etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


lunedì 21 maggio 2012

Etica e sviluppo sostenibile

Oggi più che mai, per far fronte all'aumento della popolazione e per rispondere alle crescenti aspirazioni del genere umano, giustamente si tende ad incrementare la produzione di beni nell'agricoltura e nell'industria e la prestazione dei servizi. Perciò sono da favorire il progresso tecnico, lo spirito di innovazione, la creazione di nuove imprese e il loro ampliamento, l'adattamento nei metodi dell'attività produttiva e dello sforzo sostenuto da tutti quelli che partecipano alla produzione, in una parola tutto ciò che possa contribuire a questo sviluppo (140). Ma il fine ultimo e fondamentale di tale sviluppo non consiste nel solo aumento dei beni prodotti, né nella sola ricerca del profitto o del predominio economico, bensì nel servizio dell'uomo: dell'uomo integralmente considerato, tenendo cioè conto della gerarchia dei suoi bisogni materiali e delle esigenze della sua vita intellettuale, morale, spirituale e religiosa; di ogni uomo, diciamo, e di ogni gruppo umano, di qualsiasi razza o continente. Pertanto l'attività economica deve essere condotta secondo le leggi e i metodi propri dell'economia, ma nell'ambito dell'ordine morale (141), in modo che così risponda al disegno di Dio sull'uomo (142). (Costituzione pastorale Gaudium et Spes n. 64 – Concilio Vaticano II 7/12/1965).




