DISPOSIZIONI CHE MODIFICANO IL TRATTATO CHE ISTITUISCE LA COMUNITÀ
ECONOMICA EUROPEA PER CREARE LA COMUNITÀ EUROPEA
[……]
Articolo G
Il trattato che istituisce la Comunità economica europea è modificato
conformemente alle disposizioni del presente articolo al fine di creare una
Comunità europea.
A. In tutto il trattato:
1) L'espressione «Comunità economica europea» è sostituita dall'espressione
«Comunità europea».
B. Nella Parte prima: «Principi»:
2) Il testo dell'articolo 2 è sostituito dal testo seguente:
«Articolo 2
La Comunità ha il compito di promuovere, mediante l'instaurazione di un
mercato comune e di un'unione economica e monetaria e mediante l'attuazione
delle politiche e delle azioni comuni di cui agli articoli 3 e 3A, uno sviluppo
armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell'insieme della Comunità,
una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l'ambiente, un
elevato grado di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di
occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della
qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli
Stati membri.»
[………]
Voto
greco, tassi spagnoli, spread in rialzo, unione politica dell’Europa ed altri
titoli stampati sui quotidiani oppure “strillati” dai telegiornali sembrano
turbare fortemente la vita dei cittadini europei, tedeschi compresi. Comunque
un’altra espressione dal carattere sibillino, spesso ripetuta dai giornali e
attribuita alla cancelliera Angela Merkel, non sembra essere particolarmente
“attenzionata” ma ancor di più non correttamente compresa dalla maggior parte
della gente: cessione di sovranità.
Cerchiamo di capire come ci si arriva.
Nella
grande complessità della macchina europea non è assolutamente facile capire
quali possano essere i disegni posti in atto da coloro che hanno proceduto
prima alla redazione dei trattati MES e TSCG e poi alla loro approvazione.
Una
cosa è certa comunque e cioè che l’Europa sta divenendo vittima della sua
stessa struttura. Invece di diventare un organismo politico, nel senso di avere
consistenza di pensiero sociale rivolto al bene comune, si presenta in realtà
come meccanismo ferreo della peggiore “realpolitik” tedesca che pare voglia e
possa fare tranquillamente a meno della soggettività di popoli e gruppi
sociali, quasi che questa fosse annessa e sottintesa e non come una questione
manifesta e cruciale posta a fondamento del tessuto socio-politico-economico.
Si
sta evolvendo un realismo senza soggetto, una volontà di reputare irrilevanti,
i problemi importanti delle diverse antropologie socio-culturali coinvolte,
relegandoli a semplici situazioni di fatto ritenute facilmente superabili a
suon di regole, trattati, norme e procedure. Ma i problemi invece sono e
restano rilevanti perché toccano i temi profondi degli esseri umani delle
diverse comunità denominate dai trattati stati
contraenti, temi come l’identità e l’alterità, come il bene comune
obiettivo della socializzazione e di quel legame sociale che va sotto il nome
di solidarietà. Problemi che toccando i limiti della prossimità e della
distanza tra gli esseri umani, fino a ieri distinti dal nazionalismo e dalle
differenze razziali, calpestano quel diritto alla sussidiarietà che rende
nobili i popoli, liberi di autodeterminarsi. Allora questa alienazione di
soggettività rivela in maniera drastica che non esiste soggettività, né
politica e né sociale, ancor meno economica sicché nessuno può più essere
considerato come soggetto, come individualità unica ed irripetibile dotata di
caratteri esclusivi e quindi padrone a casa propria, ma sottomesso ad una
macchina inesorabile che lo spingerà prima o poi ad una ribellione i cui
effetti e la cui portata non ci è dato oggi di prefigurare.
