etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


Metodo di Bernard J. Lonergan (Romeo Ciminello)

METODO DI LONERGAN
E
METODOLOGIA  IN DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
NELLA PROSPETTIVA ECONOMICA


Il metodo scientifico promosso da Lonergan è quello  rappresentato da sforzi di comprensione della realtà o euristicamente in base ad un processo di ricerca, tentativi, risultati, attendibilità, riscontro e correzione degli errori.

Tale metodo può essere indicato come attuativo di quello della DSC “osservare, giudicare ed agire” .

L’attuazione di tale metodo, oltre ad avere una sua validità scientifica self-evident, ha anche la peculiarità di essere un metodo fondazionale per la conoscenza e quindi per la fondazione del sapere.

La fondazione del sapere in qualsiasi campo, per Lonergan, è legata non a ferrei rapporti matematici od automatismi algebrici, a meno che non si tratti di scienze esatte o naturali come la fisica e la chimica, bensì ad osservazioni della realtà vissuta dagli uomini che può cambiare grazie al loro operato ed alla loro ricerca.

L’uomo infatti possiede tutte le caratteristiche per poter incidere sulla realtà, l’importante è che non dimentichi mai di essere colui che guida gli eventi e di non essere invece sopraffatto da essi.

Il modo migliore allora consiste nell’apprendere e fondare la propria conoscenza seguendo questo metodo che B. J. Lonergan ha delineato nel suo libro “Metodo in teologia” e che spiega in “Comprendere e essere” e cioè, egli dice, che “abbiamo, dunque, tre tipi di atti e tre livelli di attività conoscitiva:

l’esperienziale,
l’intellettuale,
il razionale.

In quanto atto, questi tre livelli hanno anche un contenuto e il contenuto che l’atto contiene è il contenuto che è conosciuto.

1) C’è un  contenuto che corrisponde all’esperienza,
2)  Un contenuto che corrisponde alla comprensione;
3)  Un contenuto che  corrisponde al giudizio.

La comprensione presuppone e completa l’esperienza; il giudizio presuppone e completa la comprensione e l’esperienza.

Di conseguenza, dato che ci sono queste relazioni tra gli atti, ci saranno relazioni  di tipo simile tra i rispettivi contenuti.

Ciò che sperimentiamo è ciò su cui indaghiamo;
ciò su cui indaghiamo è ciò che comprendiamo;
ciò che comprendiamo è ciò che concepiamo;
ciò che concepiamo è ciò su cui riflettiamo;
ciò su cui riflettiamo è ciò che afferriamo come virtualmente incondizionato;
ciò che afferriamo come virtualmente incondizionato è ciò che affermiamo.
Questo ciò che  è il contenuto.

 C’è, allora, un’unità. E’ sempre lo stesso oggetto a cui ci si avvicina per mezzo di esperienza, comprensione e giudizio.”

L’uomo prima di tutto deve “essere” e come essere ha l’opportunità di comprendere ed egli concepisce solo ciò che comprende e ciò su cui riflette è  ciò che concepisce e quindi afferra ciò che è il suo modo di essere e di vivere la propria realtà come essere proporzionato.
Per fare ciò deve seguire sei stadi di sviluppo suddivisi in tre fasi di conversione. (Cfr. la sottostante Tabella di Lonergan, schematizzata dalla prof.ssa Maria Carmen Sersale F.M.M.)

Nella prima fase che chiamiamo, conversione intellettuale, egli deve innanzi tutto sperimentare la realtà essendo attento a ciò che gli accade intorno come fenomenologia contingente; poi deve essere intelligente e cioè  capire e organizzare intelligibilmente i “dati”, ordinare perciò in maniera puntuale, organica ed intelligente i fenomeni rilevati e le esperienze fatte.

Da qui inizia la seconda fase di conversione morale che vede al terzo stadio la volontà di esprimere un proprio giudizio critico, basato sulla ragione, di tendere cioè verso l’assoluto del vero e del reale, per mezzo di quanto si è ordinato in maniera intelligente, verificando criticamente l’intelligibile colto nei dati.
Il quarto step è quello della decisione responsabile cioè del saper discernere e decidere  con la responsabilità propria dell’uomo che conosce l’effetto e la portata del proprio giudizio e delle proprie scelte. Il livello della decisione sta nello scegliere responsabilmente il valore ed agire quindi come persone, ricercando ed attuando il bene in noi e nella società. La responsabilità è quella che gli deriva dalla sua dignità, di fronte alla natura e agli altri esseri umani, di compiere atti che non siano rispettosi del fine ultimo della sua storia.

Dal  quinto  stadio inizia la fase della cosiddetta conversione religiosa, volta cioè all’educazione dell’anima, ai valori del trascendente.

Religere significa collegare il contingente con il trascendente. La Religio costituisce infatti nella sua accezione essenziale, l’espressione più elevata ed universale della conoscenza come realtà non-logico-sperimentale. Ciò è testimoniato dalla convergenza spontanea di tutte le forme autentiche di religioni :
nel trascendente verso l’affermazione di una “Unità” (trinitaria o triadica) che trascende la natura e tutte le sue manifestazioni ;
nel contingente verso il comandamento etico che implica il dibattito politico, che nel suo interno ingloba il dibattito dialettico puro, volto a ricostruire l’equilibrio psicologico tra le due tendenze affettive, sintomo e garanzia del pensiero scientifico.

