Gli americani pongono nella ragione universale l’autorità morale, come il
potere politico nell’universalità dei cittadini e stimano che bisogna
rivolgersi al senno di tutti per discernere ciò che è permesso e non permesso,
ciò che è vero o falso. La maggior parte
di loro pensa che la conoscenza del proprio interesse bene inteso basti per
condurre l’uomo verso il giusto e l’onesto. Essi credono che ognuno, nascendo,
ha ricevuto la facoltà di governare se stesso e che nessuno ha il diritto di
costringere il suo simile ad essere felice. Tutti hanno una grande fede nella
perfettibilità umana; e credono che la diffusione della cultura debba
necessariamente produrre risultati utili, l’ignoranza portare effetti funesti;
tutti considerano la società un corpo in progresso; l’umanità come un quadro
cangiante in cui nulla è, né deve essere, fissato per sempre e ammettono che
ciò che loro sembra bene oggi possa domani essere sostituito dal meglio ancora
nascosto. Non dico che tutte queste opinioni siano giuste, ma che sono
americane. A. De
Tocqueville “la Democrazia in America” Ed. BUR pag. 369.
VIAGGIO DEL PAPA NEGLI USA
Nonostante i
molteplici impegni che mi assillano in questi giorni dovuti alle diverse iniziative
che sto portando avanti a livello etico socio-politico-economico, non ho potuto
fare a meno di soffermarmi sull’avvenimento riguardante la visita di Papa
Francesco negli Stati Uniti, per condividere una importante riflessione sul suo
significato.
Certo come al solito
mi sento in difficoltà perché forse richiedo come sempre ai miei lettori di
seguirmi su una pista non facile da seguire soprattutto per ciò che riguarda la
configurazione etica degli argomenti e dei concetti espressi.
Ebbene chiedo ancora
un granello di attenzione, per seguire un ragionamento che ci aiuterà a fare
chiarezza sul significato che questa visita assume al di là di ciò che viene raccontato
dai giornali e telegiornali.
Come a tutti noto
gli avvenimenti che si sono succeduti sono stati raccontati come cronaca e a
volte anche intelligentemente interpretati a seconda degli invitati nei talk
show o nelle TV dedicate come TV2000. Tali interpretazioni e racconti hanno
cercato di raffigurare quello che il Papa stava facendo senza però a mio avviso
comunicarne il senso profondo. Tutti hanno parlato del taglio pastorale, tutti
si sono riferiti all’enciclica Laudato Si’, tutti hanno sottolineato la sua
grande capacità di comunicare nuovi paradigmi per raggiungere quel cambiamento
auspicato della Chiesa, che le faccia riscoprire quegli elementi di attrazione
che le hanno permesso nei suoi primordi di divenire un punto di riferimento per
tutti coloro che erano alla ricerca di una verità ultima, che la realtà terrena
non riusciva ad indicare. Il papa vuole rinnovare gli orizzonti della Chiesa,
il Papa vuole porsi come voce che parla alla coscienza degli uomini, pur se gli
uomini ritengono di poter non dare ascolto alla propria coscienza. Ebbene tutto
ciò si è evidenziato in maniera chiara nei tre momenti clou del suo percorso,
partendo da Cuba, con un programma di “riabilitazione umana” degli esclusi si è
soffermato nel discorso ai vescovi americani sull’importanza dell’annuncio e
della relazione, per dettare loro una linea ecclesiale finora vissuta in maniera
distorta dalla prassi neoliberista del sistema; si è soffermato al Congresso
sui diritti umani, per spiegare i motivi per cui un paese portabandiera della
democrazia, rappresentato da quattro grandi figure della storia americana: Abraham
Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton, si è perso poi, nei
meandri dell’opportunismo strisciante imposto dalle cosiddette strutture di
peccato generate dalla brama di profitto e dalla sete di potere ad ogni costo;
infine si è recato a sferzare quell’organizzazione superpartes che pur se in un
lontano 10 dicembre 1948 aveva promulgato la Dichiarazione universale dei diritti
umani, oggi, nonostante le molte parole, convegni e conferenze, pare che debba
ancora capire che cosa resta di un documento sostanzialmente privo di forza
morale cogente.
