etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


martedì 2 luglio 2013

L’ETICA NELLA SOCIETA’ NELL’ECONOMIA E NELLA POLITICA (Dopo dieci anni a che punto siamo? Dove stiamo andando?) I principi etici di riferimento di quanto vogliamo fare.


61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».  Luca 9, 61-62

Forse qualcuno dei miei sconosciuti lettori può rimanere deluso perché invece di ricordare l’astrofisica Margherita Hack o invece di parlare del decreto lavoro, dato che su Twitter si è scatenato un putiferio non appena il cosiddetto hashtag  “#decreto lavoro” è diventato legge approvato dal Consiglio dei Ministri......io continui a parlare delle attività del Comitato di Promozione etica - Onlus.  Innanzitutto vorrei tranquillizzarli dicendo che il ricordo di Margherita Hack, come mio solito, lo farò non appena tutti gli altri taceranno e per quanto concerne il decreto lavoro lo affronteremo nella sua vera realtà perché “dipietrescamente” parlando “non ci azzecca niente” con le soluzioni di cui il Paese ha bisogno. Governo e parti sociali si accaniscano su normative che ormai hanno assunto la forma di “normabeschi” (come interazione tra norme improbabili ed arzigogoli) così evoluti da ricordare gli arabeschi e come questi essere considerati solo l’ornamento di un’inerzia politica che sembra rasentare lo stallo sociale di ogni forma di organizzazione o gruppo esistenti nel Paese: non per niente se l’art. 1 della nostra Costituzione dice che “la Repubblica è fondata sul lavoro” oggi in assenza generalizzata di lavoro sembra che sia meglio cambiare la parola lavoro con “norme sul lavoro” così possiamo tornare ad un principio di verità. Ne parleremo, certamente che ne parleremo…ma…in termini etici. Ora vorrei invece continuare a parlare del Comitato per ricordare a tutti che ha una precisa vocazione internazionale: il Vice presidente Dr. Aimè Claude Libakata è di nazionalità Congolese (Repubblica Democratica).  E che la sua attenzione alla realtà etica applicata alla sfera socio-politico-economica, integralmente intesa come attività dell’uomo, deriva da una sua certa vocazione francescana: nel Comitato ci sono tre Frati francescani dell’Ordine dei Frati Minori, a dir poco coraggiosi e capaci di esporsi, uno dei quali siede anche nel Consiglio direttivo. Il Comitato poi non teme di continuare ad occuparsi di etica a 360 gradi come ha sempre fatto, anche se le persone quando sentono parlare di etica normalmente alcune si spaventano, altre  si “stizziscono”…..la ragione sta nel fatto che questa coinvolge sempre e comunque la loro responsabilità, ecco perché nel Convegno dell’11 giugno non si è parlato solo di ciò che abbiamo fatto ma si è accennato anche a ciò che vogliamo fare nei prossimi dieci anni, che qui riporto, come chiara provocazione a quanti hanno paura di sentirsi invitati a farsi avanti per raggiungere quelli che già ne sono membri attivi.  Forse istintivamente ci può essere un rifiuto, ma razionalmente ed emotivamente credo che poi le persone di buon senso debbano necessariamente tornare all’etica e impegnarsi per il bene comune. Allora per invogliare quelli che si sentono ancora titubanti passo subito a spiegare quali sono i nostri obiettivi con l’invito a quanti volessero affiancarci a farsi avanti senza remore. Nessuno è perfetto e noi tantomeno cerchiamo la perfezione. Ciò che vogliamo fare è un cammino comune di verità che si fondi sui diritti fondamentali a salvaguardia della dignità dell’uomo ed al servizio del bene comune propriamente inteso. Pertanto chiunque è invitato a partecipare a quelle che qui voglio indicare come proposte concrete in risposta al momento di recessione economica, di  incertezza politica e confusione sociale che stiamo vivendo. Il dibattito che vorremmo impostare riguarda un termine che sovente viene dimenticato: la progettualità. L’uomo senza progetti è un uomo senza futuro; un uomo che oggi  vive per il “carpe diem” dimentico delle proprie origini umane e delle proprie finalità sociali per correre esclusivamente dietro chimere economico-finanziarie,  perde la propria identità. Queste chimere che lo illudono sostituendo il concetto di sviluppo con il concetto di  crescita economica, quando non più ottusamente, con quello di arricchimento, di affermazione e di successo mediatico personale,  lo trasformano in un essere individualista e senza valori. Il Comitato vuole sottolineare che, al di là di tutte le difficoltà e le incomprensioni, tutto arriva nella misura in cui si è determinati. Ma è possibile solo se alla base della propria azione esiste un principio di riferimento al quale saldamente ancorarsi, perché solo con un attracco sicuro, infatti, si può dialogare con il mondo  in termini costruttivi. Così come, solo sulla base di una filosofia politica, si può costruire un pensiero politico veramente lungimirante e per l’uomo. Ma non basta, questo attracco sicuro lo deve essere anche per l’economia, la finanza e il commercio,  ambiti in cui va rilevata