etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


domenica 10 febbraio 2013

RISCATTO DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO: UNA SOLUZIONE ETICA

Ipoteca (d.civile) artt. 2808 e ss.c.c:
   E' un diritto reale di garanzia, concesso dal debitore (o da un terzo) su un bene, a garanzia di un credito, che attribuisce al creditore il potere di espropriare il bene e di essere soddisfatto con il prezzo ricavato...

Zero Cupon Bond: Espressione, letteralmente traducibile con obbligazione a cedola zero per indicare che il titolo non dà luogo al pagamento di alcun interesse ed il cui rendimento consiste unicamente nella differenza tra valore di emissione e valore facciale o nominale di rimborso.. Il rendimento, quindi, deriva dalla differenza tra il valore nominale a scadenza ed il valore attuale determinato dal tasso di interesse applicato.


Prima  di scrivere questo post, stavo riflettendo, ma non avevo ancora le idee chiare su come si può effettivamente riscattare il debito pubblico italiano senza ricorrere a grandi arzigogoli ed alchimie improponibili. Dopo aver sentito alcune voci, però, poco attendibili sia per il loro passato politico che è stato causa dell’attuale situazione di instabilità, sia per il loro improvvisarsi sul versante politico, come “salvatori della patria” con proposte che non presentano alcuna novità, soprattutto per il problema del debito, se non quella solita delle dismissioni del  patrimonio pubblico oppure della creazione di un fondo in cui inserire questo patrimonio a garanzia, o altre svendite “mirate”, non ho potuto far a meno di approfondire, velocemente, verificando puntualmente i calcoli per dare, sull’argomento, un input etico e corretto al futuro premier  il quale se vuole risolvere il problema deve sapere che la soluzione c’è. E’senz’altro complessa, ma è ben più semplice di quanto si possa immaginare essendo anche per certi versi premiante, sia dal lato dell’impostazione finanziaria, sia dal lato della “liberazione” di risorse da impiegare sul fronte delle imprese e soprattutto su quello del lavoro.
Certo la proposta che vorrei discutere con il futuro premier  necessita di un impegno serio, sia con gli italiani che con l’Europa. E’ però una proposta, fondata, credibile e soprattutto risolutiva. Poiché ritengo che la politica sia il momento più alto dell’etica, sono disposto a parlarne in maniera approfondita con colui, che vuole vincere le elezioni e che ritenendo i propri ideali ed i propri comportamenti eticamente corretti, si proponga come premier e come tale risolva il problema più scottante della politica italiana: il lavoro. Ma per risolvere tale problema, il prossimo Presidente del Consiglio, deve necessariamente partire dall’azzeramento del debito. Come tecnico finanziario, come Professore di finanza e scienze sociali nonché come Presidente del Comitato di promozione Etica Onlus, posso dire con cognizione di causa, che chiunque sarà il Premier, anche con le intenzioni migliori, se non proporrà un sistema concreto per azzerare immediatamente, vale a dire nei primi 100 giorni di governo, il debito sovrano per liberare risorse, non potrà che ripetere la vecchia politica perché pur in presenza di un saldo primario positivo, l’eccesso di spesa per interessi porterà il Paese sempre più e di nuovo verso il baratro. In tal caso però il problema grave è che non ci potrà essere un altro governo tecnico a salvarlo. Questo lo si desume da una equazione molto semplice: il tasso di crescita del PIL deve essere almeno uguale al tasso di interesse dei titoli di stato se si vuole che il rapporto debito/Pil in presenza di avanzo primario possa diminuire. Infatti il valore nominale del debito pubblico al tempo t è uguale al valore nominale del debito pubblico dell'anno precedente, dovuto alla differenza eccedente delle uscite rispetto alle entrate, moltiplicato per (1 + i) dove i è il tasso di