etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


giovedì 5 dicembre 2013

ETICA E PROSPETTIVE DI SPERANZA NELLO SVILUPPO INTEGRALE DELL’UOMO


Le grandi novità, che il quadro dello sviluppo dei popoli oggi presenta, pongono in molti casi l’esigenza di soluzioni nuove.
Esse vanno cercate insieme nel rispetto delle leggi proprie di ogni realtà e alla luce di una visione integrale dell’uomo, che rispecchi i vari aspetti della persona umana, contemplata con lo sguardo purificato dalla carità. Si scopriranno allora singolari convergenze e concrete possibilità di soluzione, senza rinunciare ad alcuna componente fondamentale della vita umana. La dignità della persona e le esigenze della giustizia richiedono che, soprattutto oggi, le scelte economiche
non facciano aumentare in modo eccessivo e moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza 83 e che si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti. [….] Ciò richiede una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini,84 nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni. Lo esige, in realta`, lo stato di salute ecologica del pianeta; soprattutto lo richiede la crisi culturale e morale dell’uomo, i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo. 
Benedetto XVI, Caritas in Veritate n. 32
  

Cari Amici, e cari lettori  mi scuso per il lungo silenzio, ma non avrei mai creduto di non poter usufruire assolutamente della connessione internet per tutto il mese di permanenza in Africa.
Al mio ritorno dal Congo, perciò, non posso fare a meno di mettervi al corrente di tutto quello che ho fatto e vissuto, ma che soprattutto il lavoro di progettazione e riscatto sta fervendo come non mi sarei mai aspettato.  Il Congo Repubblica Democratica è un terreno completamente vergine, la gente è schietta ed ingenua, non sono aggressivi anche se la violenza purtroppo a volte diventa per loro necessaria. Non hanno conoscenze, non hanno organizzazione, mancano di determinazione. Ciò che loro manca completamente inoltre è la coscienza del rispetto delle regole e su tale argomento vi impegnerò nelle prossime letture dei miei post perché ritengo necessario che certe cose debbano essere conosciute da tutti e tutti si devono far carico delle proprie responsabilità. Se nessuno sa, certamente potrà trovare in coscienza una scusa plausibile a propria discolpa, ma se si è al corrente di ciò che si può fare e che invece non si fa allora il giudizio è inesorabile.
Comunque non voglio tediarvi di più, vi invito a leggere con cura il presente manifesto perché con esso inizia la rivoluzione socio-politico-economica di questo secolo e pertanto voglio rendervi tutti partecipi. E’ una rivoluzione incruenta ma determinata. Una rivoluzione che mira a qualcosa di veramente edificante come lo Sviluppo integrale dell’uomo. Non pensiate che sia troppo lungo…è stato pensato per dare una risposta integrale, piena e trasparente. Se non fosse stato così articolato probabilmente molte cose non si capirebbero. Pertanto ciò che vi chiedo è di verificare nel vostro intimo se esistano o no le condizioni per il cambiamento…per quel salto di paradigma a lungo invocato….Economia dello sviluppo integrale dell’uomo non significa solo economia rivolta ad alcuni poveri disperati o disgraziati del Sud del mondo, significa riscatto anche per noi uomini dei paesi sviluppati che, ancora non sanno far altro che lamentarsi e che invece hanno creato, o quantomeno contribuito a creare le condizioni per correre verso la distruzione dell’uomo stesso, proprio grazie all’applicazione di certe teorie dello sviluppo che con questo manifesto ci troviamo a contestare.

MANIFESTO DELLA SCUOLA DI PENSIERO 
di Economia dello sviluppo integrale dell’uomo
UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL CONGO  -Kinshasa 

1 ) Idea fondativa: Manifesto
Questo  manifesto viene dalla certezza che  scaturisce dalla convinzione che nel mondo di oggi, la mancanza di sviluppo, la povertà e la povertà cronica restano  ancora dopo lungo tempo un tragico  aspetto della vita umana e l'altra convinzione è che le teorie del neoliberismo  promosse e veicolate dalla Scuola di Chicago  nonché tutte le teorie dello sviluppo basate sulla visione capitalista e libérista hanno fallito e pertanto devono essere completamente revisionate in quanto non hanno creato altro che illusioni di sviluppo e generato invece migliaia di problemi, economici nella vita sociale, politica e finanziaria , culturale, ambientale . Analizzando  obiettivamente queste teorie dello sviluppo  ci si accorge che ci sono più elementi negativi che positivi. La speranza dei paesi poveri che volevano uscire dalla povertà e dal sottosviluppo facendo affidamento sulle indicazioni neo-libériste  della Scuola di Chicago, si sentono ora  traditi da queste idee diffuse nel mondo da parte di economisti  che non credevano  in altro se non nella loro ideologia messa al servizio di alcuni poteri politici e di qualche multinazionale .
Il liberismo , non crea sviluppo. I Paesi Sviluppati, nel corso del secolo passato hanno sperimentato che la povertà è una crescente minaccia per la stabilità sociale e l'ordine pubblico, favorisce la diffusione delle malattie infettive ed è una delle cause primarie della criminalità e dei disordini civili; a tutt’oggi non si è ancora trovato un modello di sviluppo sostenibile , equo e durevole che sia in grado di dare una soluzione anche se non definitiva, almeno efficace al problema .
La riduzione degli spazi e dei margini di libertà di cui i gruppi svantaggiati dispongono, costituiscono un disastro  sul piano economico e una fonte di angoscia sul piano etico e morale .
Nessuna persona, ricca o povera , è immune ai suoi effetti. Il dolore e la miseria causate dalla mancanza di sviluppo non riguardano solo i paesi poveri , ma anche i cosiddetti paesi ricchi . Tutti i membri della società ne subiscono le conseguenze e non è nell'interesse di nessuno continuare a subirle . A questo proposito lo scrittore del Mali Dembélé Urbano ha scritto : " sentirsi al sicuro  in un deserto di miseria significa  ignorare l'adagio che dice che  un ricco in mezzo a nove poveri, se non è attento, diviene il decimo povero " .
Lo sviluppo umano quindi è una sfida molto più grande della semplice povertà, è una sfida globale da affrontare nell’interesse di tutti. E la mancanza di sviluppo integrale si rivela ostacolo ancora maggiore per la crescita economica mondiale e metterebbe  in pericolo la costituzione o il consolidamento della pace sono alla base della cooperazione internazionale; costituirebbe comunque  una violazione dei diritti umani che sono una parte integrante dello sviluppo umano, il cui rispetto è essenziale per la pace che rappresenta l'altro nome dello sviluppo .
In questo senso, il perseguimento di uno sviluppo integrale e l'eliminazione della povertà devono essere visti come condizioni essenziali per la pace, la sicurezza nel mondo e il rispetto della dignità umana .
L'attributo  integrale dato alla parola sviluppo, deve rivestire un triplice significato il cui senso deve essere preciso e chiaro per tutti , e cioè:
1) integrale  come piena integrazione delle differenze esistenti tra gli uomini , vale a dire che non dovrebbe più esistere un rapporto di esclusione a causa della diversità e che queste diversità devono essere considerate  ricchezza  da aggregare come bene comune ;
2 ) integrale come pienamente trasparente vale a dire , cristallino , chiaro , comprensibile a tutti gli uomini che devono avere accesso a una vita dignitosa e i cui diritti siano rispettati .
3) integrale come completo , cioè di ogni uomo e tutti gli uomini senza alcuna distinzione di razza , sesso, religione, scelte politiche, situazioni sociali, o di ricchezza .
Questo obiettivo può essere raggiunto , naturalmente , solo se si è convinti che le idee camminano sulle gambe degli uomini e che queste idee sono la base del cambiamento se l'uomo saprà difenderle e promuoverle. Tuttavia, queste idee devono essere ben fondate su principi sempre validi come quelli della dottrina sociale della Chiesa , vale a dire: la salvaguardia della dignità umana in tutte le sue forme e la promozione del bene comune .
Abbiamo visto che, nonostante lo svolgimento di numerosi summit mondiali sul problema dello sviluppo umano, resta ancora tuttavia una notevole incertezza su quali siano i modi più efficaci e più veloci per ridurre la povertà e la miseria . incertezza cioè su ciò che rappresenti un nuovo concetto di sviluppo umano integrale e che porti alla pace. In effetti, la pace è qualcosa che dovrebbe essere concepita come predisposizione inscritta nel profondo dell'uomo e che non può essere ottenuta dal di fuori,  perché essa è e deve essere costitutivamente presente nell’intimo dell'anima di ogni uomo . Questo punto di vista si differenzia quindi da quella dell'economista Amartya Sen ha detto che lo sviluppo è libertà . Questa idea di sviluppo per lui è sia un obiettivo che un processo per aumentare le capacità , le libertà e le scelte degli individui .
La ragione per cui non siamo d'accordo con lui è che attraverso questa definizione l’autonomia del processo di sviluppo integrale non è prominente . Vale a dire che nella visione di questo economista lo sviluppo si intende imposto dall'esterno,  che viene dato e concesso da colui che ha il potere e la capacità di imporre le proprie scelte e le proprie condizioni, questa è esattamente la teoria che emerge dalla scuola di neoliberismo di Chicago.  In base ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa , non possiamo condividere questa visione perché la libertà e la pace interiore possono venire solo da noi stessi e non ci possono essere date dal di  fuori .
Ma quali sono gli elementi essenziali che ci permettono di capire fino in fondo cosa sia il concetto di sviluppo in termini reali?
Questi elementi sono indicati nelle disposizioni delle Nazioni Unite attraverso la nozione di bene comune :
- Una vita lunga e sana
- L'accesso alla conoscenza ed alla capacità di utilizzarla
- Uno standard di vita dignitoso
- La partecipazione attiva alla comunità e autonomia nel processo decisionale individuale  tese a sradicare la povertà e la fame , soprattutto nelle aree rurali, dove la stragrande maggioranza dei poveri vive .

