1803 « Tutto quello che è vero, nobile,
giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo
sia oggetto dei vostri pensieri » (Fil 4,8).
La virtù è una disposizione abituale e ferma
a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti
buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e
spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in
azioni concrete:
«
Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio ».81
I. Le virtù umane
1804 Le virtù umane sono attitudini ferme,
disposizioni stabili, perfezioni abituali dell'intelligenza e della volontà che
regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra
condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di
sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L'uomo virtuoso è colui che
liberamente pratica il bene. Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono
i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità
dell'essere umano ad entrare in comunione con l'amore divino.
CAPITOLO
PRIMO
LA DIGNITÀ
DELLA PERSONA UMANA
ARTICOLO
7 LE VIRTU'
Mons. Marcello Bordoni, una figura carismatica che ha contribuito in maniera essenziale alla mia formazione etica
Oggi dopo la tristezza del
funerale di ieri vorrei far conoscere a tutti coloro che leggono i miei post
una breve riflessione su di una persona che ha tentato di passare alla storia
come incognita “persona qualunque” umile creatura al servizio di Dio, ma che io
ritengo essere stata un “granello di platino” della nostra storia, che tutti
dovrebbero conoscere. Una Persona che oltre ad essere un maestro di vita per le
sue capacità scientifiche e dottorali, lo è stato per la straordinaria
dimensione di umanità che ha saputo esprimere composta da un lato dalla propria
fede nelle tre virtù teologali cristiane (fede, speranza e carità) e dall’altro
dalle 4 virtù cardinali (Fortezza, giustizia, prudenza e temperanza). Un
maestro che avendo una profonda visione di fede ha avuto il dono di saper
parlare direttamente con Dio alla stessa stregua dei Padri della storia sacra e
Dio……ha mantenuto la sua promessa…gli ha dato una discendenza numerosa che
porterà verso l’eternità il seme fecondo del suo insegnamento.
Chi non ha conosciuto Don Marcello possiamo dire che non
ha avuto la fortuna di incontrarsi con una testimonianza terrena della
lungimiranza di Dio.
Sì, Don Marcello che ho avuto la fortuna di conoscere e
frequentare per circa quarant’anni insieme al Gruppo dell’Immacolata da lui
fondato nel 1980, e che chiamava “la mia famiglia” era un’anima bella, un’anima
come luogo dove la lungimiranza dell’amore di Dio per l’uomo prendeva forma
concreta di affermazione certa di incrollabile speranza.
Don Marcello possiamo chiamarlo l’uomo delle beatitudini.
Nel lungo cammino fatto insieme, la comunità ha avuto un
insegnamento straordinario da parte di una mente illuminata che però non ha mai
voluto leadership, non ha mai imposto la sua presenza o reclamato il primo
posto. Non ha mai voluto parlare dei suoi titoli, delle sue pubblicazioni o dei
suoi incarichi: egli era, nella sua grande umiltà, un semplice membro del
Gruppo.
Il suo incedere nella vita è stato sempre stato intriso
di grande semplicità, di quella povertà di spirito che fa grandi gli uomini pur
se lontani dalla ribalta.
Inoltre la sua caratteristica di uomo mite gli permetteva
di entrare in punta dei piedi nell’animo di ciascuno di noi per afferrare dove
il disegno di Dio voleva portarci. Per lui ereditare la terra significava veramente portare a Dio ogni creatura che gli
si affidava. Egli credeva veramente infatti che ogni vita è chiamata allo
sviluppo ed è quindi vocazione esistenziale di ogni essere umano.
Era un uomo di pace, ma non come quella che intende il
mondo, ma di quella pace interiore che l’uomo raggiunge solo quando comprende
di essere veramente amato da Dio e lui lo era.
Quella pace che si riceve attraverso la propria coscienza
morale contenuta nella personalità unica ed irripetibile di ciascun uomo.
Era un uomo di grande disponibilità e di sobria allegria,
arguto e di moderato humour, autorevole
nel parlare, ma accogliente nei modi.
Posso testimoniare che la sua grande passione per lo
studio della Cristologia ha sempre trovato i fondamenti in tre elementi
importanti quali la misericordia infinita di Dio Padre, la forza pneumatica
dello Spirito santo e soprattutto la disponibilità affabile e pienamente umana
di Maria.
La figura di Maria per lui era veramente il passaggio
obbligato attraverso il quale si arriva alla meraviglia di Dio.
Da lui abbiamo appreso come l’insegnamento della fede
necessiti innanzitutto di una profonda disponibilità alla risposta
incondizionata alle esigenze di coloro che si trovano nelle difficoltà.
Una risposta a Dio che deve necessariamente passare
attraverso l’uomo, questa creatura che aveva indotto il suo creatore a prendere
la natura umana come testimonianza d’amore.
