etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


mercoledì 12 settembre 2012

IL CANTO DELLE SIRENE NON È ETICO



... Navigherete; ma il cammino, e quanto

Di saper v'è mestieri, udrete in prima,

Sì che non abbia per un mal consiglio
Grave in terra, od in mare, a incorvi danno


... Alle Sirene giungerai da prima,

Che affascìnan chïunque i lidi loro

Con la sua prora veleggiando tocca.
Chïunque i lidi incautamente afferra
Delle Sirene, e n'ode il canto, a lui
Né la sposa fedel, né i cari figli
Verranno incontro su le soglie in festa.
Le Sirene sedendo in un bel prato,
Mandano un canto dalle argute labbra,
Che alletta il passeggier: ma non lontano
D'ossa d'umani putrefatti corpi
E di pelli marcite, un monte s'alza.
Tu veloce oltrepassa, e con mollita
Cera de' tuoi così l'orecchio tura,
Che non vi possa penetrar la voce.
Odila tu, se vuoi; sol che diritto
Te della nave all'albero i compagni
Leghino, e i piedi stringanti, e le mani;
Perché il diletto di sentir la voce
Delle Sirene tu non perda. E dove
Pregassi o comandassi a' tuoi di sciorti,
Le ritorte raddoppino ed i lacci.
Poiché trascorso tu sarai, due vie
Ti s'apriranno innanzi; ed io non dico,
Qual più giovi pigliar, ma, come d'ambo
Ragionato t'avrò, tu stesso il pensa.
OMERO Odissea canto XII (Versi di Ippolito Pindemonte)






