etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


mercoledì 13 giugno 2012

Famiglia: bene d'ordine che va salvaguardato

36. Ma l'uomo non è se stesso che nel suo ambiente sociale, nel quale la famiglia gioca un ruolo primordiale. Ruolo che, secondo i tempi e i luoghi, ha potuto anche essere eccessivo, quando si è esercitato a scapito di libertà fondamentali della persona. Spesso troppo rigide e male organizzate, le vecchie strutture sociali dei paesi in via di sviluppo sono tuttavia necessarie ancora per un certo tempo, pur in un processo di progressivo allentamento del loro dominio esagerato. Ma la famiglia naturale, monogamica e stabile, quale è stata concepita nel disegno divino (cf. Mt 19, 6) e santificata dal cristianesimo, deve restare «luogo d'incontro di più generazioni che si aiutano vicendevolmente ad acquistare una saggezza più grande e ad armonizzare i diritti delle persone con le altre esigenze della vita sociale».(32)  Populorum Progressio (Paolo IV).



Da qualche giorno si concluso l’incontro del S.Padre con le Famiglie a Milano e siccome  l’argomento pare abbia suscitato qualche perplessità e diverse prese di posizione, mi sembra importante riprendere il discorso con un po’ di calma e chiarire alcuni punti importanti a livello etico.
Innanzitutto stabiliamo che cosa è la famiglia e quale significato vogliamo darle. E’ importante per capire in maniera inequivocabile, data l’inesistenza attuale di una riconosciuta terminologia i cui contenuti concettuali siano univoci, riconosciuti ed accettati da tutti. Sapendo ormai che il termine famiglia si presta a molteplici e soggettive interpretazioni, effettuare tale distinguo è importante in quanto alla difficoltà ermeneutica implicita, si aggiunge anche l’esistenza di due differenti piani di valutazione, il che impone una riflessione più profonda.
Quindi oltre ai differenti contenuti concettuali esiste un piano organizzativo che possiamo inquadrare a livello giuridico come realtà contrattuale del matrimonio che crea la famiglia. Ed esiste un piano esistenziale di carattere etico che considera la Famiglia un bene d’ordine al di la di ogni assetto organizzativo.
La comprensione adeguata di questi piani determina l’atteggiamento da prendere nei confronti del significato di famiglia. Io penso e sono certo, che a livello etico esista una precisa definizione che configura la famiglia. E’ il punto 36 della Populorum Progressio:“famiglia naturale, monogamica e stabile” quale carattere identificativo di uno status e poi:«luogo d'incontro di più generazioni che si aiutano vicendevolmente ad acquistare una saggezza più grande e ad armonizzare i diritti delle persone con le altre esigenze della vita sociale». Certo mi rendo conto della difficoltà di generalizzare tali concetti a livello unanime, però ritengo difficile trovare altre categorie che siano allo stesso tempo esaustive e rappresentative della realtà come essa realmente è. Infatti se noi pensiamo alla famiglia non possiamo fare a meno di pensare ad un uomo ed una donna con figli da una parte e, genitori (consuoceri dall’altra). Il dato di fatto è che pur se in astratto è possibile chiamare famiglia un qualsiasi aggregato omogeneo di esseri viventi o cose, in realtà tutti sanno per esperienza pratica che non può esistere famiglia naturale senza il contributo dei due sessi. Non può esistere famiglia senza un padre ed una madre, non può esistere una famiglia senza l’apertura alla vita rappresentata dai figli. Certo esistono anche eccezioni dal punto di vista naturale in quanto non sempre i genitori sono in grado di procreare, però in presenza del carattere “naturale, monogamico e stabile” la famiglia come status ha una sua piena validità. Inoltre essa rappresenta sempre e comunque luogo di incontro di più generazioni in quanto anche se non vi è una fecondità autonoma da parte di una famiglia, c’è sempre il legame con le famiglie di provenienza che rappresentano il vincolo storico temporale dei diversi nuclei. La famiglia pertanto è quella che si compone dei nonni dei genitori, dei figli e dei figli dei figli che sarebbero i nipoti. Questa è la famiglia completa: la famiglia basata su vincoli di sangue alla quale si appartiene per via naturale, senza possibilità di scelta soggettiva. Questo è l’unico luogo dove si crea e si perpetua la vita di ciascun uomo e con ciò l’esistenza del genere umano.
