Si parla più
volentieri di ciò che si ignora. (Paul Valery); Spesso gli uomini parlano
benissimo di cose che non conoscono. (Voltaire).
La verità che
ho sopra espresso con (queste) due famose battute, non di rado contribuiamo un
po’ tutti a dimostrarla attraverso la nostra piccola o grande arroganza, oppure
attraverso l’approssimazione negli studi, la superficialità nella preparazione,
l’inesperienza e l’ignoranza, coniugata però alla presunzione saccente. La più pericolosa sorta di stupidità è,
infatti, quella di chi si crede sapiente e acuto. Egli veleggia, senza timore
del ridicolo, con grande prosopopea, lanciando giudizi, offrendo consigli,
dispensando analisi. E, attorno, molti o tacciono o condividono. Il vero
conoscere, infatti, si raggiunge solo nella paziente, rigorosa e faticosa
ricerca: è un’ascesi della mente e dell’anima (e persino del corpo). G. Ravasi
“L’ignorante e il saccente” in "Le parole del mattino" ed. Oscar Mondadori pag.
145.
La riflessione di
oggi scaturisce da una triste considerazione che mi è capitato di fare a
diversi livelli nel constatare l’incompetenza aperta di giornalisti, uomini
politici, blogger e professori partecipanti ai diversi talk show. Ritengo
superfluo indicare quali, perché tanto sono sempre i soliti e ormai tutti allo
stesso livello e nel corso della settimana, (Ballarò, La Gabbia, Virus, Piazza
Pulita ecc.) tranne le poche schiarite
di Presa diretta e di Report, il resto lascia il tempo che trova. Certo qualcuno
potrà dire che non si può generalizzare, ma com’è difficile. Tu fai lo zapping
e senti, percepisci, constati che l’interlocutore di solito o non risponde alla
domanda oppure la “butta in politica” per non dire meglio “in caciara”. Infatti
basta una parola e l’urlo concitato del parlarsi addosso non permette, al
telespettatore, di comprendere nulla di cui si parla. Inoltre si ripetono in
continuazione “copioni giornalistici” con domande “improbabili” e risposte
altrettanto “sconcertanti” che ti fanno comprendere che coloro che parlano non
solo non si ascoltano, ma cercano inesorabilmente di interrompere l’altro in un
duello mediatico o sfottente, o saccente, o da “tana libera tutti”.
Credo che non abbia
bisogno di fare i nomi, ormai la frequentazione dei suddetti salotti televisivi
è talmente continua che se si vedono personaggi nuovi sorge la preoccupazione
di capire come mai e che cosa sia successo. Il legame infatti non è solo
finanza e politica, ma anche e soprattutto politica e mass-media per non dire
“televisione”. Ben lo sa il proprietario delle televisioni private più incisive
in termini di “trash tv” ecco perché continua imperterrito nella sua posizione,
senza un minimo di riflessione, di umiltà e di accettazione del “ruolo
delinquenziale” che la comunità attraverso le sue istituzioni gli ha
attualmente assegnato. Questo perché per lui la sua libertà non deriva dalla
sua dignità, e dai suoi comportamenti, bensì dal voto dei suoi elettori
ammaliati da sogni di opulenza che non vedranno mai…. ma per i quali sono
pronti a battersi a spada tratta, sia che si tratti di operai, benzinai,
pensionati o calzolai: il sogno del riscatto, il mito della grandezza li
imprigiona senza possibilità di uscita. Eppure pensavo guardando alle realtà
del nostro Paese, come faccia questo esponente e rappresentante di una classe
politica incapace (perché per vent’anni non è riuscita che a distruggere tutto
quello che esisteva di buono e funzionante), a non rendersi conto di ciò che la
sua tracotanza, la sua presunzione e saccenza, nonché la sua capacità di
corruzione a diversi livelli hanno prodotto. ( Solo come ultima notizia in
ordine di tempo cfr. http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2014/05/07/sen.rossi-mi-offrirono-soldi-per-cambio_56b5615e-c931-4de1-9ba9-a5613bac3889.html). Probabilmente credo che sia necessario per la sua
salvaguardia in quanto se dovesse veramente realizzare la dimensione di sfacelo
che è riuscito a creare prima nella cultura attraverso le sue “trash tv” e poi
nella P.A. tramite la strumentalizzazione dello spoil system; poi nel conflitto
tra istituzioni attraverso la difesa ad oltranza dalle “toghe rosse”; poi nello
svilimento della dignità del Parlamento con le leggi “ad personam” e poi con la
“compravendita” di parlamentari per assicurarsi la maggioranza; infine con la
tracotanza di colui che sentendosi “al di sopra della legge” si vede