SIGNIFICATO DELLE PAROLE E DEGLI ATTEGGIAMENTI
Il Papa nonostante
la sua età ed i suoi pesanti compiti non si è sottratto alla sua missione di
pastore e ciò lo ha dimostrato nei gesti, nelle parole e negli atteggiamenti.
La sua volontà di porsi in relazione con tutti, in dialogo aperto anche e
soprattutto con coloro che lo rifiutano, è stata evidente. Non ha mai
tralasciato un qualsiasi spunto per sottolineare che ciò che stava facendo non
si limitava ad una veloce ed improvvisata visita di cortesia, ma che estendendosi
invece, al di là della portata dei semplici atteggiamenti di cordialità, era
stata pensata, preparata, ordinata e fortemente indirizzata alla riscoperta di
quei valori etici insiti nei principi fondamentali della Dottrina Sociale della
Chiesa. Certo nonostante ne parlasse così apertamente, non tutti sembrava
comprendessero cosa si celava dietro quella sua affermazione: “io seguo la
Dottrina Sociale della Chiesa”. Ma che cosa è questa Dottrina Sociale? Qualcuno
si è anche chiesto se fosse una dottrina e perché; qualcun altro si è chiesto
anzi gli ha chiesto se lui fosse veramente cattolico e Papa Francesco con una semplicità disarmante ha risposto “se
volete vi recito il Credo”! Questa frase però a mio avviso non è stata
interpretata nella corretta maniera, per via della nostra poca abitudine alla
riflessione ed alla ricerca del significato profondo di una risposta che
sembrava data solo per suscitare un sorriso in chi l’ascoltava. No. In queste
risposte c’è il vero significato dei perché non capiti e non risolti da chi è
stato avvicinato da Papa Francesco. Tentiamo in questa sede per quanto
possibile di spiegarli in termini semplici, ma nel rispetto dei contenuti che
il papa ci ha voluto comunicare.
IL SIGNIFICATO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA E DEL
CREDO
Cerchiamo di dare
subito una configurazione sia lessicale che concettuale di questi tre elementi:
dottrina, dottrina sociale o Magistero ed il Credo.
DOTTRINA
Innanzitutto che
cosa significa dottrina. Se consultiamo il vocabolario troviamo che tale parola
si usa in diversi contesti per indicare il complesso di conoscenze acquisite
con uno studio sistematico ed è quindi sinonimo anche di cultura, erudizione,
sapere, ma significa anche insieme di principi che costituiscono la base di una
scienza, di una filosofia, di una religione più comunemente riportate con il
nome di pensiero, concezione o teoria. Tale parola quindi indicando apprendimento, studio,
elaborazione e somma di principi inopinabili, riferito alla Chiesa Cattolica
significa la perfezione della conoscenza, dell’interpretazione e della sapienza
cristiana trasmessa dalle Sacre Scritture e dalla tradizione ecclesiale su cui
far poggiare il fondamento della propria fede. Non per niente anche in diritto diciamo
dottrina, riferendoci allo studio, sistemazione e interpretazione del diritto
ad opera dei giuristi che poi serve da fondamento alla stesura delle sentenze
ed al consolidamento della prassi giuridica. La dottrina quindi non ha
carattere di autonomia intrinseca, ma diviene tale solo se il suo contenuto
viene veicolato come insegnamento categorico di principi, valori e processi
mirati alla formazione di una coscienza avvertita sull’argomento di cui si
tratta.
DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Senza rimandare a
quanto scritto in proposito nel mio libro “Il significato cristiano del lavoro”
ed. Tipar 2006, vorrei qui sottolineare il significato profondo di dottrina
sociale della Chiesa, così come giustamente interpretato da Papa Francesco.