In questa riflessione tenterò di mettere in evidenza come l’etica ed il bene comune lascino il tempo che trovano nei mass media, nei luoghi di incontro delle elite e soprattutto nelle indicazioni che certi “personaggi” sapientemente scelti dal sistema, forniscono…proprio come il canto delle sirene che ammaliò Ulisse nell’Odissea al canto XII di cui ho riportato il brano della celebre traduzione di Ippolito Pindemonte. Mentre mi accingevo a descrivere il terzo scenario concernente la disfatta dell’euro, che ritengo scongiurato grazie alla formidabile opera compiuta da Mario Draghi e che spero il 12 settembre non venga ribaltata dagli eventi, sono rimasto profondamente sorpreso da quanto ho letto su due importanti quotidiani in merito alla situazione che stiamo vivendo e da quanto viene riportato a proposito dell’ormai noto Seminario Ambrosetti presso Villa d’Este  di Cernobbio nonché dello spazio riservato ad articoli di esponenti dell’Università e della Finanza che mi spingono a prendere una posizione ben precisa per difendere, come fece Ulisse con i suoi, coloro che in buona fede entrano in contatto con  queste “sirene” che hanno un’unica finalità: parlare di etica per nascondere “… non lontano D'ossa d'umani putrefatti corpi E di pelli marcite, un monte s'alza.”.   Come dicevo, tutto è cominciato quando abbozzando il terzo scenario di una eventuale dissoluzione dell’euro, ma senza ritorno alle vecchie monete coniando invece  l’”Euro Paese” vale a dire  Euroitalia, Eurogermania, Eurofrancia ecc., mi sono reso conto che le difficoltà inerenti a tale soluzione pur permanendo gravi, potrebbero assumere però un’altra configurazione. Infatti gli attuali euro in circolazione potrebbero essere suddivisi proporzionalmente tra i differenti Paesi ridefinendo nel contempo il debito pubblico di ciascuno. Le banconote in circolazione verrebbero quindi immediatamente ritirate, bloccandone la circolazione e sostituendole con banconote catalogate per Paese, con la stampa dei colori della bandiera sul verso. (Ovviamente capirete che sarebbe enormemente difficile in quanto ciò innescherebbe un accaparramento di banconote Euro di vecchio conio da far valere in un secondo momento, a meno che non si stabilisca che dalla data stabilita le banconote senza indicazione del Paese di origine perdano automaticamente di valore e che non possano essere accettate come denaro contante). La procedura per ridefinire il valore dei nuovi “europaese” in termini di parità di cambio, potrebbe essere quella di calcolarlo  sulla base del tasso di interesse di riferimento attribuito ai titoli di stato con scadenza in un medesimo periodo (es. 1 o 2 anni), esattamente come avveniva con le monete del vecchio conio in termini di tasso di sconto e si ripristinerebbe così il cambio, anche nell’Eurozona, con parità differenti calcolate in riferimento al Dollaro Statunitense che  attualmente contro euro è pari ad 1,2600. Sicché partendo da questa idea e ritornando all’incerto per certo, facendo l’ipotesi che oggi si dichiari la scissione dell’Eurozona, diremmo che per ottenere un Dollaro USA occorrono alla data odierna, iniziali euro 0,7936.  Ma cerchiamo di esemplificare, pur se in modo molto approssimativo, al fine di chiarire il ragionamento. Quindi posto questo valore come parità di base, si fisserebbe il cambio per ciascun “Europaese” prendendo a riferimento il tasso di interesse dei titoli di stato ad un anno che andrebbe a scontare il valore unitamente all’inflazione tendenziale del Paese considerato oltre che alle attese di svalutazione e di rivalutazione. In questo modo si creerebbe di nuovo, in maniera ordinata una coerente griglia dei cambi  nei confronti del Dollaro e ciascuno Stato UE avrebbe chiaro il valore del proprio “Europaese”.  L’esempio è il seguente.
Prendiamo in considerazione  la parità $/Eurogermania, e $/Euroitalia con i seguenti dati: 
1) Cambio €/$ 1,26008;  2) tasso di interesse  1,5%; 3) inflazione: 2%;      4)aspettativa di svalutazione : 0,5% 
1) Cambio $/€G 0,7936; 2) tasso di interesse 1,5%;  3) inflazione: 2% ;     4)aspettativa di rivalutazione 2,5%;
1) Cambio $/€I 0,7936;   2) tasso di interesse 3,5%;  3) inflazione: 3,1% ;  4)aspettativa di svalutazione  2,5%
Sulla base di queste ipotesi diciamo che per avere il valore esatto da scontare in termini reali, per ciascun nuovo “europaese” occorre comparare le diverse divise in termini di tasso di interesse più tasso di inflazione addizionando algebricamente le aspettative di svalutazione o rivalutazione per cui verrebbero i seguenti risultati:
- $ 1 (1,5%-2%-0,5%)=1,0404765  che significa che il valore del cambio €/$ alla fine dell’anno diverrebbe 1,0404765 con una perdita prospettica pari al 4,047% a fine anno;  
 - $/€G 0,7936(1,5%-2%+2,5%)= 0,801073728  (1,2483245)  sconto $ = 0,0117555;
 - $/€I 0,7936(3,5%-3,1%-2,5%)= 0,8680096224  (1,1520609613) premio $ = 0,1080190387;
questi risultati portano ad una parità tra  €G/€I  di 1,0835 e per conseguenza la parità inversa sarà €I/ €G 0,9229349. Infatti per verificare basta moltiplicare tra loro le due parità per ottenere l’unità: 1,0835x0,9229349= 1.
