Cap. XXVII
“…Il corpo umano, certamente si compone di moltissime parti di natura diversa,
che hanno bisogno di alimento continuo e vario affinché il Corpo sia ugualmente
capace di tutte le cose che possono seguire dalla sua natura e,
conseguentemente, perché anche la Mente sia ugualmente capace di concepire
molte cose. Cap. XXVIII A procurare, d’altra parte, queste cose le forze di
ognuno sarebbero appena sufficienti se gli uomini non si prestassero reciproco
aiuto. Ma in realtà il denaro ha offerto il compendio di tutte le cose, onde è
avvenuto che la sua immagine occupa di solito in sommo grado la Mente del
volgo; poiché difficilmente possono immaginare una qualche specie di Gioia se
non in concomitanza dell’idea dei soldi come causa. Cap. XXIX Ma questo vizio è proprio soltanto di coloro
i quali cercano i soldi non per indigenza o per le loro necessità, ma perché
hanno appreso le arti del lucro delle quali sono pomposamente fieri….” Baruch
Spinoza ETICA (Ed. Riuniti, pag. 288).
Nel
post del 2 luglio scorso concernente ciò che il Comitato di
promozione etica onlus ha proposto l’11 di giugno 2013 nel corso del Convegno,
ricordavo che come prima cosa aveva scelto di stimolare la partecipazione
attiva dei cittadini alla vita sociale e politica, partecipazione che oggi è
declinante: Cominciando
con il coinvolgimento delle scuole elementari e medie, e contando di offrire,
attraverso la 4metx corsi specifici comportamentali concernenti anche il
comportamento etico relativo all’uso del denaro, alla gestione economica,
sia per insegnanti che per i ragazzi delle diverse età dalla scuola elementare
fino alla media superiore.
Oggi infatti credo che
questo sia il principale problema che la nostra società è chiamata ad
affrontare.
PROBLEMA DEL
DENARO
Il denaro o come più comunemente lo chiamiamo
“soldi” rappresenta una questione vitale per ciascuno di noi che si trova a
dover fare i conti con la propria autonomia di vita. Infatti come rilevava
Spinoza già nel 1661, che il corpo e la mente hanno bisogno di soddisfare molti
e diversi bisogni per sopravvivere e svolgere le proprie funzioni, ciò non
sarebbe possibile senza la solidarietà ossia “reciproco aiuto”. Però aggiunge
anche, molto lucidamente, che in realtà quella che dovrebbe essere intesa come
solidarietà si compendia invece come possibilità data dal denaro. E continua
sottolineando che la gente non riesce ad immaginare una qualsiasi gioia se non
legata e in qualche modo causata dai soldi. Però con grande discernimento fa
una distinzione importantissima tra chi usa il denaro come mezzo per ottenere
ciò di cui necessita e chi invece lo vive come vizio, vale a dire come ricerca
dei soldi non per necessità, ma per l’accumulazione ed il piacere del profitto
di cui vanno fieri. Certo dopo più di 350 anni possiamo osservare che le cose
non sono cambiate: i soldi restano l’elemento di riferimento delle relazioni
sociali. Sia per chi li usa per soddisfare i propri bisogni sia per chi invece
li accumula più o meno lecitamente. Sembrerebbe quasi un assurdo, ma se
osserviamo la vita intorno a noi o le semplici attività giornaliere che
svolgiamo ci accorgiamo che è proprio così. Il problema principale, oserei dire
quasi divenuto esistenziale per ciascuno di noi è il possesso del denaro.
