etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


giovedì 26 marzo 2015

CORRUZIONE, REGOLE DI SISTEMA ED ETICA

                                                                                                                                             Vuolsi  così colà dove si puote
cio’ che si vole, e più non dimandare
Dante Alighieri – La Divina Commedia



Tra le problematiche più ricorrenti nella realtà comunicazionale attinente al tessuto socio-politico-economico, le parole più ricorrenti sono corruzione, concussione, mazzette, bustarelle; mentre tra le attività che lo permettono sono soprattutto quelle di natura pubblica o rivolte al pubblico che implicano un rapporto di natura relazionale tra un “potere forte” ed un “richiedente scaltro”.
Ecco dunque come si configurano le tre situazioni che “impestano” il nostro sistema Paese, vale a dire corruzione, concussione e violenza.
Detto ciò vale bene la pena volgere in prosa l’incipit dantesco sopra riportato: "Questa è la volontà di chi detiene il potere, non chiedere altro" (si vuol così là, dove si può).  Credo che dai tempi di Dante non sia cambiato nulla e che la nostra organizzazione con le sue ben note, anche se sempre dissimulate e negate radici borboniche, massoniche e strumentalmente religiose, si ritrovi con questo linguaggio nella sua più verace e concreta attualità. Infatti nel linguaggio quotidiano questa espressione ha come preciso scopo quello di indicare (anche in maniera sarcastica) la volontà di qualcuno che non può essere messa in discussione, cioè l'ordine di un superiore che ha il potere ultimo di decisione, contro il quale ogni lamentela è inutile, sottintendendo quindi sottomissione a una gerarchia inoppugnabile. Il "colà" inteso come luogo dove si decide, assomiglia per analogia a quello dell'espressione della cosiddetta "stanza dei bottoni". Un’altra espressione che spesso viene usata è anche “non si muove foglia che Dio non voglia” e credo che non ci siano più ulteriori necessità di chiarimenti.
Questa realtà ci pone poi in un ambito dove la corruzione, confluisce, si confonde e compete con la concussione, andando poi a congiungersi attivamente con l’ultimo elemento citato che è la violenza. Allora se analizziamo in maniera più concreta il “coacervo” ci accorgiamo che non sono queste figure il soggetto dominante, bensì è il sistema che le alimenta e le governa.
Non entro nel merito o nelle loro particolarità  di cui ho già più volte parlato in questa mia rubrica, ciò che invece oggi vorrei sottolineare qui con voi e discutere, è il sistema paese e le sue regole, vale a dire il terreno di
“corruttelo - cultura” su cui viene coltivata questa mala-pianta.