l’importanza del “lavoro per l’uomo e non dell’uomo per il lavoro”. (L.E. 6) In termini economici ci hanno tanto persuaso che a volte si è proprio convinti, che l’autonomia e la libertà provengano unicamente dalla componente economica a cui si dedica sempre più ogni momento della propria vita, sbiadendo così la bellezza dei rapporti umani, degli affetti familiari e delle relazioni sociali nonché l’importanza della necessità di godere del giusto riposo festivo. Anche gli ambiti della finanza etica, del commercio equo e solidale e dello sviluppo sostenibile hanno bisogno di essere rivisitati ed inquadrati in una nuova dimensione che si attagli alle esigenze del nostro tempo. Il corso del tempo in questi dieci anni ha dimostrato la dinamica veloce  dei cambiamenti. La società si evolve sicché i termini prima adoperati per riferirsi a concetti etici rivolti alla finanza, oggi si dimostrano privi dell’originario significato. (Finanza etica, Banca etica, social lending, impact finance ecc.). come dice l’adagio della bella vecchia canzone “Che sarà?” ”…tutto passa tutto se ne va….”. Così a mio avviso, vanno rivisti termini e concetti nella loro reale evoluzione che andrebbe  inserita  in un nuovo modello di sviluppo, in cui le ideologie siano ridimensionate; un modello che sia in grado di contrastare l’area degli integralismi e dei fondamentalismi che, alimentando chiusure mentali,  tendono a tramutarsi in atti di  disumano  terrorismo. Questo modello dovrebbe essere tripartito in termini di settore, ma con una trasversalità etica nelle tre configurazioni di 1) servizi pubblici a giustizia redistributiva, 2) del mercato a giustizia commutativa e 3) terzo settore a  giustizia mutualistica. Ma non solo, dobbiamo anche considerare la nostra “ inadeguatezza” mentale alle tecnologie evolute, per le quali solo alcuni eletti possono intervenire: siamo schiavi dei sistemi. Se si ferma un sistema informatico si ferma tutto: banche, treni, aerei, navi tribunali anagrafi  ecc. Tutto ciò in linea di massima si potrebbe anche comprendere, ma non è ammissibile quando si ferma il computer di casa, l’automobile, un elettrodomestico o un qualsiasi  strumento di pronto uso a tecnologia avanzata….non si sa dove mettere  le mani!  Dobbiamo prepararci ad accettare tutti i danni che deriveranno dal cattivo uso di queste nuove tecnologie le cui configurazioni possono essere riassunte nelle quattro fondamentali aree di ricerca quali le info-bio-nano e cogno tecnologie.In questo assurdo clima di martellante “globalizzazione” ci sentiamo ingabbiati. Si dimenticano così, non solo i sentimenti  ed i bisogni esistenziali, ma si creano nuove categorie di strumentalizzazione e di esclusione che coinvolgono e attirano la nostra “tiepida compassione” , solo quando apprendiamo dai giornali le circostanze di “sfacelo” in cui versano milioni di persone  in condizioni di “schiavi liberi”. Questa categoria di nuovi “Schiavi” sfruttati per mero profitto e per bisogni indotti dalla modernità, sono le vittime di realtà economiche messe in atto da alcuni Sistemi per raggiungere, mascherandolo come successo economico, l’effimero traguardo di riservare “bonus” per i propri managers. Managers misurati sulla quantità di profitti  generati e non sul valore aggiunto in termini di “bene comune”. Certo qualcuno potrebbe tacciarci di utopia, ma a noi non interessa. Noi siamo convinti che l’uomo possiede dentro di sé tutte le potenzialità, attitudini e qualità per salvaguardare la propria dignità e riscattarsi in termini di umanità. I nuovi tempi della globalizzazione inaspriti dalle quattro perniciosità trasversali: accelerazione, superficialità, velocità e violenza, devono essere rimodellati seguendo una linea guida trasparente che per noi è l’etica. E allora come pensiamo di muoverci nei prossimi dieci anni? Ecco le azioni possibili che il Comitato ha proposto l’11 di giugno 2013 nel corso del Convegno:
Stimolare la partecipazione attiva dei cittadini alla vita sociale e politica, partecipazione che oggi è declinante:
Cominciando con il coinvolgimento delle scuole elementari e medie, contiamo di offrire, attraverso la 4metx corsi specifici comportamentali concernenti anche il comportamento etico relativo all’uso del denaro, alla gestione  economica, sia per insegnanti che per i ragazzi delle diverse età dalla scuola elementare fino alla media superiore
Difendere l’autonomia della politica dai poteri forti, e in primis dal potere economico, così da restituirle credibilità ed autorevolezza:
Attraverso due strumenti di fondamentale importanza che il Comitato ha già istituito e programmato in collaborazione con 4metx srl:
1)  il primo concernente la valutazione etica dei programmi e delle attività dei movimenti e dei partiti politici;
2) il secondo come corso di formazione di etica politica da offrire per tutti coloro che vogliono inserirsi nel mondo della politica,  con professionalità e, soprattutto, con cognizioni adeguate dei principi etici, di riferimento.