Collochiamo quindi
innanzitutto il significato del perché l’insegnamento sociale della Chiesa
viene detto Dottrina Sociale. Innanzitutto perché non ha autonoma origine,
bensì deriva dall’insieme dei principi che formano il fondamento della Dottrina
Cattolica. Quindi per il principio di identità se i principi della fede
cattolica sono una Dottrina, l’Insegnamento sociale riferendosi rigidamente
agli stessi principi, deve essere necessariamente riconosciuto come Dottrina. Mentre
il termine dottrina si riferisce più all’aspetto teorico dei concetti, quello
di insegnamento sociale ne sottolinea l’aspetto storico-pratico. Infatti la
Dottrina sociale della Chiesa che ha come sinonimo anche la voce Magistero
sociale, può anche dirsi Insegnamento Sociale Cristiano, ma ciò non significa
che cambi la sua essenza. Scendiamo però un pochino più a fondo
nell’interpretazione della Dottrina Sociale per cercare di configurarne più
chiaramente gli elementi. Se è una Dottrina, è anche una disciplina, e pertanto
deve avere tutti i caratteri di autonomia che determinano un corpus di
conoscenze e principi inequivocabilmente individuati e correlati. Procedendo con
ordine si può affermare che a prescindere da qualsivoglia conflitto di parole,
concetti o espressioni lessicali, ciò che si vuole evidenziare come contenuto
del termine dottrina sociale o insegnamento sociale è il “ricco patrimonio” accumulato
dalla Chiesa cattolica nel corso del tempo. Questo Patrimonio comunque ha una
unica origine derivante dalla parola di Dio, vissuta, interiorizzata e
trasmessa con fedeltà dalla Chiesa, sempre però attenendosi alla realtà
mutevole della storia dei popoli senza però prescindere dalla fede nella verità
ultima rivelata. Questa Parola di Dio, fondamento della fede, ha permesso da un
lato di conservare e dall’altro di sviluppare un patrimonio spirituale che le
ha consentito di rispondere con appropriatezza alle difficoltà ed alle
emergenze che si originano nella storia della convivenza umana sin dai
primordi. L'insegnamento sociale della chiesa trae la sua origine dall'incontro
del messaggio evangelico e delle sue esigenze etiche con i problemi che sorgono
nella vita della società, sulla base di principi sempre validi. L’etica della
Dottrina sociale della Chiesa è quella che riguarda l’uomo profondo e la sua
coscienza del rispetto della propria umanità come dimensione reale della sua
dignità.
Pertanto questa dottrina
sociale enunciata da Papa Francesco, ha il compito specifico di dare il proprio
contributo innanzitutto all'evangelizzazione quale cinghia di trasmissione della
verità di fede, poi al dialogo leale, aperto ed incondizionato con il mondo non
solo religioso, ma anche socio-politico ed economico; infine ha il compito di
cooperare, all’interpretazione intimamente e manifestamente cristiana della
realtà contingente orientandone l’azione di accompagnamento con sani princìpi, a supporto delle diverse progettualità ed iniziative
sul piano temporale.
Sono infatti sotto
gli occhi di tutti le profonde e rapide trasformazioni che si stanno
consolidando in termini di globalizzazione e che coinvolgono le strutture
economiche, sociali, politiche e culturali di tutti i Paesi, non solo di quelli
avanzati ma anche di quelli più poveri ed esclusi. Il risultato che emerge con
sempre maggiore accelerazione è il pericolo, che papa Francesco ha bene
evidenziato nella capacità insita nello sviluppo esclusivamente tecnologico, di mettere in gioco il futuro stesso dell’intera
società umana. La Dottrina Sociale si erge quindi a baluardo della promozione
del vero progresso umano e sociale nel quale, si possa garantire e realizzare effettivamente
il bene comune di tutti gli uomini. Bene comune propriamente detto, come bene
di tutti e di ciascuno. Ecco perché nei
suoi discorsi papa Francesco, parlando con i tratti della Dottrina Sociale, ha
sottolineato i “gravi drammi” del mondo contemporaneo, provocati dalle
molteplici minacce che spesso accompagnano il progresso dell'uomo, drammi che
ricordiamo coinvolgono tanto singole persone che soffrono le tragedie
dell’emigrazione, dell’esclusione e della disoccupazione, quanto i singoli
Paesi che sperimentano la fame, lo sfruttamento, l’inquinamento, le guerre e
l’abbandono totale delle loro popolazioni. Il tutto condensato in quella cultura dello
