"Vi sono certe nazioni europee in cui l’abitante si considera come una specie di colono, indifferente al destino del luogo che abita. I più grandi cambiamenti si verificano nel suo paese senza il suo concorso; non sa nemmeno cosa, precisamente, sia avvenuto; lo sospetta, ha sentito raccontare l’avvenimento per caso; peggio ancora, la fortuna del suo villaggio, la pulizia della sua strada, la sorte della sua chiesa e del suo presbiterio non lo toccano affatto; pensa che tutto questo non lo riguardi assolutamente, che appartenga ad un potente straniero che si chiama governo. Quest’uomo del resto, benché abbia fatto un sacrificio così completo del suo libero arbitrio, non predilige, più di un altro, l’obbedienza. Si sottomette, è vero, al beneplacito di un funzionario,; ma si compiace di sfidare la legge, come un nemico vinto, appena la forza si ritira. Così lo sivede incessantemente oscillare tra servitù e licenza". (A. de Tocqueville, La democrazia in America 1°-I-5 p.116 in J.J. Chevallier “Le grandi opere del pensiero politico” ed. il Mulino Bo, pag. 310)
RENZI
E L’IMPROVVISAZIONE…..DOV’E’ L’ETICA?
Ho
aspettato con impazienza a scrivere questa riflessione perché avrei voluto
semplicemente non scriverla. Almeno oggi. Purtroppo a nulla serve scrivere
post, dare indirizzi e indicazioni su come la politica debba essere
interpretata in maniera corretta dagli uomini che si propongono come politici,
cioè come uomini capaci di raggiungere il bene comune. Più passa il tempo più
cambiano i governi, più ci si rende conto che gli uomini politici che la nostra
società produce non sono all’altezza del loro compito. Siano essi politici o
tecnici. Purtroppo questo accade ormai dal lontano periodo degli anni di
piombo, e per dirla in breve, dalla scomparsa del più grande statista italiano
dopo De Gasperi: Aldo Moro. Allora la politica nonostante certi aspetti loschi
e conniventi con forze mafiose, scoperti in seguito; connivenze con sistemi di
corruzione, aveva ancora degli esponenti con capacità e competenze in grado di
guidare il paese. Poi negli anni ’80 del secolo scorso con l’affermarsi del
C.A.F. la politica lasciò la ribalta al malaffare generalizzato, alla politica
corrotta ed imbelle. Gli italiani persero di vista la loro capacità di
costruire e abdicarono i loro poteri di scelta politica all’improvvisazione.
IMPROVVISAZIONE
Improvvisazione della Lega; improvvisazione di
Forza Italia; improvvisazione della scomparsa della DC spezzettata in correnti
di cui, per pudore, è meglio non ricordarne i nomi; improvvisazione della
trasformazione del PCI in PDS in DS;
per
non dire improvvisazione nella creazione del PD; improvvisazione di nuovi protagonisti presi da
ogni dove pur di mantenere poteri e poltrone da parte di gente che è stata
seduta almeno in una delle due camere per diverse legislature. La politica che
vedeva le crisi nell’avvicendamento di governi balneari, aveva comunque una
ragione di essere. Il ventennio fascista era stato troppo cruento e duro perché ci fosse ancora qualcuno che potesse
invocare di nuovo un “governo forte”.
I
PARVENUS DELLA POLITICA
Poi
con l’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica ci si è trovati di fronte ad
una realtà di “parvenus” della politica, ciascuno intento a ottenere privilegi,
soldi e poltrone per se e per i propri amici attraverso tipi di manovre
incredibilmente spericolate che non hanno risparmiato alcun settore della vita
economica del Paese attraverso privatizzazioni e svendite del patrimonio dello
stato sia immobiliare che mobiliare e fondiario. Il tutto con la scusa di risanare
il bilancio pubblico. Si è venduto di tutto e di più. Aziende pubbliche che
avevano sempre funzionato, in maniera anche invidiabile sotto certi aspetti, improvvisamente
sono divenute solo centri di spesa con stipendi
e buone uscite stratosferiche per dirigenti sempre più conniventi e
connessi con interessi partitici. Solo per fare qualche nome: Alitalia, Ferrovie
dello stato, Autostrade, Telecom Assitalia, ed altre società con cui potremmo
formare una lunga lista. Ma a tutto ciò si unisce il mondo delle
privatizzazioni bancarie e del cosiddetto federalismo fiscale “madre di tutte
le corruzioni” con manovre sempre più clamorose ad opera dei consigli regionali,
terreno di spartizioni di soldi pubblici che ha dato vita ad una nuova ondata
di malversazioni, inchieste, indagini e arresti dopo Tangentopoli. L’eredità
lasciata da tangentopoli ha creato una voragine di spesa che neanche una
pressione fiscale intorno al 43% è riuscita non a fermare, ma almeno a
limitare.