Tutelare e promuovere la dignità della persona umana in ogni cittadino, a cominciare dai più poveri, indifesi ed emarginati:
Attraverso un corso specifico che indichi guidelines etiche per genitori ed insegnanti sul bullismo, cyber bullismo ed altre manifestazioni adolescenziali e dell’età critica
Impegnarsi costantemente per il riconoscimento e la salvaguardia dei diritti fondamentali del cittadino, o meglio per togliere dalla precarietà e rimettere al centro «quelli che si definiscono diritti fondamentali o, più semplicemente, ciò che rende possibile ad ogni uomo una vita dignitosa e, quindi, ciò che consente a ogni uomo di vivere con pienezza la propria cittadinanza….»;
Il Comitato continuerà a promuovere il corso istituzionale che si tiene ogni anno da febbraio a maggio e che oltre a dare una chiave di lettura etica agli scenari socio-politico-economici permette di avere la giusta preparazione per la nuova figura professionale del Certificatore etico.
Promuovere forme di sviluppo economico e sociale che, sanando la crescente divaricazione tra i bisogni della giustizia sociale da un lato e dell’economia di mercato dall’altro, concretizzi ciò che si definisce “democrazia economica” (salvaguardia delle basi economiche della democrazia “nella convinzione che senza un livello accettabile di   uguaglianza, le libertà civili e politiche non possono essere garantite…”);
Lo strumento che il Comitato continuerà a proporre, sensibilizzando le Associazioni di categoria e dei Consumatori,  è la Certificazione etica, reiterando il progetto di legge 2933 che sarà rimaneggiato per essere rivolto  alle imprese di tutti i tipi, profit e non profit, nonché agli enti pubblici, alle organizzazioni politiche e le imprese femminili. Inoltre continuerà a sostenere i tre tavoli di ricerca scientifica da tempo avviati, di concerto anche con altre Università non solo pontificie ed italiane.
Sostenere a livello internazionale la promozione di forme di governance dell’economia mondiale (porre fine alla globalizzazione selvaggia, seguendo un modello di sviluppo guidato articolato su scala planetaria: per creare nuova ricchezza, per redistribuire meglio quella esistente, per salvaguardare il creato, per assicurare la pace ad ogni latitudine, per far scomparire ogni forma di sfruttamento, per debellare malanni endemici).
Tale impegno sarà portato avanti dal Comitato con quattro proposte concrete:
1)
la prima concernente una indicazione scientifica su come superare in maniera definitiva il problema del debito pubblico italiano;
2)
la seconda attraverso la promozione di un nuovo modello di sviluppo che tenga conto delle evoluzioni del mondo contemporaneo a livello globale, in termini di settore pubblico, mercato e terzo settore, ponendo l’accento sulla progettualità etica in ambito sociale, politico ed economico;
3)
la terza attraverso una procedura di valutazione degli investimenti in termini di impact finance;
4)
La quarta infine attraverso un master internazionale sull’economia e la gestione etica delle imprese che veicoli le conoscenze e le competenze necessarie per un vero sviluppo integrale.
Queste sono le strategie e le attività che contiamo di proporre e continuare nei prossimi 10 anni confidando nella convinzione che tutti gli uomini, se onesti intellettualmente e disposti a concepire la realtà socio-politico-economica come area del bene comune, debbano porsi come riferimento di questa area, la centralità della persona umana.
Il Comitato pertanto cercherà di supportare tutti coloro che hanno già o che pensano di prendersi in futuro responsabilità di ogni tipo, al momento di fare delle scelte per agire nel concreto. Questo perché per passare dai principi alle azioni, c’è un ventaglio di opzioni possibili, da conoscere bene in termini di etica applicata perché ci sono sempre modi differenti e tutti moralmente accettabili di servire il bene comune e dunque il problema diventa un altro: quello del discernimento informato e sereno.
Le questioni che si porranno in futuro sono tantissime  e complesse. C’è quindi la necessità di essere consapevoli delle implicazioni di ciò che si deve decidere senza lasciare che altri possano decidere per noi  senza il nostro consenso.
Ciò costa uno sforzo grande, ma anche irrinunciabile  perché quando si vanno a toccare questioni inerenti quei diritti fondamentali della persona che devono sempre essere alla base del nostro agire socio-politico-economico, non possiamo esimerci dalle nostre responsabilità.
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