etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


mercoledì 1 agosto 2012

Etica comportamentale...speculazione finanziaria

...Ecco come si possono delineare le caratteristiche più rilevanti del mondo contemporaneo. L'umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all'insieme del globo. Provocati dall'intelligenza e dall'attività creativa dell'uomo, si ripercuotono sull'uomo stesso, sui suoi giudizi e sui desideri individuali e collettivi, sul suo modo di pensare e d'agire, sia nei confronti delle cose che degli uomini. Possiamo così parlare di una vera trasformazione sociale e culturale, i cui riflessi si ripercuotono anche sulla vita religiosa. Come accade in ogni crisi di crescenza, questa trasformazione reca con sé non lievi difficoltà. Così, mentre l'uomo tanto largamente estende la sua potenza, non sempre riesce però a porla a suo servizio. Si sforza di penetrare nel più intimo del suo essere, ma spesso appare più incerto di se stesso. Scopre man mano più chiaramente le leggi della vita sociale, ma resta poi esitante sulla direzione da imprimervi. Mai il genere umano ebbe a disposizione tante ricchezze, possibilità e potenza economica; e tuttavia una grande parte degli abitanti del globo è ancora tormentata dalla fame e dalla miseria, e intere moltitudini non sanno né leggere né scrivere. Mai come oggi gli uomini hanno avuto un senso così acuto della libertà, e intanto sorgono nuove forme di schiavitù sociale e psichica. E mentre il mondo avverte così lucidamente la sua unità e la mutua interdipendenza dei singoli in una necessaria solidarietà, violentemente viene spinto in direzioni opposte da forze che si combattono; infatti, permangono ancora gravi contrasti politici, sociali, economici, razziali e ideologici, né è venuto meno il pericolo di una guerra capace di annientare ogni cosa. Aumenta lo scambio delle idee; ma le stesse parole con cui si esprimono i più importanti concetti, assumono nelle differenti ideologie significati assai diversi. Infine, con ogni sforzo si vuol costruire un'organizzazione temporale più perfetta, senza che cammini di pari passo il progresso spirituale. Immersi in così contrastanti condizioni, moltissimi nostri contemporanei non sono in grado di identificare realmente i valori perenni e di armonizzarli dovutamente con le scoperte recenti. Per questo sentono il peso della inquietudine, tormentati tra la speranza e l'angoscia, mentre si interrogano sull'attuale andamento del mondo. Questo sfida l'uomo, anzi lo costringe a darsi una risposta. (Costituzione Pastorale Gaudium et Spes n.4).


Uno dei problemi più scottanti del momento è certamente il comportamento delle istituzioni finanziarie che lascia molto a desiderare  a livello etico.  Molti si domanderanno  perché, la risposta è semplice: la speculazione ha intriso di finanza in maniera irreversibile la sfera politica e sociale al punto che non ci sono argini possibili in grado di riequilibrare la situazione.
Chiunque legga un quotidiano, sia finanziario, sia di cronaca, si trova immancabilmente a leggere di scandali finanziari. Chi ascolti un qualsiasi notiziario o guardi un  telegiornale non può fare a meno di collegare scandali finanziari a conflitti di interesse di ordine politico che implicano gruppi sociali di diversa estrazione.
Si badi bene, la cosa non si circoscrive, alle realtà locali o all’Italia, ma nell’ambito della globalizzazione si ritrova in tutti i tessuti politici, economici e sociali del mondo intero. Nessuno è avulso: i parlamenti sono coinvolti, le banche sono coinvolte, le istituzioni politiche sono coinvolte e le istituzioni sociali non si sottraggono al fascino dei guadagni facili, non solo in termini economici, ma anche di affermazione sociale.
Questo problema ritengo che sia il problema numero uno che poi trova la propria concretizzazione nella crisi finanziaria e nella crisi dell’Euro, come effetto primario della vera crisi che è di ordine etico.
Da queste pagine infatti ho parlato spesso delle possibili e razionali soluzioni al problema, ma essendo soluzioni etiche, vale a dire che non creano singole convenienze, ma un equilibrio di bene comune, vengono totalmente ignorate.