Ma affinché ci sia questo tipo di famiglia e la sua capacità di perpetuare la specie, occorre che la stessa sia messa in condizione di crescere e progredire, il che significa che la famiglia necessita di beni essenziali. Questi pur se oggi non sono considerati dal sistema politico,  sono non per questo meno importanti. Infatti le prime imprescindibili cose che la famiglia necessita sono l’unità dei propri componenti, il lavoro, ossia la possibilità di sostentamento e la casa, vale a dire il luogo dove i coniugi con la prole possono svolgere la loro vita di cellula essenziale della società e vivere in maniera concreta la propria intimità familiare. Senza, unità, senza lavoro e senza casa la famiglia è alla disperazione. Purtroppo attualmente stiamo vivendo, almeno da noi in Italia una condizione di sviluppo familiare impossibile, sia in termini di unità familiare, sia in termini di lavoro che in termini di casa. Le nuove leggi infatti guardano molto più al divorzio breve che non alla salvaguardia dell’unità della famiglia. Per quanto riguarda unità e lavoro dobbiamo dire che la precarietà regna sovrana e pertanto quel tipo di famiglia naturale, monogamica e stabile tende sempre più a scomparire. Da una ricerca dello Svimez infatti appare che negli ultimi 4 anni sono almeno duecentomila le famiglie che si trovano a fronteggiare problemi di disoccupazione con una percentuale di disoccupazione giovanile pari al 35%. Dal 2008 al 2001 i nuclei con almeno una persona in cerca di lavoro sono aumentati del 40,7%. Inoltre le famiglie che cercano una casa non si possono contare in quanto ormai ci si arrangia a vivere con le famiglie di provenienza per l’impossibilità di trovare casa in affitto oppure di poterla acquistare a prezzi ragionevoli. Riguardo all’unità familiare il Censis ha rilevato inoltre che gli italiani affrontano la crisi con nuove forme di famiglia. Chiama infatti “assestamento delle micro-sovranità” il modo con cui gli italiani affrontano la crisi attuale cercando di soffrirne il meno possibile. Si realizza così una famiglia diversa dallo “standard” per poter affrontare la riduzione dei consumi ed i risparmi necessari alla sopravvivenza. Così per ovviare alle insufficienze derivanti dallo stato attuale di carente welfare, le famiglie si trasformano con una rivisitazione di modelli e ruoli che ne evidenziano una creatività emergenziale. Le famiglie tradizionali così hanno lasciato il posto ai single, ai nuclei monogenitoriali, nuclei ricostituiti, famiglie allargate, unioni libere ecc. che rappresentano attualmente il 28% del totale delle famiglie e coinvolgono 12 milioni di persone vale a dire il 20% della popolazione totale che sappiamo essere di 59,5 milioni di persone. Il modello standard della famiglia tradizionale di coppie regolarmente coniugate con figli rappresenta ormai soltanto il 36% delle famiglie. Ciò che comunque risalta in maniera manifesta da questo scenario è che le famiglie si stanno specializzando sempre più sia nella capacità di farsi strumento di sostegno, sia nel gestire quasi integralmente il peso della non autosufficienza dei membri più fragili, senza poi sottolineare il fatto che essendo questa una generazione in cui i figli per la prima volta stanno peggio dei propri genitori, si è sviluppata una solidarietà intergenerazionale, (anche contro l’intento delle forze politiche che cercano di creare conflitti tra padri e figli, per incapacità politica o strumentalizzazione partitica, evidenti le leggi Fornero in cui è totalmente assente qualsiasi idea di progettualità politica in termini di lavoro) che consente ai figli di mitigare gli effetti della progressiva riduzione delle opportunità per i giovani di trovare lavoro. Abbiamo così intere famiglie che subendo un precariato “stabile” non possono fare a meno di usufruire del sostegno dei genitori pensionati sia in termini fisici di assistenza alla prole, sia in termini economici di sostegno al reddito. A tale proposito mi sembra importante ritornare sul punto 47 del Concilio Vaticano secondo di cui ricorre quest’anno il 50mo anniversario, nel capitolo: DIGNITÀ DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA E SUA VALORIZZAZIONE dove al punto 47. Matrimonio e famiglia nel mondo d'oggi enunciaIl bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare.[..] Però la dignità di questa istituzione non brilla dappertutto con identica chiarezza poiché è oscurata dalla poligamia, dalla piaga del divorzio, dal cosiddetto libero amore e da altre deformazioni. [..] Inoltre le odierne condizioni economiche, socio-psicologiche e civili portano turbamenti non lievi nella vita familiare. [..] Da tutto ciò sorgono difficoltà che angustiano la coscienza. Tuttavia il valore e la solidità dell'istituto matrimoniale e familiare prendono risalto dal fatto che le profonde mutazioni dell'odierna società, nonostante le difficoltà che ne scaturiscono, molto spesso rendono manifesta in maniere diverse la vera natura di questa istituzione. Perciò il Concilio, mettendo in chiara luce alcuni punti capitali della dottrina della Chiesa, si propone di illuminare e incoraggiare i cristiani e tutti gli uomini che si sforzano di salvaguardare e promuovere la dignità naturale e l'altissimo valore sacro dello stato matrimoniale.
Allora come concludere questa riflessione? La soluzione non appare certo semplice, tuttavia uno sforzo comune va operato sia in termini politici sia in termini economici. In termini politici dando una dignità autonoma ad un ministero della famiglia che si riverberi come organizzazione a livello locale, sia regionale che provinciale e comunale. Tutti devono poter trovare una istituzione che faccia da sostegno alle esigenze del momento storico. E’ la famiglia che debve avere leggi a sostegno e non il divorzio ad essere reso più facile! A livello economico lo sforzo va operato innanzitutto con la creazione di nuove opportunità di lavoro riscoprendo la filiera produttiva del territorio, con l’importanza dell’artigianato, dei servizi alla persona del terzo settore con tutte le opportunità di occupazione e sviluppo territoriale esistente in un paese ricco come il nostro. Poi sempre a livello economico occorrerebbe fare un nuovo piano casa che come negli anni 50 del secolo scorso dia la possibilità alle persone di poter avere una casa a riscatto, magari non di proprietà ma in concessione per 99 anni, sulla base del pagamento di un affitto possibile che non superi il 10% del reddito mensile. Infine occorrerebbe che le banche ritornassero ad erogare credito assumendosi il rischio di credito insito in tutti i nuovi progetti imprenditoriali. A livello sociale invece la famiglia andrebbe curata sotto il profilo della formazione, dove i modelli parentali attualmente in uso vengano sostituiti con modelli innovativi di competenze specifiche corrispondenti alle necessità storiche della famiglia. Occorre aprire Consultori preventivi alle problematiche e non solo di cura! Solo così infatti si potrà salvaguardare un bene d’ordine fondamentale nella vita e nello sviluppo di qualsivoglia modello di comunità. Soltanto la fiducia nella famiglia che trovi un ambiente amico di fraternità in cui crescere può dare speranza di sopravvivenza e di salvaguardia del bene comune la cui valenza etica ancora resta piuttosto marginalizzata da tutte le forze, sia politiche che economiche e sociali. Rimbocchiamoci le maniche dunque e recuperiamo quegli spazi di solidarietà e di sussidiarietà di cui la vita dell’uomo proprio all’interno della famiglia è intrisa.