In questo contesto non possiamo più accettare le teorie di sviluppo neo-liberiste sulla cui base la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale hanno fondato le loro politiche di aggiustamento (P.A.S. Piani di Aggiustamento Strutturale = deregolamentazione, privatizzazioni , tagli alla spesa sociale ), mirate solo alla crescita economica, durante il secolo scorso, per ridurre la povertà, perché gli sforzi  diretti a potenziare l’autonomia dalla povertà non hanno fatto altro che assorbire una grande energia senza per altro dare risultati accettabili, o anzi in alcuni casi, terribilmente negativi . La crescita economica è certamente essenziale , ma se vogliamo ridurre la povertà , è importante anche porsi la domanda di sapere a chi vanno i benefici di questa crescita e soprattutto in che maniera essa può contribuire allo sviluppo integrale dell'uomo ?
Il nostro nuovo concetto di  economia dello sviluppo è preso dalla Dottrina Sociale della Chiesa , e anche se si tratta di una branca dell'economia che applica le moderne tecniche di analisi macroeconomica e microeconomica di sviluppo socio- economico, ambientale e istituzionale rivolte ai cosiddetti Paesi in Via di Sviluppo , riteniamo che questo tipo di economia debba manifestare discontinuità dalle teorie e dalle visioni del secolo scorso . La nostra nuova visione non può più accettare il capitalismo-liberista come unica base per la crescita economica e come vettore dello sviluppo  promosso dall’investimento più opportuno  mirato al profitto, al risparmio ed alla produttività industriale . Questa nuova idea di economia dello sviluppo che abbiamo in programma di promuovere deve mirare principalmente alla dignità dell'uomo  ed al suo sviluppo integrale . Essa deve affrontare le determinanti della povertà e del sottosviluppo nonché delineare le politiche da attuare per ottenere che i paesi in via di sviluppo escano non solo dal loro sottosviluppo , ma anche soprattutto dall’ignoranza . Siamo infatti convinti che il sottosviluppo e la povertà dipendano dal grado attuale di ignoranza esistente nella gente dei paesi che chiamiamo poveri . La mancanza di conoscenza , soprattutto in campo socio-economico consente lo sfruttamento non solo delle risorse materiali , ma anche delle risorse umane che sono spesso prive di protezione e di rispetto per la loro dignità a causa di abuso di poteri colonialisti da parte delle multinazionali. Restiamo convinti perciò che lo sviluppo non può venire solo dal trasferimento di ricchezza , ma dall’efficace trasferimento di conoscenze ai poveri che si confrontano con i problemi del sotto-sviluppo . E ' inutile dare macchine a persone che non sanno servirsene, occorre invece insegnare loro come produrle direttamente al fine del loro migliore utilizzo. Tutto ciò per sottolineare che la conoscenza è ricchezza. E ' quindi necessario lottare per sostenere una economia rivolta alla diffusione delle conoscenze , al sostegno di quei cambiamenti fondamentali che permettano di aumentare e accumulare la ricchezza materiale necessaria . Così, le barriere sistemiche saranno superate al fine di raggiungere un equilibrio tra le esigenze di sviluppo integrale ( sostenibile , durevole, equo ) e quelle delle forme dominanti del capitalismo sottrazione.
La conoscenza  è sempre stata una risorsa importante per la produzione ( che è differente dalla produzione naturale o animale perché è caratterizzata dall'uso nell'opera di capacità intellettuali ) , ma oggi è diventata forza produttiva fondamentale che si basa sulla conoscenza scientifica e le sue opportunità di sviluppo come conoscenza indipendente e non più fondata sul potere religioso o politico . La conoscenza conseguita  attraverso la conquista della propria  autonomia genera un processo di verifica della verità che si chiama sperimentazione. Vale a dire, la riproducibilità di quanto si afferma in termini di relazioni causa-effetto . Ecco quindi il percorso di emancipazione dell'uomo: una volta che si acquisisce la conoscenza che ha caratteristiche di riproducibilità , l'economia reale ha a sua disposizione una grande risorsa che consiste in una conoscenza astratta ( della scienza e della tecnologia ) costruita in modo da essere riproducibile dieci, cento , mille volte e in ambienti diversi . Così si afferma il capitalismo delle macchine utensili, che nasce dalla rivoluzione industriale; il capitalismo meccanizzato della catena di montaggio e dell’automazione, nato dalla rivoluzione industriale iniziata nella metà del  XVIII secolo come moderna economia si sviluppa principalmente attraverso la tecnologia delle macchine utensili che incorporando conoscenza riproducibile su base scientifica ,  consente economie di scala enormi . Infatti, la ricerca e l' assemblaggio del processo meccanico utilizzati per progettare il prototipo originale possono essere riutilizzati a costo zero per costruire la seconda , decima , la millesima macchina. E il processo lavorativo impiegato per progettare la prima unità di prodotto ottenuto dalle macchine utensili può essere riutilizzato più volte per migliaia o milioni di prodotti identici . Si capisce così che è la produttività che crea valore e, pertanto, anche le ipotesi di crescita economica per sostenere lo sviluppo . La produzione efficiente che dà la possibilità di ottenere più profitto si basa sulla conoscenza e sul miglioramento continuo dei sistemi di produzione. Si tratta come detto da JB Lonergan di uno spostamento significativo del sistema dal processo di produzione punto a punto , in cui il valore corrispondente ai prodotti è strettamente rapportato ai materiali impiegati, senza possibilità , se non c'è conoscenza , di passare ad un sistema di punti sulla linea in cui la creazione di valore è correlata alla quantità illimitata di prodotti che una macchina utensile permette di produrre durante tutto il suo ciclo di vita, per diventare finalmente un sistema di punto sul piano, dove non c’è più corrispondenza tra i materiali utilizzati la macchina utensile adoperata e i prodotti ottenuti in quanto il processo  è quello di fornire servizi le cui possibilità di produzione sono infinite , sia in termini di quantità che in termini di possibilità illimitate del servizio  erogato.
Questo significa che ogni euro ( o ora di lavoro ), di nuove conoscenze investito nella produzione può rendere di più o molto di più, dal momento che questa conoscenza può essere utile - generando valore per  gli  utenti - non una, ma dieci, cento , mille volte , con effetti moltiplicatori che cambiano radicalmente il senso della produzione rispetto all’ economia pre-industriale . L' innovazione chiave della modernità è che diventa conveniente investire nei processi di apprendimento proprio grazie alla natura riproducibile della conoscenza. Ecco perché non si lavora  più per ripetere le medesime e tipiche operazioni, come nell’artigianato,  bensì per innovare , inventando nuove macchine , nuovi prodotti, nuove soluzioni. In passato la conoscenza veniva certamente utilizzata, ma non essendo conoscenza riproducibile , la portata limitata del suo utilizzo, non rendeva conveniente l’investimento nei processi di ricerca e sviluppo. Così come l'acqua è fonte di vita la conoscenza è la fonte primaria dello sviluppo integrale . Infatti, come l'acqua permette la nascita della vegetazione nel deserto, la conoscenza crea ricchezza reale per l'uomo e cioè il suo sviluppo.
Tuttavia, questa conoscenza deve essere ben guidata affinché  possa davvero dare risultati positivi per la comunità degli uomini nella prospettiva dello sviluppo integrale. Per questo è molto importante identificare  gruppi sociali e attori capaci di costituire la base socio-politica di supporto per strategie di sviluppo sostenibile nei vari livelli della collettività. L'economia di mercato senza la partecipazione attiva di uomini di buona volontà, non permetterebbe uno sviluppo sostenibile , perché tenderebbe  a sfruttare la conoscenza per i gruppi che hanno il potere e che praticano il capitalismo di sottrazione . Ciò che noi vogliamo introdurre con questo manifesto è una nuova concezione di capitalismo definito "Neo-capitalismo etico" e che in discontinuità con il neoliberismo - si caratterizza per il trasferimento della conoscenza alle persone povere dei paesi in via di sviluppo sul  loro territorio principalmente attraverso la formazione della classe dirigente la quale dopo aver appreso la conoscenza delle tecniche di ricerca e i diversi modelli di sviluppo possa applicarli tenendo conto dell’ambito culturale in cui vivono e nel rispetto delle tradizioni e la storia del loro popolo .

