etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


sabato 14 settembre 2013

ETICA: IL REBATE CHIESTO DA MONDADORI...

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il pizzo è una forma di estorsione praticata da cosa nostra che consiste nel pretendere il versamento di una percentuale o di una parte dell'incasso, dei guadagni o di una quota fissa dei proventi, da parte di esercenti di attività commerciali ed imprenditoriali, in cambio di una supposta "protezione" (termine generale identificativo di tale tipo di estorsione) dell'attività.
Essa è praticata dalle varie forme di crimine organizzato, identificata però con il termine più generico di protezione.


Non avrei mai pensato di dover riflettere su una situazione paradossale come quella che è venuta fuori oggi pubblicata  sul Fatto quotidiano, della richiesta certamente ”irrituale” a detta dell’Amministratore delegato richiedente, di una retrocessione di proventi a favore della Mondadori,  a mio avviso però fuori dalla logica del mercato, anzi proprio da quella del libero mercato a cui oggi molti fanno riferimento inneggiando al neoliberismo.
Ebbene cosa dire? Di fronte alla lettera pubblicata dal Fatto Quotidiano, se non si tratta di una grossa burla, dobbiamo essere fortemente preoccupati.
Le motivazioni consistono proprio nel fatto che si sono ribaltati i riferimenti delle relazioni commerciali. Infatti tutti sappiamo che normalmente vi è una prestazione a fronte di un corrispettivo, oppure una fatturazione  a fronte di un pagamento dei prodotti ricevuti; qui invece siamo di fronte a che cosa? Come possiamo classificare non solo nella sostanza ma anche contabilmente questa “novità” che non può essere classificata come sconto commerciale in quanto è successivo alla conclusione della transazione oltre che inaspettato. Non si può classificare come incentivo in quanto è privo di contropartita. Se poi lo classifichiamo come alcuni ritengono “obolo” esce dal contesto commerciale per classificarsi come? In che tipo di configurazione economica? A mio avviso da quanto ho appreso dalla lettera inviata ai propri fornitori,  non mi sembra di poter ravvisare contropartite economiche alla base della richiesta. L’A.D. parla di “grave crisi economica” di “profonda mutazione dei modelli” come se egli fosse estraneo alla cosa. Un manager è tale se sa anticipare le realtà del mercato oppure sa gestirle in maniera strategica ai fini dell’affermazione della propria impresa. Qui appare evidente che si sta chiudendo la stalla dopo che i buoi sono scappati. Sappiamo tutti  infatti che l’economia ed il mercato hanno andamenti sinusoidali, ma grazie a Dio ci sono anche numerose e diverse modalità per riequilibrare le situazioni di difficoltà, in special modo quando si tratta di una grande impresa come la Mondadori. Una grande azienda non può chiedere l’elemosina, specialmente se come nella missiva afferma che “vogliamo nel giro di due anni essere in grado di operare sul mercato con modalità sostanzialmente diverse rispetto ad oggi”; essa deve manifestare le proprie intenzioni manageriali, deve avere le idee chiare ed evidenziare anche la strategia commerciale che intende portare avanti. Invece nulla di tutto ciò.  Anzi il recupero di redditività proveniente dalla decisione di “generare le risorse necessarie per lo sviluppo e l’innovazione” non è a carico dell’Azienda bensì dei propri partner  a cui si richiede di partecipare al piano di “sacrifici solidali” non in una prospettiva futura, più o meno incerta che preveda minori costi o aumenti di produttivi a parità di costi a carico della Mondadori, al contrario, una  prospettiva pregressa, quantificata “nello sforzo a riconoscerci un rebate alla fine di quest’anno di un importo pari al 5% del fatturato che realizzerete con il Gruppo Mondadori nell’esercizio 2013”. Per chiunque legga con attenzione la lettera, appare evidente che  questa richiesta così formulata contiene da un lato già la quantificazione precisa, sin da ora, da parte della Società dell’importo necessario per coprire i propri “buchi” : il calcolo è presto fatto, basta addizionare i diversi fatturati di partner e fornitori a cui applicare il 5% da retrocedere a fine anno. E’ anche ovvio che tutto ciò che sarà commissionato dalla fine di agosto alla fine de l 2013, sarà tutto “grasso che cola”.  Dall’altra c’è il  problema che il tono della missiva apparirebbe quasi intimidatorio per coloro che non volessero aderire. Infatti , nonostante la possibile criticità del momento ciascuno è chiamato “perentoriamente” a fare la sua parte anche perché in maniera esplicita nel corpo centrale della lettera viene messo in evidenza che “stiamo perciò intervenendo sull’organizzazione, sulla struttura dei costi interni ed esterni e sulla selezione rigorosa dei nostri partner”. Rigorosa in base a che cosa? Qualcuno potrebbe interpretare tale rigore legato alla risposta. Infatti tale frase sembra assumere tutta la sua gravità al richiamo indicato nella chiusura “Nella prossima settimana sarete contattati dal Vostro referente nel Gruppo Mondadori per raccogliere la Vostra decisione ed eventualmente chiarire le modalità amministrative”.
La configurazione della realtà, i cui limiti non appaiono di facile indicazione, fa riflettere… Allora, se non si tratta di un prestito, non si tratta di una richiesta di sconti, non si tratta di una azione commerciale…..tale richiesta di obolo “liberamente” effettuata, richiama alla mente quelle organizzazioni che per permettere di lavorare impongono la propria protezione a fronte di un “obolo” che nel loro gergo si chiama “pizzo”….qui si potrebbe configurare un “pizzo relazionale”, vale a dire che in un momento in cui l’organizzazione più forte lo ritiene opportuno, a protezione del mantenimento della relazione, impone al più debole in maniera autonoma ed incondizionata il pagamento di un obolo, non discrezionale, ma precisamente indicato e rilevabile….il pizzo per l’appunto. Il problema dei fornitori e partners sarà di trovare la maniera per rilevare contabilmente il rebate: una insussistenza attiva o una sopravvenienza passiva….oppure un premio assicurativo?

