etica

"... Non vogliate negar l'esperienza di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante, Inferno canto XXVI, 116-120).


lunedì 3 settembre 2012

CARLO MARIA MARTINI: VOCE DI PACE, COMPAGNO DI CAMMINO NELLE DIFFICOLTA’ E INTERPRETE DEL DIALOGO TRA LE GENTI


"…Tutti coloro che partecipano a pubblici dibattiti, ad assemblee sindacali e di fabbrica siano sempre aperti a un confronto sereno, sappiano cogliere le esigenze e le argomentazioni altrui, non trascurino mai un’attenta valutazione dei dati che devono essere presi in considerazione, sappiano alla fine convergere su soluzioni praticabili che tengano conto di tutti i legittimi interessi in gioco, ma che in primo luogo siano tali da tutelare gli interessi degli ultimi, di coloro che sono senza voce. E’ dovere dei credenti essere dappertutto la voce appassionata e intelligente di tutti costoro. Promuovere solidarietà non è infatti sinonimo di rinuncia alla efficienza e ai canoni di una sana economia, ma è una tensione che pervade ogni singolo processo decisionale in tutte le sue fasi. Tale tensione è sostenuta dalla convinzione che ogni decisione, soprattutto in campo economico, sociale e politico, coinvolge in un modo o nell’altro esseri umani con i loro problemi, con le loro aspirazioni, con la loro dignità che va dappertutto rispettata e promossa…..”. C.M. MARTINI, “Sulle strade del Signore” meditazioni di ogni giorno, ed. PIEMME -ANCORA 1993 : Meditazione del 3 Settembre: ”PORTARE GLI UNI I PESI DEGLI ALTRI” (Gal.6,2).