Viviamo in una società fondata sul mercato e quindi sullo scambio monetario, il
cosiddetto scambio di beni o meglio di diritti di proprietà di valore
equivalente e questo scambio è misurato dal denaro. Siamo in una società ben
stigmatizzata da Jeremy Rifkin come era dell’accesso, dove cambia il sistema di
proprietà privata, dove il capitalismo dei beni si trasforma in un capitalismo
relazionale, ma per accedervi o per non rischiare l’esclusione occorre avere i
soldi per acquistare il diritto di esistere e di partecipare. I soldi nati come
funzione di sostegno allo scambio per la loro caratteristica di essere a)
strumento numerario, per agevolare gli scambi tra prodotti indivisibili; b)
portatore di valore nel tempo come trasmissione delle eredità nei diversi
periodi storici; c) portatore di valore nello spazio come vendita di un bene in
una località ed acquisto, con la somma ottenuta, dello stesso bene in un’altra
località geografica, oggi ha perso queste caratteristiche perché è divenuto lo
strumento più condizionante della nostra vita in tutti gli aspetti. Anche il
detto popolare “senza soldi non si canta messa” sta ad indicare che
effettivamente la nostra vita è legata a questo strumento. La sa bene chi è
disoccupato, chi non trova lavoro, chi deve
o vorrebbe farsi una famiglia o acquistare una casa…. I soldi sono
tutto, finanche il parametro di riferimento della vita sociale: ciascuno si
aggrega o sceglie la propria cerchia di amici tra coloro che hanno la stessa
capacità di censo o per dirla in breve hanno in media analogia di redditi e
patrimonio. Oggi i soldi o si hanno oppure si prendono in prestito, sia a
livello privato che in termini di debito pubblico. Noi lo sappiamo bene. I
soldi per la nostra vita nella società attuale, come d’altronde anche in quelle
succedutesi nella storia, sono essenziali per poter uscire dal proprio gruppo
sociale. Si perché la progettualità sociale è strettamente legata al censo dei
partecipanti. Ecco allora la divisione in classi: i nullatenenti, i proletari,
gli operai, i medio borghesi, i professionisti, gli industriali, le caste ecc.,
e se non ci sono ascensori sociali, in questo ambiente capitalista e di
accumulazione di ricchezza, le uniche soluzioni per uscire dalla propria
cerchia sono rappresentate dal furto o dalla cosiddetta appropriazione
indebita, dallo sfruttamento del lavoro, dall’evasione fiscale, dalla
speculazione e dal gioco d’azzardo. Non vorrei sembrare cinico, ma questa è la
realtà. Anche perché in un rapporto di giustizia sociale in cui viga la legge
commutativa, ci sarebbe veramente uno scambio di valori equivalenti e quindi
una eguale quantità di ricchezza che passa di mano in mano per il
soddisfacimento decoroso dei propri bisogni. Poiché invece il capitalismo di
sottrazione che regola il nostro vissuto quotidiano, si basa sulla produttività
e sull’accumulazione di risorse monetarie, troviamo che chi è ricco diventa
sempre più ricco e chi è povero diviene sempre più povero. In un capitalismo
siffatto, il modo di cambiare il proprio status quindi è di rubare o frodare accumulando
indebitamente ricchezza in grado di far cambiare il proprio status sociale;
oppure di sfruttare il lavoro remunerandolo in “maniera cinese”, senza regole e
accumulandone così la maggiore produttività, quello che cioè Marx chiamava
plusvalore; praticare l’evasione fiscale che permette oltre all’accumulazione
di proventi illeciti, anche la concorrenza sleale portatrice di lauti guadagni
aggiuntivi; effettuare speculazioni di ogni tipo, ma soprattutto quella
immobiliare o borsistica delle vendite allo scoperto; infine ricorrere al gioco
d’azzardo illegale e legale che
moltiplica giorno dopo giorno molti perdenti sempre più bisognosi e pochi
vincenti destabilizzati sotto il profilo psicologico e umano. Il gioco
infatti è divenuto la terza industria in Italia, quello illegale fattura 10 mld
con oltre 2 milioni giocatori a rischio e 800mila quelli dipendenti. Ciò che si
evidenzia in tutti questi frangenti è la mancanza di conoscenza del valore del
denaro. La mancanza di conoscenza di ciò che significa risparmiare e di ciò che
significa indebitarsi. La mancanza di conoscenza delle conseguenze derivanti
dal passo più lungo della gamba.