Il quinto stadio è quello della consapevolezza, cioè di discernere il livello della progettualità culturale alla luce della propria storia, con senso critico  e con la consapevolezza di non poter mettere in paragone tempi ed epoche diverse, ma di poter considerare soltanto  il risultato di ciò che oggi siamo in corrispondenza delle decisioni prese venti o cinquant’anni fa e ciò che, le decisioni che prendiamo oggi, produrranno e come effetti e come risultati, tra qualche decennio:autoconsapevolezza della propria “finitezza” e della dimensione spaziale e temporale della nostra realtà di vita; progettare in termini di mondialità solidale ed aprirsi ad una società multietnica.

Infine il sesto stadio è quello delle conoscenze, è quello dell’approfondimento del piacere di conoscere che rende amanti del sapere al punto di non poter più restare chiusi in se stessi, ma di aspirare al metafisico attraverso la conoscenza.

Infatti l’approfondimento concreto che porta alla conoscenza profonda comporta anche un “amore” per la conoscenza e siccome questo “amore” non può rimanere chiuso in se stesso, diviene il canale attraverso cui comunicare agli altri ciò che si ama e con ciò l’uomo trasforma se stesso in un veicolo di concettualità spirituale e la sua umanità raggiunge il più alto culmine della trascendenza : quando il suo “essere amante del sapere” lo fa uscire da se stesso per diventare motivo di conoscenza universale.

Ecco allora, in breve, sulla base di tale metodologia, spiegata la differenza fra ciò che, a mio avviso, è scientifico e ciò che non lo è. “Cogito ergo sum” diceva Cartesio, riferendosi all’essere, quindi all’uomo; “Conosco la realtà dell’uomo quindi sono” ritengo possa considerarsi il fondamento del metodo scientifico che dovremmo ricercare e la DSC ce ne dà un esempio preciso.

Scienza  dunque è sinonimo di conoscenza della realtà empirica, della realtà che è, della teoria che si concretizza e non solo della realtà che si astrae per far comodo alla teoria.

In Economia e nelle scienze dell’uomo “in teoria” potrebbe essere spiegato tutto, “in realtà” poi ci si accorge che esistono diverse “verità” attinenti alla stessa realtà ed allora si rientra nel solito dilemma  di:
qual è il valore conoscitivo dell’analisi economica? e se è vero o falso ciò che essa asserisce?
Come osservare?
Come giudicare?
Come agire?

La risposta può essere data con la filosofia di Nãgãrjuna, un filosofo indiano vissuto intorno al II sec. a.C.  Egli sosteneva che non ha senso porsi la domanda: ”vero o falso?” perché la risposta in ogni caso è:

tutto è vero o falso;
vero e falso;
né vero né falso;
né non vero né non falso.

La prima potremo definirla come logica “dell’alternativo”;
la seconda come logica “del possibile”,
la terza come logica “dell’indeterminato”
l’ultima come logica “del relativo”.

Dato che oggi il rapporto della DSC con il contingente si indirizza sempre più verso quell’insieme di concetti che sottendono alla qualità della vita dell’uomo sia sotto il profilo materiale che spirituale e quindi con specifiche implicazioni socio-economiche, chiarire il metodo della Dottrina Sociale nella prospettiva economica diviene un “must” per tutti coloro che avvicinandosi alle enunciazioni di principio del Magistero della Chiesa desiderano comprendere la metodologia per attuarle.

Poiché tali enunciazioni, inoltre, non sono indirizzate ad uso esclusivo di una parte definita della società, bensì all’intera comunità umana nella sua universalità, i principi promossi ed i conseguenti valori individuati dalla DSC, attengono a ciascun uomo in quanto tale, al di là di ogni differenziazione di razza, di lingua, di ceto, di credo religioso o politico.

L’insegnamento sociale della Chiesa dunque va considerato come una grande strada su cui tutti hanno il diritto di camminare anche se con diverse velocità. Inoltre la DSC va considerata anche come una lingua comune, di portata mondiale, comprensibile a tutti perché rivolge la sua parola diritta al cuore degli uomini. Infatti senza necessità di intermediari i concetti promulgati sono recepiti immediatamente e naturalmente da tutti gli uomini, sia a livello spirituale che a livello razionale.

In aggiunta deve essere debitamente sottolineato che la DSC è fondante di una realtà sociale in cui sono presenti le due facce di una stessa medaglia: il diritto e l’economia. Inscindibili tra di loro ed al tempo stesso complementari ed antitetiche.
Per tali motivi non sempre l’enunciato teologico riesce ad inviare un messaggio univoco e a tutti comprensibile, forse perché, discendendo dall’alto di una visione trascendente, pretende livelli di conoscenza, di astrazione e di riflessione molto approfonditi e non facili.

Ciò che invece viene compreso immediatamente da tutti gli uomini, sia istintivamente, sia per gradi progressivi di approfondimento, è ciò che lo coinvolge da vicino ed immediatamente, vale a dire ciò che, essendo nella sua naturale comprensione, attiene alla sfera dei bisogni e dei beni atti a soddisfarli ed alla sfera dei diritti che implicano un reciproco dovere.

La ricerca della metodologia nella prospettiva economica, specialmente in quest’odierna realtà di crescente globalizzazione, proprio perché procede in maniera induttiva, presenta i vantaggi della comprensione euristica per moduli successivi, una volta esperiti i quali la comprensione della prospettiva teologica diviene naturale perché rivolta all’approfondimento ed alla definizione di più forti motivazioni  etiche legate al mistero dell’uomo e della sua figliolanza con Dio.

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