CARLO MARIA MARTINI: VOCE DI PACE, COMPAGNO DI CAMMINO NELLE DIFFICOLTA’ E INTERPRETE  DEL DIALOGO TRA LE GENTI

A costo di deludere qualcuno che si aspettava per oggi il disegno del terzo scenario dell’euro, mi sento umanamente e moralmente obbligato a fare invece una riflessione su questo “Uomo del nostro tempo profeta della speranza e del discernimento”. Mentre scrivo si stanno tenendo i funerali a Milano  e la cosa mi motiva ancor di più ad uscire dai luoghi comuni di quanti hanno scritto su di lui. Io l’ho conosciuto personalmente nel 1993 in un convegno su Bernard J. Lonergan in cui tenni una relazione sulle sue prospettive socio-economiche (1). E’ stato un momento veramente emozionante, innanzitutto perché fu la mia prima esperienza nell’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana  dove poi venni chiamato ad insegnare dall’anno successivo e poi perché mi sono trovato  faccia a faccia con un “Grande” della storia, della spiritualità, dell’uomo. Un “Grande” che sapeva di esserlo, ma nutrendo di umiltà questa sua grandezza. Un “Grande” che mi ha incoraggiato anche quando tutto sembrava vacillare, anche quando parlare di etica, soprattutto nelle sfere cattoliche, era considerato quasi una “bestemmia”. Si, un “Grande” che aveva la percezione profonda della visione dell’autenticità dell’uomo nei suoi minimi particolari contenuti nel mistero della dignità dell’essere umano, nella sua essenza primordiale: scintilla che scaturisce direttamente dal mistero profondo della sua natura umana in cui risplende la natura divina di quell’essere infinito che chiamiamo DIO. Il Card. Martini non era timido, pur se lo sembrava, non si proponeva come colui che guida, ma sapeva trasportare indicando lo “spazio esatto”, oggi diremmo il “raggio di risoluzione” dove si poteva trovare la luce. 
E lo “spazio esatto” per lui era il contenuto di umanità presente in ciascun uomo. Era il rispetto per dignità insita in ogni essere umano rappresentata dalle sue sembianze, fatte a immagine e somiglianza di Dio. La sua proposta è stata sempre coerente e sempre la stessa: scegliamo l’uomo. Leggiamo il segno dei tempi scegliendo l’uomo, la famiglia anche nelle sue contraddizioni, anche nelle sue fughe in avanti e nei suoi errori, invece delle strutture. Purtroppo intorno a sé ha avuto persone troppo interessate alle strutture e poco all'uomo. Pastori poco attenti ai bisogni dell’anima e dei poveri e più sensibili alle cariche, agli abiti e alle appariscenze formali di una Chiesa considerata “matrigna” più che Madre, come invece Lui la considerava. Questa era una sua sofferenza. Non voleva ritornare indietro, non credeva al ritorno del latino nel rito della messa: sapeva che l’uomo ha bisogno di comprendere ciò che fa per essere autentico e non essere ingabbiato in “false convinzioni del passato”. Aveva chiaro l’insegnamento del Magistero nella sua triplice natura, teoretica, storica e pratica, per cui voleva parlare affermando la verità agli uomini del suo tempo, con esempi di uomini del suo tempo. Il resto sono solo buone intenzioni o strumentali prese di posizione o di malcelata “voglia di potere” da chi nella Chiesa dimostra di avere altre mire. Lo vediamo dai suoi scritti dalle sue riflessioni e soprattutto dalle sue speranze. Una cosa importante comunque è che non ha mai smesso di sperare operando nella verità, ricercando nella giustizia ciò che la nostra società, anche religiosa purtroppo, cerca invece nel successo, nell’affermazione di se e nella ricchezza. Il percorso non era facile, ma giustizia diritto e morale sono argomenti che coinvolgono la responsabilità degli uomini sia a livello fisico che spirituale nell’edificazione di un tessuto di fiducia e di pace e il cardinal Martini non ha mai taciuto l’importanza della promozione della pace e della solidarietà. Non ha mai taciuto sulle responsabilità di quelli che stando ai vertici di ogni qualsivoglia aggregazione di persone, laiche o religiose, hanno nei confronti di coloro che attendono da loro una soluzione equa ed umana ai propri problemi. Era un uomo la cui formazione era rivolta alla promozione della dignità di ogni essere umano e del bene comune propriamente inteso. Nella mia attività di insegnamento mi sono trovato vicino al suo pensiero perché anch’io essendo uno studioso di Lonergan, non per la parte teologica, ma per le scienze dell’educazione e le scienze sociali, ho sempre seguito la metodologia che questo comune maestro di metodologia ci ha insegnato. Il card. Martini infatti, come dimostrato dalla sua attività e dai suoi scritti ha sempre seguito il metodo delle tre conversioni insegnato da Lonergan: la conversione intellettuale, la conversione morale e la conversione religiosa, come fondamento del proprio sapere. Questo schema normativo fondamentale permette di giungere alla conoscenza di tutto l’ambito della realtà. E ancora più importante poi, permette di scoprire l’autenticità dell’uomo indicando il modo di far ricorso ad essa. Ecco perché l’uomo è sempre al centro della nostra visione. In tutte le azioni umane, nelle cosiddette operazioni e controposizioni, ciò che conta è il pensiero dell’uomo è