“ingiustamente” condannato per evasione fiscale, denigrando il Presidente della
Repubblica per non avergli offerto ”spontaneamente” la grazia, credo che non
reggerebbe all’istinto catartico del “suicidio”! (politicamente intendo)
L’etica necessiterebbe di maggiore riflessione sul
ruolo della saggezza umana che deriva appunto dalla conoscenza, non solo delle
tecnicalità politiche, ma soprattutto delle finalità politiche legate alle
responsabilità ed anche se qualcuno vuole una dicotomia tra la morale comune e
l’etica politica, in realtà esiste una dimensione di responsabilità verso il
bene comune che le rende analoghe. La conoscenza effettiva delle dimensioni
della responsabilità è cosa complessa perché come osserviamo tutti i giorni
dall’operato della maggior parte dei nostri politici, si pensa sempre che la
responsabilità sia un elemento esterno, da addossare in maniera sempre più
aggressiva all’altro, all’avversario e che tale responsabilità che lo limita,
lo intacchi solo in maniera marginale. Chissà perché in politica è sempre colpa
dell’altro? In realtà vorrei sottolineare che la responsabilità, ancorché
politica è sempre tipicamente umana, interiore e relazionale vale a dire
biunivoca. Infatti questa doppia valenza
si spiega in maniera molto semplice dicendo che se da un lato esiste una
responsabilità soggettiva cioè umana e interiore, dall’altro esiste un aspetto oggettivo di
relazionalità. Ma senza entrare in approfondimenti sulla natura delle
responsabilità, direi che ciò che ci interessa è che entrambi gli aspetti della
responsabilità citati prevedono un risarcimento dei danni provocati. Così se
pensiamo che un ipotetico danno causato dipenda da noi, non possiamo non sentirne il peso,
innanzitutto a livello interiore e poi come necessità di risarcire chi ha
subito il danno. E se questo vale nello svolgimento della vita normale,
dovrebbe valere ancora di più per la vita politica. Purtroppo questo non
sembrerebbe, a quanto pare, dato il susseguirsi degli eventi (Arresto dell’ex
ministro Scajola, totoarresti dell’Expo di Milano con in primis quel Primo
Greganti che aveva già riempito le cronache dei giornali all’epoca di
tangentopoli) che giorno dopo giorno non cessano di farsi sentire proprio a
livello politico. Allora direi, quale è il messaggio di saggezza che possiamo
inviare a tutti coloro che sostengono questi esponenti tutti “vittime” della
magistratura?. Credo che innanzitutto sia bene che tutti gli elettori facciano
un profondo esame di coscienza per realizzare come è ridotto il nostro Paese.
In secondo luogo ciascuno dovrebbe sentirsi chiamato in causa da due domande
esistenziali importanti: 1) qual è la dimensione della propria dignità?; 2)
quando si è votato o sostenuto questi esponenti quale criterio di valutazione
della loro dignità si sono adoperati? Sono certo che se ci facessimo
onestamente, queste due domande, davanti allo specchio della nostra coscienza
forse molti di noi si vergognerebbero di rispondere. Perché? perché si
sentirebbero coinvolti e compartecipi dello sfacelo causato. Comunque come tutte le cose della vita nulla
è definitivo e tutto può cambiare perciò inviterei tutti gli uomini di buona
volontà ad usare quella che chiamerei “saggezza etica” che consiste nel
misurare sempre le proprie azioni e le proprie decisioni sui bisogni degli
altri tenendo presente la differenza di giudizio se basata su dati di fatto
oggettivi oppure se generata da criteri di giudizio soggettivi. In tale
contesto inviterei ciascuno prima di compiere qualsiasi azione o di prendere qualsiasi
decisione di valutare a) se ciò che sto facendo è legale (badando bene di
capire che se vado a votare qualcuno che poi invece di guardare al bene comune
guarda ai propri interessi, mi rendo complice e quindi sono colpevole alla
stessa maniera poiché senza il mio concorso non avrebbe avuto tale
possibilità); b) come si pone questa azione nei confronti della realtà sociale,
politica ed economica ( qui i risultati si possono anche misurare in termini
numerici: a livello sociale vediamo la distruzione del tessuto in termini di
differenze sociali nei diversi livelli ed espressioni della vita comunitaria
del Paese; a livello politico vediamo la distruzione del sistema operato da quella
massa di incompetenti che oltre a destrutturare ed asservire le istituzioni ai
loro propri interessi propongono e fanno leggi che non guardano al bene comune,
