etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


venerdì 11 ottobre 2013

CHE SIGNIFICA L’ETICA NELLA POLITICA? QUAL E LA DIFFERENZA TRA ETICA E POLITICA?

“ 2) L’etica politica è l’etica di colui che esercita attività politica, ma l’attività politica nella concezione di chi svolge il proprio argomento partendo dalla considerazione dell’etica professionale non è il potere in quanto tale, ma il potere per il raggiungimento di un fine che è il bene comune, l’interesse collettivo o generale. Non è il governo ma il buon governo. Uno dei criteri tradizionali e continuamente rinnovati per distinguere il buon governo dal malgoverno è per l’appunto la valutazione del conseguimento o meno di questo fine specifico: buon governo è quello di chi persegue il bene comune, il malgoverno è quello di chi persegue il bene proprio.” Jean Bodin – De la republique citato da Norberto Bobbio in “Elogio della mitezza” pag. 83

Ancora una volta ho cercato riflettere a lungo prima di accingermi ad esprimere il mio pensiero in questo post. Anche se per i lettori, questo potrebbe apparire negativo, in realtà lo reputerei  piuttosto positivo perché mi ha permesso di formulare più serenamente il mio pensiero e con maggior cognizione di causa. Spiego perché. Le vicende di questi giorni, riportate dai mass-media come ormai da venti anni circa a questa parte, hanno interessato tutte una persona, una medesima situazione, i medesimi protagonisti. La televisione non faceva altro che parlare di tradimenti, di lealtà, di leadership incontestata, di padre padrone, di punto di riferimento insostituibile……e di non ricordo più che cosa. A primo impulso dopo aver assistito mio malgrado ai diversi talk show, tra cui, tanto per citarne alcuni in ordine di tempo Piazza Pulita di Formigli nel talk di La7 con ospiti il ministro Franceschini, i giornalisti Padellaro e Cerno, l'economista De Nicola e il critico d'arte Sgarbi e il giorno dopo Ballarò,  con ospiti, di Floris tra gli altri, l’ex ministro e governatore della regione Puglia Raffaele Fitto, Debora Serracchiani Presidente della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, e i giornalisti Belpietro e Giannini, avevo avuto la voglia di scrivere il mio post, di getto con tutta l’animosità repressa per la situazione che continua a perpetuarsi come un copione che si ripete o un disco che si incanta. Non se ne può più. Ma che cosa dobbiamo fare per uscire da questo tunnel? A quale parte recondita del cervello dobbiamo puntare, visto che alla gente …di spirito ormai…sembra essere rimasto…. solo quello di patate? Allora mi sono detto che forse era meglio attendere e mantenere la calma per non restare vittima di un attacco di bile che ti sale alla gola, come l’acqua alta a Venezia perché mentre i giornalisti e i politici si parlano addosso, si insultano riprovevolmente, ti scorrono davanti agli occhi le immagini dei morti di Lampedusa, dei carcerati, degli imprenditori suicidi, dei lavoratori disperati, dei cervelli in fuga e di tutte quelle persone che dentro gli occhi vedono il nero del futuro che si dilata nella loro pupilla in maniera paurosa alla ricerca della luce. Ma la luce non c’è. C’è invece la rabbia. Continua a salire il rigurgito. Ti risenti negli orecchi la canzone di quel grande Rino Gaetano che  già allora, poco prima di morire, cantava “Nun te reggae più” .

