etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


giovedì 29 agosto 2013

RICORDO DI DON MARCELLO BORDONI

1803 « Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri » (Fil 4,8).
La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete:
    « Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio ».81

I. Le virtù umane
1804 Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell'intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L'uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene. Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità dell'essere umano ad entrare in comunione con l'amore divino.
CAPITOLO PRIMO 
LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA
ARTICOLO 7  LE VIRTU'



Mons. Marcello Bordoni, una figura carismatica che ha contribuito in maniera essenziale alla mia formazione etica

Oggi dopo la tristezza del funerale di ieri vorrei far conoscere a tutti coloro che leggono i miei post una breve riflessione su di una persona che ha tentato di passare alla storia come incognita “persona qualunque” umile creatura al servizio di Dio, ma che io ritengo essere stata un “granello di platino” della nostra storia, che tutti dovrebbero conoscere. Una Persona che oltre ad essere un maestro di vita per le sue capacità scientifiche e dottorali, lo è stato per la straordinaria dimensione di umanità che ha saputo esprimere composta da un lato dalla propria fede nelle tre virtù teologali cristiane (fede, speranza e carità) e dall’altro dalle 4 virtù cardinali (Fortezza, giustizia, prudenza e temperanza). Un maestro che avendo una profonda visione di fede ha avuto il dono di saper parlare direttamente con Dio alla stessa stregua dei Padri della storia sacra e Dio……ha mantenuto la sua promessa…gli ha dato una discendenza numerosa che porterà verso l’eternità il seme fecondo del suo insegnamento.
Chi non ha conosciuto Don Marcello possiamo dire che non ha avuto la fortuna di incontrarsi con una testimonianza terrena della lungimiranza di Dio.
Sì, Don Marcello che ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare per circa quarant’anni insieme al Gruppo dell’Immacolata da lui fondato nel 1980, e che chiamava “la mia famiglia” era un’anima bella, un’anima come luogo dove la lungimiranza dell’amore di Dio per l’uomo prendeva forma concreta di affermazione certa di incrollabile speranza.
Don Marcello possiamo chiamarlo l’uomo delle beatitudini.
Nel lungo cammino fatto insieme, la comunità ha avuto un insegnamento straordinario da parte di una mente illuminata che però non ha mai voluto leadership, non ha mai imposto la sua presenza o reclamato il primo posto. Non ha mai voluto parlare dei suoi titoli, delle sue pubblicazioni o dei suoi incarichi: egli era, nella sua grande umiltà, un semplice membro del Gruppo.
Il suo incedere nella vita è stato sempre stato intriso di grande semplicità, di quella povertà di spirito che fa grandi gli uomini pur se lontani dalla ribalta.
Inoltre la sua caratteristica di uomo mite gli permetteva di entrare in punta dei piedi nell’animo di ciascuno di noi per afferrare dove il disegno di Dio voleva portarci. Per lui ereditare la terra significava  veramente portare a Dio ogni creatura che gli si affidava. Egli credeva veramente infatti che ogni vita è chiamata allo sviluppo ed è quindi vocazione esistenziale di ogni essere umano.
Era un uomo di pace, ma non come quella che intende il mondo, ma di quella pace interiore che l’uomo raggiunge solo quando comprende di essere veramente amato da Dio e lui lo era.
Quella pace che si riceve attraverso la propria coscienza morale contenuta nella personalità unica ed irripetibile di ciascun uomo.
Era un uomo di grande disponibilità e di sobria allegria, arguto e di moderato humour,  autorevole nel parlare, ma accogliente nei modi.
Posso testimoniare che la sua grande passione per lo studio della Cristologia ha sempre trovato i fondamenti in tre elementi importanti quali la misericordia infinita di Dio Padre, la forza pneumatica dello Spirito santo e soprattutto la disponibilità affabile e pienamente umana di Maria.    
La figura di Maria per lui era veramente il passaggio obbligato attraverso il quale si arriva alla meraviglia di Dio.
Da lui abbiamo appreso come l’insegnamento della fede necessiti innanzitutto di una profonda disponibilità alla risposta incondizionata alle esigenze di coloro che si trovano nelle difficoltà.
Una risposta a Dio che deve necessariamente passare attraverso l’uomo, questa creatura che aveva indotto il suo creatore a prendere la natura umana come testimonianza d’amore.
