etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


martedì 29 maggio 2012

Etica: il bene d'ordine



“…….Ciò nonostante, sebbene il bene d’ordine si trovi totalmente al di fuori del campo dell’appetizione sensoriale, in se stesso è un oggetto della dedizione umana. L’individualismo e il socialismo non sono né cibo né bevanda, né vestiti né rifugio, né salute né ricchezza. Essi sono costruzioni dell’intelligenza umana, sistemi possibili per porre in ordine la soddisfazione dei  desideri umani.  Non di meno gli uomini possono abbracciare un sistema e respingere gli altri. Possono fare così con tutto l’ardore del proprio essere, sebbene la questione non riguardi né il loro proprio vantaggio individuale, né quello dei loro parenti, amici, conoscenti, compatrioti. Né questo fatto è sorprendente. Infatti l’intelligenza umana non è solo speculativa, ma anche pratica. 
Ben lungi dall’accontentarsi di determinare le unità e le correlazioni nelle cose come esse sono, è costantemente all’erta per discernere le possibilità che rivelano le cose, come potrebbero essere….” ( B.J. Lonergan Insight Ed. Città Nuova pag. 750).


Oggi dopo aver letto i giornali in cui si è dato ampio risalto a diverse circostanze di attualità come i contrasti che starebbero verificandosi nel movimento  di Beppe Grillo M5S, o come la “nuova Babele” citata da Papa Ratzinger a proposito del corvo Paolo Gabriele suo Aiutante di Camera, o ancora come l’ineluttabilità dell’uscita della Grecia dall’Euro oppure  ancora  come  “Le sciocchezze delle riforme” nell’editoriale scritto da Giovanni Sartori sul Corriere della sera a proposito del “semipresidenzialismo a doppio turno” proposto da Berlusconi o, tanto per concludere la lunga lista, come la continua recriminazione dei miliardi di euro distribuiti dalla BCE alle Banche Europee che invece di sostenere l’economia hanno sottoscritto titoli di stato e risistemato i propri squilibri di liquidità, lasciando gli imprenditori in brache di tela, non posso fare a meno di interrogarmi sulle prospettive che il futuro ci riserverà.
Senza perderci in chiacchiere, andiamo immediatamente al nocciolo della questione e cerchiamo di farci un quadro di riferimento, conciso, ma compendioso sulle origini di tali fenomeni e sulle loro possibili evoluzioni.
Innanzitutto vorrei chiarire che tutti gli episodi sopra riportati sono attinenti alla realtà contemporanea che ci vede inermi di fronte ad una crisi che al di là dei tecnicismi in essa contenuti è determinata da una perdita generalizzata di elementi valoriali. Sì, assenza di etica e prima fra tutti la mancanza di cognizione di bene d’ordine. Nella concezione più vera del significato dell’etica, come più volte ho fatto presente, esistono due elementi costitutivi: 1) l’esistenza del bene; 2) la possibilità di ottenerlo attraverso l’azione concreta. Pertanto se non vi è conoscenza del bene non vi può essere possibilità etica. Ma poi questo bene come lo si individua? Saremmo tutti in grado di conoscerlo? Le risposte sono semplici: alla prima si può rispondere che siamo in grado di individuarlo se si conoscono i tre livelli di bene. Ed alla seconda, che tutti sono in grado di conoscerlo se si è coscienti delle responsabilità che caratterizzano la nostra natura umana. Per essere chiari possiamo affermare che esistono tre livelli di bene 1) il bene di appetito; 2) il bene d’ordine; 3) il bene valore. La capacità di individuarne la natura è data dalla metodologia impiegata per distinguerne il livello. Il primo, bene di appetito,  si riconosce attraverso una metodologia sensoriale. E’ di percezione quasi immediata in quanto corrisponde alla soddisfazione di un bisogno primario. L’oggetto dell’appetito è infatti il bene a livello elementare. Quando lo si è ottenuto si sperimenta una percezione sensoriale che si configura come un senso di concretezza piacevole, gradevole, soddisfacente, appagante ecc. Ovviamente tale bene che si sperimenta in maniera del tutto naturale, dà anche la dimensione del suo contrario: il male. Questo si sperimenta anche come una sensazione di dolore e di sofferenza. Il bene d’appetito quindi può essere individuato anche attraverso il suo contrario.