scarto che mentre scarta l’essere umano più debole e svantaggiato, gli impone
di vivere degli scarti del consumismo, magari trovati in un cassonetto e
promuove questa cultura di emarginazione che il Papa chiama giustamente “dello
scarto” dalla quale appare sempre più difficile uscire. Poiché tali drammi non
ci possono lasciare indifferenti diviene urgente e determinante l’indispensabile
coinvolgimento della chiesa Cattolica, a motivo del suo nome che significa
universale, nella battaglia contro le disumanità esistenti nel mondo che
condizionano il destino del genere umano. Così il papa vuole riaffermare
che la Chiesa pur entrando nel merito
dei diversi aspetti citati, consapevole dei propri limiti, non pretende di dare
una soluzione a tutti i problemi del mondo contemporaneo, ma attraverso il
proprio Magistero cerca solo di illuminare gli uomini e le loro intelligenze
per permettere loro di intravedere quei princìpi e quegli orientamenti fondamentali
necessari ad attivare ciò che si chiama sviluppo integrale dell’uomo che sulla
base di una corretta organizzazione della vita sociale, si concretizza nella
salvaguardia ed il rispetto della dignità della persona umana e nella
promozione del bene comune. Comunque per
avere una visione oggettiva della dottrina sociale bisogna riferirsi alle sue
fonti che sono la sacra Scrittura, l'insegnamento dei padri e dei grandi
teologi della chiesa e lo stesso magistero; al suo fondamento e oggetto primario che è rappresentato dalla dignità della
persona umana fatta ad immagine e somiglianza di Dio con i suoi diritti
inalienabili, che presi nel loro insieme indivisibile e nel contempo non
negoziabile, formano il nucleo della “verità sull'uomo” che la Chiesa enuncia e
proclama; al soggetto che si immedesima in tutta la comunità cristiana, in armonia
e sotto la guida dei suoi legittimi pastori, di cui anche i laici, con la loro
esperienza cristiana, sono attivi collaboratori e al contenuto che sintetizzando la visione dell'uomo, dell'umanità e
della società, riflette l'uomo completo, l'uomo sociale, come soggetto
determinato e realtà fondamentale dell'antropologia cristiana; alle finalità
che sono di natura pastorale e di
servizio al mondo, tesa a stimolare la promozione integrale dell'uomo mediante
la prassi della liberazione cristiana, nella sua prospettiva terrena e
trascendente e infine al metodo rappresentato da una scelta di processo
concretizzata da tre momenti: vedere, giudicare ed agire. Infine per terminare
il discorso con la certezza di avere dato una seppur breve, ma completa
chiarificazione del significato di dottrina sociale della Chiesa, possiamo
aggiungere che essa possiede una triplice dimensione teorica, storica e pratica
che si esprime nei tre elementi che la costituiscono, cioè, i princìpi
permanenti, i criteri di giudizio e le direttive di azione.
IL CREDO
Il Credo infine è l’elemento unificante della visione
cristiana e cattolica più profonda perché chi dice: « Io credo », testimonia di
aderire a ciò che la Chiesa crede e quindi realizza una comunione nella fede
che richiede un linguaggio comune della fede, normativo per tutti e in grado di
unire nella medesima confessione di fede tutti gli uomini che vi prendono parte.
Il fatto di appartenere alla Chiesa Cattolica significa di per sé discendere da
una comune radice ed espandersi come disegno di resurrezione contro ogni
oppressione e sfruttamento umano in una sfera di libertà che misura la dignità
intrinseca di ogni essere umano. Il credo è una espressione squisitamente
cattolica che riunisce ed accomuna l’uomo in un profondo messaggio di
fraternità e di eguaglianza contro tutte le divisioni ed i settarismi che
l’essere umano nelle sue concezioni storiche a difesa di interessi parziali ha operato
nel corso della storia. Pertanto il Credo che papa Francesco è pronto a
recitare come testimonianza del suo cattolicesimo rappresenta il simbolo della
fede che non deriva da opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti
salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa
della fede in un compendio che racchiude
tutta la conoscenza della vera pietà contenuta nell'Antico e nel Nuovo
Testamento.
Il Papa lo ha
testimoniato in questi giorni e …….gli Americani…. in questi giorni…… pare ne
abbiano preso atto!
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