Interpretazione  e obiettivi
Spesso l’ economia dello sviluppo viene concepita come un insieme di pratiche pubbliche e private che incoraggiano la propensione ad investire, innovare, avviare , formare , lavorare in una regione per lo sviluppo economico. L'obiettivo principale quindi è di assicurare  l’esistenza di una certa quantità di fattori produttivi che consenta di realizzare una crescita economica sufficiente e in grado di suscitare un significativo miglioramento del tenore di vita degli abitanti della zona considerata.
La disciplina conosciuta come " Economia dello Sviluppo " disciplina  considerata a pieno titolo come ramo dell'economia politica , è nata dopo la seconda guerra mondiale , perché gli studi precedenti sui paesi poveri  facevano parte dell’analisi della crescita economica e non erano state ancora formulate teorie specifiche in grado di rappresentare la situazione di questi paesi. Solo nei primi anni Cinquanta del secolo scorso   alcuni economisti  cominciarono a sviluppare le variabili relative alla individuazione di strumenti specifici per i paesi in via di sviluppo in modo sistematico . Così, tra i pionieri dello  studio dell’economia dello sviluppo si possono annoverare Paul N. Rosenstein-Rodan , Albert O. Hirschman , Arthur Lewis , Ragnar Nurkse , Gunnar Myrdal e Raul Prebisch , anche se i loro primi lavori non hanno fatto alcuna differenza tra il concetto di sviluppo economico e  crescita economica . Poiché la conoscenza delle situazioni a quel tempo imponeva di considerare lo sviluppo indubbiamente come raggiungimento di una crescita economica nel lungo periodo, si era anche convinti che qualsiasi crescita economica avrebbe contribuito a migliorare  il benessere della popolazione implicando una conseguente minore povertà. Ecco perché tutti questi lavori erano finalizzati allo studio delle determinanti della crescita. Questi studi avevano l’obiettivo di ricercare e scoprire le migliori politiche basate su un investimento di risorse massivo per aiutare questi paesi ad uscire  dal sottosviluppo e realizzare un circolo virtuoso . Ma le ricerche hanno portato ad introdurre gradualmente nuove teorie che hanno spinto gli economisti dello sviluppo a fare distinzione tra sviluppo e crescita economica. In effetti occorre dire comunque che lo sviluppo non può essere realizzato senza crescita economica perché ogni politica dello sviluppo si orienta verso una pluralità di obiettivi e cioè la riduzione delle disuguaglianze, il miglioramento delle condizioni di vita, l'assistenza sanitaria garantita, la soddisfazione bisogni essenziali, ecc ..

a) Pionieri dello Sviluppo ( 1945 - primi anni '60 )
Sulla base di quanto precede, il pensiero economico può essere suddiviso in tre diverse fasi : quella dei pionieri dello sviluppo (1945 - primi anni '60 ), che hanno lavorato in un contesto segnato dalla decolonizzazione del dopoguerra in Asia e Africa, sotto l'egida delle istituzioni di Bretton Woods e  durante la guerra fredda . Hanno sviluppato teorie dello sviluppo focalizzate sulla lotta contro la povertà come un modo per mantenere questi paesi nella sfera di influenza occidentale di cui i modelli promossi erano considerati i migliori. I lavori principali hanno cercato di mettere in evidenza la diversità strutturale dei paesi in via di sviluppo : il circolo vizioso della povertà ( Nurkse , John Kenneth Galbraith ) , il dualismo ( Lewis 1955) , la crescita equilibrata ( Rosenstein - Rodan , Nurkse ) crescita squilibrata ( Hirschman ) , le fasi di crescita economica ( Rostow ) . Si potrebbe dire che questi economisti erano convinti che il sottosviluppo potesse essere risolto rapidamente . Ma era più un senso di speranza,  che una verità fattibile perché a quel tempo , lo sviluppo era sinonimo di crescita del reddito nazionale . E considerando la mancanza di capitale come il principale ostacolo allo sviluppo , hanno creduto fermamente che le politiche di sviluppo orientate verso  un aiuto pubblico ispirato dal Piano Marshall avrebbe risolto il problema .  Ecco perché la mancanza di capitali e la ripartizione ottimale degli investimenti  sono state affrontate con  molta ponderazione nei loro studi  individuando nell’industria il settore chiave di questi economisti chiamati " pionieri dello sviluppo ". Sulla base di queste politiche di sviluppo nel periodo post –bellico   essi hanno promosso con forza per il progresso dei paesi in via di sviluppo l’esempio dell'industrializzazione dei paesi sviluppati . Il modello di Harrod - Domar metteva in luce la necessità di capitale in questi paesi . Il tasso di crescita dipendeva dal tasso di risparmio e il basso livello di quest’ ultimo nei paesi poveri doveva essere compensato da aiuti esteri . Il modello Rosenstein - Rodan andava nella stessa direzione . A causa della indivisibilità di alcuni investimenti , era necessario dare una grande spinta (big push)  . L'allocazione di capitale rimaneva una questione di dibattito tra chi predicava un investimento limitato a determinati settori ( Nurkse crescita equilibrata ) e altri che credevano in una idea di investimento più grande (crescita squilibrata , Hirschman ).

b ) La fase di radicalizzazione ( primi anni '60 - fine  anni 70 )
Negli anni '60 del secolo scorso , l'economia dello sviluppo diviene radicale . Il sottosviluppo viene definito come il risultato principale di cause esterne . Diverse teorie cercano di confermarlo : la teoria della dipendenza, la teoria dello scambio ineguale , analisi centro-periferia .

c ) Il periodo di gestione della crisi (fine 70-1995 )
In questa fase , le relazioni economiche tra il centro e la periferia del mondo sviluppato sono contrassegnati dal paradigma della dipendenza. La progressiva globalizzazione è  un sistema indotto dalle conseguenze di tali relazioni . Il sottosviluppo è una continuazione dello stato neo -coloniale , in cui le ex colonie , pur se  divenute indipendenti , politicamente , restano con  le loro economie ancora fortemente dipendenti dalle economie sviluppate . La gestione delle crisi è affidata alle istituzioni di Bretton Woods ( FMI, Banca mondiale ) attraverso piani di aggiustamento strutturale (PAS) . L' obiettivo è quello di spingere  i paesi del Sud del mondo ad accettare sistemi di deregolamentazione , liberalizzazione economica e apertura dei mercati, attraverso misure di ortodossia fiscale, privatizzazioni, terapie d'urto ,  big push e aiuti esteri ( Jeffrey Sachs ) . Questo approccio allo sviluppo è stato criticato da William Easterly per il suo paternalismo e la sua inefficacia .