REGOLE DI SISTEMA
Certo la vita organizzativa di un Paese si misura dal rispetto delle regole che permettono lo svolgimento armonico della vita socio-politico-economica. Vale a dire che le regole vengono individuate e condivise affinché gli interessi legittimi ed i diritti soggettivi ed oggettivi, possano essere bene individuati e pertanto da tutti rispettati. Il sistema pertanto, quando è armonicamente e umanamente impostato, prevede che vi sia innanzitutto un progetto sociale su cui impostare l’evoluzione della comunità appartenente ad un medesimo paese, come regole di cittadinanza, regole di funzionamento dei raggruppamenti territoriali, regole di accoglienza dei nuovi venuti, sia cittadini che stranieri, regole di vita sociale e di accesso alle condizioni decorose di umanità che ogni società tendente al sistema migliore individuato nella democrazia deve darsi. Poi a supporto di tale progetto sociale deve esserci necessariamente un progetto  politico il cui obiettivo è quello di migliorare in ogni suo aspetto la vita dei cittadini indirizzando il progetto sociale, vale a dire il rispetto dei diritti e l’uguaglianza tra i partecipanti alla vita civile, verso il suo fine migliore vale a dire verso quel bene comune propriamente inteso di cui non mi stanco di ripetere che è riportato in due punti della Gaudium et Spes (costituzione pastorale del Concilio Vaticano II) che sono il 26 ed il 74 ed il cui significato è che le regole che la politica deve ricercare e dettare come finalità di bene comune “cioè l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” devono indirizzarsi al rispetto della dignità dell’essere umano in ogni sua forma ed alla promozione del bene comune suddetto.
Ma per queste finalità c’è bisogno di una ulteriore progettualità che è quella economica. Si tratta di una progettualità specifica che soltanto l’uomo guidato da intelletto e dal suo bisogno di comunità dettato dalla sua antropologia sociale attua nel mondo. Gli animali infatti mentre possono essere implicati in qualcosa di analogo attinente al proprio gruppo per lo sviluppo della razza, cosi come ad una attività se vogliamo dire politica determinata dalla ricerca del  predominio del soggetto più forte, non sono in grado attuare assolutamente alcunché che possa somigliare ad un progetto economico, nel senso che noi diamo a questo termine, perché sono  provvisti di solo istinto. La differenza dunque sta nel fatto che l’uomo attraverso il proprio intelletto si immedesima nella cosiddetta Piramide dello sviluppo comprendente le tre progettualità suddette.
L’uomo dunque deve darsi delle regole di sistema se vuole progredire  come comunità e queste regole non possono riguardare soltanto il piano tecnico-organizzativo. Le regole del sistema sociale devono innanzitutto implicare una componente etica! Ciò che si chiama coscienza del rispetto delle regole e che può venire soltanto dall’educazione dell’essere umano a vivere come tale nel rispetto dei cinque principi fondamentali che ne determinano la natura e che ne supportano la dignità.
E’ importante capirlo, perché oggi 24 marzo sulla Repubblica a pag. 29, viene dato ampio spazio ad una lettera di due Avvocati Sergio Erede e Alessandro Musella dal titolo “ Corruzione, che cosa si può fare subito”. Ebbene nel leggerla mi sono cadute le braccia, ma si badi bene non per i contenuti che ritengo perfettamente enunciati, elaborati e presentati dai due autori, quanto invece ai presupposti: se continuiamo a dare spazio ai “legulei” non usciremo mai da questa impasse. Infatti non sono le regole che mancano. Il sistema delle regole ha bisogno dei presupposti delle stesse che sono appunto l’etica, come conoscenza del bene (comune)  che sia etica sociale, che si chiami etica pubblica, non importa, c’è bisogno di qualcosa che implichi la coscienza e non solo strutture di ordine giuridico e organizzativo che lasciano comunque il tempo che trovano. Infatti di regole ne abbiamo fin troppe, ciò che mancano sono i codici etici, quelli veri quelli che implicano la responsabilità dell’organizzazione e che non vengano dettati dall’alto, come oggi è nel nostro Paese, ma che siano condivisi dal basso. Altrettanto vale per gli uffici anticorruzione. Finché si baseranno sulla promozione del rispetto di regole tecniche, sui controlli e sulle punizioni, non serviranno a nulla. Allora tutti i punti enunciati da questi due valenti Avvocati in realtà, a mio avviso, servono a ben poco anche perché se andiamo ad analizzare le differenti leggi, sono tutti in qualche modo contemplati, ciò che deve essere introdotto quindi non è un sistema di nuove regole, ma il salto di paradigma delle Regole di sistema. Infatti se ci pensiamo bene il presupposto di ogni regola giuridica emanata dai nostri parlamenti è che “fatta la legge, scoperto l’inganno”, ne abbiamo parlato più volte su queste pagine ed allora ragioniamo sui punti portati dagli Avvocati, come  ampliamento delle regole o inserimento di nuove esclusivamente in termini giuridici:
1) chiedono l’estensione della durata della prescrizione. Può servire? Pensiamo ai cavilli sostanziali e formali del nostro Paese, dove le leggi si fanno di solito per venire in aiuto proprio laddove la prescrizione non incide più;
2) Pene e sanzioni economiche efficaci e dissuasive. Ma non c’è già una legge 231/01 che ne prevede di pesanti?;
3) reintroduzione del falso in bilancio. Giustissimo, ma come individuarlo e come  definirne la gravità?;
4) non punibilità per chi si auto-denuncia. Quanto può servire se non c’è fiducia nello stato? Pensiamo solo a ciò che accade ai pentiti di mafia! alle loro condizioni di “non persone”;
5) la procedibilità d’ufficio per la “corruzione tra privati”, mi pare che qualcosa del genere sia già stata introdotta dalla legge 231/01 con l’art. 2635 cc ed il 319quater c.p.;
6)  ampliamento delle intercettazioni per reati contro la P.A. Certo sarebbe opportuno, ma che cosa risolve se non l’opportunità di riempire le pagine dei giornali con scoop eclatanti?.
Oltre a tutto ciò i due  Avvocati suggeriscono di riferirsi al “piano anticorruzione adottato dal governo inglese che consta di 66 azioni specifiche….” forse gli avvocati non ricordano che a Giugno di quest’anno si festeggeranno gli 800 anni della firma “Magna Charta” e che quindi la nostra “Italietta imbelle e pacifista del Prezzolini e del Corradini” non ha nulla a che vedere con l’esperienza sociale e democratica del Regno Unito.  Inoltre individuano anche delle possibili “aree di intervento fondamentali di contrasto alla corruzione” e al primo posto cosa mettono? Scoperta e repressione: potenziamento dell’attività di “intelligence”……(ma se già la nostra polizia non ha i mezzi di sussistenza..?) forse i due estensori della lettera non hanno mai giocato da bambini a “Guardie e ladri” dove ogni volta che venivi scoperto trovavi poi un nascondiglio migliore aguzzando l’ingegno!!! Poi suggeriscono come secondo punto la Prevenzione: implementando l’attuale piano Anac con “presidi” …”nomina di responsabili della prevenzione e trasparenza Whistleblowing e formazione; azioni specifiche per settori a rischio ecc. basandosi sugli studi che già esistono???? Nella mia carriera accademica ho assistito a una discussione di tesi di un alto ufficiale della finanza che aveva già circa 10 anni fa, indicato un sistema di mappatura del territorio del Lazio con un sistema di individuazione dei vari “focolai di reato” che fine ha fatto quello studio? se non è stato usato fin’ora  possiamo pensare che si userà in futuro e a che pro? quando poi sentiamo purtroppo che anche i corpi di polizia a tutti i livelli devono fare i conti con “mine impazzite” al loro interno? Un terzo punto è la collaborazione delle imprese: incentivare le imprese private ad adottare programmi di compliance anticorruzione. I due Avvocati evidentemente frequentano molto più i tribunali che la realtà socio-economica. Le nostre aziende devono sopravvivere non solo ad una congiuntura avversa, una fiscalità “ammazzainiziative”, un assenza di politica imprenditoriale (non diciamo industriale, visto che le industrie del nostro Paese stanno tutte fuggendo all’estero) ma devono resistere anche contro  la concorrenza sleale dei gruppi mafiosi e delle conventicole massoniche e allora come si può chiedere la loro collaborazione? Che significa “programmi anticorruzione”? Nel quarto punto poi suggerirebbero una “riorganizzazione amministrativa: rafforzare il sistema dei controlli…….” forse non si rendono conto che è proprio il sistema dei controlli che si chiama “burocrazia” a portare in sé i germi della corruzione, concussione e violenza? Infine al quinto punto “last but not the least” come dicono gli inglesi, suggerirebbero la “comunicazione” e noi possiamo credere che una “comunicazione” pubblicità e progresso ministerialmente organizzata ed orchestrata serva a qualcosa?


