etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


lunedì 18 febbraio 2013

RATZINGER: L’ETICA DI UN PAPA

  

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
 Ahi quanto a dir qual era è cosa dura 
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
  Tant'è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
  Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
tant'era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.

                                                                                              Dante Inferno Canto 1, 1-12





Ho atteso qualche giorno prima di scrivere questa riflessione perché non ritenevo opportuno scadere nelle “chiacchiere” che tutti fanno, indistintamente, sulle dimissioni del Papa.
Nell’approfondire il mio pensiero infatti non riuscivo ad avere la giusta concentrazione per cercare di comprendere la portata del fatto. Era sempre difficile non lasciarsi prendere dalle solite supposizioni che ciascuno, in cuor suo e sui giornali era portato a fare. Allora mi sono chiesto come la mia posizione intellettuale e spirituale dovesse confrontarsi con questa realtà. Ho cominciato ad interrogarmi su quale etica si fosse mosso Benedetto XVI. Certo per un teologo illuminato come lui il livello dell’etica applicata deve essere necessariamente notevole. Non si può pensare o svilire un gesto così profondo e denso di significato, dandogli una chiave di interpretazione politica, oppure semplicemente umana. Dovunque si è sentito parlare di coraggio o di umiltà, di gesto incomprensibile oppure di esempio per i nostri politici. Niente di più fuori squadro! Io dopo aver a lungo riflettuto ed ascoltato anche con interesse ed umile atteggiamento intellettuale le varie illazioni che venivano fatte sulla causa dell’abbandono del ministero petrino da parte di Benedetto XVI ho maturato la convinzione che il gesto non è di portata umana, bensì di grande profezia!
Si la profezia che non siamo più abituati a considerare, quella cioè che ti interpella e ti costringe a vedere perché colui che ti parla assume atteggiamenti così lontani dalla logica umana, che ti obbliga a riflettere e soprattutto a confrontarti con la realtà per decifrarne il segno dei tempi. Così ritengo che il gesto profetico di Papa Ratzinger abbia una intensità di impatto paragonabile ad uno Tsunami intellettuale e spirituale che dirompendo nell’intimo di ciascun essere umano, credente o no, ne stravolge le logiche, ne abbatte i muri delle convinzioni e soprattutto ne confonde, distorcendole, in grado ed in valore a livello umano, le linee guida che la storia, la cultura e le tradizioni avevano tracciato dentro la mente di ciascuno. Questo stato di cose crea così la domanda che cosa c’è sotto? Qual è la vera causa? Credo che innanzitutto sia importante domandarsi dov’è la verità: in chi la conosce o in chi la vuole sapere? Inoltre questa verità quale etica persegue? Si rivolge veramente al bene oppure persegue solo interessi di natura umana che niente hanno a che vedere con la sublime sfera del pensiero filosofico alimentato dall’impulso teologico? In questo caso esiste un principio di privacy da rispettare o no? Se è pur vero che il Papa è un monarca, tuttavia non può essere considerato a mio avviso alla stessa stregua di un normale essere politico. Il Papa con il suo ministero, anche se teologicamente lecito, non può scendere a livelli umani: il Papa è l’unico baluardo universalmente riconosciuto! E’ vero che la maggior parte del clero che esercita il ministero del sacerdozio ed appartiene alle gerarchie  ecclesiastiche dice che non è successo niente e che poteva farlo perché previsto dai teologi e dal diritto canonico. Io dal mio punto di vista, senz’altro di un peccatore incallito, ritengo che il Papa sia da paragonare al concetto di santità, in cui, pur se a livello procedurale è necessario il miracolo, la santità vera è quella acclamata dal popolo è quella dimostrata da milioni di persone che si muovono per rendere omaggio ad una figura che cessa di essere umana per inserirsi nella sfera trascendente. Ecco cos’ è il Papa per la gente comune: è la verità della Chiesa per acclamazione, quello che l’elezione in conclave fa nel segreto, la chiesa dei fedeli lo acclama e lo avalla, togliendo a mio avviso qualsiasi possibilità di ripensamento o di ritorno sui propri passi. Ma allora se questo pensiero può essere condiviso non possiamo pensare che il gesto di Benedetto XVI sia sostanzialmente umano. Pensiamo piuttosto che sia un gesto guidato dallo Spirito e benché causato da vicende umane, il segno dei tempi ci permette di interpretarlo nella giusta dimensione: quella profetica.
Ecco allora che le ipotesi che facciamo pur nella loro diversità sia di formulazione che di portata assumono un significato univoco. Se il Papa si è dimesso per motivi di salute e tutte le conseguenti motivazioni, non cambia nulla. Se si è dimesso perché alcuni segreti che ha scoperto o che ha portato con se in questo periodo lo hanno fiaccato, non cambia nulla. Se il Papa si è dimesso perché abbia fatto un voto di rinuncia alla data del 28 febbraio p.v. alle ore 20,00, non cambia nulla. Il Problema infatti è solo di portata umana. Se invece cominciamo a pensare in altri termini e cioè che il suo gesto è profetico perché si è dimesso a motivo di un accordo preso con il Cardinal Martini di dimettersi dopo aver “lottato aspramente” contro il relativismo per lasciare il posto ad una sconosciuta figura con cui inizia il disegno di una nuova collegialità della Chiesa, allora la cosa cambia. Così come se le sue dimissioni fossero state dettate dalla volontà di salvaguardare l’ortodossia del pensiero ecclesiale, minacciato da un eventuale scisma strisciante. Uno scisma che veicola gli atti del concilio in maniera anomala, dissacrando una realtà ecclesiale i cui obiettivi invece di elevare la laicità a sacerdozio sono risultati lo svilimento del sacerdozio a semplice posizione di privilegio in lotta con i poteri e le strutture di peccato. Allora cambia. Allora si capisce perché, uscire prima che la casa crolli possa servire a rassicurare al momento opportuno quelli che ne rimarrebbero feriti. Certo quando parliamo di scisma non dobbiamo guardare al passato, bensì alla sofisticata configurazione che questo concetto potrebbe assumere in futuro. Non ne conosciamo l’aspetto tecnologico-intellettuale. Uno scisma strisciante e subdolo, dai tratti impercettibili, ma che si muove con forza per far tremare l’edificio dalle sue fondamenta. Ecco allora che l’etica di Papa Ratzinger assume tutta la sua visibilità e la sua forza: la conoscenza del bene e la salvaguardia della dignità dell’uomo devono avere sempre un posto preminente nel pensiero anche in quello religioso e la legge naturale che l’uomo sta cercando vieppiù di soppiantare necessita di un attracco fermo a cui ancorarsi. Ritengo che l’etica di Papa Ratzinger con questo suo gesto sia l’atto profetico a cui guardare per riconoscersi in un richiamo al divino che l’uomo ormai sta quasi del tutto abbandonando e Papa Ratzinger forse cosciente di ciò non ha voluto aspettare la sua morte, per vedere questo cambiamento, ma ha preferito assistere da vivo per opporvisi, per dare speranza ancora a quanti vi credono e che faranno necessariamente riferimento a lui per trovare la via della luce. Anche se sembra una sconfitta è la via della Croce che Cristo insegna per indicare la speranza di salvezza agli uomini.