36. Ma l'uomo non è se stesso che nel suo ambiente
sociale, nel quale la famiglia gioca un ruolo primordiale. Ruolo che, secondo i
tempi e i luoghi, ha potuto anche essere eccessivo, quando si è esercitato a
scapito di libertà fondamentali della persona. Spesso troppo rigide e male
organizzate, le vecchie strutture sociali dei paesi in via di sviluppo sono
tuttavia necessarie ancora per un certo tempo, pur in un processo di
progressivo allentamento del loro dominio esagerato. Ma la famiglia naturale,
monogamica e stabile, quale è stata concepita nel disegno divino (cf. Mt 19, 6) e santificata dal cristianesimo, deve
restare «luogo d'incontro di più generazioni che si aiutano vicendevolmente ad
acquistare una saggezza più grande e ad armonizzare i diritti delle persone con
le altre esigenze della vita sociale».(32) Populorum Progressio (Paolo IV).
Da qualche giorno
si concluso l’incontro del S.Padre con le Famiglie a Milano e siccome l’argomento pare abbia suscitato qualche perplessità e diverse prese di
posizione, mi sembra importante riprendere il discorso con un po’ di calma e
chiarire alcuni punti importanti a livello etico.
Innanzitutto
stabiliamo che cosa è la famiglia e quale significato vogliamo darle. E’
importante per capire in maniera inequivocabile, data l’inesistenza attuale di
una riconosciuta terminologia i cui contenuti concettuali siano univoci,
riconosciuti ed accettati da tutti. Sapendo ormai che il termine famiglia si
presta a molteplici e soggettive interpretazioni, effettuare tale distinguo è
importante in quanto alla difficoltà ermeneutica implicita, si aggiunge anche
l’esistenza di due differenti piani di valutazione, il che impone una
riflessione più profonda.
Quindi oltre ai
differenti contenuti concettuali esiste un piano organizzativo che possiamo
inquadrare a livello giuridico come realtà contrattuale del matrimonio che crea
la famiglia. Ed esiste un piano esistenziale di carattere etico che considera
la Famiglia un bene d’ordine al di la di ogni assetto organizzativo.
La comprensione
adeguata di questi piani determina l’atteggiamento da prendere nei confronti
del significato di famiglia. Io penso e sono certo, che a livello etico esista
una precisa definizione che configura la famiglia. E’ il punto 36 della
Populorum Progressio:“famiglia naturale, monogamica e stabile” quale carattere identificativo di uno
status e poi:«luogo d'incontro di più generazioni che si aiutano
vicendevolmente ad acquistare una saggezza più grande e ad armonizzare i
diritti delle persone con le altre esigenze della vita sociale». Certo mi
rendo conto della difficoltà di generalizzare tali concetti a livello unanime,
però ritengo difficile trovare altre categorie che siano allo stesso tempo
esaustive e rappresentative della realtà come essa realmente è. Infatti se noi
pensiamo alla famiglia non possiamo fare a meno di pensare ad un uomo ed una
donna con figli da una parte e, genitori (consuoceri dall’altra). Il dato di
fatto è che pur se in astratto è possibile chiamare famiglia un qualsiasi
aggregato omogeneo di esseri viventi o cose, in realtà tutti sanno per
esperienza pratica che non può esistere famiglia naturale senza il contributo
dei due sessi. Non può esistere famiglia senza un padre ed una madre, non può
esistere una famiglia senza l’apertura alla vita rappresentata dai figli. Certo
esistono anche eccezioni dal punto di vista naturale in quanto non sempre i
genitori sono in grado di procreare, però in presenza del carattere “naturale,
monogamico e stabile” la famiglia come status ha una sua piena validità.
Inoltre essa rappresenta sempre e comunque luogo di incontro di più generazioni
in quanto anche se non vi è una fecondità autonoma da parte di una famiglia,
c’è sempre il legame con le famiglie di provenienza che rappresentano il
vincolo storico temporale dei diversi nuclei. La famiglia pertanto è quella che
si compone dei nonni dei genitori, dei figli e dei figli dei figli che
sarebbero i nipoti. Questa è la famiglia completa: la famiglia basata su
vincoli di sangue alla quale si appartiene per via naturale, senza possibilità
di scelta soggettiva. Questo è l’unico luogo dove si crea e si perpetua la vita
di ciascun uomo e con ciò l’esistenza del genere umano.