interesse nominale dei titoli di stato, più il disavanzo primario nell'anno considerato (pari alla differenza tra le uscite e le entrate statali, esclusa la spesa per interessi). La formula se vogliamo brevemente ricordarla è: il saldo di bilancio al tempo t, si forma calcolando il saldo di bilancio al tempo t-1, se negativo, capitalizzato al tasso di interesse vigente dei titoli di stato, a cui va aggiunto l’eventuale deficit primario. Per capirci possiamo dire che se il saldo del bilancio al tempo t è pari a 100 questo saldo sarà formato dal debito dell’anno precedente maggiorato degli interessi a cui va aggiunto il deficit corrente. Se dunque il debito totale è pari al Pil il saldo sarà pari a zero, ma se il debito è superiore al Pil, mettiamo di 10, questa differenza  dovrà essere finanziata con l’emissione di titoli di stato che comportano il pagamento di un tasso di interesse che andrà ad aggiungersi al saldo dell’anno successivo, aumentandone ovviamente l’incidenza. Va da sé quindi che se il Pil cresce del 2% ed il tasso di interesse è del 2% la crescita del Pil annulla, sempre in presenza di avanzo primario, il peso del debito, andando a diminuire il rapporto debito Pil in quanto a parità di numeratore il denominatore sarebbe maggiore e pertanto diminuirebbe il quoziente.  Per chi non è addentro alla contabilità nazionale, possiamo spiegare che il saldo primario è la differenza tra le entrate delle amministrazioni pubbliche e le loro spese al netto degli interessi corrisposti sul debito pubblico: se tale differenza è negativa, ovvero se le spese (escluse quelle per interessi) superano le entrate, si verifica il disavanzo primario, altrimenti si parla di avanzo primario.
Fatta questa premessa si capisce che se continua ad esserci mancanza di crescita ed aumento di deficit, l’autoalimentazione del debito diviene non solo cosa naturale, ma implica anche un necessario aumento delle tasse con la cosiddetta “manovra”  la cui insostenibilità, come già dimostrato dalla storia di quest’ultimo periodo nel nostro Paese, crea recessione e con essa disoccupazione e fallimenti di imprese. Il must pertanto è azzerare o quantomeno diminuire il debito per liberare risorse per l’economia e far crescere il Pil in modo da evitare disavanzi primari forieri di autoalimentazione del debito per cumulo di interessi. Il nostro debito pubblico infatti pur in presenza di avanzo primario negli ultimi anni è cresciuto e continua a crescere a causa del deficit causato dal servizio del debito. Un abbattimento del nostro debito sovrano pertanto è perentorio perché ci farebbe recuperare la spesa per interessi e sostenere l’economia, ma come si fa se siamo bloccati dall’Euro, dallo spread, e soprattutto dal binomio recessione disoccupazione? Il sistema come dicevo è complesso, ma senza approfondirne  gli elementi, perché non è questa la sede, possiamo dire al futuro premier che facendo indebitare un ente ad hoc, con controgaranzia reale, senza sborsare un euro, senza vendere demanio e soprattutto senza aumentare le tasse si può azzerare totalmente il debito, in un’unica soluzione: l’intero debito di 2 mila miliardi evitando di pagare 100 miliardi circa di interessi annui e liberando di conseguenza risorse per almeno un terzo del servizio del debito che nei primi cinque anni sono pari a 170 mila miliardi da dedicare al sostegno del tessuto imprenditoriale e dell’occupazione. Il valore aggiunto inoltre sarebbe dato da pagamenti  sostenibili diluiti nel tempo e dalla corrispondente creazione di un ulteriore mercato che usufruirebbe di circa 34 miliardi di euro di volume annuo da immettere nel circuito economico.  Credo che gli elementi descritti possano essere la base per discutere la fattibilità di un progetto che potrà essere chiamato veramente “decreto sviluppaitalia” : l’idea c’è ed è chiara, il progetto c’è ed è certamente fattibile,  vediamo se c’è il premier………..