ETICA E POLITICA
Quasi tutti si domandano perché siamo arrivati a questo punto? Tutti o quasi, cercano di trovare una spiegazione, di individuare un colpevole…..la realtà però ci accusa: colpevoli siamo tutti, nessuno escluso. Anche se qualcuno lo è di più. Purtroppo anche io che sto scrivendo in questo momento mi sento addosso il peso di questa colpa: Non abbiamo fatto abbastanza. Dove eravamo quando approvavano il reato di calndestinità? Non ci siamo resi conto del tempo che passava e che veniva gestito alle nostre spalle, sulle nostre teste, da una masnada di parvenu, che non avevano altro pensiero che la “poltrona”. Io ero e sono ancora troppo sincero per rendermene conto. Ho sempre pensato che gli altri si comportano come me, che hanno le stesse sensazioni, le stesse motivazioni, la stessa voglia di crescere e soprattutto quando diventano attori politici, ministri o parlamentari, fare, “cose grandi”. Purtroppo le “gran cose” come diceva Machiavelli nel Principe, non sono obiettivo di questa specie di politici. Tranne forse che in qualche rara eccezione dobbiamo rassegnarci e constatare che i rapporti tra etica e politica sono storicamente contrastanti lo abbiamo appreso già dall’Antigone di Sofocle. C’è ormai una diffusa convinzione, una inevitabile rassegnazione che coincide con un generalizzato senso comune che accetta che il politico possa comportarsi in modo diverso dalla morale ordinariamente concepita, con il risultato che in politica possa essere anche apprezzato come buono o quantomeno lecito, un atto reputato normalmente illecito o criminale per il senso comune.  Con l’avvento dell’era Berlusconi, i Fiorito,  ed i De Gregorio di turno, si è instaurato un impianto comportamentale totalmente rovesciato della visione, per cui si crede che la politica obbedisca ad un codice di regole a  se stanti, o che abbia un sistema normativo giustamente anzi necessariamente difforme della condotta morale anche se in parte incompatibile con il sistema normativo. Altrimenti non si capirebbe come mai i personaggi sopra citati possano essere giustificati dai loro sostenitori. E’ chiaro che il politico come si sa è costretto a “sporcarsi le mani” lo diceva anche Jean Paul Sartre nel suo Les mains sales, mani sporche di fango o anche di sangue!!! Allora come si giustifica la questione morale? Come si coniuga l’etica con la politica? Essa si pone in tutti i campi dell’agire umano, ma guarda caso quando viene richiamata nella sfera dell’agire politico allora la questione morale assume un carattere autonomo, assume una maniera di essere valutata in modo altro, per cui il  giudizio non si riferisce più al dato di fatto oggettivo lasciando spazio invece al criterio soggettivo di giudizio così accade che nonostante la chiarezza dell’agire illecito, ciò viene comunque e in qualche modo da più di qualcuno ritenuto lecito. E’ strano questo comportamento se pensiamo che in tutti gli altri campi la questione morale viene sempre da tutti richiamata per operare una verifica tra la condotta lecita ed illecita, basti pensare alla realtà economica, alla finanza, alla condotta nei rapporti sessuali, nelle gare sportive: la discussione attiene sempre ad un problema molto sentito e cioè quali siano le regole o i principi che questi esseri umani, in quanto tali, devono seguire nell’esercizio delle loro attività.  In questi casi comunque la cosa certa è che esiste una questione morale da discutere, e che è plausibile porsi il problema della condotta morale perché esiste un problema di moralità oggettivo nei confronti di questi comportamenti. Nella politica no. L’etica diviene per più di qualcuno qualcosa di distinto dalla politica, quest’ultima per agire necessita delle mani libere, con il diritto di sporcarsi senza incorrere in giudizi negativi perché sempre con Machiavelli abbiamo imparato a dire che il fine giustifica i mezzi.

LA POLITICA DEVE SOTTOSTARE AD UN GIUDIZIO MORALE?  
La domanda che sembra importante porci per concludere questa difficile riflessione è allora, se la politica debba essere o no scorporata dall’etica comunemente intesa? Domandiamoci ancora,  la politica che secondo Aristotele è l’eccellenza dell’etica in quanto rivolta unicamente al bene comune, deve essere invece intesa come uno strumento ad uso e consumo di chi ha il potere?   Ad uso, voluttuario di chi? Ma certo...di chi, come più volte ha ripetuto Berlusconi nel ventennio che sta passando, “è stato eletto dal popolo”. Pertanto questo status gli permetterebbe di essere al di sopra delle leggi e quindi non solo di potersi confezionare leggi “ad personam”, a beneficio specifico proprio o di taluni gruppi di pressione, ma essendo “più uguale degli altri”, poter anche contestare, con protervia, sentenze che rappresentano il momento esistenziale più concreto di un altro potere su cui si fonda la democrazia. Quindi il politico pur se condannato definitivamente, appare tuttavia legittimato ad  invocare la sua “elezione” per scampare alla pena. Quindi al politico è lecito tutto. Il politico può invocare uno stato di necessità per spendere soldi pubblici a suo piacimento come potrebbe essere l’acquisto di un fuoristrada per affrontare neve ed intemperie, invece di mettere le catene alle ruote della propria autovettura; anzi, abbiamo appreso dai giornali che il politico è anche giustificato nell’uso dei soldi pubblici a sua disposizione per “tentare la fortuna” nel gioco d’azzardo, nelle slot-machine o per  acquistare regali o viaggi per propri amici……Allora che ne dite? Come esprimere un giudizio, come giungere ad una soluzione? 
A voi ora... attendo risposte…la mia la scriverò nel prossimo post!   

1 commento:

  1. nel corso della filosofia il tema dell'etica/morale è stato molto discusso. molti filosofi hanno tentato di descrivere sistemi etico/morali per la società, nell'antica grecia, soprattutto nel periodo ellenistico esistevano diverse scuole filosofiche che proponevano vari sistemi etici da seguire. l'epicureismo, lo stoicismo e lo scetticismo sono alcuni esempi. dopo questi, un sistema etico molto diffuso e ampiamente usato, fino ai giorni nostri, è stato tramandato dal cristianesimo che ha determinato le regole etiche da seguire durante tutto il corso della storia antica dall'impero romano a oggi. questo sistema etico è stato migliorato e modificato dai vari concili del vaticano e i contributi di innumerevoli filosofi come spinoza, machiavelli, hobbes ecc....

    al contrario di oggi, anticamente si riteneva che l'etica fosse indispensabile per governare e che dovesse essere parte integrante della società. nella grecia antica era posto in primo piano il valore della virtù e della libertà, valori poi abbandonati con il cristianesimo a favore di valori quali fratellanza, carità, compassione.

    praticamente, più ci si avvicina all'era contemporanea + i valori etici diventano effimeri e generali, relativi, quasi personalizzati, fino a scomparire ai giorni nostri, in cui non ci sono + veri valori.

    è importante riflettere sulla perdita di significato di valori importantissimi quali virtù, libero arbitrio, giustizia e così via.. l'etica dovrebbe essere parte fondamentale della società e della politica, cosa che ora non accade.

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