Senza dilungarmi molto vorrei ricondurre questa situazione alla crisi del principio di responsabilità che ciascuno di noi sta subendo. Alla delega generalizzata in tutti i settori, che ciascuno di noi ha imparato a dare, per esimersi dalla fatica di pensare, di riflettere sulle posizioni, di spingere ad aggregarsi su schemi nuovi di pensiero, di opporsi a ciò che è contrario al bene comune. Mi sono chiesto spesso il perché. L’evidenza ci riconduce ai 4 fattori trasversali dei tempi della globalizzazione: 1) l’accelerazione, 2) la superficialità; 3) la velocità; 4) l’aggressività.
Queste componenti hanno cambiato il nostro comportamento. Allora ecco che nell’accelerazione vorticosa degli elementi che quotidianamente ci coinvolgono è insita la superficialità e quindi l’incapacità di riflettere, lasciando che la metodologia iconografica prenda il posto di quella logico sequenziale che coinvolge la nostra responsabilità. Allo stesso modo, la velocità che ci viene imposta in tutte le nostre azioni, comporta una naturale aggressività che permea ogni decisione della nostra giornata spingendoci ad imporci in maniera manifesta o strisciante pur di arrivare in breve ad ottenere lo scopo: il tornaconto particolare sia in termini economici che di successo e affermazione personale.
Ad una disamina puntuale, possiamo scoprire che tutti i nostri comportamenti subiscono la furia di questi elementi togliendoci la possibilità di reagire in termini umani a fenomeni distruttivi come la speculazione finanziaria.
A tale proposito ho ritardato la stesura di questo post, perché attendevo delle decisioni a livello politico e istituzionale che finalmente potessero fermare questa altalenante presa di posizioni e di contro posizioni così deleteria non solo per l’Europa, ma per ciascuno di noi. Ma ancora non mi sono giunte. Speriamo Giovedì. Se analizziamo bene ciò che sta succedendo ci possiamo rendere conto che quanto ci viene proposto, dai mass media,  è sempre diverso da ciò che è la verità. Ecco come si sfrutta la situazione dei comportamenti interessati al singolo tornaconto. Ecco come si alimenta la speculazione. E la speculazione ha bisogno di alimentarsi di un “niente esistenziale” strillato dai TG, per poter conseguire i propri guadagni. Lo vediamo negli elementi che ci toccano ogni giorno e che il più delle volte non sappiamo spiegarci: i rumors dei mercati, le affermazioni di andamento economico, i ratings finanziari, le “smentite affermative” di esponenti finanziari e politici, la collusione delle banche nella vicenda del Libor, nei Credit default swap, l’andamento dello spread, la volatilità dei cambi, la finanza creativa i rialzi programmati, le performance fee, il flash trading, le banche ombra ecc.
