“…….Ciò
nonostante, sebbene il bene d’ordine si trovi totalmente al di fuori del campo
dell’appetizione sensoriale, in se stesso è un oggetto della dedizione umana.
L’individualismo e il socialismo non sono né cibo né bevanda, né vestiti né
rifugio, né salute né ricchezza. Essi sono costruzioni dell’intelligenza umana,
sistemi possibili per porre in ordine la soddisfazione dei desideri umani. Non di meno gli uomini possono abbracciare un
sistema e respingere gli altri. Possono fare così con tutto l’ardore del
proprio essere, sebbene la questione non riguardi né il loro proprio vantaggio
individuale, né quello dei loro parenti, amici, conoscenti, compatrioti. Né
questo fatto è sorprendente. Infatti l’intelligenza umana non è solo
speculativa, ma anche pratica.
Ben lungi dall’accontentarsi di determinare le unità e le correlazioni nelle cose come esse sono, è costantemente all’erta per discernere le possibilità che rivelano le cose, come potrebbero essere….” ( B.J. Lonergan Insight Ed. Città Nuova pag. 750).
Ben lungi dall’accontentarsi di determinare le unità e le correlazioni nelle cose come esse sono, è costantemente all’erta per discernere le possibilità che rivelano le cose, come potrebbero essere….” ( B.J. Lonergan Insight Ed. Città Nuova pag. 750).
Oggi dopo aver letto i giornali in cui si è dato ampio
risalto a diverse circostanze di attualità come i contrasti che starebbero
verificandosi nel movimento di Beppe
Grillo M5S, o come la “nuova Babele” citata da Papa Ratzinger a proposito del
corvo Paolo Gabriele suo Aiutante di Camera, o ancora come l’ineluttabilità
dell’uscita della Grecia dall’Euro oppure
ancora come “Le sciocchezze delle riforme”
nell’editoriale scritto da Giovanni Sartori sul Corriere della sera a proposito
del “semipresidenzialismo a doppio turno” proposto da Berlusconi o, tanto per
concludere la lunga lista, come la continua recriminazione dei miliardi di euro
distribuiti dalla BCE alle Banche Europee che invece di sostenere l’economia
hanno sottoscritto titoli di stato e risistemato i propri squilibri di
liquidità, lasciando gli imprenditori in brache di tela, non posso fare
a meno di interrogarmi sulle prospettive che il futuro ci riserverà.
Senza perderci in chiacchiere, andiamo immediatamente al
nocciolo della questione e cerchiamo di farci un quadro di riferimento,
conciso, ma compendioso sulle origini di tali fenomeni e sulle loro possibili
evoluzioni.
Innanzitutto vorrei chiarire che tutti gli episodi sopra
riportati sono attinenti alla realtà contemporanea che ci vede inermi di fronte
ad una crisi che al di là dei tecnicismi in essa contenuti è determinata da una
perdita generalizzata di elementi valoriali. Sì, assenza di etica e prima fra
tutti la mancanza di cognizione di bene d’ordine. Nella concezione più
vera del significato dell’etica, come più volte ho fatto presente, esistono due
elementi costitutivi: 1) l’esistenza del bene; 2) la possibilità di ottenerlo
attraverso l’azione concreta. Pertanto se non vi è conoscenza del bene non vi
può essere possibilità etica. Ma poi questo bene come lo si individua? Saremmo
tutti in grado di conoscerlo? Le risposte sono semplici: alla prima si può
rispondere che siamo in grado di individuarlo se si conoscono i tre livelli di
bene. Ed alla seconda, che tutti sono in grado di conoscerlo se si è coscienti
delle responsabilità che caratterizzano la nostra natura umana. Per essere
chiari possiamo affermare che esistono tre livelli di bene 1) il bene di
appetito; 2) il bene d’ordine; 3) il bene valore. La capacità di individuarne
la natura è data dalla metodologia impiegata per distinguerne il livello. Il
primo, bene di appetito, si riconosce
attraverso una metodologia sensoriale. E’ di percezione quasi immediata in
quanto corrisponde alla soddisfazione di un bisogno primario. L’oggetto
dell’appetito è infatti il bene a livello elementare. Quando lo si è ottenuto
si sperimenta una percezione sensoriale che si configura come un senso di
concretezza piacevole, gradevole, soddisfacente, appagante ecc. Ovviamente tale
bene che si sperimenta in maniera del tutto naturale, dà anche la dimensione
del suo contrario: il male. Questo si sperimenta anche come una sensazione di
dolore e di sofferenza. Il bene d’appetito quindi può essere individuato anche
attraverso il suo contrario.