Questo
è il quadro di riferimento del tunnel in cui si sta cacciando l’Europa. Europa
che ha abdicato la propria capacità di pensiero e la propria potenzialità
culturale ad un pensiero che mutatis
mutandis ci riporta agli anni tristi dell’era nazista, fascista e
comunista. Se queste parole possono sembrare pesanti a chi non possiede chiavi
interpretative adeguate, per coloro che hanno fatto il militare è facile
ritrovare l’immagine da richiamare alla
mente: marciare allineati e coperti, come
unico corpo, a prescindere dalla fatica, dalla stanchezza e dal proprio stato
d’animo soggettivo, per dare lustro alla forma, per dare forza alla parata ed
alla dimostrazione di potenza e di superiorità della macchina umana. A
prescindere che sia più o meno bellica, l’importante è che risponda unanime ai
comandi di chi ha il potere: senza pensare. Ecco cosa sta accadendo
all’Eurogruppo. Si è partiti con un pensiero lungimirante di perseguire il bene
comune che superasse divisioni e conflitti per cadere in un pragmatismo fondato
sull’assurdità della concorrenza leale,
sull’illusione che i tre pilastri dell'architettura di Maastricht: la politica
comunitaria, la politica estera e di sicurezza e la cooperazione nei settori
della giustizia e degli affari interni fossero un fatto tecnico e che potessero
essere risolti da una moneta comune: l’Euro. A prescindere dalle identità delle
componenti umane e plurali delle diverse comunità a volte neanche nazionali. Il
trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, avrebbe dovuto
dotare l'Unione Europea di istituzioni moderne e di metodi di lavoro
ottimizzati per rispondere in modo efficace ed efficiente alle sfide del mondo
di oggi. Per affrontare una realtà in rapida evoluzione in regime di
globalizzazione, di cambiamenti climatici, di forti sconvolgimenti demografici,
di enormi problemi dovuti alla sicurezza e alla carenza di energia. Il trattato
avrebbe dovuto rafforzare la partecipazione democratica in Europa e la capacità
dell'UE di promuovere quotidianamente gli interessi dei propri cittadini, il
lavoro, lo sviluppo sociale, la crescita economica invece non solo ha
colpevolmente chiuso gli occhi di fronte alla mancanza di una di politica
economica e di bilancio unica; ha permesso, invece complice la crisi
finanziaria, di portare avanti un disegno oligarchico e meccanicistico, avulso
dalla politica e dal bene comune. Ciò è avvenuto con la firma di due trattati sottoscritti
ad un mese di distanza uno dall’altro: il primo l’ESM European Stability
Mechanism (Meccanismo Europeo di Stabilità – MES) il 2 febbraio del 2012 ed il TSCG - Trattato sulla Stabilità sul Coordinamento
e sulla Governance nell’unione economica e monetaria, fatto a Bruxelles il 2
marzo 2012.
Tutti
coloro che hanno seguito l’evoluzione della crisi con riferimento alla
posizione della Germania ed all’atteggiamento di Angela Merkel, hanno sì
analizzato in maniera molto approfondita il trattato MES, ma mettendo solo in
evidenza che rileverà i compiti di EFSF (European Financial Stability Facility)
il cosiddetto fondo Salva stati divenuto pienamente operativo il 4/8/2010 e dell’ EFSM (European Financial Stability
Mechanism) fondo amministrato direttamente dalla Commissione Europea per il
sostegno di stati non-euro. Certo hanno anche evidenziato che il MES sarà
gestito da un Consiglio dei governatori composto dai 17 ministri delle Finanze
dei paesi dell’eurozona e che il medesimo trattato all’articolo 8 dispone che
l’organismo avrà un capitale sociale di 700 miliardi di euro precisando poi all’articolo
10 che il Consiglio dei governatori può decidere di mutare detto importo
adeguando di diritto l’articolo 8. Che all’articolo 9 si stabilisce che il Consiglio dei governatori
potrà esigere in qualsiasi momento entro il termine di 7 giorni il
versamento del capitale sociale non ancora versato e che il MES potrà esigere
senza limiti il pagamento dei paesi membri. Che il trattato non prevede
alcun diritto di veto per i parlamenti nazionali. Che nel MES chi comanda è il
Consiglio dei Governatori rappresentato dai 17 ministri delle Finanze che
votano su tutte le decisioni importanti, ma che non sono soli perché
affiancati da altre persone presenti a tutte le loro riunioni, denominati
ufficialmente “osservatori”. Esattamente tre osservatori: 1) il membro della
Commissione Europea responsabile per gli Affari economici e monetari; 2) il
Presidente dell’Eurogruppo (un club informale di questi 17 ministri delle
Finanze); 3) il Presidente della Banca Centrale Europea. Hanno anche rilevato
che l’art. 12 comma 3 stabilisce che “A
partire dal 1° gennaio 2013 sono incluse in tutti i titoli di Stato della zona
euro di nuova emissione e con scadenza superiore ad un anno clausole d’azione
collettiva in un modo che garantisca che il loro impatto giuridico sia
identico.”. Poi più di qualcuno ha sottolineato un’altra notevole
caratteristica rappresentata dagli status, privilegi, immunità ed esenzione
fiscale stabiliti dall’art. 32 al 36. Però non mi pare che si siano considerati
in maniera approfondita il punto 5, 11 ed il punto 13 dei considerando che
invece sono molto significativi in quanto nel primo si stabilisce che il
trattato MES e “il TSCG sono
complementari nel promuovere la responsabilità e la solidarietà di bilancio
all'interno dell'Unione economica e monetaria. Viene riconosciuto e accettato
che la concessione dell'assistenza finanziaria nell'ambito dei nuovi programmi
previsti dal MES sarà subordinata, a decorrere dal 1° marzo 2013, alla ratifica