Il secondo livello di bene che chiamiamo appunto bene d’ordine. Con questo nome si vuole indicare quel bene che non è di percezione sensoriale, bensì di comprensione intellettuale. E’ il bene che si può ravvisare nella famiglia, nei tribunali, nelle istituzioni nei sistemi economici e nelle tecnologie. Questo bene dunque può essere ricondotto a sistema: Sistema della giustizia, sistema statale, sistema economico, sistema finanziario, sistema bancario, sistema politico, sistema monetario ecc. E’ un bene che si crea con l’intelligenza e la volontà di costruire qualche cosa che migliori la vita di se stessi e delle nuove generazioni. E’ una costruzione in cui concorrono tanti soggetti identificati dall’insegnamento sociale cristiano con la voce Uomini di buona volontà. Tale bene d’ordine racchiude un flusso continuo di operazioni ed un corrispondente flusso di benefici distribuiti tra i membri che partecipano al sistema. Il bene d’ordine trasforma le singole operazioni in cooperazioni, vale a dire in insiemi  di operazioni che derivano o creano abitudini, vale a dire comportamenti naturali, che il singolo interiorizza in una sorta di struttura abituale, in termini di processi. Operazioni che richiedono delle istituzioni che possono risultare implicite nel processo delle abitudini, negli usi e costumi oppure formulate in leggi, tribunali ed altri sistemi. Questo è l’ordine che, attraverso i rapporti personali individuati nei beni d’ordine, viene concretamente realizzato nel vivere umano.
Il bene d’ordine quindi è un livello di bene che si è in grado di percepire solo in virtù di osservazioni e considerazioni sulle dinamiche della vita sociale e non è istintivo come il bene d’appetito del precedente livello. Il bene d’ordine deve poter far uso dei beni di intelligenza e di conoscenza per essere correttamente compreso nella sua essenza. Và da sé che se non è chiara la struttura istituzionale del vivere conforme alla natura umana, non si è in condizioni di percepire il livello del bene d’ordine.
Il terzo livello di bene è il bene valore che possiamo identificare come la scelta razionale possibile. Il bene valore possiamo assimilarlo ad una vocazione naturale che non necessita di incentivi o tornaconti: è un elemento costitutivo della natura umana. Il bene valore è la base su cui fonda il bene d’ordine. Infatti un bene d’ordine può essere ricondotto immediatamente al valore. Esso infatti rappresenta l’ordine che di fatto esiste in un certo spazio di tempo e se implica in prima battuta un atteggiamento di tipo conservativo, volto cioè alla salvaguardia del bene, in secondo luogo esprime un atteggiamento migliorativo in quanto è il valore che spinge al miglioramento dell’ordine esistente, un atteggiamento cioè mirato alla ricerca di un cambiamento migliorativo di quanto già possediamo. In terza battuta il bene valore insito nel bene d’ordine assume anche un carattere “evitativo” perché è un valore che tende ad evitare tutto ciò che possa distruggere l’ordine concreto e che funziona.
Tornando ai problemi che hanno dato origine a questa riflessione proviamo ad analizzarne il livello di bene d’ordine, sperando che gli interessati possano prenderne coscienza.