IL PROBLEMA ETICO
Non avendo altre parole da spendere, credo che sia utile dire a conclusione che ci sono molti modi di coprire il “buco” nel pieno rispetto delle consuetudini commerciali e di mercato. Viene spontaneo domandarsi infatti perché non sia stato richiesto un prestito? Perché tale importo non preveda restituzione futura? Perché tale 5% di fatturato non possa tramutarsi in obbligazioni nella loro variegata caratteristica che va dallo zero-cupon alle convertibili? Perché non si sia richiesto di porre questo 5% come garanzia fidejussoria, da remunerare in maggiori commesse, di un prestito bancario invece del rebate tout court? A queste domande se ne aggiungerebbero altre che è inutile continuare ad elencare, ciò che invece credo sia importante porre in rilievo è che la mancanza di etica non sta nella richiesta, neanche nell’importo e nemmeno nella forma, la mancanza di etica si configura in tutta la sua gravità nella mancanza di “negoziazione”. Nell’imposizione malcelata di una condizione il cui mancato rispetto lascia presagire “ritorsioni” commerciali. L’etica è composta di trasparenza e di ricerca del bene comune e non del proprio interesse a discapito del più debole. Infatti se la Società in tutta trasparenza avesse anche richiesto un aiuto, ma con contropartita contrattata in maniera equa, sarebbe stato etico qualora avesse offerto solo come contropartita che quel 5% sarebbe stato compensato da maggiori ordini per lo stesso importo non appena raggiunto l’equilibrio finanziario. Il mercato oltretutto avrebbe ampiamente giustificato la richiesta. Con questa conclusione vorrei sottolineare ancora una volta l’importanza della Certificazione etica proposta dal Comitato di Promozione etica onlus con il Progetto di legge n. 2933 
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=16PDL0034850 mai discusso: se tale legge fosse stata discussa ed attuata probabilmente ci sarebbero stati spazi anche più ampi per una tale richiesta di sostegno, magari formulata in maniera diversa con il sostegno di un ente in grado si supportare la credibilità etica del richiedente in quanto impegnato nei quattro punti manifesti della certificazione 1) competenza professionale; 2) conoscenza dei limiti etici della professione; 3) trasparenza; 4) censura sociale.