Ma affinché ci sia questo tipo di famiglia e la sua capacità di
perpetuare la specie, occorre che la stessa sia messa in condizione di crescere
e progredire, il che significa che la famiglia necessita di beni essenziali.
Questi pur se oggi non sono considerati dal sistema politico, sono non per questo meno importanti. Infatti
le prime imprescindibili cose che la famiglia necessita sono l’unità dei propri
componenti, il lavoro, ossia la possibilità di sostentamento e la casa, vale a
dire il luogo dove i coniugi con la prole possono svolgere la loro vita di
cellula essenziale della società e vivere in maniera concreta la propria
intimità familiare. Senza, unità, senza lavoro e senza casa la famiglia è alla
disperazione. Purtroppo attualmente stiamo vivendo, almeno da noi in Italia una
condizione di sviluppo familiare impossibile, sia in termini di unità
familiare, sia in termini di lavoro che in termini di casa. Le nuove leggi
infatti guardano molto più al divorzio breve che non alla salvaguardia
dell’unità della famiglia. Per quanto riguarda unità e lavoro dobbiamo dire che
la precarietà regna sovrana e pertanto quel tipo di famiglia naturale,
monogamica e stabile tende sempre più a scomparire. Da una ricerca dello Svimez
infatti appare che negli ultimi 4 anni sono almeno duecentomila le famiglie che
si trovano a fronteggiare problemi di disoccupazione con una percentuale di
disoccupazione giovanile pari al 35%. Dal 2008 al 2001 i nuclei con almeno una
persona in cerca di lavoro sono aumentati del 40,7%. Inoltre le famiglie che
cercano una casa non si possono contare in quanto ormai ci si arrangia a vivere
con le famiglie di provenienza per l’impossibilità di trovare casa in affitto
oppure di poterla acquistare a prezzi ragionevoli. Riguardo all’unità familiare
il Censis ha rilevato inoltre che gli italiani affrontano la crisi con nuove
forme di famiglia. Chiama infatti “assestamento delle micro-sovranità” il modo
con cui gli italiani affrontano la crisi attuale cercando di soffrirne il meno
possibile. Si realizza così una famiglia diversa dallo “standard” per poter
affrontare la riduzione dei consumi ed i risparmi necessari alla sopravvivenza.
Così per ovviare alle insufficienze derivanti dallo stato attuale di carente welfare,
le famiglie si trasformano con una rivisitazione di modelli e ruoli che ne
evidenziano una creatività emergenziale. Le famiglie tradizionali così hanno
lasciato il posto ai single, ai nuclei monogenitoriali, nuclei ricostituiti,
famiglie allargate, unioni libere ecc. che rappresentano attualmente il 28% del
totale delle famiglie e coinvolgono 12 milioni di persone vale a dire il 20%
della popolazione totale che sappiamo essere di 59,5 milioni di persone. Il
modello standard della famiglia tradizionale di coppie regolarmente coniugate
con figli rappresenta ormai soltanto il 36% delle famiglie. Ciò che comunque
risalta in maniera manifesta da questo scenario è che le famiglie si stanno
specializzando sempre più sia nella capacità di farsi strumento di sostegno,
sia nel gestire quasi integralmente il peso della non autosufficienza dei
membri più fragili, senza poi sottolineare il fatto che essendo questa una
generazione in cui i figli per la prima volta stanno peggio dei propri
genitori, si è sviluppata una solidarietà intergenerazionale, (anche contro
l’intento delle forze politiche che cercano di creare conflitti tra padri e
figli, per incapacità politica o strumentalizzazione partitica, evidenti le
leggi Fornero in cui è totalmente assente qualsiasi idea di progettualità
politica in termini di lavoro) che consente ai figli di mitigare gli effetti
della progressiva riduzione delle opportunità per i giovani di trovare lavoro.