d ) La situazione attuale
Dalla fine degli anni '90 del secolo scorso ,  si è assistito ad una fioritura di teorie dello sviluppo formulate da alcuni economisti dello sviluppo ( tra cui Michael  Kremer , Esther Duflo , Edward Miguel , Abhijit  Banerjee , Sendhil  Mullainathan ... ) che individuando strumenti per comprendere i fatti della politica economica a livello microscopico e dello sviluppo di esperimenti sul campo sulla base di un metodo di analisi della causalità in economia, hanno formulato la teoria della randomizzazione , la valutazione randomizzata  o aleatoria. Hanno sottolineato , la necessità di puntare su una strategia di sviluppo basata sui progetti , incoraggiando la promozione di micro -progetti e indicandola come soluzione efficace qualora la si pratichi razionalmente . Questa teoria empiricamente nota come " randomizzazione " ha rivitalizzato la disciplina dell’ economia dello sviluppo ponendo le basi per l'individuazione di una sub -disciplina della scienza economica , quale l’economia del micro-sviluppo economico così come tale fenomeno si sta ora delineando per la micro-finanza quale sub -disciplina dell’economia finanziaria . Questa domanda pone il problema di come lo sviluppo possa essere attuato con mezzi diversi . Le prassi che favoriscono lo sviluppo possono essere a livello tecnico , a livello di disposizioni di legge , considerare l'adeguamento delle infrastrutture e dell'istruzione , nonché alcuni incentivi finanziari. Robert Solow ha analizzato  da vicino questi aspetti , così come anche le agenzie governative ( Banca Mondiale ) o privati ​​( Fondazione Soros ), attivi nella promozione dello sviluppo . Si potrebbe quindi dire che le pratiche utilizzate per il  passaggio da un'economia sottosviluppata e un'economia in via di sviluppo richiedono un accumulo sufficiente , superiore cioè a una certa soglia critica iniziale, di  adattamento culturale , educativo , e  legislativo nonché di mezzi materiali . Per fare una distinzione comprensibile possono essere effettuati in particolare , esempi di paesi emergenti, tra cui quelli con maggior popolazione , come la Cina , l'India e il Brasile, che hanno dimostrato che il decollo economico è stato incoraggiato dall'introduzione di misure, nel quadro economico,  di stampo Keynesiano come la tutela delle industrie nascenti , maggiori crediti all'esportazione ed agli investimenti , il mantenimento strutturale di un tasso di cambio molto al di sotto della parità del potere d'acquisto delle loro valute , l'esistenza di un settore pubblico relativamente forte e , in termini di capitale umano e sociale , politiche volontaristiche di riforma agraria, soprattutto  nel sud est asiatico, di istruzione , della salute ,  del miglioramento della condizione femminile e l'accesso alla possibilità di contraccezione . Queste misure interventiste sono state completate soprattutto a partire dagli anni 1970-1980 da una liberalizzazione delle iniziative private tipiche del liberalismo economico . Per quanto riguarda la natura e la localizzazione di progetti di sviluppo si possono distinguere due forme : lo sviluppo bottom-up vale a dire dal  basso verso l’alto, che partendo dalla base di micro -progetti molto localizzati, coinvolge la popolazione locale e confidando la sua iniziativa crea i presupposti di progresso socio-economico;   oppure lo sviluppo top-down, cioè dall’alto verso il basso, che facendo affidamento su grandi progetti di investimento , considera la realizzazione del progresso in un ambito di sviluppo programmato. Ma va detto però che l' esperienza sul campo ci ha mostrato che questi grandi progetti anche se necessari e , per alcuni versi, essenziali , possono avere effetti più casuali e meno " trascinanti" per il resto dell'economia . Affinché la crescita economica possa contribuire alle esigenze dello sviluppo, alcune moderne teorie dello sviluppo ( Michael Porter) sottolineano l' importanza del concetto di nozione di polo di competenza territoriale , che raggruppano aree specifiche di know-how  e costituiscono una fonte di eccellenza per il vantaggio competitivo . Il fulcro può essere una università con un centro di ricerca famoso e fortemente motivata ​​da una cooperazione con  soggetti economici e finanziari .  A tale proposito possono essere fatti due esempi: la Silicon Valley , che raggruppa queste tre competenze : Universitarie ( Stanford , Berkeley , Santa Clara ) , società di tecnologia ( la prima fu Hewlett - Packard) e fondi di venture capital . L'altra è quella di paesi emergenti come l'India ( Bangalore , Bombay per  l’appalto di software  informatici e dei principi attivi per farmaci generici ), la Cina (settore aerospaziale ) e il Brasile ( biotecnologia  agraria ) , che  oltre a svolgere le attività nei  tradizionali campi di impiego di mano d’opera non specializzata, rivestono anche un importante ruolo nel campo della tecnologia avanzata .
Rispetto allo  sviluppo inizialmente si farà la tradizionale distinzione tra tre tipi di paesi :
1) paesi sviluppati ,
2) paesi emergenti ( in via di sviluppo ),
3) paesi sottosviluppati
per giungere poi a cambiare questa classificazione in una sola idea di sviluppo umano integrale condiviso e analizzato in un triplice concetto così configurato :
1 ) Sviluppo sostenibile
2 ) Sviluppo durevole
3)  Sviluppo equo

Mentre alcuni sostengono che  lo sviluppo sostenibile e la crescita sostenibile si ottengono  gestendo con parsimonia tutto ciò che riguarda le risorse naturali , alcune delle quali potrebbero seccare o deteriorarsi,  siamo convinti che ciò che conta per lo sviluppo non è il risparmio di risorse o il loro salvataggio , quanto più il loro uso efficiente e rispettoso delle finalità e degli obiettivi dello sviluppo umano integrale . Vale a dire che invece di risparmiare risorse si dovrebbe usarle senza distruggerle, dosandone l' uso e il funzionamento per il giusto necessario, considerando le esigenze delle generazioni future . Questa gestione è certamente doverosa perché l’economia moderna , non mette limiti al consumo e all'uso eccessivo di risorse  e tanto meno si preoccupa della responsabilità che abbiamo nei confronti di coloro che verranno dopo di noi . La nostra attuale cosiddetta economia post - industriale è diventata più sofisticata e senza regole se non quelle del profitto . Per contro  occorre dire che, pur se è vero che attiene  all'economia della conoscenza , i cui fattori determinanti  sono la formazione , l’informazioni, il know -how e l'innovazione , è  però altrettanto vero che i paesi sviluppati continuano ad essere dipendenti dalle risorse naturali dei paesi in via di sviluppo . E i paesi emergenti che hanno scelto il modello di sviluppo sostenuto dai  paesi moderni stanno passando a loro volta attraverso una fase industriale che impone loro di consumare maggiori quantità di risorse naturali . Tutto ciò comporta  lo sfruttamento sempre più massivo ed inarrestabile dei beni della terra. In realtà gli studi dimostrano che il settore dei servizi e dei settori ad alta tecnologia (software , reti di telecomunicazioni ) consumano egualmente materie prime ed energia e allo stesso tempo sono causa di problemi per la salvaguardia ambientale e per lo smaltimento dei rifiuti . In ogni caso , lo sviluppo sostenibile , equo e durevole dovrebbe essere considerato come un obiettivo per l'umanità in quanto condiziona sia lo sviluppo delle presenti generazioni che di quelle future .


