etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


venerdì 9 maggio 2014

L’ETICA DELLA SAGGEZZA

Si parla più volentieri di ciò che si ignora. (Paul Valery); Spesso gli uomini parlano benissimo di cose che non conoscono. (Voltaire).
La verità che ho sopra espresso con (queste) due famose battute, non di rado contribuiamo un po’ tutti a dimostrarla attraverso la nostra piccola o grande arroganza, oppure attraverso l’approssimazione negli studi, la superficialità nella preparazione, l’inesperienza e l’ignoranza, coniugata però alla presunzione saccente.  La più pericolosa sorta di stupidità è, infatti, quella di chi si crede sapiente e acuto. Egli veleggia, senza timore del ridicolo, con grande prosopopea, lanciando giudizi, offrendo consigli, dispensando analisi. E, attorno, molti o tacciono o condividono. Il vero conoscere, infatti, si raggiunge solo nella paziente, rigorosa e faticosa ricerca: è un’ascesi della mente e dell’anima (e persino del corpo). G. Ravasi “L’ignorante e il saccente” in "Le parole del mattino" ed. Oscar Mondadori pag. 145.


La riflessione di oggi scaturisce da una triste considerazione che mi è capitato di fare a diversi livelli nel constatare l’incompetenza aperta di giornalisti, uomini politici, blogger e professori partecipanti ai diversi talk show. Ritengo superfluo indicare quali, perché tanto sono sempre i soliti e ormai tutti allo stesso livello e nel corso della settimana, (Ballarò, La Gabbia, Virus, Piazza Pulita ecc.)  tranne le poche schiarite di Presa diretta e di Report, il resto lascia il tempo che trova. Certo qualcuno potrà dire che non si può generalizzare, ma com’è difficile. Tu fai lo zapping e senti, percepisci, constati che l’interlocutore di solito o non risponde alla domanda oppure la “butta in politica” per non dire meglio “in caciara”. Infatti basta una parola e l’urlo concitato del parlarsi addosso non permette, al telespettatore, di comprendere nulla di cui si parla. Inoltre si ripetono in continuazione “copioni giornalistici”  con domande “improbabili” e risposte altrettanto “sconcertanti” che ti fanno comprendere che coloro che parlano non solo non si ascoltano, ma cercano inesorabilmente di interrompere l’altro in un duello mediatico o sfottente, o saccente, o da “tana libera tutti”.
Credo che non abbia bisogno di fare i nomi, ormai la frequentazione dei suddetti salotti televisivi è talmente continua che se si vedono personaggi nuovi sorge la preoccupazione di capire come mai e che cosa sia successo. Il legame infatti non è solo finanza e politica, ma anche e soprattutto politica e mass-media per non dire “televisione”. Ben lo sa il proprietario delle televisioni private più incisive in termini di “trash tv” ecco perché continua imperterrito nella sua posizione, senza un minimo di riflessione, di umiltà e di accettazione del “ruolo delinquenziale” che la comunità attraverso le sue istituzioni gli ha attualmente assegnato. Questo perché per lui la sua libertà non deriva dalla sua dignità, e dai suoi comportamenti, bensì dal voto dei suoi elettori ammaliati da sogni di opulenza che non vedranno mai…. ma per i quali sono pronti a battersi a spada tratta, sia che si tratti di operai, benzinai, pensionati o calzolai: il sogno del riscatto, il mito della grandezza li imprigiona senza possibilità di uscita. Eppure pensavo guardando alle realtà del nostro Paese, come faccia questo esponente e rappresentante di una classe politica incapace (perché per vent’anni non è riuscita che a distruggere tutto quello che esisteva di buono e funzionante), a non rendersi conto di ciò che la sua tracotanza, la sua presunzione e saccenza, nonché la sua capacità di corruzione a diversi livelli hanno prodotto. ( Solo come ultima notizia in ordine di tempo cfr. http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2014/05/07/sen.rossi-mi-offrirono-soldi-per-cambio_56b5615e-c931-4de1-9ba9-a5613bac3889.html). Probabilmente credo che sia necessario per la sua salvaguardia in quanto se dovesse veramente realizzare la dimensione di sfacelo che è riuscito a creare prima nella cultura attraverso le sue “trash tv” e poi nella P.A. tramite la strumentalizzazione dello spoil system; poi nel conflitto tra istituzioni attraverso la difesa ad oltranza dalle “toghe rosse”; poi nello svilimento della dignità del Parlamento con  le leggi “ad personam” e poi con la “compravendita” di parlamentari per assicurarsi la maggioranza; infine con la tracotanza di colui che sentendosi “al di sopra della legge” si vede “ingiustamente” condannato per evasione fiscale, denigrando il Presidente della Repubblica per non avergli offerto ”spontaneamente” la grazia, credo che non reggerebbe all’istinto catartico del “suicidio”! (politicamente intendo)