Nel linguaggio comune troviamo sempre più spesso termini come crescita, progresso, sviluppo,  ecc., ma quello che mi pare di cogliere, dall’uso che ne fa la maggior parte delle persone con cui vengo a contatto, è l’esistenza di  una sostanziale  analogia tra i diversi termini che non comporta molta differenza e che li rende quasi sinonimi. Quello che mi propongo pertanto in queste poche righe è di attirare l’attenzione, non solo sull’importanza di discernere tra i diversi termini, ma di approfondire tramite una piccola riflessione intellettuale, il significato etico della differenza tra crescita e sviluppo nonché degli attributi integrale o sostenibile che vengono solitamente posti loro accanto per renderne più pieno il contenuto etico. Andando per gradi quindi cerchiamo di inquadrare i concetti nel loro ambito specifico. Quando parliamo di crescita ne parliamo solitamente in senso fisico, oppure in senso economico, esiste però anche un’ulteriore accezione che potremmo dire esistenziale. Per quanto riguarda il senso fisico indichiamo una modificazione che avviene con il passare del tempo in ciascuna realtà vivente che cresce o no grazie all’accumulazione di sostanze energetiche nutritive. Quando il termine crescita invece è attribuito alla realtà economica allora dobbiamo vederla come una accumulazione di ricchezza in regime di stabilità produttiva. Vale a dire che si è in presenza di una accumulazione di ricchezza e di beni, senza che vi siano innovazioni di processo o prodotto, in quanto la domanda essendo di poco superiore all’offerta permette di produrre di più  nel breve periodo con l’impiego dei medesimi fattori di produzione, senza perciò effettuare ulteriori investimenti. Quando per contro, usiamo il termine crescita con accezione intellettuale o formativa, intendiamo riferirci alle aggiuntive possibilità professionali che scaturiscono dalle capacità  esistenti che ciascuno riesce a mettere a frutto sulla base di una formazione che fornisca competenze distintive e questo avviene sia in termini professionali e di lavoro, che in termini intellettuali ed attitudinali nel rivestire un ruolo. La crescita pertanto possiamo definirla come la variazione aggiuntiva in termini fisici, economici o personali che si concretizza attraverso l’accumulazione di energie, beni e conoscenze che non comportano innovazioni di processo. Senza dilungarci troppo si intuisce immediatamente che ben altro contenuto corrisponde alla parola sviluppo. Infatti quando parliamo di sviluppo non intendiamo parlare di accumulazione o di crescita di qualche cosa, bensì di trasformazione, vale a dire che non consideriamo il carattere aggiuntivo della medesima condizione, quanto più il carattere trasformativo operato da un elemento innovativo che viene non già ad accrescere bensì a cambiare la realtà esistente. Infatti in termini fisici parliamo di sviluppo, quando avviene un cambiamento oggettivo nel processo di crescita, basta fare un esempio e pensare alla cosiddetta età dello sviluppo che segue l’adolescenza in cui l’innovazione nell’essere umano è data dalla sua possibilità di procreare sulla base di un processo innovativo che trasforma in maniera definitiva la bambina in donna e il bambino in uomo. La stessa cosa dicasi per lo sviluppo in economia dove lo sviluppo avviene per una innovazione nel processo di produzione che trasforma le possibilità, e, anche qui può esser fatto l’esempio tra la crescita che avveniva nella fabbrica fordista con l’aumento delle maestranze e lo sviluppo che avviene attraverso l’invenzione di un nuovo Microchip nella Silicon valley: mentre nella prima ipotesi per far crescere la produzione bastava assumere ulteriore personale, nella seconda lo sviluppo avviene attraverso una invenzione o una trasformazione tecnologica che prevede la produzione ed il suo possibile aumento senza impiego di personale.  Infine lo sviluppo in termini di lavoro, professionale, intellettuale o attitudinale si avverte in maniera decisa, per fare degli esempi, quando c’è una trasformazione innovativa, quando cioè da studente si passa a fare il professore, quando da impiegato esecutivo si diviene direttore, quando da lettore di romanzi si diviene autore di libri oppure quando si cambia ruolo nella propria realtà personale come per il seminarista che diviene sacerdote. Credo che a questo punto la differenza sia abbastanza chiara per tutti. Ma andiamo a definire anche il significato etico dei termini integrale e sostenibile.  Per quanto riguarda il termine crescita anche se a volte viene abbinato ai due attributi in realtà gli stessi misurano meglio il concetto di sviluppo. Allora cerchiamo di collocare il concetto di sviluppo sostenibile. Di solito la maggior parte di coloro che si occupano di economia etica, fanno risalire questo concetto al  1987 al cosiddetto rapporto della Commissione Brundtland che intitolò lo studio “Il futuro di tutti noi” come primo riferimento. Il rapporto prende avvio sottolineando come il mondo si trovi davanti ad una "sfida globale" a cui può rispondere solo mediante l'assunzione di un nuovo modello di sviluppo definito "sostenibile". Per sviluppo sostenibile si intende "far sì che esso soddisfi i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere alle loro". "Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali". In realtà credo che sia importante, senza nulla togliere a tale Rapporto, sottolineare che tale termine era già stato ampiamente introdotto dalle definizioni autentico ed integrale  contenute nell’enciclica Popolorum Progressio del 1967 dove al punto 14 recita: “Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, dev'essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo. Com'è stato giustamente sottolineato da un eminente esperto: «noi non accettiamo di separare l'economico dall'umano, lo sviluppo dalla civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l'uomo, ogni uomo, ogni gruppo d'uomini, fino a comprendere l'umanità intera».(15). Questo è possibile perché l’uomo deve fare una distinzione tra l’”avere” e l’”essere” grazie alla sua capacità di giudizio, per cui lo sviluppo non è da intendersi solo e tanto nella sua realtà economica, quanto più come unità di misura in grado di orientare la sua umanità verso la sua vocazione di uomo “visto nella sua globalità, ossia secondo un suo parametro interiore”. (S.R.S.n.29). Lo sviluppo sostenibile dunque non riguarda soltanto capacità e progresso tecnologico, ma coinvolge direttamente la libertà dell’uomo negli elementi più profondi della propria responsabilità sia orizzontale che verticale, nella certezza che la sua realtà infravalente non gli permette di andare oltre i limiti etici della propria creaturalità.