etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


venerdì 17 agosto 2012

IL BENE D’ORDINE EURO: La Banca Centrale Europea (BCE)



” Non ci sono esseri umani superiori per natura ed esseri umani inferiori per natura; ma tutti gli esseri umani sono uguali per dignità naturale. Di conseguenza non ci sono neppure comunità politiche superiori per natura e comunità politiche inferiori per natura: tutte le comunità politiche sono uguali per dignità naturale, essendo esse dei corpi le cui membra sono gli stessi esseri umani. Né va quindi dimenticato che i popoli, a ragione, sono sensibilissimi in materia di dignità e di onore...". 
Giovanni XXIII Enciclica Pacem in Terris, n. 50.


Continuando il discorso sui problemi che devono essere risolti per la salvaguardia dell’Euro, dopo aver accennato alla speculazione, come elemento deleterio, continuerò con la riflessione sulla necessità che si crei una BCE che abbia la dignità di vera Banca Centrale, come deve necessariamente essere se si vuole un equilibrio monetario veramente stabile.
Prima di approfondire il ragionamento che è denso di complicazioni e renderlo “comprensibile” a tutti farei un riferimento al fondamento statutario che impedisce il coretto funzionamento dell’Istituto di emissione europeo.  Vale a dire l’art. 21.1 del trattato istitutivo della SEBC  e della BCE (G.U.C.E. N.C. 191/68 del 29.7.92) in cui si stabilisce “Conformemente all’art. 104 del trattato, è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte della Banche centrali nazionali, a istituzioni o agli organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali locali, o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad altre imprese pubbliche degli Stati membri, così  come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle Banche centrali nazionali.” Questo articolo rende insormontabile la posizione della Germania, funzionale però solo ai propri interessi e a nessun’altra logica ragione, per cui lo interpreta come elemento fondamentale della stabilità dell’Europa. Qualcuno potrebbe anche essere d’accordo. Vediamo di approfondire però le ragioni che, a mio avviso, inducono a ritenerlo una “stortura” e quindi una grave minaccia del sistema. Facciamo un quadro di riferimento sui compiti di una Banca centrale. Il primo di tutti è la stabilità monetaria e con questa la stabilità dei prezzi e in secondo luogo il perseguimento di una politica economica in equilibrio sotto il profilo di bilancia dei pagamenti sia dal lato delle partite correnti che dei movimenti di capitale. Il tutto mira ovviamente a due elementi essenziali per l’equilibrio del Paese, vale a dire il contenimento della disoccupazione ed il controllo dell’inflazione da domanda. Ma una banca centrale, deve anche contribuire come elemento tecnico alla crescita economica del Paese. Ma come avviene la vera crescita? Quali sono i criteri che la caratterizzano? In primis  dipende dalla produzione per l’esportazione. Perché? Mentre le merci prodotte e consumate sul mercato interno creano una semplice partita di giro all’interno del Paese stesso, le merci vendute all’estero vale a dire le esportazioni determinano incassi di ricavi effettivi la cui componente monetaria cioè, va ad aggiungersi allo stock di moneta esistente. Quindi il Paese diviene più povero in termini reali di merci esportate, ma accresce la propria ricchezza in termini monetari grazie alla creazione di un surplus. Si travasa cioè ricchezza dai paesi esteri che comprano, verso il paese che esporta le proprie merci o i propri servizi. Ma cosa è che rende possibile questo aumento concreto di ricchezza? Perché l’estero dovrebbe comperare merci e servizi da un Paese? I fattori possono essere due o la combinazione di entrambe: la competitività internazionale in termini di perceived value o la gestione di un cambio favorevole che invogli gli importatori esteri a comprare dal Paese che esporta. (Due esempi calzanti per l’Italia sono: a) il perceived value del Made in Italy, che rende le nostre merci le più appetibili e competitive sui mercati esteri, oppure b) un cambio “debole” mirato a favorire gli acquisti dall’estero in una sorta di  promozione “prendi due paghi uno” come si faceva per la “vecchia lira” con le cosiddette svalutazioni competitive. Infatti quando, negli anni 70 e 80 del secolo scorso,  si volevano azzerare gli stock, di merci in magazzino, si procedeva ad una svalutazione competitiva che permetteva di essere senz’altro concorrenti con gli altri