del TSCG da parte del membro MES interessato e, previa scadenza del periodo di
recepimento di cui all'articolo 3, paragrafo 2, del TSCG, al rispetto dei
requisiti di cui al suddetto articolo” mentre nel secondo si stabilisce “che, al fine di tutelare la liquidità dei mercati,
saranno inserite nelle modalità e nelle condizioni di emissione di tutte le
nuove obbligazioni emesse dagli Stati della zona euro clausole d’azione
collettiva ("CACs") identiche e in formato standard. Come richiesto
dal Consiglio europeo del 25 marzo 2011, il regime giuridico che disciplina
l’inserimento delle CACs nei titoli di Stato della zona euro è stato definito
dal comitato economico e finanziario.” Infine
il punto 13 che sancisce “che i prestiti del MES fruiranno dello
status di creditore privilegiato in modo analogo a quelli del FMI, pur
accettando che lo status di creditore privilegiato del FMI prevalga su quello
del MES.” Comunque, da quanto mi consta nessuno pare aver rilevato che, pur
se il Trattato sul MES appare fortemente costringente, il collegamento del
punto 5 dei considerando fa sì che divenga operativa una formula del TSCG dell’ ACCOGLIENDO in cui si dispone il “rafforzamento della sorveglianza economica e
di bilancio degli Stati membri che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi
difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria e a disposizioni
comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di
bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri, e
RILEVANDO l'intenzione della Commissione europea di presentare ulteriori
proposte legislative per la zona euro riguardanti, in particolare, la
comunicazione ex ante dei piani di emissione del debito, programmi di
partenariato economico che illustrino nel dettaglio le riforme strutturali
degli Stati membri soggetti a procedura per i disavanzi eccessivi e il
coordinamento delle grandi riforme di politica economica previste dagli Stati
membri,” dando così lo spazio nell’articolo 8 all’inserimento di una clausola,
da nessuno, almeno a mio avviso, ancora adeguatamente valutata che recita “La Commissione europea è invitata a
presentare tempestivamente alle parti contraenti una relazione sulle
disposizioni adottate da ciascuna di loro in ottemperanza all'articolo 3,
paragrafo 2. Se la Commissione europea, dopo aver posto la parte contraente
interessata in condizione di presentare osservazioni, conclude nella sua
relazione che tale parte contraente non ha rispettato l'articolo 3, paragrafo
2, una o più parti contraenti adiranno la Corte di giustizia dell'Unione
europea. Una parte contraente può adire la Corte di giustizia anche qualora
ritenga, indipendentemente dalla relazione della Commissione, che un'altra
parte contraente non abbia rispettato l'articolo 3, paragrafo 2. In entrambi i casi, la sentenza della Corte di
giustizia è vincolante per le parti del procedimento, le quali prendono i
provvedimenti che l'esecuzione della sentenza comporta entro il termine
stabilito dalla Corte di giustizia.
2. La parte contraente
che, sulla base della propria valutazione o della valutazione della Commissione
europea, ritenga che un'altra parte contraente non abbia preso i provvedimenti
che l'esecuzione della sentenza della Corte di giustizia di cui al paragrafo 1
comporta può adire la Corte di giustizia e chiedere l'imposizione di sanzioni
finanziarie secondo i criteri stabiliti dalla Commissione europea nel quadro
dell'articolo 260 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. La Corte
di giustizia, qualora constati che la parte contraente interessata non si è
conformata alla sua sentenza, può comminarle il pagamento di una somma
forfettaria o di una penalità adeguata alle circostanze e non superiore allo
0,1% del suo prodotto interno lordo. Le somme imposte a una parte contraente la
cui moneta è l'euro sono versate al meccanismo europeo di stabilità. In altri
casi, i pagamenti sono versati al bilancio generale dell'Unione europea.
3. Il presente
articolo costituisce un compromesso tra le parti contraenti ai sensi dell'articolo
273 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.”
Dopo
aver riflettuto sulla pericolosità di questo articolo credo di poter affermare
che la conclusione risulta essere molto triste in quanto quest’ultimo trattato
apre, inimmaginabili e tetri scenari di conflitto e di possibili scontri e
contese pilotate da detentori del rating Tripla A (leggi Germania) che mirano
ad ottenere cessioni di sovranità controllando
le emissioni di debito tramite le Clausole di Azione Collettiva (CACs) imponendo
la loro volontà facendosi anche scudo di altri stati membri contraenti ….l’esasperazione potrebbe scatenare la
disperazione e finanche un conflitto bellico in ragione della difesa dei
diritti economici e monetari da parte degli stati
contraenti più deboli del MES. Conflitto che purtroppo potrebbe rappresentare
la terza guerra mondiale che vedrebbe di nuovo la distruzione della Germania,
determinata, come nelle due precedenti, anche se con mezzi diversi, dalla sua
volontà di egemonia. Allora cancelliera Merkel, se vogliamo salvaguardare il
bene d’ordine Euro e con esso l’Europa, chiediamo sì, a tutti, di mettere
ordine nei propri conti, ma non strozzandoli, bensì usando strumenti finanziari
diluiti nel tempo (Zero cupon) e regole più umane, che possano permettere alla
gente di ricominciare a sperare in un futuro in cui l’Unione Europea sia una
realtà foriera di pace e non di crisi o disperazione foriera di guerra.
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