e) Decisione Manifesto
Fino ad oggi per aiutare i paesi " sottosviluppati " sono stati proposti programmi di aiuto, alle regioni meno sviluppate del mondo partendo dalle conoscenze tecniche fornite in particolare dagli Stati Uniti e da altri paesi sviluppati. Ciò implicitamente assumeva che lo stile di vita degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali poteva ispirare lo sviluppo del resto del mondo,come modello affidabile e risolutivo. Questi presupposti hanno assicurato il trionfo di un approccio econometrico   allo sviluppo in cui il livello di progresso degli stati poteva essere misurato con un unico indicatore , il PIL pro capite . Purtroppo ci si è resi conto che non era vero e che il modello di crescita economica misurata dal PIL , mascherava l'impatto ambientale dei paesi più "sviluppati" ( Nord America, Giappone , Europa) misurato dall'impronta ecologica  che era molto superiore alla capacità di rigenerazione biologica del pianeta,  e pertanto passibile di minacciare la distruzione della vita umana sulla terra . Per questo motivo , il tipo di sviluppo occidentale non può essere generalizzato per l'intero pianeta . Esperti come Jean - Marc Jancovici  che studiano i fenomeni che deteriorano l'ambiente ,  sostengono tutti che non è realistico offrire al mondo un modello come quello ereditato dalla rivoluzione industriale , dato che  l'uso di combustibili fossili , in particolare, ha un impatto troppo forte sul clima . Le alternative proposte con l'emergere del concetto di sviluppo sostenibile , a cui si aggiungono le nozioni di equo e durevole mirano di fatto a conciliare gli aspetti economici, ambientali e sociali , con lo sviluppo umano e  ancor di più con lo sviluppo integrale dell'uomo, come enunciato della dottrina sociale della Chiesa cattolica . Sostenere  che questo tipo di sviluppo fornisca un modello sarebbe presuntuoso , perché ogni generazione è obbligata a scegliere la propria libertà morale e quindi non è possibile stabilire a priori un modello definitivo da seguire. Si può scegliere solo nel proprio momento storico il modello più umano per ottenere uno sviluppo realmente integrale dell’uomo  nel rispetto dei beni destinati alle generazioni che si succederanno nei secoli futuri. Il nostro obiettivo è di essere pragmatici per l'attuazione di  accesso alle strutture della conoscenza e di rispetto per la dignità dell'uomo e del suo ambiente . Ciò che noi proporremo è quindi un nuovo modello di sviluppo chiamato “Neo- capitalismo etico” fondato sulla individuazione delle potenzialità esistenti in ciascun paese in termini di ricchezza come il potenziale umano , animale sociale. Queste potenzialità devono essere individuate e misurate in ogni paese come ricchezza materiale e cioè come capitale : materiale, umano , sociale e animale . L’indice da impiegare perciò dovrà trasformare il Prodotto Nazionale Lordo (PNL) in Indice di Potenzialità Inutilizzata (IPI). Dopo questo inventario devono  essere considerate le strategie di sviluppo integrale cioè , sostenibile , equo e durevole misurate da un nuovo strumento : l'indicatore di impatto finanziario . Vale a dire che ogni progetto di sviluppo deve essere misurato attraverso il risultato sociale rispetto agli uomini , alla società , agli animali e , infine, all'ambiente tenendo  ben presente che tale indicatore non è per sé  o per misurare il proprio profitto, ma per il bene della comunità in cui si vive nel rispetto non solo dell'ambiente ma anche del territorio dei bisogni delle generazioni future in tutto il mondo . In questo modo lo sviluppo  diverrebbe sostenibile perché tiene conto , nello sfruttamento delle risorse , dei bisogni umani e ambientali del presente e del futuro . Questo sviluppo  diverrebbe durevole, perché il fattore tempo diventa la variabile chiave dell’impiego che deve essere rinnovabile durante i diversi periodi storici . Alla fine possiamo dire che si tratterebbe di uno sviluppo equo in quanto tiene conto dei diritti di tutti nel mondo , presenti e futuri .

2) Sfera di influenza
La scuola di pensiero di economia dello sviluppo di Kinshasa avrà come  sfera di influenza tutto il mondo rappresentato in primo luogo da parte del mondo scientifico dei centri universitari e di ricerca che credono nel potere della conoscenza e delle competenze e cercano di esplorare modalità e metodi possibili per ottenere la liberazione dell'uomo dalla schiavitù materiale e spirituale . Poi altri che potranno beneficiare di questa scuola di pensiero sono tutti i paesi del mondo che cercano in una prospettiva democratica, lo sviluppo dei propri cittadini, dando loro la possibilità di promuovere la propria dignità e per questo mirare al bene comune propriamente inteso.

3) L'originalità del pensiero
Il pensiero originale della scuola sta nella sua natura che deriva direttamente dal pensiero della dottrina sociale della Chiesa cattolica . Un pensiero che non esclude , ma che vuole indirizzarsi a tutti gli uomini di buona volontà, senza fare alcuna distinzione di sesso, religione , appartenenza politica , di ricchezza , ecc . Questo pensiero è originale, perché non viene dall’uomo, ma dalla finalità esistenziale  dell'uomo sulla terra , vale a dire il completamento dell’opera della creazione e della redenzione dell'umanità dell'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio e per la dignità umana di tutti. Questa idea originale si attualizza nella ricerca di principi di umanità e si basa sulla dignità dell'uomo, della sua responsabilità , solidarietà e sussidiarietà delle persone e dei gruppi sociali . Questa struttura mira a ciò che chiamiamo " sviluppo integrale dell'uomo" che il Magistero ha definito come " il nuovo nome della pace ". L'originalità di questo pensiero consiste nella caratteristica costitutiva dello sviluppo che non può essere che integrale e cioè integrativo, trasparente e totale , e che non può essere che costruito sulla pace intesa come vocazione primaria dell’uomo.
4) la natura del pensiero scientifico
Questo pensiero presenta  carattere scientifico perché si avvale di un metodo di ricerca della verità e della conoscenza dell'uomo attraverso un'indagine basata su tre momenti dello sviluppo : vedere , giudicare, agire che fondano l'attività umana a partire dalle tre conversioni: intellettuale, morale e religiosa che sono alla base della conoscenza universale dell'essere umano . Lo studio e l'approfondimento della conoscenza umana nel suo insieme e nei suoi vari ambienti , sono realizzati seguendo un filo conduttore formato dalle teorie e dalle realtà concrete della vita umana che scaturiscono dalla prassi e dal percorso della sua storia come uno sviluppo dialettico di tesi, antitesi e sintesi.

5 ) Quadro di riferimento delle attività
Le ricerche da parte dei Membri della Scuola verranno effettuate nel campo dello sviluppo umano  che si concentra su tre aspetti: l'aspetto sociale , con l'obiettivo di stabilire la strategia evolutiva della società e dei suoi gruppi sociali , l'aspetto politico mirato al bene comune, attraverso le strutture istituzionali quale supporto delle strategie sociali e infine l’aspetto economico rivolto alle strategie  più  appropriate per l’impiego della ricchezza disponibile per realizzare i progetti sociali e politici. Lo sfruttamento delle materie prime, lascerà il posto ad un altro innovativo sfruttamento: quello della cosiddetta materia grigia.

6 ) Gli argomenti da trattare
Gli argomenti che saranno affrontati sono quelli riguardanti lo sviluppo integrale dell'uomo . Lo studio economico farà un salto di paradigma per mettere la persona umana al centro . In altre parole, un'economia che non guarda più alle differenze tra paesi sottosviluppati e sviluppati , ma che si occupa invece delle lacune dello sviluppo presenti nei paesi del Nord e del Sud del mondo . Un'economia che esplora le potenzialità del patrimonio disponibile come capitale umano , sociale e naturale da mettere a profitto; una economia basata sulla conoscenza,  di cui uno dei fattori determinanti è la promozione di un nuovo stile di vita orientato al miglioramento della salute, dell’educazione, dell’informazione, del know-how, dell’innovazione , dell'occupazione e del migliore e più efficiente uso delle risorse naturali. 

7 ) Gli studenti della Scuola
" Il capostipite " della scuola è il prof . Romeo Ciminello . Tutti gli studenti della Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana che hanno seguito gli studi di dottorato seguiti o diretti dal prof . Romeo Ciminello e che hanno acquisito il titolo di Dottore , sono membri ex officio e docenti di ruolo della scuola di pensiero perché hanno ricevuto la stessa scintilla intellettuale e cioè in Africa Thelesphore Chelo O. Carm , Gregoire Mashala Bituakamba Sdp, Claude Mamba Kambasu , Desiré Muyaya CIM, Kadiat Bruno, Claude Aimé Libakata Enyangola, Emmanuel Kone, Korgo Barnabé, Casper Masiga, ad Haiti Parnel Saint'Hilaire, in Italia Stefano Magazzini Ofm e Nicola Riccardi Ofm. I membri onorari permanenti sono il Rettore dell’UCC  Prof. Jean- Bosco Matand Bulembat e l’ex Preside della Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana Prof. Josip Jelenic SJ,  il Presidente della Conferenza Episcopale del Congo Repubblica Democratica del Congo , il Rettore pro tempore dell’UCC ed il Preside pro-tempore della Facoltà di Economia e Sviluppo della UCC, un membro del consiglio della 4Metx srl ed un membro del Consiglio direttivo del Comitato di Promozione Etica Onlus . Offriamo questo titolo onorario anche al Rettore pro tempore della Pontificia Università Gregoriana e al Preside pro tempore della Facoltà di Scienze Sociali della PUG, come uno spirito di gratitudine alle istituzioni che hanno dato  le radici ai membri della Scuola di Pensiero . Il titolo di Membro d’onore della Scuola è offerto a Sua Eminenza il Cardinale Laurent Monsengwo Pasiniya per spirito di gratitudine a Colui che ha disegnato il progetto dai primi passi concreti per la sua promozione . Tutti gli altri membri che chiederanno di entrare nella Scuola saranno considerati membri a pieno titolo solo dopo la presentazione di una lectio doctoralis e previo parere favorevole del comitato di fondazione. Essi dovranno inoltre inviare al Comitato fondatore una lettera di candidatura, il proprio curriculum vitae ed il proprio argomento di ricerca. Spetta comunque al Comitato fondatore a suo insindacabile giudizio  la decisione di determinare chi può entrare a far parte dei nuovi membri della Scuola.