esportatori, pagando però un prezzo non giustamente ponderato sulle conseguenze i cui risvolti futuri erano inflazione e maggiore indebitamento in conto interessi. Tale impianto commerciale finalizzato allo svuotamento di tutti i prodotti in magazzino consente di ricominciare il ciclo produttivo creando anche nuovi posti di lavoro e di pagare salari più elevati che permettono alle persone di accumulare ricchezza e di aumentare il proprio patrimonio. Mentre però la prima soluzione, quella del perceived value non crea problemi, la seconda, a causa dell’accresciuta inflazione, con l’andar del tempo vanifica la ricchezza nominale accumulata. Tornando alla vera crescita, possiamo dire che questa può essere generata  anche in un secondo modo:  attraverso il debito pubblico. Ecco l’ambito incui una vera e funzionante Banca Centrale deve avere le funzionalità per essere chiamata in causa. Infatti lo stato emette “carta” vale a dire strumenti di debito pubblico come Bot, Btp, CCt, Bonos, Bund, ecc. per effettuare opere di ogni genere. L’emissione delle obbligazioni pubbliche, è come creare moneta aggiuntiva (infatti tali flussi vanno ad inserirsi nei cosiddetti aggregati monetari conosciuti come M1, M2, M3 ecc.) e fa entrare denaro nelle casse dello stato che pagando salari e servizi, a volte anche solo figurativi, farà entrare soldi in tasca ai propri cittadini attraverso stipendi e corrispettivi e nel contempo farà entrare soldi in tasca agli investitori, in termini di interessi, che hanno sottoscritto i titoli di debito. Salari ed interessi quindi potranno essere a loro volta investiti in altre attività reali o finanziarie e quindi contribuire all’aumento effettivo del patrimonio dei cittadini. Da queste due combinazioni (esportazioni e debito pubblico) nasce il sistema di equilibrio monitorato dalla Bilancia dei pagamenti che si basa da un lato sulla differenza tra l’export import e dall’altro sulla differenza tra movimenti di capitale in entrata ed in uscita. Se le esportazioni sono superiori alle importazioni ci sarà un surplus di moneta che permetterà di accumulare ricchezza in termini di riserve valutarie e di investire capitali all’estero. In caso contrario il minus derivante dal maggior peso delle importazioni imporrà la richiesta di finanziamenti dall’estero per il pareggio della Bilancia dei pagamenti tramite un offerta di più alti tassi di interesse. Lo stesso accade per il debito pubblico: lo stato indirizza le diverse emissioni verso i propri cittadini oppure verso investitori esteri. Però lo stesso non può avere  la certezza che il totale dei flussi dei titoli emessi sia interamente sottoscritto; ciò che determina tale sicurezza è solo il fatto che nel caso in cui non riuscisse a collocare tutte le sue emissioni, la Banca centrale del Paese può sottoscrivere la rimanenza semplicemente “stampando moneta”. Ciò significa che lo stato sarà sempre solvibile, perché sostenuto dalla propria banca centrale che stamperà nuova moneta a fronte del debito. (Ecco come si spiegano le credibilità dei Governi Giapponese, Inglese e Statunitense benché ampiamente indebitati: le loro banche centrali sono pronte a sottoscrivere tutto il debito inoptato. Negli usa sono noti i cosiddetti Quantitative Easing, QE1, QE2). L’altra faccia della medaglia però, di questa procedura, è rappresentata dal rischio di innesto di una dinamica inflativa capace di distruggere le aspettative di crescita del Paese perché depauperando il valore della propria moneta diminuisce di conseguenza la ricchezza monetaria esistente contribuendo a creare bolle speculative a livello di materie prime, oro e “mattone” cosiddetti beni rifugio. La banca centrale però rimane sempre garante e prestatore di ultima istanza, ragion per cui il Paese potrà sempre rispondere ai propri impegni. Fatte queste considerazioni domandiamoci ora che cosa accade se la Banca Centrale non volesse o non potesse sottoscrivere il debito emesso dal proprio Paese come sta succedendo alle Banche centrali dell’eurozona. Dove potrebbe prendere i soldi il Governo? O dai propri cittadini o dall’estero invogliandoli con l’offerta di più alti tassi di interesse. Tutto ciò però sarebbe possibile finché i cittadini e gli stranieri hanno soldi da investire e fiducia nel Paese emittente. Se queste due condizioni venissero a mancare e quindi se il debito pubblico non venisse sottoscritto il Paese emittente deve: a) tagliare le spese; b) aumentare imposte e tasse; c) incrementare l’introito di valuta