Riguardo al movimento M5S possiamo dire che il bene d’ordine è il sistema politico che deve essere costruito, ma senza una filosofia politica (come si è potuto osservare nelle vicissitudini del PD) non esiste politica e non si giunge da nessuna parte. Allora un suggerimento a Beppe Grillo se vuole costruire e mantenere un bene d’ordine come sistema politico di democrazia, è che potrebbe farsi aiutare da qualcuno, esperto ed affidabile, a trovare la sua filosofia politica. Inoltre sarebbe bene che non si limiti ad enunciare problemi e a “scagliare” superficiali giudizi di  merito contro questa “sedicente” classe politica. Forse potrebbe chiedere consiglio a chi può veramente aiutarlo, su come riformare il sistema politico fondandolo su una vera filosofia politica che in quanto tale deve essere senz’altro  orientata alla critica, ma ancor di più alla progettualità del bene. Che idea di bene d’ordine può essere quella di Papa Benedetto XVI in termini di credibilità della struttura ecclesiastica? C’è bisogno di fare una valutazione più attenta delle scelte. In che modo attivare un sistema di controllo che non si fermi ai consigli di chi appartenendo, ad un gruppo di pressione, finisca poi col fare gli interessi di questo?  Esistono nelle diverse sedi cattoliche tante persone di buona volontà che possono prendere il posto dei vari Paolo Gabriele o Gotti Tedeschi, basta andarli a cercare in ambienti dove non vige la regola dell’affermazione, bensì quello del servizio effettuato da professionisti con profonde competenze distintive, ma con l’atteggiamento dei  “servi inutili” consapevoli di dover lavorare con responsabilità e serietà alla costruzione del Regno senza subdoli o malcelati approfittamenti.  Che cosa dire ancora,  in termini di bene d’ordine, a chi parla dell’ineluttabile necessità di abbandonare la Grecia al suo destino? Che questa debba uscire dall’Euro.  Sappiamo che sono soprattutto le componenti tedesche della UE a ribadirlo in continuazione. Ma la risposta da dare è che l’uscita della Grecia non rappresenterebbe una soluzione plausibile, sarebbe la distruzione di un bene d’ordine a fatica conseguito, anche se ciò potrebbe fare la fortuna di diverse banche che hanno sottoscritto CDS sul debito sovrano greco, e non sappiamo quante, appartenenti al sistema bancario tedesco lo abbiano fatto; sicché paradossalmente per loro parrebbe più conveniente che la Grecia faccia default piuttosto che rimanere nell’Unione. A mio avviso per ovviare a questa “stupidaggine” basterebbe pensare ad un semplice cambiamento di impostazione politica per dare lo status di vera banca centrale alla BCE; per riconvertire  in zero cupon a 25 anni il debito della Grecia ed emettere debito europeo consolidato, Eurobonds, per quella parte che eccede il rapporto del 60%  Debito/Pil dei diversi stati dell’Unione. Inoltre basterebbe creare un bene d’ordine ulteriore mutuandolo dal vecchio SME (Sistema Monetario Europeo) in cui erano previste le cosiddette soglie di divergenza che imponevano riaggiustamenti non solo ai paesi meno virtuosi, ma anche a quelli bravissimi come la Germania. Quindi un modello di sistema di sviluppo armonizzato che contempli un indicatore di competitività che imponga l’aggiustamento della bilancia dei  più forti, tramite correttivi di politica economica e con l’obbligo di reinvestimento automatico del proprio surplus nei paesi più deboli, al raggiungimento di detta soglia. Che dire infine delle proteste di Sartori? Il bene d’ordine in questo caso dovrebbe implicare la formulazione di un sistema politico che preveda criteri oggettivi di selezione a livello civico che possa escludere dalla competizione elettorale non solo i soggetti notoriamente deleteri la cui manifesta incapacità di gestione della cosa pubblica unita a malversazioni, ci ha portato come risultato alla tragica situazione che stiamo vivendo; ma anche criteri temporali di esclusione e di non rieleggibilità. Alla base della competizione politica deve esserci una visione di bene comune fondata su dati oggettivi possibili e condivisi. Non serve cambiare “alla chetichella” l’art. 81 della costituzione per il pareggio di bilancio se poi manca un progetto di ripresa per il Paese; ciò infatti significa solo andare ancora più a fondo, significa una rinuncia piena alla propria sovranità e quindi la consegna spontanea del proprio destino in mano di altri evitando di prendersi responsabilità politiche. Esattamente come è avvenuto per il governo tecnico e per i tagli lineari.
Da ultimo, il problema dei finanziamenti alle banche che non hanno avuto riscontro in termini di sostegno alle imprese, ci dice che il bene d’ordine deve essere interpretato come una necessità di cambiamento del sistema. Sarebbe il caso di tornare al sistema di banca pura o cosiddetto sistema “sassone”, dove non ci deve essere frammistione tra banche di credito e banche d’affari. Ciascuna deve svolgere il suo mestiere. Tale ritorno alla vecchia impostazione che dovrebbe prevedere come un tempo la pluralità di soggetti bancari, la separatezza tra banche e imprese, la specializzazione temporale e la differenziazione di obiettivi creditizi, ritengo che possa essere un inizio di soluzione verso un rinnovato bene d’ordine su cui rifondare l’Unione Europea, senza nulla togliere al Presidente BCE e a cui va tributato il merito, grazie al suo atteggiamento di bene d’ordine evitativo, di aver saputo scongiurare, nonostante la Germania, il crac dell’Europa.