L’USURA
In questo clima nessuno si
meraviglia quindi che l’usura sfrutti la crisi e che nel 2013 ci sian state 266
operazioni condotte dalla guardia di finanza che ha sequestrato patrimoni
accumulati illecitamente per 167 milioni di euro e che sono stati denunciati
248 usurai, di cui 49 arrestati come riportato dal Sole 24 ore del 10 agosto
scorso a pag. 8. Inoltre l’Usura non si serve soltanto delle tecniche più
sofisticate come le false fatturazioni, gli assegni posdatati oppure i negozi
di compro oro che come messo in evidenza dal Rapporto Italia 2013 dell’Eurispes
il 28,1% degli italiani si sia rivolto ad un compro oro e sono stati
sequestrati dall’inizio dell’anno oltre 179 chili tra oro e argento e
denunciati 86 responsabili di traffico di metalli preziosi di cui 52 arrestati.
Senza parlare dei proventi della droga e di altre attività criminali, l’usura
si serve anche delle banche, del credito al consumo e delle carte di credito.
Delle banche l’usura sfrutta, (quando non la connivenza del bancario che
suggerisce la Società Finanziaria cui rivolgersi al soggetto non bancabile) la
mancata erogazione di credito, oppure la richiesta di rientro in tempi brevi
del prestito ricevuto, oppure la minaccia della messa all’asta della casa di
cui non si sono pagate tre rate di mutuo.
Il credito al consumo è forse uno dei migliori veicoli grazie alla
formula “compra oggi e paghi fra sei mesi”, moltiplicando gli acquisti senza
rendersi conto che il cumulo supera le proprie capacità di reddito, oppure
l’erogazione di un prestito di 10.000 euro da restituire in 84 mesi a 150 euro
al mese con un taeg del 6,70% oppure ancora tramite l’uso delle carte di
credito revolving che oltre a permettere di ricevere l’addebito dopo un mese
dando l’illusione di una maggiore elasticità permettono di rateizzare il
credito. Ciò che non sa chi subisce l’usura, sia esso esercente una attività o
un semplice privato che si è indebitato per motivi personali, è che da questo
vortice non si esce. La caduta può essere anche fortuita, data dalla
congiuntura sfavorevole oppure a volte dal semplice avvento di un licenziamento
che crea disoccupazione. L’illusione di poter coprire rapidamente il buco e
riequilibrare la propria situazione è uno stimolo molto forte e talmente ben
posto dall’usuraio che coloro che ricorrono a questa pratica non se ne
accorgono nemmeno. Invece quando realizzano poi che un tasso di interesse usuraio
mensile pure al minimo del 20% anche ad
esempio su soli 1000 euro è pari a 200 euro e che questi si capitalizzano,
qualora non si riesca a ripagare il debito, arrivando alla fine dell’anno per
soli interessi a euro 2.783,22 portando così a dover restituire euro
3.783,22 per una percentuale annua
iperbolica pari al 278,32%, è troppo tardi e non hanno più possibilità di
uscirne. Così l’usuraio si appropria delle attività dell’esercente o impone la
vendita di gioielli o di preziosi al
privato, per far fronte ai ripagamenti, reclamati con minacce ed aggressioni
anche violente. Ma il tasso di interesse a volte è talmente esoso da
raggiungere anche l’80% come a Rimini o il 900% come a Palermo oppure il 212%
annuo come a Gallipoli secondo quanto riportato sempre nello stresso articolo
del Sole 24 ore sopracitato. Il
problema di chi si lascia indurre all’usura è che oltre a non vedere vie
d’uscita possibili non sa farsi i calcoli
perché altrimenti capirebbe subito che non gli sarà più possibile
uscirne. E’ esattamente come colui che resta vittima della droga, si illude di
poterne uscire, in realtà più passa il tempo e più resta avvinghiato al suo
pusher. Così l’usurato che instaura un
rapporto con l’usuraio quasi di solidarietà, vedendolo quasi come un benefattore,
non si accorge che pian piano questi lo strozza. Anche se c’è una legge
conosciuta come antiusura la 108/96 questa in realtà , nonostante tutto il
dibattito sul livello di tasso usuraio, essendo uno strumento repressivo e non
di formazione della coscienza, non serve
a limitare il fenomeno che presenta interessi talmente elevati, al punto di far
superare qualsiasi deterrenza. L’unica possibilità di uscire da questo inferno
è di seguire una scelta etica che si basa su tre vie: 1) la riforma della legge
suddetta negli articoli 14 e 15; 2) la riforma del sistema antiusura in termini
operativi; 3) la diffusione della conoscenza del fenomeno e della sua gestione
sin dall’età della scuola primaria.
