in questo punto c’è da aggiungere che la giustizia poi non si raggiunge “togliendola dalle mani dei potenti impuniti” ma praticandola in termini etici come giustizia sociale nei suoi tre elementi costitutivi: la giustizia legale la giustizia redistributiva e la giustizia commutativa.  Per ciò che concerne il punto 6 in cui si parla di sapere la questione, in termini etici, non si risolve nell’arrestare l’abbandono scolastico o il declino dell’università.  Per essere etici si deve ripartire dalla rivalutazione della figura e del lavoro degli insegnanti. Dalla ristrutturazione del corpo docente e soprattutto della rivisitazione del rapporto tra scuola e famiglia nei primi anni  della scuola e poi della revisione del tessuto dei docenti universitari, come noto intriso di nepotismi e di favoritismi premianti i portaborse. L’università italiana che non è seconda a nessuno soffre questa situazione di sudditanza, nei confronti degli altri Paesi, che svilisce le potenzialità dei più meritevoli. Il sapere universitario deve essere riscoperto come rapporto con le imprese, ma anche come sapere culturale che trovi impiego in altre realtà di cui occorre suscitare la domanda. La formazione culturale non deve essere monetizzata! Anche per il punto 7 riguardante lo sviluppo non c’è nulla di originale ed innovativo e tanto meno di etico. Sono tutti schemi che ripropongono politiche del passato, l’innovazione appare solo un’astrazione, concetto semplicemente riportato. In realtà in termini etici lo sviluppo italiano in una nuova prospettiva dovrebbe riscoprire quello che è la propria ricchezza culturale, turistica, enogastronomica, florovivaistica, storico tradizionale. Si dovrebbe ripartire dalla valorizzazione di ciascun territorio con le ricchezze di cui ogni regione e ogni comune è ricco, ricchezze uniche ed irripetibili ricercate da tutti i Paesi del mondo. Le nostre ricchezze museali potrebbero essere messe a reddito in maniera utile, magari con sistemi innovativi, che  però non sembrano trovar posto nella mentalità di Bersani, ma che invece basterebbe applicare. Basta il solo riferimento a tutte quelle opere d’arte che giacciono nelle cantine dei palazzi delle belle arti o altre realtà concernenti i centri culturali italiani all’estero ormai chiusi quasi dappertutto. Il punto 8 che parla dei beni comuni, mostra la mancanza di un concetto fondamentale: non ci sono beni comuni; ma un solo bene comune che non può essere pluralizzato. Il bene comune infatti è il bene di tutti e di ciascuno, è un bene che non deve essere confuso con i beni economici, le utilità o il benessere. Il bene comune va inteso come espresso al punto 26 della Costituzione Pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano secondo. Infatti questo non è una somma di beni per cui uno zero tra gli addendi non influisce sul risultato, si tratta invece di una moltiplicazione in cui se esiste anche un solo zero tra i fattori, il risultato è sempre e comunque solo zero.  Anche il punto 9 in cui si parla di diritti, pur se le cose appaiono giuste e per certi versi condivisibili, non presenta alcuna proposta innovativa in termini di etica, che si sarebbe invece potuta ravvisare nella proposta di concepire un nuovo modello di sviluppo;  di tendere ad un nuovo modello di cittadinanza che veda l’etica, come riferimento d’ordine generale e non l’interesse di parte. Un nuovo modello in cui la dignità non sia riconosciuta come diritto che viene accordato per motivi di cittadinanza; ma come carattere eminente dell’uomo semplicemente perché è uomo. Infine la responsabilità che viene presentata all’ultimo punto il decimo, è un enunciato che non ha nulla a che vedere con l’etica, ma con il solo carattere organizzativo della struttura politica. Qui purtroppo non si evidenzia che la realtà politica di cui si dice di essere responsabili passa innanzitutto per la solidarietà e la sussidiarietà contrapposte a quelle che la Sollicitudo rei socialis al punto 36 e 37 chiama strutture di peccato i cui elementi costitutivi sono la brama di profitto e la sete di potere “ad ogni costo”.