L’etica necessiterebbe di maggiore riflessione sul ruolo della saggezza umana che deriva appunto dalla conoscenza, non solo delle tecnicalità politiche, ma soprattutto delle finalità politiche legate alle responsabilità ed anche se qualcuno vuole una dicotomia tra la morale comune e l’etica politica, in realtà esiste una dimensione di responsabilità verso il bene comune che le rende analoghe. La conoscenza effettiva delle dimensioni della responsabilità è cosa complessa perché come osserviamo tutti i giorni dall’operato della maggior parte dei nostri politici, si pensa sempre che la responsabilità sia un elemento esterno, da addossare in maniera sempre più aggressiva all’altro, all’avversario e che tale responsabilità che lo limita, lo intacchi solo in maniera marginale. Chissà perché in politica è sempre colpa dell’altro? In realtà vorrei sottolineare che la responsabilità, ancorché politica è sempre tipicamente umana, interiore e relazionale vale a dire biunivoca.  Infatti questa doppia valenza si spiega in maniera molto semplice dicendo che se da un lato esiste una responsabilità soggettiva cioè umana e interiore,  dall’altro esiste un aspetto oggettivo di relazionalità. Ma senza entrare in approfondimenti sulla natura delle responsabilità, direi che ciò che ci interessa è che entrambi gli aspetti della responsabilità citati prevedono un risarcimento dei danni provocati. Così se pensiamo che un ipotetico danno causato dipenda  da noi, non possiamo non sentirne il peso, innanzitutto a livello interiore e poi come necessità di risarcire chi ha subito il danno. E se questo vale nello svolgimento della vita normale, dovrebbe valere ancora di più per la vita politica. Purtroppo questo non sembrerebbe, a quanto pare, dato il susseguirsi degli eventi (Arresto dell’ex ministro Scajola, totoarresti dell’Expo di Milano con in primis quel Primo Greganti che aveva già riempito le cronache dei giornali all’epoca di tangentopoli) che giorno dopo giorno non cessano di farsi sentire proprio a livello politico. Allora direi, quale è il messaggio di saggezza che possiamo inviare a tutti coloro che sostengono questi esponenti tutti “vittime” della magistratura?. Credo che innanzitutto sia bene che tutti gli elettori facciano un profondo esame di coscienza per realizzare come è ridotto il nostro Paese. In secondo luogo ciascuno dovrebbe sentirsi chiamato in causa da due domande esistenziali importanti: 1) qual è la dimensione della propria dignità?; 2) quando si è votato o sostenuto questi esponenti quale criterio di valutazione della loro dignità si sono adoperati? Sono certo che se ci facessimo onestamente, queste due domande, davanti allo specchio della nostra coscienza forse molti di noi si vergognerebbero di rispondere. Perché? perché si sentirebbero coinvolti e compartecipi dello sfacelo causato.  Comunque come tutte le cose della vita nulla è definitivo e tutto può cambiare perciò inviterei tutti gli uomini di buona volontà ad usare quella che chiamerei “saggezza etica” che consiste nel misurare sempre le proprie azioni e le proprie decisioni sui bisogni degli altri tenendo presente la differenza di giudizio se basata su dati di fatto oggettivi oppure se generata da criteri di giudizio soggettivi. In tale contesto inviterei ciascuno prima di compiere qualsiasi azione o di prendere qualsiasi decisione di valutare a) se ciò che sto facendo è legale (badando bene di capire che se vado a votare qualcuno che poi invece di guardare al bene comune guarda ai propri interessi, mi rendo complice e quindi sono colpevole alla stessa maniera poiché senza il mio concorso non avrebbe avuto tale possibilità); b) come si pone questa azione nei confronti della realtà sociale, politica ed economica ( qui i risultati si possono anche misurare in termini numerici: a livello sociale vediamo la distruzione del tessuto in termini di differenze sociali nei diversi livelli ed espressioni della vita comunitaria del Paese; a livello politico vediamo la distruzione del sistema operato da quella massa di incompetenti che oltre a destrutturare ed asservire le istituzioni ai loro propri interessi propongono e fanno leggi che non guardano