Il secondo livello di bene che chiamiamo appunto bene
d’ordine. Con questo nome si vuole indicare quel bene che non è di
percezione sensoriale, bensì di comprensione intellettuale. E’ il bene che si
può ravvisare nella famiglia, nei tribunali, nelle istituzioni nei sistemi
economici e nelle tecnologie. Questo bene dunque può essere ricondotto a
sistema: Sistema della giustizia, sistema statale, sistema economico,
sistema finanziario, sistema bancario, sistema politico, sistema monetario
ecc. E’ un bene che si crea con l’intelligenza e la volontà di costruire
qualche cosa che migliori la vita di se stessi e delle nuove generazioni. E’
una costruzione in cui concorrono tanti soggetti identificati dall’insegnamento
sociale cristiano con la voce Uomini di buona volontà. Tale bene
d’ordine racchiude un flusso continuo di operazioni ed un corrispondente flusso
di benefici distribuiti tra i membri che partecipano al sistema. Il bene
d’ordine trasforma le singole operazioni in cooperazioni, vale a dire in insiemi di operazioni che derivano o creano
abitudini, vale a dire comportamenti naturali, che il singolo interiorizza in
una sorta di struttura abituale, in termini di processi. Operazioni che
richiedono delle istituzioni che possono risultare implicite nel processo delle
abitudini, negli usi e costumi oppure formulate in leggi, tribunali ed altri
sistemi. Questo è l’ordine che, attraverso i rapporti personali individuati nei
beni d’ordine, viene concretamente realizzato nel vivere umano.
Il bene d’ordine quindi è un livello di bene che si è in
grado di percepire solo in virtù di osservazioni e considerazioni sulle
dinamiche della vita sociale e non è istintivo come il bene d’appetito del
precedente livello. Il bene d’ordine deve poter far uso dei beni di intelligenza
e di conoscenza per essere correttamente compreso nella sua essenza. Và da sé
che se non è chiara la struttura istituzionale del vivere conforme alla natura
umana, non si è in condizioni di percepire il livello del bene d’ordine.
Il terzo livello di bene è il bene valore che possiamo
identificare come la scelta razionale possibile. Il bene valore possiamo
assimilarlo ad una vocazione naturale che non necessita di incentivi o
tornaconti: è un elemento costitutivo della natura umana. Il bene valore è la
base su cui fonda il bene d’ordine. Infatti un bene d’ordine può essere
ricondotto immediatamente al valore. Esso infatti rappresenta l’ordine che di
fatto esiste in un certo spazio di tempo e se implica in prima battuta un
atteggiamento di tipo conservativo, volto cioè alla salvaguardia del bene, in
secondo luogo esprime un atteggiamento migliorativo in quanto è il valore che
spinge al miglioramento dell’ordine esistente, un atteggiamento cioè mirato
alla ricerca di un cambiamento migliorativo di quanto già possediamo. In terza
battuta il bene valore insito nel bene d’ordine assume anche un carattere
“evitativo” perché è un valore che tende ad evitare tutto ciò che possa
distruggere l’ordine concreto e che funziona.
Tornando ai problemi che hanno dato origine a questa
riflessione proviamo ad analizzarne il livello di bene d’ordine, sperando che
gli interessati possano prenderne coscienza.
Riguardo al movimento M5S possiamo dire che il bene
d’ordine è il sistema politico che deve essere costruito, ma senza una
filosofia politica (come si è potuto osservare nelle vicissitudini del PD) non
esiste politica e non si giunge da nessuna parte. Allora un suggerimento a
Beppe Grillo se vuole costruire e mantenere un bene d’ordine come sistema
politico di democrazia, è che potrebbe farsi aiutare da qualcuno, esperto ed
affidabile, a trovare la sua filosofia politica. Inoltre sarebbe bene che non
si limiti ad enunciare problemi e a “scagliare” superficiali giudizi di merito contro questa “sedicente” classe
politica. Forse potrebbe chiedere consiglio a chi può veramente aiutarlo, su
come riformare il sistema politico fondandolo su una vera filosofia politica
che in quanto tale deve essere senz’altro
orientata alla critica, ma ancor di più alla progettualità del bene. Che
idea di bene d’ordine può essere quella di Papa Benedetto XVI in termini di
credibilità della struttura ecclesiastica? C’è bisogno di fare una valutazione
più attenta delle scelte. In che modo attivare un sistema di controllo che non
si fermi ai consigli di chi appartenendo, ad un gruppo di pressione, finisca
poi col fare gli interessi di questo?