Ma perché tutto questo? Perché mancano istituzioni che sappiano dare chiare indicazioni ai mercati. Una cosa di cui possiamo essere fieri è la presa di posizione di Mario Draghi nei confronti dell’operatività della BCE che contrasta la politica miope della compagine tedesca, il cui comportamento manifesto è improntato alla rigidità delle proprie posizioni, ma il fine è di chiara natura speculativa a favore delle proprie banche, prima tra tutte la Deutsche bank che da tali prese di posizione alimenta i propri guadagni o quanto meno cerca di recuperare le ingenti perdite derivanti dalla tossicità del proprio portafoglio. Questo è facilmente comprensibile dal fatto che mentre tra marzo è luglio dello scorso anno questa banca ha dismesso circa sette miliardi di titoli di debito italiani, innescando la paura dello spread, attualmente invece,  sta aumentando la propria esposizione nei confronti del debito sovrano italiano di quasi un terzo in quest’ultimo trimestre  pari a un totale di 2,5 miliardi di euro, rispetto allo scorso anno. (cfr. Sole 24 ore del 1/8/2012 pag. 5).  Se poi vogliamo approfondire i meandri della speculazione che stanno creando scompiglio politico, economico, sociale ed occupazionale nei cosiddetti paesi PIIGS, basta riflettere sulle affermazioni di Vittorio Da Rold ne “I nuovi Soros che scommettono contro l’euro”. (cfr. Sole 24 ore del 22/5/2012 pag.3). Qui troviamo gli hedge funds, e le banche che puntano sulla disintegrazione dell’euro, magari a fronte di grosse transazioni in CDS. Infatti una delle affermazioni allarmanti su cui vorrei che si riflettesse è la seguente “..Un affondo in piena regola contro l’euro che arriva da lontano: secondo il WSJ tutto è cominciato l’8 febbraio del 2010 in una cena di idee ospitata a Manhattan da Monness, Crespi, Hardt&Co., un’azienda di ricerche e brokeraggio newyorkese, a cui parteciparono pezzi da novanta tra cui Sac Capital Advisors LP. Nella cena, managers di hedge funds hanno convenuto che l’euro avrebbe raggiunto la parità col dollaro. L’obiettivo di alcuni dei partecipanti era di verificare l’ipotesi teorica di ripetere la scommessa ribassista contro lira e sterlina di Soros nel 1992. L’euro però è un mercato enorme, con un volume di almeno 1.200 miliardi di dollari di scambi al giorno, un valore che rende un nano il volume si scambi giornaliero della sterlina inglese del 1992. Ecco perché bisognava fare massa critica, a cui diedero indirettamente una mano significativa le agenzie di rating Usa che continuarono a colpire prima la Grecia (salvata il 2 maggio 2010), poi l’Irlanda (29 novembre 2010), il Portogallo (16 maggio 2011), di nuovo la Grecia (14 marzo 2012) e infine la Spagna (9 giugno 2012).[…]Insomma il momento di far perdere valore all’euro o farlo politicamente “saltare” sembra proprio quello giusto, grazie anche alla “quinta colonna” rappresentata dai falchi interni all’euro (Bavaresi, Finlandesi e Olandesi) che ritardano la creazione di una vera diga antispeculazione.” Allora contro questa realtà appare importante che la BCE di Mario Draghi proponga l”Irreversibilità dell’euro”. Solo questo messaggio forte, unito ad una azione di contrasto sia in termini di rifornimento di liquidità al mercato, sia in termini di paletti sui prezzi dei titoli di stato, possono dare la giusta forza alla Banca centrale che da sempre resta l’unica tenutaria della certezza antispeculativa, come prestatore di ultima istanza e questo anche a dispetto dell’interesse politico a manipolare gli scenari. Non ultimo quello dell’invenzione della eventuale licenza bancaria al fondo salva stati, tanto cara alla Bundesbank (che a mio agvviso sembra osteggiarla apertamente, ma a soli fini speculativi). La Banca centrale Europea non ha bisogno di un fondo con licenza bancaria per agire, perché può imporre prezzi,  può intervenire sui cambi, può attuare strategie e suscitare cospicue perdite inattese negli speculatori: unico forte deterrente alle vendite allo scoperto ed alle posizioni ribassiste, come la storia ci ha sempre insegnato, che impongono ricoperture immediate capaci di far “volare le borse”. Mario Draghi lo sa bene ne ha le competenze ed ha lo spessore giusto necessario al banchiere centrale che voglia salvaguardare un bene d’ordine come l’Euro. Ci aspettiamo quindi che dia segnali precisi al mercato per sconfiggere questa volatilità che arricchisce chi vende ai massimi allo scoperto, ricomprando ai minimi. Se la Banca centrale dichiara apertamente che i minimi attesi non si registreranno, ma per sua strategia i prezzi potranno improvvisamente triplicarsi, la speculazione non potrà che leccarsi le ferite. Così fece la Banca centrale di Svezia, aumentando i tassi O/N del 500% in un giorno e  così fece la Banca centrale di Francia aumentando l’O/N al 3000% in un solo giorno. Il risultato fu che i mercati, subendo quel contrattacco improvviso,  non provarono più a speculare su quelle valute per diverso tempo.