8) mezzi di diffusione di idee
La scuola non è una entità amministrativa , ma solo una organizzazione intellettuale all'interno dell'Università Cattolica del Congo di Kinshasa; la Scuola è libera e indipendente e lavora a stretto contatto con il comitato esecutivo della UCC in raggiungimento dei suoi obiettivi . Importante mezzo di irradiazione del pensiero della Scuola sono le pubblicazioni, una Rivista di Economia dello sviluppo ( o semestrale ) della Scuola , un sito web , una conferenza annuale a Kinshasa, una rete di relazioni con tutte le Università che hanno una Facoltà  in cui si insegna economia dello sviluppo.

9 ) Contatti esterni
Gli interlocutori esterni sono tutti i Paesi del mondo , i loro Governi e le loro Istituzioni . Il primo gruppo di paesi che saranno oggetto della ricerca e dello studio, comprende i Paesi Africani ad iniziare dalla Repubblica Democratica del Congo. Spetta al Comitato fondatore della Scuola selezionare il Paese che sarà oggetto di ricerca e di studio con l'obiettivo di fornire indicazioni per un'adeguata politica di sviluppo. Il Comitato Fondatore della Scuola indirizzerà ogni volta al Paese selezionato una lettera di accreditamento prima di avviare la ricerca .

Comitato Fondatore
Il 17 aprile 2013 alle 18:00 i seguenti Professori si sono riuniti nell'Ufficio del Rettore della UCC :
Romeo Ciminello , Thelesphore Chelo O. Carm , Gregoire Mashala Bituakamba Sdp Claude Mamba Kambasu e Desiré Muyaya CIM . Questo incontro ha segnato ufficialmente la creazione della Scuola di pensiero etico di Economia dello Sviluppo Integrale Kinshasa .









venerdì 11 ottobre 2013

CHE SIGNIFICA L’ETICA NELLA POLITICA? QUAL E LA DIFFERENZA TRA ETICA E POLITICA?

“ 2) L’etica politica è l’etica di colui che esercita attività politica, ma l’attività politica nella concezione di chi svolge il proprio argomento partendo dalla considerazione dell’etica professionale non è il potere in quanto tale, ma il potere per il raggiungimento di un fine che è il bene comune, l’interesse collettivo o generale. Non è il governo ma il buon governo. Uno dei criteri tradizionali e continuamente rinnovati per distinguere il buon governo dal malgoverno è per l’appunto la valutazione del conseguimento o meno di questo fine specifico: buon governo è quello di chi persegue il bene comune, il malgoverno è quello di chi persegue il bene proprio.” Jean Bodin – De la republique citato da Norberto Bobbio in “Elogio della mitezza” pag. 83

Ancora una volta ho cercato riflettere a lungo prima di accingermi ad esprimere il mio pensiero in questo post. Anche se per i lettori, questo potrebbe apparire negativo, in realtà lo reputerei  piuttosto positivo perché mi ha permesso di formulare più serenamente il mio pensiero e con maggior cognizione di causa. Spiego perché. Le vicende di questi giorni, riportate dai mass-media come ormai da venti anni circa a questa parte, hanno interessato tutte una persona, una medesima situazione, i medesimi protagonisti. La televisione non faceva altro che parlare di tradimenti, di lealtà, di leadership incontestata, di padre padrone, di punto di riferimento insostituibile……e di non ricordo più che cosa. A primo impulso dopo aver assistito mio malgrado ai diversi talk show, tra cui, tanto per citarne alcuni in ordine di tempo Piazza Pulita di Formigli nel talk di La7 con ospiti il ministro Franceschini, i giornalisti Padellaro e Cerno, l'economista De Nicola e il critico d'arte Sgarbi e il giorno dopo Ballarò,  con ospiti, di Floris tra gli altri, l’ex ministro e governatore della regione Puglia Raffaele Fitto, Debora Serracchiani Presidente della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, e i giornalisti Belpietro e Giannini, avevo avuto la voglia di scrivere il mio post, di getto con tutta l’animosità repressa per la situazione che continua a perpetuarsi come un copione che si ripete o un disco che si incanta. Non se ne può più. Ma che cosa dobbiamo fare per uscire da questo tunnel? A quale parte recondita del cervello dobbiamo puntare, visto che alla gente …di spirito ormai…sembra essere rimasto…. solo quello di patate? Allora mi sono detto che forse era meglio attendere e mantenere la calma per non restare vittima di un attacco di bile che ti sale alla gola, come l’acqua alta a Venezia perché mentre i giornalisti e i politici si parlano addosso, si insultano riprovevolmente, ti scorrono davanti agli occhi le immagini dei morti di Lampedusa, dei carcerati, degli imprenditori suicidi, dei lavoratori disperati, dei cervelli in fuga e di tutte quelle persone che dentro gli occhi vedono il nero del futuro che si dilata nella loro pupilla in maniera paurosa alla ricerca della luce. Ma la luce non c’è. C’è invece la rabbia. Continua a salire il rigurgito. Ti risenti negli orecchi la canzone di quel grande Rino Gaetano che  già allora, poco prima di morire, cantava “Nun te reggae più” .

ETICA E POLITICA
Quasi tutti si domandano perché siamo arrivati a questo punto? Tutti o quasi, cercano di trovare una spiegazione, di individuare un colpevole…..la realtà però ci accusa: colpevoli siamo tutti, nessuno escluso. Anche se qualcuno lo è di più. Purtroppo anche io che sto scrivendo in questo momento mi sento addosso il peso di questa colpa: Non abbiamo fatto abbastanza. Dove eravamo quando approvavano il reato di calndestinità? Non ci siamo resi conto del tempo che passava e che veniva gestito alle nostre spalle, sulle nostre teste, da una masnada di parvenu, che non avevano altro pensiero che la “poltrona”. Io ero e sono ancora troppo sincero per rendermene conto. Ho sempre pensato che gli altri si comportano come me, che hanno le stesse sensazioni, le stesse motivazioni, la stessa voglia di crescere e soprattutto quando diventano attori politici, ministri o parlamentari, fare, “cose grandi”. Purtroppo le “gran cose” come diceva Machiavelli nel Principe, non sono obiettivo di questa specie di politici. Tranne forse che in qualche rara eccezione dobbiamo rassegnarci e constatare che i rapporti tra etica e politica sono storicamente contrastanti lo abbiamo appreso già dall’Antigone di Sofocle. C’è ormai una diffusa convinzione, una inevitabile rassegnazione che coincide con un generalizzato senso comune che accetta che il politico possa comportarsi in modo diverso dalla morale ordinariamente concepita, con il risultato che in politica possa essere anche apprezzato come buono o quantomeno lecito, un atto reputato normalmente illecito o criminale per il senso comune.  Con l’avvento dell’era Berlusconi, i Fiorito,  ed i De Gregorio di turno, si è instaurato un impianto comportamentale totalmente rovesciato della visione, per cui si crede che la politica obbedisca ad un codice di regole a  se stanti, o che abbia un sistema normativo giustamente anzi necessariamente difforme della condotta morale anche se in parte incompatibile con il sistema normativo. Altrimenti non si capirebbe come mai i personaggi sopra citati possano essere giustificati dai loro sostenitori. E’ chiaro che il politico come si sa è costretto a “sporcarsi le mani” lo diceva anche Jean Paul Sartre nel suo Les mains sales, mani sporche di fango o anche di sangue!!! Allora come si giustifica la questione morale? Come si coniuga l’etica con la politica? Essa si pone in tutti i campi dell’agire umano, ma guarda caso quando viene richiamata nella sfera dell’agire politico allora la questione morale assume un carattere autonomo, assume una maniera di essere valutata in modo altro, per cui il  giudizio non si riferisce più al dato di fatto oggettivo lasciando spazio invece al criterio soggettivo di giudizio così accade che nonostante la chiarezza dell’agire illecito, ciò viene comunque e in qualche modo da più di qualcuno ritenuto lecito. E’ strano questo comportamento se pensiamo che in tutti gli altri campi la questione morale viene sempre da tutti richiamata per operare una verifica tra la condotta lecita ed illecita, basti pensare alla realtà economica, alla finanza, alla condotta nei rapporti sessuali, nelle gare sportive: la discussione attiene sempre ad un problema molto sentito e cioè quali siano le regole o i principi che questi esseri umani, in quanto tali, devono seguire nell’esercizio delle loro attività.  In questi casi comunque la cosa certa è che esiste una questione morale da discutere, e che è plausibile porsi il problema della condotta morale perché esiste un problema di moralità oggettivo nei confronti di questi comportamenti. Nella politica no. L’etica diviene per più di qualcuno qualcosa di distinto dalla politica, quest’ultima per agire necessita delle mani libere, con il diritto di sporcarsi senza incorrere in giudizi negativi perché sempre con Machiavelli abbiamo imparato a dire che il fine giustifica i mezzi.