Esistono nelle diverse sedi cattoliche tante persone di buona volontà
che possono prendere il posto dei vari Paolo Gabriele o Gotti Tedeschi, basta
andarli a cercare in ambienti dove non vige la regola dell’affermazione, bensì
quello del servizio effettuato da professionisti con profonde competenze
distintive, ma con l’atteggiamento dei
“servi inutili” consapevoli di dover lavorare con responsabilità e
serietà alla costruzione del Regno senza subdoli o malcelati
approfittamenti. Che cosa dire
ancora, in termini di bene d’ordine, a
chi parla dell’ineluttabile necessità di abbandonare la Grecia al suo destino? Che
questa debba uscire dall’Euro. Sappiamo
che sono soprattutto le componenti tedesche della UE a ribadirlo in
continuazione. Ma la risposta da dare è che l’uscita della Grecia non
rappresenterebbe una soluzione plausibile, sarebbe la distruzione di un bene
d’ordine a fatica conseguito, anche se ciò potrebbe fare la fortuna di diverse
banche che hanno sottoscritto CDS sul debito sovrano greco, e non sappiamo
quante, appartenenti al sistema bancario tedesco lo abbiano fatto; sicché
paradossalmente per loro parrebbe più conveniente che la Grecia faccia default
piuttosto che rimanere nell’Unione. A mio avviso per ovviare a questa
“stupidaggine” basterebbe pensare ad un semplice cambiamento di impostazione
politica per dare lo status di vera banca centrale alla BCE; per riconvertire in zero cupon a 25 anni il debito della
Grecia ed emettere debito europeo consolidato, Eurobonds, per quella parte che
eccede il rapporto del 60% Debito/Pil
dei diversi stati dell’Unione. Inoltre basterebbe creare un bene d’ordine
ulteriore mutuandolo dal vecchio SME (Sistema Monetario Europeo) in cui erano
previste le cosiddette soglie di divergenza che imponevano riaggiustamenti non
solo ai paesi meno virtuosi, ma anche a quelli bravissimi come la Germania. Quindi
un modello di sistema di sviluppo armonizzato che contempli un indicatore di
competitività che imponga l’aggiustamento della bilancia dei più forti, tramite correttivi di politica
economica e con l’obbligo di reinvestimento automatico del proprio surplus nei
paesi più deboli, al raggiungimento di detta soglia. Che dire infine delle
proteste di Sartori? Il bene d’ordine in questo caso dovrebbe implicare la
formulazione di un sistema politico che preveda criteri oggettivi di selezione
a livello civico che possa escludere dalla competizione elettorale non solo i
soggetti notoriamente deleteri la cui manifesta incapacità di gestione della
cosa pubblica unita a malversazioni, ci ha portato come risultato alla tragica
situazione che stiamo vivendo; ma anche criteri temporali di esclusione e di
non rieleggibilità. Alla base della competizione politica deve esserci una
visione di bene comune fondata su dati oggettivi possibili e condivisi. Non
serve cambiare “alla chetichella” l’art. 81 della costituzione per il pareggio
di bilancio se poi manca un progetto di ripresa per il Paese; ciò infatti
significa solo andare ancora più a fondo, significa una rinuncia piena alla
propria sovranità e quindi la consegna spontanea del proprio destino in mano di
altri evitando di prendersi responsabilità politiche. Esattamente come è
avvenuto per il governo tecnico e per i tagli lineari.
Da ultimo, il problema dei finanziamenti alle banche che
non hanno avuto riscontro in termini di sostegno alle imprese, ci dice che il
bene d’ordine deve essere interpretato come una necessità di cambiamento del
sistema. Sarebbe il caso di tornare al sistema di banca pura o cosiddetto
sistema “sassone”, dove non ci deve essere frammistione tra banche di credito e
banche d’affari. Ciascuna deve svolgere il suo mestiere. Tale ritorno alla
vecchia impostazione che dovrebbe prevedere come un tempo la pluralità di
soggetti bancari, la separatezza tra banche e imprese, la specializzazione
temporale e la differenziazione di obiettivi creditizi, ritengo che possa
essere un inizio di soluzione verso un rinnovato bene d’ordine su cui rifondare
l’Unione Europea, senza nulla togliere al Presidente BCE e a cui va tributato
il merito, grazie al suo atteggiamento di bene d’ordine evitativo, di aver
saputo scongiurare, nonostante la
Germania , il crac dell’Europa.
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