la sua capacità di essere attento ai fenomeni contingenti, al saperli classificare in maniera intelligente per poterne poi comprendere la vera natura. Partendo dal livello dell’esperienza si impara a sperimentare, vale a dire scoprire e apprendere “i dati”. Senza dati di fatto la realtà non esiste e l’uomo si posiziona in un ambito ideologico che è al di fuori della sua portata e contro il quale non ha armi per affermare la propria umanità che si realizza nell’intelligente sistemazione e organizzazione dei dati raccolti. E’ da qui che comincia quel discernimento che porta agli altri due step della metodologia e cioè la conversione morale e la conversione religiosa. Nella conversione morale ciò che conta è la capacità di appropriarsi della razionalità che fa dell’essere umano un essere proporzionato all’interno di una propria individualità e in una società dove l’etica non può essere disattesa, pena la completa disfatta di ogni progetto sociale. Infatti  questa conversione, che è sempre frutto di un profondo discernimento, permette a ciascun uomo di sapersi collocare all’interno di se stesso, della propria personalità e nel contempo all’interno del proprio aggregato sociale. C’è infatti un livello di giudizio che tende all’assoluto del vero e del reale. Ecco perché il cardinal Martini era uno studioso di critica biblica. Amava confrontarsi con la verità che scaturisce dalla realtà effettiva e con la quale ci si deve scontrare o meglio incontrare anche quando è difficile sia con credenti che non credenti. Ciò perché alla ragionevolezza si accompagna la responsabilità, vale a dire la decisione di scegliere responsabilmente il valore cioè di agire come persone, ricercando ed attuando il bene in noi e nella società. Sempre attraverso il discernimento si arriva alla conversione religiosa, vale a dire al livello di concretizzazione effettiva della propria umanità attraverso il riconoscimento della propria storicità, attraverso l’autoconsapevolezza di avere un tempo da vivere in cui la propria personalità è chiamata ad esprimere il vero, il buono ed il bello che è dentro ciascuno di noi, in un ambito di fini infravalenti. E’ il livello della progettualità culturale, della progettazione in termini di mondialità solidale, di apertura al dialogo di accettazione del proprio ruolo in una comunità multietnica dove non esiste scala assiologia di valori, ma solo convinzioni personali che determinano le scelte di carattere sociale e politico in un orizzonte più ampio di “umanità condivisa”. Il cardinale grazie ai suoi profondi studi ed al suo pieno coinvolgimento pastorale, aveva capito fino in fondo che esiste una “umanità esclusiva” in cui domina l’io, l’individualismo e l’egotismo culturale senza eguaglianza tra gli uomini e c’è invece una “umanità condivisa” dove esistono gli uomini, dove essi sono considerati non per il colore della loro pelle, non per le capacità espresse, non per l’appartenenza religiosa, non per la loro ricchezza e neanche per il livello culturale, ma esclusivamente per la dignità che deve essere loro riservata, quella dignità che appartiene ad ogni uomo e a ciascun uomo e che ne fa, dovunque nel mondo, un essere unico ed irripetibile. Ecco perché il cardinale aveva chiara l’importanza del dialogo. Non ha mai chiuso le porte a nessuno, non solo ai non credenti, ma neanche a terroristi, malfattori e politici corrotti. Aveva capito che il primo tassello che rende possibile ogni redenzione o ripensamento è il dialogo è l’accoglienza dell’altro è il mutuo riconoscimento di una sfera che unisce l’immanente al trascendente in maniera inscindibile nel mistero affidatoci dal creatore. Ecco qui il salto di paradigma dell’ultimo step rappresentato dalla conversione religiosa: l’essere amante, saper comunicare l’amore di Dio per l’umanità, farsi operatore di pace e promotore di misericordia, proprio perché solo all’interno del clima di pace e di misericordia l’uomo scopre ad un tempo la propria forza e la propria debolezza. Il Cardinal Martini ha dedicato la sua vita alla testimonianza di questo percorso salvifico, percorso che accoglie l’uomo in una autentica realtà etica come egli dice a pag. 16 nel suo “Viaggio nel vocabolario dell’etica”: “…Tuttavia ritengo che l’etica debba essere soprattutto un luogo in cui la gente viene incoraggiata, animata, confortata. La grande parola dell’etica è: tu puoi fare di più, ti è possibile fare meglio, sei chiamato a qualcosa di più bello nella vita, essere onesti è possibile ed è un’avventura straordinaria dello spirito. Proprio di tale spirito di ottimismo abbiamo bisogno per non perderci in lamentazioni sterili e obbedire al precetto fondamentale dell’etica: cerca di essere più autenticamente te stesso, di essere più vero, più libero, più responsabile… ". Allora credo che questo testamento non solo morale ma profondamente umano interpelli ciascuno di noi….
cosa rispondiamo al cardinal Martini….forse solo grazie non basta!
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
(1)  Metodo di Bernard J. Lonergan
http://agenda-etica.blogspot.it/p/metodo-di-bernard-j-lonergan-romeo.html
   

Nessun commento:

Posta un commento