vedi quelle sull’immigrazione, sul lavoro, sulle pensioni, sul titolo V della
Costituzione, sulla riforma costituzionale del Senato ecc; mentre a livello
economico basta dire: a) aziende fallite: ROMA - Nel 2013 sono stati superati
tutti i record negativi da quando è iniziata la crisi economica, tanto che si
contano circa 111mila chiusure aziendali, il 7,3% in più rispetto al 2012. Ad
affermarlo sono i dati Cerved consultati dall'ANSA: male l'industria,
crolla il Nord Est. http://www.leggo.it/NEWS/ECONOMIA/crisi_2013_anno_nerissimo_111mila_aziende_fallite_in_italia_nell_39_anno_appena_finito/notizie/554114.shtml; b)disoccupazione: 14:17 - Secondo le nuove stime
diffuse dalla Ue, per l'Italia si prevede una lenta ripresa nel 2014,
"sostenuta soprattutto da domanda esterna". Resta negativa invece la
situazione sul fronte occupazione, con un nuovo picco per la disoccupazione
italiana al 12,8% (contro il 12,6% stimato a febbraio). Invariate le previsioni
sul deficit italiano: nel 2014 al 2,6% e nel 2015 al 2,2%. Il ministro
dell'Economia, Pier Carlo Padoan, resta ottimista: "Miglioriamo". http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/2014/notizia/disoccupazione-giu-in-ue-non-in-italia-padoan-resta-ottimista-miglioriamo-_2042849.shtml; c) famiglie povere:
In Italia ci sono oltre 8 milioni di poveri, con l’11% delle
famiglie povere in termini relativi e il 5,2% in termini assoluti. Questi i
dati diffusi dall’Istat nell’ultimo rapporto sulla povertà in
Italia , relativo al 2011.
Numeri che fanno di certo tremare, che rimangono sul trend dell’anno prima, ma
con alcune sostanziali differenze che delineano l’identikit del nuovo povero. http://economia.panorama.it/the-99/istat-11-percento-famiglie-italiane-povere. L’ultima valutazione c) come si pone questa azione
nei confronti della propria coscienza personale. Quest’ultima valutazione che
ritengo essere la più efficace a livello interiore richiede un presupposto e
cioè se si abbia una coscienza avvertita su ciò che si sta facendo. La
coscienza infatti può anche essere erronea, può anche essere ignorante e quindi
saggezza etica (rivolta alla costruzione del bene comune) vuole che ci si
interroghi su questo elemento e a livello politico domandandosi soprattutto
perché: il pragmatismo attuato dalla maggior parte dei politici è manifestamente
strumentale? Perché non c’è gradualismo progettuale, ma solo “tutto e subito”
con spartizione di interessi, poltrone e soldi? Perché il cambiamento attuato
crea sempre instabilità? perché i programmi di istruzione e formazione sono
sempre più mirati ad abbassare il livello delle conoscenze? a distruggere anche
la componente buona esistente per riformare a fini faziosi il sistema primario,
secondario e universitario? Perché non si sa o meglio non si vuole coniugare
l’economia di stato con finalità sociali rivolte al bene comune e si continua a
demonizzare un mezzo, come l’Euro, invece di assumersi le responsabilità soggettive
del suo cattivo uso? Perché ci si ostina in questo capitalismo di sottrazione
che pone in conflitto le sfere generalizzate della nostra società in un “tutti
contro tutti?” Un’altra domanda perché i politici che ho votato, non sanno
uscire dalla situazione di stallo attuale senza calpestare i diritti umani
degli immigrati, dei lavoratori, delle classi più deboli? Perché non sanno
uscire dal connubio politica-finanza basato sulla corruzione e voto di scambio?
Perché non sanno riequilibrare il rapporto tra privilegiati ricchi ed
emarginati: I patrimoni italiani in poche mani. Quasi la metà al 10% delle famiglie. Come
sono distribuiti immobili e titoli. In media in portafoglio 1,6 milioni, 22
volte di più dei ceti popolari. Le abitazioni continuano a fare la parte
del leone con un valore di 5 miliardi di euro. Negli ultimi anni è affondata la
classe media e sono cresciute le proprietà di imprenditori e commercianti. I
cittadini hanno tra risparmi e ricchezza 8.600 miliardi, pari a quattro volte
il debito pubblico. http://www.repubblica.it/economia/2012/01/08/news/i_patrimoni_italiani_in_poche_mani_quasi_la_met_al_10_delle_famiglie-27751433/ Infine perché non si
ricercano nuove forme di welfare in un nuovo modello di sviluppo sostenibile per tutti senza continuare ad anteporre il mercato alla democrazia vendendo e
svendendo diritti non negoziabili?
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