al bene comune, vedi quelle sull’immigrazione, sul lavoro, sulle pensioni, sul titolo V della Costituzione, sulla riforma costituzionale del Senato ecc; mentre a livello economico basta dire: a) aziende fallite: ROMA - Nel 2013 sono stati superati tutti i record negativi da quando è iniziata la crisi economica, tanto che si contano circa 111mila chiusure aziendali, il 7,3% in più rispetto al 2012. Ad affermarlo sono i dati Cerved consultati dall'ANSA: male l'industria, crolla il Nord Est.                                              http://www.leggo.it/NEWS/ECONOMIA/crisi_2013_anno_nerissimo_111mila_aziende_fallite_in_italia_nell_39_anno_appena_finito/notizie/554114.shtml; b)disoccupazione: 14:17 - Secondo le nuove stime diffuse dalla Ue, per l'Italia si prevede una lenta ripresa nel 2014, "sostenuta soprattutto da domanda esterna". Resta negativa invece la situazione sul fronte occupazione, con un nuovo picco per la disoccupazione italiana al 12,8% (contro il 12,6% stimato a febbraio). Invariate le previsioni sul deficit italiano: nel 2014 al 2,6% e nel 2015 al 2,2%. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, resta ottimista: "Miglioriamo".  http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/2014/notizia/disoccupazione-giu-in-ue-non-in-italia-padoan-resta-ottimista-miglioriamo-_2042849.shtml; c) famiglie povere:  In Italia ci sono oltre 8 milioni di poveri, con l’11% delle famiglie povere in termini relativi e il 5,2% in termini assoluti. Questi i dati diffusi dall’Istat nell’ultimo rapporto sulla povertà in Italia , relativo al 2011. Numeri che fanno di certo tremare, che rimangono sul trend dell’anno prima, ma con alcune sostanziali differenze che delineano l’identikit del nuovo povero. http://economia.panorama.it/the-99/istat-11-percento-famiglie-italiane-povere. L’ultima valutazione c) come si pone questa azione nei confronti della propria coscienza personale. Quest’ultima valutazione che ritengo essere la più efficace a livello interiore richiede un presupposto e cioè se si abbia una coscienza avvertita su ciò che si sta facendo. La coscienza infatti può anche essere erronea, può anche essere ignorante e quindi saggezza etica (rivolta alla costruzione del bene comune) vuole che ci si interroghi su questo elemento e a livello politico domandandosi soprattutto perché: il pragmatismo attuato dalla maggior parte dei politici è manifestamente strumentale? Perché non c’è gradualismo progettuale, ma solo “tutto e subito” con spartizione di interessi, poltrone e soldi? Perché il cambiamento attuato crea sempre instabilità? perché i programmi di istruzione e formazione sono sempre più mirati ad abbassare il livello delle conoscenze? a distruggere anche la componente buona esistente per riformare a fini faziosi il sistema primario, secondario e universitario? Perché non si sa o meglio non si vuole coniugare l’economia di stato con finalità sociali rivolte al bene comune e si continua a demonizzare un mezzo, come l’Euro, invece di assumersi le responsabilità soggettive del suo cattivo uso? Perché ci si ostina in questo capitalismo di sottrazione che pone in conflitto le sfere generalizzate della nostra società in un “tutti contro tutti?” Un’altra domanda perché i politici che ho votato, non sanno uscire dalla situazione di stallo attuale senza calpestare i diritti umani degli immigrati, dei lavoratori, delle classi più deboli? Perché non sanno uscire dal connubio politica-finanza basato sulla corruzione e voto di scambio? Perché non sanno riequilibrare il rapporto tra privilegiati ricchi ed emarginati:  I patrimoni italiani in poche mani. Quasi la metà al 10% delle famiglie. Come sono distribuiti immobili e titoli. In media in portafoglio 1,6 milioni, 22 volte di più dei ceti popolari. Le abitazioni continuano a fare la parte del leone con un valore di 5 miliardi di euro. Negli ultimi anni è affondata la classe media e sono cresciute le proprietà di imprenditori e commercianti. I cittadini hanno tra risparmi e ricchezza 8.600 miliardi, pari a quattro volte il debito pubblico. http://www.repubblica.it/economia/2012/01/08/news/i_patrimoni_italiani_in_poche_mani_quasi_la_met_al_10_delle_famiglie-27751433/ Infine perché non si ricercano nuove forme di welfare in un nuovo modello di sviluppo sostenibile per tutti senza continuare ad anteporre il mercato alla democrazia vendendo e svendendo diritti non negoziabili?


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