Abbiamo così intere famiglie che subendo un precariato “stabile” non possono
fare a meno di usufruire del sostegno dei genitori pensionati sia in termini
fisici di assistenza alla prole, sia in termini economici di sostegno al
reddito. A tale proposito mi sembra importante ritornare sul punto 47 del
Concilio Vaticano secondo di cui ricorre quest’anno il 50mo anniversario, nel
capitolo: DIGNITÀ DEL
MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA E SUA VALORIZZAZIONE dove al punto 47. Matrimonio e famiglia nel mondo d'oggi enuncia”Il bene della persona e della società umana e cristiana
è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e
familiare.[..] Però la dignità di questa istituzione non brilla dappertutto con
identica chiarezza poiché è oscurata dalla poligamia, dalla piaga del divorzio,
dal cosiddetto libero amore e da altre deformazioni. [..] Inoltre le odierne
condizioni economiche, socio-psicologiche e civili portano turbamenti non lievi
nella vita familiare. [..] Da tutto ciò sorgono difficoltà che angustiano la
coscienza. Tuttavia il valore e la solidità dell'istituto matrimoniale e
familiare prendono risalto dal fatto che le profonde mutazioni dell'odierna
società, nonostante le difficoltà che ne scaturiscono, molto spesso rendono
manifesta in maniere diverse la vera natura di questa istituzione. Perciò il
Concilio, mettendo in chiara luce alcuni punti capitali della dottrina della
Chiesa, si propone di illuminare e incoraggiare i cristiani e tutti gli uomini
che si sforzano di salvaguardare e promuovere la dignità naturale e l'altissimo
valore sacro dello stato matrimoniale.
Allora come
concludere questa riflessione? La soluzione non appare certo semplice, tuttavia
uno sforzo comune va operato sia in termini politici sia in termini economici.
In termini politici dando una dignità autonoma ad un ministero della famiglia
che si riverberi come organizzazione a livello locale, sia regionale che
provinciale e comunale. Tutti devono poter trovare una istituzione che faccia
da sostegno alle esigenze del momento storico. E’ la famiglia che debve avere
leggi a sostegno e non il divorzio ad essere reso più facile! A livello
economico lo sforzo va operato innanzitutto con la creazione di nuove
opportunità di lavoro riscoprendo la filiera produttiva del territorio, con
l’importanza dell’artigianato, dei servizi alla persona del terzo settore con
tutte le opportunità di occupazione e sviluppo territoriale esistente in un
paese ricco come il nostro. Poi sempre a livello economico occorrerebbe fare un
nuovo piano casa che come negli anni 50 del secolo scorso dia la possibilità
alle persone di poter avere una casa a riscatto, magari non di proprietà ma in
concessione per 99 anni, sulla base del pagamento di un affitto possibile che
non superi il 10% del reddito mensile. Infine occorrerebbe che le banche
ritornassero ad erogare credito assumendosi il rischio di credito insito in
tutti i nuovi progetti imprenditoriali. A livello sociale invece la famiglia
andrebbe curata sotto il profilo della formazione, dove i modelli parentali
attualmente in uso vengano sostituiti con modelli innovativi di competenze
specifiche corrispondenti alle necessità storiche della famiglia. Occorre
aprire Consultori preventivi alle problematiche e non solo di cura! Solo così
infatti si potrà salvaguardare un bene d’ordine fondamentale nella vita e nello
sviluppo di qualsivoglia modello di comunità. Soltanto la fiducia nella
famiglia che trovi un ambiente amico di fraternità in cui crescere può dare
speranza di sopravvivenza e di salvaguardia del bene comune la cui valenza
etica ancora resta piuttosto marginalizzata da tutte le forze, sia politiche
che economiche e sociali. Rimbocchiamoci le maniche dunque e recuperiamo quegli
spazi di solidarietà e di sussidiarietà di cui la vita dell’uomo proprio
all’interno della famiglia è intrisa.
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