dall’estero in termini di ricavi da export. In tale scenario quindi, se i cittadini non sottoscrivono titoli pubblici, l’estero non eroga prestiti e le spese sono incomprimibili, la via obbligata per il recupero di ricchezza è quella dell’aggressione dei patrimoni privati attraverso la cosiddetta “patrimoniale”, oppure l’introduzione di maggiori imposte sull’impresa o infine l’aggressione dei lavoratori e dei loro salari, compreso anche il settore pensioni. Poiché, come noto, le spese sono politicamente incomprimibili e la patrimoniale si scontra con i poteri forti, la via più immediata, per far fronte al fabbisogno da parte del settore pubblico è la riduzione della spesa (spending review) e quindi il taglio di risorse, il rinvio dei pagamenti delle forniture e la riduzione degli stipendi. Nel privato invece la via più semplice, come abbiamo visto è l’aumento delle imposte sulle attività imprenditoriali che le aziende riscontano poi prima nei rinvii del pagamento delle forniture e poi nella componente lavoro: l’anello debole, determinando mancati pagamenti di stipendi e salari, licenziamenti, e maggior limitazione dei diritti acquisiti con rivisitazione selvaggia dei contratti di lavoro e delle guarentigie dei lavoratori. Ecco dunque come si spiega l’importanza dell’esistenza di una Banca centrale veramente tale. La BCE dunque dovrebbe avere le stesse caratteristiche della Federal Riserve, della Bank of England, della Banca Centrale del Giappone, della Banca Centrale Svizzera etc.  Nella realtà europea il quadro che si presenta è proprio quello sopra descritto. Allora ecco che la speculazione di cui abbiamo parlato diviene irrefrenabile ed incisiva perché tenta di giocare tutte le carte possibili per ottenere illimitati guadagni. D’altronde, tranne qualche paese, come Germania Olanda e Finlandia, ma ovviamente ancora per poco grazie a questa congiuntura ancora loro favorevole, tutti gli altri soffrono dello stesso problema: la mancanza di una propria Banca centrale che possa sottoscrivere il debito pubblico necessario all’avvio della crescita. La BCE che potrebbe farlo però ha le mani legate dal dettato dall’articolo di cui abbiamo sopra parlato e quindi ci troviamo in presenza di una Banca Centrale che sembra essere “zoppa”. Ma a mio avviso e a rigor di logica non è così. Infatti la BCE, checché se ne dica, ha una autonomia illimitata ed i suoi campi di azione sono molteplici. Deve solo maturare la convinzione a livello di Consiglio direttivo, come già sembra assodato per Mario Draghi, che le sorti dell’euro e dell’Europa intera si basano sull’affermazione della propria autonomia tecnica in cui non possono e non devono esserci ingerenze politiche anche se pretese da non so quale diritto interno ai vari Paesi. Infatti l’autonomia della BCE è piena legittima e non delimitabile neanche dai suoi azionisti. Deve essere chiaro per tutti che le soluzioni della BCE sono tutte tecniche e non politiche. La salvaguardia della stabilità dei prezzi inoltre le dà spazi senza confini precisi data l’ interazione dei diversi mercati, reali, finanziari e monetari. La BCE così, pur essendo “zoppa” non potendo stampare moneta per sostenere i debiti sovrani, può tuttavia fornire credito illimitato al settore bancario a sua assoluta discrezione e a prescindere da Germania, Olanda e Finlandia, ma anzi anche nel loro specifico interesse. Infatti nel caso in cui l’Euro saltasse, la prima a soffrirne sarebbe proprio la Germania….l’Olanda e la Finlandia…date le loro dimensioni: 16,6 mln di abitanti e euro 570 miliardi di pil la prima e 5,3 mln di abitanti e 171 mld di euro di Pil la seconda non credo possano avere rilevanza. La BCE inoltre possiede una potenza di fuoco incredibile nei confronti della speculazione attraverso il solo effetto annuncio delle misure di contrasto. Infatti se vuole bloccare la speculazione ha ottime armi nelle sue mani. Enunciamole: 1) l’effetto annuncio di interventi illimitati su titoli e sui cambi; 2) l’imposizione controparti private di vendita giornaliera alla BCE di una percentuale degli attivi dei loro portafogli denominati in titoli di stato al minor prezzo di mercato mediato tra l’orario di apertura mattutino e di chiusura del pomeriggio; 3) a seconda dei flussi speculativi di cui è a conoscenza la BCE può comunicare il prezzo di riferimento a cui fare, come si dice in gergo, “muro”. Vale a dire che al raggiungimento di un determinato prezzo tutte le banche sono obbligate a rivendere a quel prezzo gli asset alla Banca Centrale; 4) rafforzare la cosiddetta moral suation nei confronti del settore bancario attraverso ispezioni mirate sui flussi di compravendita titoli per identificarne la natura speculativa. Nel caso questa fosse provata come realmente destabilizzante la BCE dovrebbe imporre multe salate con la minaccia di ritiro della licenza bancaria se trattasi di azione reiterata. 