Questi calcoli verrebbero effettuati quindi per ogni moneta UE e si formerebbe la griglia delle parità sia contro il Dollaro statunitense che in cross fra di esse. Sperando che il ragionamento, pur se complesso, sia stato comprensibile per tutti, direi di passare ad analizzare ulteriormente lo scenario dal lato dei  poteri delle rispettive banche centrali che riprenderebbero il controllo della propria moneta, del sistema bancario nazionale, della stabilità dei prezzi e di conseguenza anche i governi tornerebbero a gestire in proprio il debito sovrano. La soluzione comporterebbe che internamente a ciascun Paese, nulla cambi perché si continuerà a calcolare tutto in euro. Il problema si evidenzierebbe soltanto nelle cosiddette transazioni transfrontaliere (esportazioni, importazioni, turismo e investimenti esteri). Ciò non toglie però che il problema che origina da un tale scenario sia di duplice natura: il primo politico concernente la disintegrazione delle prospettive europee e con questa anche la revisione dei diversi trattati di cui non possiamo conoscere la conflittualità potenziale; mentre dal lato monetario esploderebbe a rigor di logica, una bolla inflazionistica che per quanto ben gestita farebbe impennare ulteriormente i prezzi ed i tassi di interesse aprendo una spirale viziosa di inflazione, disoccupazione, svalutazione. Oltre che ulteriori immaginabili, anche se difficilmente stimabili, bolle speculative  innescate nella spirale: banca, borsa, finanza, assicurazioni, edilizia ecc.,  a turno e a cascata. Spero vivamente perciò che questo scenario non si verifichi perché la sua attuazione sarebbe di una inaudita gravità attualmente indescrivibile. Torniamo allora alle nostre sirene: a Cernobbio si sono riuniti i “soliti amici” da Monti a Prodi, a esponenti di Goldman Sachs a Tremonti nonché al commentatore economico del Financial Times  Martin Wolf ed allo storico professore di Harward, Niall  Ferguson che per “riaggiustare” l’Europa ricorrerebbe ad “Antichità e Petrella” rispolverando Cavour e  Otto von Bismarck come riportato dal Corriere della Sera di Domenica 9 settembre a pag.2-3. Il tutto credo senza rendersi conto che viviamo in un epoca totalmente diversa in cui tempi della globalizzazione (Tempo/tempo-tempo/virtuale-tempo/spazio e tempo/reazione) con le loro componenti trasversali di accelerazione, superficialità, velocità e aggressività, non permettono di fare paragoni come egli pretenderebbe. A Cernobbio quasi tutti personaggi, della “Vetrina Ambrosetti” in qualche modo sono responsabili o quantomeno attori della crisi in atto, tranne qualche eccezione rappresentata da qualcuno dei componenti del Governo tecnico. Sembrerebbe che siano tutti li oltre che per il probabile “gettone di presenza” anche per fare “opinione” a favore delle proprie lobby. Certo però che a mio avviso, tra le cose più negative vi è lo spazio dato di nuovo nel Workshop anche all’ex ministro Tremonti, da me considerato il maggior responsabile, come ministro delle finanze allora in carica, della crisi dell’euro in Italia, per non averne controllato la circolazione in relazione all’aumento dei prezzi e di conseguenza il valore dell’euro nel periodo cruciale dal 2002 al 2005 (periodo più funesto). Questa “visibilità” credo che sia stato uno degli errori più grandi.  Infatti mentre il premier Monti parla di ”populismo”, e della necessità di ritrovare lo spirito del ’57 dei trattati di Roma  con convegni mirati a recuperare lo spirito europeo, Tremonti invece  si inventa l’idea di un ulteriore referendum sulla UE in accordo con Wolfgang Schaeuble. Sappiamo bene che i tedeschi non sembrerebbero aspettare altro, anche se non si rendono veramente conto della gravità della loro posizione.  Giulio Tremonti che, sparito dalla scena politica, si ripresenta con mirati “libri etici” avvicinandosi sempre più agli ambienti cattolici. Devo ritenere che lo faccia per suoi motivi elettorali e di consenso, non certo per scelta etica essendo come a tutti noto, il padre conclamato degli scudi fiscali. Ma continuiamo. Il Corriere oltre a mettere in evidenza i “populisti d’Europa”  da Marine Le Pen ad Alexis Tsipras passando per i vari Wilders, Strache e Timo Soini plaude allo scenario dipinto da Ferguson  nella divisione delle tre epoche europee, che a mio avviso è quello tipico dello stereotipo statunitense, acquisita ormai dal britannico professore di Harvard, che non va al di là del proprio costrutto mentale: l’Europa non si studia sui libri…l’Europa si vive…e… questo un americano non lo capirà mai! La nostra democrazia non ha nulla a che vedere con il Far West ed inoltre non ci possiamo aspettare un senso veramente critico da chi la storia l’ha vissuta con il filtro della democrazia americana..esportata…per motivi pacifici…con la guerra! Forse questi  illustri colleghi dovrebbero calarsi di più nella storia dell’Europa e della sua antropologia piuttosto che abbozzare giudizi e scenari che non hanno prospettive, ma solo luoghi comuni ormai obsoleti basati su tecniche di bilancio o “efficienza dei tribunali civili o sulla capacità di garantire i piccoli azionisti”…Lasciatemi dire….belle chiacchiere. Così come esattamente ha fatto un altro personaggio che si dice “etico” un tale Gorge Soros, al quale il Corriere ha riservato niente meno che quattro intere facciate dell’inserto “Cultura”. Infatti nell’articolo “Ultimatum a Berlino”  ottimamente tradotto, devo dire da Rita Baldassarre, questo falco della finanza speculativa, reduce dai successi del ’92 su lira e sterlina e dagli insuccessi del ’98 con il