ETICA
Anche se non sono stato preso in considerazione né dal Ministro dell’interno a cui ho scritto per mettermi a disposizione per supportarlo con il Comitato di promozione etica onlus nell’attività anticorruzione del suo ufficio, non repressiva, ma formativa. Anche se la mia lettera aperta, che potete leggere su questo Blog, al Presidente del Consiglio non ha avuto ancora riscontri, io vorrei ancora una volta sottolineare che se non cambiamo  le regole di sistema da regole giuridiche a regole etiche  e quelle dei controlli repressivi in regole di formazione etica preventiva, non andremo da nessuna parte nonostante la profonda stima e la carica positiva che infonde il Dr. Cantone.
Se vogliamo cambiare le regole di sistema dobbiamo passare attraverso l’educazione, a partire dal decisionismo del Presidente del Consiglio, che forse nonostante tutti gli sforzi dei “compiti a casa” che tutti i giorni fa, non sembra aver ancora realizzato che il cambiamento deve essere culturale e non legale, che l’educazione passa attraverso la famiglia, la scuola e l’università e non attraverso cambiamenti più o meno repentini o sofisticati delle regole che lui pensa di poter cambiare con la bacchetta magica perché “l’Europa ce lo chiede”! .  Se si vuole cambiare questo Paese occorre dare un contenuto etico alla formazione, non servono leggi e controlli, serve un risveglio della coscienza, serve un ritorno alla fiducia serve a ritrovare un cemento di comunità dove ci sia vera solidarietà e non “arrivismo mascherato”e ciò è possibile solo attraverso quelle tre cose che ho già molte volte ripetuto:
1) la certificazione etica di enti ed imprese, non più a controllo, ma a coscientizzazione;
2) la formazione etica di tutti coloro che lavorano in ambienti politici ed amministrativi;
3) la riscoperta dell’insegnamento delle virtù nella scuola, rivalutando lo status dei professori e non cambiandolo da “precari” a “fissi a metà stipendio”.

Solo in questo modo anche il sistema delle regole giuridiche, semplificato e non appesantito come lo è ora, potrà riprendere significato.