L’ETICA
Poiché
il credito è un bene d’ordine e come tale deve essere salvaguardato in quanto
di natura profondamente etica, non si può continuare ad accettare questa
situazione di degrado non solo economico, ma anche soprattutto personale ed
umano che l’usura genera. A tale proposito il Comitato di promozione etica
onlus ha già individuato la maniera di riformare gli articoli suddetti: il 14
per quanto riguarda il sostegno al soggetto usurato ed il 15 per quanto
concerne la prevenzione. La lotta all’usura è uno dei tre filoni di attività
del Comitato per chi volesse approfondire i termini, certamente da migliorare
ed implementare per la proposta di un
eventuale emendamento alla legge, può
andare sul sito http://www.certificazionetica.org/public/upload/Emend_108_96.pdf
. Naturalmente deve essere rivisto anche
la natura del soggetto usurato, che sia esercente attività economica o che sia
soltanto un privato. La legge deve contemplare una fattispecie generale che
possa ricomprendere in misura incisiva le diverse fattispecie specifiche e
salvaguardarle in maniera coerente.
Analogamente per quanto concerne la riforma del sistema operativo,
questo deve attuarsi sia partendo dal sistema bancario che deve prevedere una
specifica attività mirata al controllo del fenomeno sia interno che esterno
alla banca ed agli eventuali elementi scatenanti, sia alla creazione di uno
speciale tipo di banca etica unitamente ad una società di investimenti, sia una
rete di antenne territoriali antiusura. Per quanto riguarda infine la
conoscenza del fenomeno soldi, gestione economica, credito, interessi, e usura,
il Comitato si propone di presentare un programma di formazione ai diversi
livelli di istruzione: scuole elementari, medie inferiori e superiori, per far
apprendere ai ragazzi ed ai loro insegnanti, come si crea una coscienza
antiusura semplicemente comprendendo il meccanismo che presiede all’uso del
denaro ed alle tecniche di gestione del risparmio e degli investimenti avendo
cura di comprendere con precisione l’importanza del tasso di interesse
composto, dei ritorni di un investimento e dei concetti di valore da attribuire
agli strumenti monetari, creditizi, finanziari e valutari. Insomma tanto per
portare una provocazione ai lettori, direi che tutti dovrebbero almeno avere
chiaro il significato delle seguenti formule relative al taeg antiusura:
La
formula dettata dalla banca d’Italia per il calcolo del TEG relativo ad alcune
operazioni è la seguente:
La
formula per il calcolo del TEG è:
Interessi x 36.500 Oneri su base annua x 100
TEG
= -------------------------- + -----------------------------------
Numeri debitori Accordato
per
il resto delle altre operazioni invece la formula è:
b) Altre categorie di operazioni :
In analogia a quanto previsto dal decreto del Ministro
del Tesoro dell’8.7.1992 per il calcolo del TAEG, la formula per il calcolo del
TEG è la seguente:
m m’
Ʃ _Ak____ = Ʃ _A’k’____
k=1 (1+ i)tk k’=1 (1+ i)tk’
Siamo
in grado di capire come funzionano?
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