LA POLITICA DEVE SOTTOSTARE AD UN GIUDIZIO MORALE?  
La domanda che sembra importante porci per concludere questa difficile riflessione è allora, se la politica debba essere o no scorporata dall’etica comunemente intesa? Domandiamoci ancora,  la politica che secondo Aristotele è l’eccellenza dell’etica in quanto rivolta unicamente al bene comune, deve essere invece intesa come uno strumento ad uso e consumo di chi ha il potere?   Ad uso, voluttuario di chi? Ma certo...di chi, come più volte ha ripetuto Berlusconi nel ventennio che sta passando, “è stato eletto dal popolo”. Pertanto questo status gli permetterebbe di essere al di sopra delle leggi e quindi non solo di potersi confezionare leggi “ad personam”, a beneficio specifico proprio o di taluni gruppi di pressione, ma essendo “più uguale degli altri”, poter anche contestare, con protervia, sentenze che rappresentano il momento esistenziale più concreto di un altro potere su cui si fonda la democrazia. Quindi il politico pur se condannato definitivamente, appare tuttavia legittimato ad  invocare la sua “elezione” per scampare alla pena. Quindi al politico è lecito tutto. Il politico può invocare uno stato di necessità per spendere soldi pubblici a suo piacimento come potrebbe essere l’acquisto di un fuoristrada per affrontare neve ed intemperie, invece di mettere le catene alle ruote della propria autovettura; anzi, abbiamo appreso dai giornali che il politico è anche giustificato nell’uso dei soldi pubblici a sua disposizione per “tentare la fortuna” nel gioco d’azzardo, nelle slot-machine o per  acquistare regali o viaggi per propri amici……Allora che ne dite? Come esprimere un giudizio, come giungere ad una soluzione? 
A voi ora... attendo risposte…la mia la scriverò nel prossimo post!   

lunedì 23 settembre 2013

MANIFESTO PER IL RITORNO AD UNA VITA PIENAMENTE UMANA

Mi arrampico da secoli ogni parete è mia sfidando leggi fisiche paure e ipocrisia le difficoltà si sommano il mio limite qual è quanto potrò mai resistere sempre appeso ad un perché. Aggrappato alle tue lacrime finché il tuo dolore è il mio per sentirmi meno inutile ed un po' più umano anch'io sono scalatore intrepido che più folle non si può per portare in salvo questo amore non sai che m’inventerò non ho mai posto limiti alla provvidenza io no. Anche se da certi uomini sorprese io non mi aspetterò ma qualcuno dovrà crederci e sfidare la realtà scegliere come vivere imparare come si fa. E non è necessario perdersi in astruse strategie tu lo sai può ancora vincere chi ha il coraggio delle idee. Mi lascerò coinvolgere io non torno indietro no fino a che fra queste nuvole la mia cima toccherò mi dispiace se tu non sei qui a godere insieme a me nel vedere il giorno nascere e c’è Dio vicino a te. Alziamo muri altissimi perché poi io non saprei anche se poi certi uomini non amano mostrarsi mai ma qualcuno dovrà crederci pioggia o vento essere qua amare per non perdersi insegnarlo a chi non lo sa e poi moriamo senza accorgerci sotto un cielo di fobie dimmi che può ancora vincere chi ha il coraggio delle idee .
Renato Zero: Il coraggio delle idee



Oggi vorrei proporre ai miei lettori una cosa nuova: un manifesto, un po’ diverso dagli altri perché è una scelta etica.
Questa scelta richiesta, promossa e sollecitata da Renata Jannuzzi www.renatajannuzzi.it  è stata sottoposta ad un gruppo di persone che hanno scelto di condividerne gli ideali etici e contribuire alla sua  redazione da sottoporre e far sottoscrivere  a chiunque voglia far propri questi ideali. Tra i promotori di questo Manifesto c’è l’avv. Antonfrancesco Venturini http://www.antonfrancescoventurini.it/ che ha dato impulso con il suo contributo iniziale a questa impegnativa  dichiarazione di presa di coscienza personale, etica e politica che ciascun uomo di buona volontà ha il dovere responsabile di valutare e diffondere. In qualità di Presidente del Comitato Etico, (www.certificazionetica.org) non potendo assumere schieramenti politici,  ho provveduto, come richiestomi, a formulare nella maniera più lineare e trasparente possibile le idee pervenutemi completandole in una configurazione etica accessibile a tutti e condivisibile da chiunque abbia a cuore la dignità dell’uomo e la promozione del bene comune al di là di ogni convinzione politica.
Trattandosi di un documento fortemente impegnativo che implica responsabilità fisiche, morali e spirituali,  prima di decidere di diffonderlo ufficialmente, sarei del parere che chiunque fosse interessato e si sentisse coinvolto ad esprimere il proprio giudizio dando suggerimenti sia in termini formali, sia in termini di contenuti  mancanti o da aggiungere necessari al suo migliore completamento, è invitato a farlo come servizio rivolto al bene comune.


MANIFESTO
PER IL RITORNO AD UNA VITA PIENAMENTE UMANA

PREMESSA
Quando il mondo intorno a noi dimostra incapacità di esprimere le proprie potenzialità progettuali, si rende necessario che uomini e donne, cittadini di buona volontà sappiano riappropriarsi del proprio pensiero.
Un pensiero che non sia più “calcolante” bensì “pensante” per esprimere in una rinnovata coscienza del rispetto delle regole che ravvisino nei principi etici intangibili l’elemento essenziale della propria umanità.
Uomini e donne che vogliano testimoniare che l’unica libertà che abbiamo il diritto di chiedere è la libertà di cercare di essere, non come altri ce lo impongano con le proprie visioni, ma come ciascuno di noi all’interno della propria libertà concepisce e condivide il bello ed il senso profondo della propria umanità.

DICHIARAZIONE
Noi vogliamo essere questi uomini e donne di buona volontà e perciò sentiamo di voler affermare apertamente in questo manifesto che:
Noi che ogni giorno insegniamo ai nostri figli il valore dell’amore e della libertà che sottendono l’esistenza umana non possiamo più attendere che questo esasperato individualismo illiberale e perverso inghiotta le speranze per le quali uomini liberi hanno fortemente combattuto nel corso della storia.
Noi non possiamo più accettare che questo capitalismo di sottrazione riduca l’uomo ad una entità economicistica che rincorrendo l’effimero delle illusioni dimentichi le finalità per le quali è stato creato e verso le quali deve tendere.