suo Quantum Emerging si permette di disegnare scenari che hanno solo un senso: darsi una facciata etica per indirizzare l’opinione pubblica verso alcuni obiettivi che gli permetteranno di fare affari! Fece altrettanto anche nel 1998 in un articolo che lessi sul Sole 24 ore in cui plaudeva ad un ombrello per salvare le borse asiatiche ed i titoli dei Paesi emergenti. In realtà mirava a recuperare qualcosa di quel 45% che aveva perso nelle speculazioni del suo fondo che poi fu costretto a chiudere. Ed il Corriere che fa? Fa lo scoop, gli da uno spazio inaudito per  permettergli di estrinsecare un pensiero etico, che di etica ritengo non abbia neanche un minimo componente. Ma capiamoci, non vorrei che mi si fraintendesse, non ho nulla contro Gorge Soros, lui fa benissimo quello che sa fare, sarà la sua coscienza e la storia a giudicarlo. Io invece vorrei riferirmi alla dimostrata mancanza di senso critico e di valutazione dell’impatto psicologico dell’Editore del quotidiano, che passa per essere uno dei migliori del nostro Paese; sottolineerei la mancanza di visione politica, in termini di bene comune, evidenziata dal suo Direttore che ho sempre stimato e che ora mi pare stia calando molto di tono, dando spazio a posizioni anomale, che potrebbero essere espresse con il detto “predicano bene e razzolano male”. Un Direttore che si lascia avvincere dal lobbistico “canto delle sirene”. Se questi sono i preludi…che cosa sarà il concerto??  Si parla sempre più di poteri forti, di congreghe di tipo massonico e se qualcuno non ci credesse, basta aprire il Sole 24 ore, dove anche lì si dà spazio alle “sirene”,  delle quali l’ultima in ordine di tempo è la voce “etica” di Luigi Zingales, in prima pagina del Sole 24 ore di domenica 9 settembre con “La scommessa di Draghi e il dovere dei governi” che dipinge neri scenari di liberismo e  di fallimento italiani in prospettiva europea e guarda caso anche lui docente in una Università statunitense, con studi al MIT. Esemplare poi la recensione che viene fatta del suo libro a pag. 35  da Giorgio Barba Navaretti in “Un capitalismo migliore”…Pare vero! La realtà comunque è una ed io tengo a ripeterla: se si continua a dare spazio a voci  che non riescono a distinguere tra etica, deontologia, legalità…. Compliance e strumentalità per affari…privati, non andremo da nessuna parte. Tutte le motivazioni addotte dimenticano una sola cosa: la mancanza di etica, quella vera, e non quella della Business ethics,   prova ne è lo stravolgimento del suo significato a fini strumnentali.  Ritengo pertanto che pur se  la situazione è critica, noi italiani ed europei abbiamo sia gli uomini sia le idee, e Draghi l’ha dimostrato non solo con l’effetto annuncio, ma anche con la propria coerenza,  pertanto non abbiamo bisogno di ricorrere alla  “manifattura” come auspicato da Prodi sul Sole 24 ore di domenica 9 settembre “L’Europa punti sulla manifattura”. Credo che invece sia sufficiente ricorrere al territorio, riscoprire le sue potenzialità, ritrovarci nella nostra ricchezza culturale, basta ricostituire la filiera produttiva in ogni regione, di servizi sociali con un nuovo modello di sviluppo che privilegi i servizi alla persona nella salute, nell’assistenza, nella gastronomia, nell’industria turistica, nell’attività florovivaistica, di recupero ambientale  e artigianale… e molte altre per giunta tutte non delocalizzabili! Noi dobbiamo capire che tutti gli scenari che abbiamo di fronte, non sono originati da crisi economica, ma sono effetto generato da una mancanza di etica, mancanza di coscienza del rispetto delle regole per cui  ciascuno di noi deve farsi portatore del dibattito. Occorre saper  schierarsi pur nella consapevolezza che colossi come Corriere della sera, Sole24 ore e Repubblica sono quotidiani “tradizionalmente allineati” che non si possono  “indurre alla verità” su due piedi, ma con un’azione di movimento che isoli le sirene si! Quindi chiunque legga questo post perché crede nell’etica, vale a dire nel rispetto della dignità dell’uomo in ogni suo aspetto e nella promozione del bene comune di cui parlo, dovrebbe fare una scelta onesta e precisa ed unirsi a noi sulla base del seguente invito: cerchiamo di ritrovare nel profondo del nostro essere umano le nostre motivazioni di riscatto, la nostra voglia di costruire, cerchiamo di inserirci in ogni dibattito stando sempre attenti alla verità che ci viene propinata, non facciamoci illudere dalle belle parole, ma guardiamo ai fatti; guardiamo con occhio vigile la realtà e chi ce la propone. Non perdiamo la speranza di costruire e di dialogare con ogni altro essere umano a prescindere dalle diversità. Impariamo ad essere aperti; ma fermi nelle nostre convinzioni sull’uomo e sulle sue capacità relazionali e di sviluppo. Solo in questa maniera giorno dopo giorno ricostruiremo l’Italia e struttureremo un’Europa veramente democratica: con il dialogo, con la determinazione di una vera visione ugualitaria consegnataci dai secoli della storia per le future generazioni, dove ci siano solidarietà e sussidiarietà in funzione del bene comune  e questo senza farci tentare dal canto delle “sirene” anche se veicolato da pregevoli “mass media”, le quali prima o poi, non per motivi loro, ma per ragioni di partito, finiranno per perdere la voce.

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