Don Marcello queste cose le portava nel cuore e le distribuiva con grande sapienza. 
Il suo argomentare i problemi della fede non finiva mai di stupirci: non si riusciva a capire come potesse spiegare in termini semplici e accessibili a tutti quegli interrogativi esistenziali che a volte rendono l’uomo troppo fragile al cospetto di Dio oppure troppo orgoglioso per il dono della conoscenza.
Don Marcello, chi assisteva alle sue lezioni oppure alle sue riflessioni, diceva che parlava a un metro da terra tanto l’ispirazione lo rapiva, rendendolo comunque sempre vicino, chiaro e trasparente a chi ascoltava.
Don Marcello pur se esperto  di teologia sul piano scientifico era in realtà un uomo mandato da Dio a parlare alle genti.
Possiamo dire che la sua scientificità teologica stava alla fede come la mano forte del padre sta alla fiducia del bambino che la stringe.
Sì, chi lo ha conosciuto sa bene che nelle sue affermazioni non c’erano dubbi, aveva la certezza della fede che passa attraverso l’esperienza vissuta, una fede che non lascia mai soli e che non si vive da soli ma si professa insieme in un cammino di verità, dove ciascuno ha diritto di sentirsi parte, dove ciascuno è legittimato ad avere dubbi e perplessità, ma che tutto poi si risolve in una realtà vera di resurrezione.
Anche in questi ultimi tempi, seppur provato da quella malattia che impedisce alla memoria di esprimersi, lui, quando si trattava di pregare o veniva interpellato sulla fede, riusciva ugualmente a formulare frasi non solo di senso pienamente compiuto ma anche di notevole profondità spirituale ed emotiva che faceva trasparire una fede così radicata e scolpita nella pietra contro la quale nulla poteva il tarlo della sua infermità.
Don Marcello, pur avendo una sorella Serva di Dio, fondatrice della Casa Mater Dei di Castel Gandolfo, pur lavorando alacremente alla sua causa, non ne ha mai parlato apertamente onde evitare qualsiasi riferimento alla sua persona. Egli era molto schivo delle glorie del mondo. La sua povertà era una vera vocazione di riscatto dell’uomo nei confronti di false ideologie che purtroppo hanno gestito il mondo durante la sua vita.
Egli ha sofferto molto a causa di certe situazioni familiari, senza farne mai cenno perché riteneva la sua sofferenza una croce da portarsi, nella sequela del Cristo, senza farla pesare agli altri.
Nella sua mitezza infatti egli non ha mai voluto mettere pesi sugli altri, ha sempre ricercato quell’autonomia di pensiero e di vita che gli permettessero di esprimere il suo giudizio in un contesto di piena umanità. Era sempre pronto a giustificare l’uomo nelle sue vicissitudini umane e storiche.
Il suo era veramente un pensiero pensante, quel pensiero che la Chiesa tutta oggi dovrebbe recuperare: un pensiero in cui l’amore di Dio si manifesta attraverso l’uomo.
Un uomo che fa dei principi etici elemento fondante del proprio comportamento. Per lui infatti la dignità dell’essere umano andava salvaguardata in ogni sua espressione perché tutti siamo un pensiero di Dio, fatti a Sua immagine e somiglianza. Inoltre il bene comune era qualcosa che percepiva molto profondamente attraverso i doni che ciascun uomo ha ricevuto dal suo Creatore e che dovrebbero rappresentare la potenzialità di crescita e sviluppo dell’intera umanità. Per lui il sacerdozio era il dono più grande che Dio aveva fatto alla sua persona.  Don Marcello testimoniava la realtà dell’uomo che risponde si, come fece Abramo e come fece Maria. Ora anche lui ha dato pieno compimento al suo sì e noi ne siamo testimoni con la nostra vita. Grazie Marcello, continua a sostenerci con la tua preghiera  e  noi ti porteremo sempre nel cuore. 

Pubblicazioni di Marcello Bordoni

Christus omnium redemptor.                                      
Saggi di cristologia  2010
Gesù nostra speranza.      
Saggio di escatologia in prospettiva                                                                                                   trinitaria (Corso di teologia sistematica)      2001
Gesù di Nazaret. Presenza, memoria, attesa 
 (Biblioteca di teologia contemporanea)   2000
Gesù Cristo speranza del mondo (Sapientia christiana)  2000
La cristologia nell'orizzonte dello Spirito Biblioteca di teologia contemporanea)        1995
Gesù nostra speranza  (Corso di teologia sistematica)
Visione Antropologica della morte  Saggio

Link della presentazione del Rettore della pontificia Università lateranense