CONSAPEVOLEZZA DI APPARTENENZA
Noi rivendichiamo con orgoglio tutto il nostro passato fatto di ombre e di luci, di lotte sociali e civili, di emigrazioni ed immigrazioni, grati alle generazioni che hanno reso protagonista la nostra Italia nelle arti, nella cultura e nella scienza.
Noi ci sentiamo di affermare con fierezza la nostra vocazione europea, che ha reso l’Italia, intellettuale e politica, protagonista nella costruzione dell’Unione Europea riconoscendo il fondamentale contributo delle donne nello sviluppo delle nostre famiglie e del nostro Paese, donne che costituiscono la spina dorsale della nostra società ed alle quali troppo spesso non vengono attribuiti il ruolo e la dignità che meritano.
Noi pur constatando, preoccupati, l’attuale decadimento del nostro tessuto sociale e della vita politica ed istituzionale nonché l’assenza di una valida struttura etica e valoriale, volta al conseguimento del bene comune  non crediamo che il mondo, ancorché attraversato da correnti di sfruttamento sociale, di sopraffazione e prevaricazione politica, di imperialismo economico, non possa riscattarsi e  riscoprire il bello dello sviluppo integralmente umano e della crescita equilibrata, sostenibile e solidale anche a livello economico.

CONVINZIONI
Noi siamo certi che l’uomo senza progetti è un uomo senza futuro e gli uomini che oggi  vivono per il “carpe diem” dimenticano le proprie origini umane, le proprie finalità sociali e corrono dietro chimere economico-finanziarie  perdendo così la propria identità.
Noi non temiamo il corso del tempo che impone una dinamica veloce  dei cambiamenti; sappiamo che la società si evolve cambiando obiettivi, significati e riferimenti adoperati, ma noi siamo convinti che in termini etici pur adeguando la forma esteriore, il contenuto resta sempre e comunque fondato sull’originario significato.
Così Noi, anche se chiamati a rivedere ed aggiornare termini e concetti attinenti a società, stato, impresa, lavoro e famiglia, sappiamo che però nella reale evoluzione, il loro contenuto non cambia perché riguarda l’essere umano e che mutatis mutandi,  dobbiamo inserire questo contenuto in un nuovo modello di sviluppo, in cui le ideologie siano ridimensionate; un modello che sia in grado di arginare gli spazi degli integralismi e dei fondamentalismi che sostengono le chiusure mentali e concorrono a rinnovare atti di  inconsulto e disumano  terrorismo.  

OBIETTIVI
Noi non possiamo più permettere che queste chimere che illudono giovani e adulti sostituendo il concetto di sviluppo con il concetto di  crescita economica, quando non più ottusamente, con quello di arricchimento, affermazione e successo mediatico personale, continuino a trasformare l’essere umano in una macchina individualista e senza valori.
Noi non possiamo più accettare che i nostri giovani siano privati dei loro orizzonti e del loro futuro, rivendichiamo per essi il diritto ad una dignità piena sostenuta da un’azione di sviluppo umano integrale dove ciascuno possa trovare nel lavoro la sua dimensione esistenziale in termini sociali, economici e politici. 
Noi ci impegniamo a ricercare ed attuare questo modello tripartito in termini di settore ma con una trasversalità etica nelle tre configurazioni socio-economiche quali la giustizia redistributiva nei pubblici servizi erogati dallo Stato, la giustizia commutativa che deve divenire fondamento dei rapporti economici del mercato e la giustizia mutualistica che sottende lo sviluppo del terzo settore.
In tale contesto noi siamo preparati a creare strutture umane e tecniche per riparare e limitare tutti i danni che deriveranno dal cattivo uso delle nuove tecnologie le cui configurazioni possono essere riassunte nelle quattro fondamentali aree di ricerca quali le info-bio-nano e cogno tecnologie.
Noi non accettiamo perciò questo assurdo clima di martellante “globalizzazione” che ci rende staticamente ingabbiati perché non dimentichiamo che i sentimenti  ed i bisogni esistenziali rimangono costituenti vitali della vita dell’uomo il quale non ha il diritto di creare a suo piacimento nuove categorie di strumentalizzazione e di esclusione anche quando lo faccia attraverso legittime istituzioni.
Noi non accettiamo le circostanze di “sfacelo” in cui versano milioni di persone  in condizioni di “schiavi liberi” come nuova categoria di “Schiavi” sfruttati per mero profitto e bisogni indotti dalla modernità: vittime di  realtà economiche messe in atto da alcuni Sistemi per raggiungere, mascherandolo come successo economico,  l’effimero traguardo di riservare “bonus” per i propri managers, misurati sulla quantità di profitti  generati e non sul valore aggiunto in termini di “bene comune”.
Noi non temiamo che qualcuno possa tacciarci di utopia, perché siamo convinti che l’uomo possiede dentro di sé tutte le potenzialità, attitudini e qualità per salvaguardare la propria dignità e riscattarsi in termini di umanità.
Noi non temiamo i nuovi tempi della globalizzazione inaspriti dalle quattro perniciosità trasversali: accelerazione, superficialità, velocità e violenza, perché siamo certi di poterli rimodellare seguendo una linea guida trasparente che per noi è l’etica.
Noi vogliamo sottolineare con  forza che, al di là di tutte le difficoltà e le incomprensioni, noi siamo certi che il risultato arriverà nella misura in cui saremo determinati a testimoniarlo con il nostro operato e noi lo siamo perché alla base della nostra azione esiste un principio etico di riferimento al quale siamo saldamente ancorati.

RINASCIMENTO CULTURALE ED ETICO:  ITALIA-EUROPA-MONDO
Noi, consapevoli di tutto questo e che crediamo in un’Italia protagonista di sé stessa, ci rivolgiamo ad altri cittadini come noi che vogliono impegnarsi ad un vero rinascimento culturale e sociale per riscoprire che il vero fine da raggiungere è la “ricostruzione dell’uomo” in cui il valore centrale sia veramente l’essere umano in tutti i suoi aspetti e la sua finalità di perseguire il bene comune inteso come realizzazione delle condizioni per il pieno sviluppo di ogni persona.
Noi vogliamo una società che valorizzi il merito nelle arti, nella cultura, nella scienza, nel lavoro e nell’impresa e non già una società il cui governo invece di “fare” continui incessantemente a “straparlare” nei rigurgiti della vecchia politica, determinando una sfiducia generalizzata nella politica e nelle istituzioni.
Noi vogliamo una società rinnovata nei sentimenti e nell’azione proiettata in Europa e nel mondo che non tema di riaffermare e manifestare apertamente che l’etica nei suoi principi sia e debba essere universalmente riconosciuta come guida esistenziale della vita dell’uomo nella quale vigila una coscienza morale che afferma inesorabilmente che:
- tutti gli uomini hanno pari dignità morale;
- tutti gli uomini hanno una libertà che non può essere limitata se non da principi morali;
- tutti gli uomini hanno diritto ad esprimere le proprie potenzialità in un ambito di sviluppo integrale;
- tutti gli uomini hanno l’obbligo di contribuire, politicamente ed in maniera pacifica, ciascuno secondo le proprie possibilità, al miglioramento delle condizioni della società o gruppo sociale a cui appartengono come obiettivo di bene comune propriamente inteso;
- tutti gli uomini hanno il diritto all’eguaglianza in una piena interdipendenza di reciproca responsabilità,  a prescindere dalla storia, dai confini e da qualsiasi differenza o diversità fisica, psichica, politica, etnica, di censo, di genere, di lingua, di religione e di tradizione, ai fini della costruzione di un tessuto di piena responsabilità;
- tutti gli uomini hanno diritto non solo a pari opportunità, ma soprattutto a pari presupposti laddove la differenza determini manifesti svantaggi per il diverso;
- tutti gli uomini sono un pensiero del loro Creatore e  “ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. Fin dalla nascita, è dato a tutti in germe un insieme di attitudini e di qualità da far fruttificare: il loro pieno svolgimento, frutto a un tempo dell'educazione ricevuta dall'ambiente e dello sforzo personale, permetterà a ciascuno di orientarsi verso il destino propostogli dal suo Creatore. Dotato d'intelligenza e di libertà, egli è responsabile della sua crescita, così come della sua salvezza. Aiutato, e talvolta impedito, da coloro che lo educano e lo circondano, ciascuno rimane, quali che siano le influenze che si esercitano su di lui, l'artefice della sua riuscita o del suo fallimento: col solo sforzo della sua intelligenza e della sua volontà, ogni uomo può crescere in umanità, valere di più, essere di più.” (P.P. 15)

E noi vogliamo esserlo.