5) La Banca Centrale Europea non potendo comprare titoli in emissione, dovrebbe attuare, conseguendo cospicui guadagni, manovre di acquisti di riequilibrio attraverso il settore bancario privato erogando fondi LTRO in maniera illimitata; 6) la BCE potrebbe fungere da erogatore di collaterale in swap, vale a dire che le banche che hanno in portafoglio titoli di stato che le agenzie di rating hanno sanzionato oltre l’investment grade rappresentato dalla tripla B, possono darli egualmente in garanzia collaterale perché assistiti da una dichiarazione di specifica disponibilità incondizionata all’acquisto da parte della BCE; 7) la BCE potrebbe imporre una cosiddetta disclosure sui cds effettuati da banche a fronte di titoli di stato sottoscritti per valutare chi specula in termini di spread e di derivati assicurativi minacciando uno specifico credit crunch nei suoi confronti; 8) infine la BCE potrebbe fornire finanziamenti, anche agevolati, a banche a partecipazione pubblica dato che l’art. 21.3 dell’atto costitutivo della SEBC e della BCE recita: “le disposizioni del presente articolo non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di riserve da parte delle banche centrali, devono ricevere da parte delle banche centrali nazionali  e dalla BCE lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.” Quindi almeno per l’Italia, invece del dibattito, chiedere o non chiedere l’intervento del fondo salvatati con effetto “condizionante” basterebbe che il Governo creasse una propria banca di proprietà pubblica, magari con la Cassa depositi e prestiti, che raggruppasse nel proprio capitale tutti gli asset dello stato che alcuni vorrebbero dimettere privatizzandoli a loro interesse (vedi proposta Alfano PDL) e chiedere un finanziamento alla BCE, finalizzato al riacquisto dei titoli di stato attualmente in mano di non residenti. La quota di titoli di stato in mano a stranieri è pari a 596 miliardi di euro (su un totale di indebitamento a fine giugno pari a 1.972,9 miliardi di euro) così facendo può riequilibrare il prezzo dei btp e con questo anche finire il tormentone dello “spread”. Infatti non dimentichiamo che il problema dello spread è unicamente determinato dalle controparti straniere che agitando lo spauracchio della credibilità e del rating giocano allo scoperto sul prezzo di vendita dei titoli.  Invece se il debito è tutto interno questo problema non si pone e pertanto non esiste spread. E l’Italia sappiamo bene che non ha problemi di solvibilità, data l’ampia patrimonializzazione privata. La BCE quindi potrebbe agire in piena autonomia e compliance statutaria, la Germania non potrebbe esprimere alcun giudizio negativo ed infine questa nuova Banca italiana di diritto pubblico (Tipo vecchio IRI per capirci) potrebbe grazie ai finanziamenti ricevuti dalla BCE muoversi in maniera inversa al mercato comprando titoli di stato a prezzi di mercato per conto del Tesoro a cui li rivenderebbe a termine. La differenza andrebbe a pagare il tasso di interesse LTRO per i finanziamenti ottenuti dalla BCE. La conseguenza immediata sarebbe che i prezzi dei btp sarebbero in breve tempo riequilibrati; che lo spread scenderebbe a valori sotto i 200 punti base per poi scomparire definitivamente; che la BCE potrebbe offrire finanziamenti comunque remunerativi anche se con tassi tendenti allo zero; che la nuova banca pubblica ponendosi come controparte acquista a prezzo di mercato titoli dal valore nominale 100 con un grosso margine di profitto con cui può ripagare il finanziamento ottenuto dalla BCE da un lato e quello dei cittadini dall’altro; che la credibilità del Governo italiano risalirebbe velocemente; che non ci sarebbero più tensioni speculative a fronte delle nuove emissioni la cui eventuale rimanenza non sottoscritta verrebbe presa in carico da questa banca pubblica. Ecco cosa potrebbero fare da una parte la BCE per la salvaguardia dell’Euro, senza attendere il 12 settembre e dall’altra, senza entrare ulteriormente in tecnicalità bancarie e monetarie l’Italia di conseguenza…….
Allora potremmo parlare di crescita e…… del MES etico nel prossimo post...