Don Marcello queste cose le portava nel cuore e le
distribuiva con grande sapienza.
Il suo argomentare i problemi della fede non finiva mai
di stupirci: non si riusciva a capire come potesse spiegare in termini semplici
e accessibili a tutti quegli interrogativi esistenziali che a volte rendono
l’uomo troppo fragile al cospetto di Dio oppure troppo orgoglioso per il dono
della conoscenza.
Don Marcello, chi assisteva alle sue lezioni oppure alle
sue riflessioni, diceva che parlava a un metro da terra tanto l’ispirazione lo
rapiva, rendendolo comunque sempre vicino, chiaro e trasparente a chi
ascoltava.
Don Marcello pur se esperto di teologia sul piano scientifico era in
realtà un uomo mandato da Dio a parlare alle genti.
Possiamo dire che la sua scientificità teologica stava
alla fede come la mano forte del padre sta alla fiducia del bambino che la
stringe.
Sì, chi lo ha conosciuto sa bene che nelle sue affermazioni
non c’erano dubbi, aveva la certezza della fede che passa attraverso
l’esperienza vissuta, una fede che non lascia mai soli e che non si vive da
soli ma si professa insieme in un cammino di verità, dove ciascuno ha diritto
di sentirsi parte, dove ciascuno è legittimato ad avere dubbi e perplessità, ma
che tutto poi si risolve in una realtà vera di resurrezione.
Anche in questi ultimi tempi, seppur provato da quella
malattia che impedisce alla memoria di esprimersi, lui, quando si trattava di
pregare o veniva interpellato sulla fede, riusciva ugualmente a formulare frasi
non solo di senso pienamente compiuto ma anche di notevole profondità
spirituale ed emotiva che faceva trasparire una fede così radicata e scolpita
nella pietra contro la quale nulla poteva il tarlo della sua infermità.
Don Marcello, pur avendo una sorella Serva di Dio,
fondatrice della Casa Mater Dei di Castel Gandolfo, pur lavorando alacremente
alla sua causa, non ne ha mai parlato apertamente onde evitare qualsiasi
riferimento alla sua persona. Egli era molto schivo delle glorie del mondo. La
sua povertà era una vera vocazione di riscatto dell’uomo nei confronti di false
ideologie che purtroppo hanno gestito il mondo durante la sua vita.
Egli ha sofferto molto a causa di certe situazioni
familiari, senza farne mai cenno perché riteneva la sua sofferenza una croce da
portarsi, nella sequela del Cristo, senza farla pesare agli altri.
Nella sua mitezza infatti egli non ha mai voluto mettere
pesi sugli altri, ha sempre ricercato quell’autonomia di pensiero e di vita che
gli permettessero di esprimere il suo giudizio in un contesto di piena umanità.
Era sempre pronto a giustificare l’uomo nelle sue vicissitudini umane e
storiche.
Il suo era veramente un pensiero pensante, quel pensiero
che la Chiesa tutta oggi dovrebbe recuperare: un pensiero in cui l’amore di Dio
si manifesta attraverso l’uomo.
Un uomo che fa dei principi etici elemento fondante del
proprio comportamento. Per lui infatti la dignità dell’essere umano andava
salvaguardata in ogni sua espressione perché tutti siamo un pensiero di Dio,
fatti a Sua immagine e somiglianza. Inoltre il bene comune era qualcosa che
percepiva molto profondamente attraverso i doni che ciascun uomo ha ricevuto
dal suo Creatore e che dovrebbero rappresentare la potenzialità di crescita e
sviluppo dell’intera umanità. Per lui il sacerdozio era il dono più grande che
Dio aveva fatto alla sua persona. Don
Marcello testimoniava la realtà dell’uomo che risponde si, come fece Abramo e
come fece Maria. Ora anche lui ha dato pieno compimento al suo sì e noi ne
siamo testimoni con la nostra vita. Grazie Marcello, continua a sostenerci con
la tua preghiera e noi ti porteremo sempre nel cuore.
Pubblicazioni di Marcello Bordoni
Christus omnium redemptor.
Saggi
di cristologia 2010
Gesù nostra speranza.
Saggio
di escatologia in prospettiva trinitaria
(Corso di teologia sistematica) 2001
Gesù di Nazaret. Presenza, memoria, attesa
(Biblioteca
di teologia contemporanea) 2000
Gesù Cristo speranza del mondo (Sapientia christiana) 2000
La cristologia nell'orizzonte dello Spirito Biblioteca di teologia
contemporanea) 1995
Gesù nostra speranza (Corso
di teologia sistematica)
Visione Antropologica della morte Saggio
Link della presentazione del Rettore della pontificia
Università lateranense
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