L’ETICA
Ma
qual è l’origine di tutto? Ritengo che sia la mancanza di etica, vale a dire quella
mancanza di coscienza del rispetto delle regole che ha legittimato ciascun
cittadino che per un qualsiasi motivo si trovi in una posizione di preminenza,
di forza o di privilegio di fare ciò che ritiene più opportuno in merito a
Regole e soldi pubblici. Ciò che più mi rattrista è che pur di ottenere soldi e
privilegi nonché appalti da sfruttare, sono stati cinici approfittatori anche sulle tragedie del
terremoto. A tutto ciò si aggiunge quella componente più deleteria della
politica che è l’improvvisazione a cui accennavo sopra. In termini concettuali
questa parola improvvisazione significa capacità di inventare qualcosa sul
momento, con esiti, a volte, di bravura virtuosistica, più spesso di
approssimazione e di superficialità (voce del dizionario Coletti). Ecco quindi la
componente distruttiva del nostro sistema. Abbiamo visto che questa
improvvisazione è stata a lungo giocata da colui che per vent’anni ha portato
il paese allo “sfascio”; la stessa improvvisazione è stata giocata dal Governo
Monti, così come l’improvvisazione è stata l’illusione del premier Letta.
L’unico che pur accusato di tante “malefatte politiche”, ma che in realtà si è
sempre mosso in maniera istituzionalmente coerente è stato sempre il Presidente
della Repubblica. Nonostante le accuse improvvisate dal “parvenu Comico” che
guida un Movimento che avrebbe potuto incidere sulla vita del nostro Paese, il
Presidente si è mosso in anticipo cercando di prevedere le mosse da fare e gli
scenari che si sarebbero prospettati. Ha
fatto il suo dovere, checché insinui il giornalista Friedman, il quale a mio
avviso farebbe meglio ad interessarsi dei problemi del suo Paese invece di fare
soldi sulla dietrologia del nostro. Molti come lui dicono che il Presidente non
sia stato di terzietà nel sistema, ma ciò non fa altro che avvalorare la loro
“ignoranza dei meccanismi costituzionali” che io ho tentato più volte di
spiegare in questa sede. Friedman e
Grillo evidentemente non leggono questo blog!
MATTEO
RENZI COME IMPROVVISA!
L’improvvisazione
purtroppo non è ancora finita, attualmente oltre alla continuità nell’M5S, si
concretizza con Matteo Renzi. Quest’ultimo che appare essere l’ultimo nostro
baluardo, purtroppo lascia a desiderare come politica: non si può pensare di
andare a fare il Capo del Governo andando ad improvvisare la lista dei
ministri. E’ inconcepibile che un premier intelligente faccia un errore così
ingenuo di fronte ad una realtà così difficile e impegnativa. Perché
improvvisare una squadra di governo? Ma che bisogno aveva di fare il governo in
tre giorni servendosi degli SMS a detta di Fabrizio Barca, quando ha avuto
almeno un anno per programmarsi la squadra. Un uomo che ha la forza nel proprio
partito e che suscita l’interesse dell’opposizione berlusconiana perché sceglie
una squadra all’ultimo minuto? Una squadra anche se composta da fuori classe ha
bisogno di conoscersi, di capirsi e di affiatarsi. Aggregarla in questo modo
non dà garanzie per il suo funzionamento futuro, se non nella capacità del capo
di guidare la compagine. Il governo di uno stato, non nazionale, ma europeo, ha
bisogno di competenze, certo, di capacità senz’altro, ma ha bisogno di stile,
di riconoscimento ineludibile e questo non lo si riscuote da un giorno all’altro!
Possibile che Renzi non abbia capito che, in tutta buona fede, la sua faccia
non ha alcuna valenza per il futuro del Paese? Il futuro del paese ha bisogno
di gente che sappia fare il lavoro politico, che sia preparata per affrontare
le differenti problematiche governative. Ha bisogno di gente che sappia creare posti di
lavoro e rilanciare il Paese. Che sappia prendere la valigia e andare a
perorare la causa dei marò direttamente, non per i marò soltanto, ma per il
fatto che l’Italia è accusata dall’India, con la legge invocata, di essere un
Paese terrorista! Ci vuole un premier
che sappia ristabilire l’organizzazione della spesa pubblica con un ministero
vero dei rapporti con le regioni, che sappia controllarle in termini di
potenzialità territoriali. Il rilancio del Paese passa da lì. Anche Renzi non
legge questo Blog, altrimenti avrebbe chiari i 16 punti espressi per il
rilancio del Paese. Un premier che non doveva fare il totoministro
dell’economia all’ultimo momento, senza idee. Il ministro dell’economia e dello
sviluppo doveva essere scelto e curato nei suoi programmi, almeno con un anno
di anticipo rispetto alla nomina. Oltretutto c’è anche il problema del semestre
europeo….occorre saper parlare almeno Francese Inglese e Tedesco. Bisogna saper
suscitare rispetto a livello nazionale e internazionale per un Paese che ha
subito l’onta di far parte dei PIIGS. L’improvvisazione è un problema del
nostro tempo della nostra Società Liquida come ci ha insegnato Zigmut Bauman ed
in politica Renzi ne è un esempio. Una cosa vorrei comunque sottolineare a
coloro che dicono che Renzi è sotto la tutela di Napolitano. Chi la pensa così
forse non sa che la nomina del Capo del Governo spetta al Presidente della
Repubblica, nella sua piena discrezionalità? La scelta di Renzi non è stata
improvvisata, è stata provocata, così come lo fu quella di Monti, dallo
scenario negativo che i precedenti premier (Berlusconi e Letta) non riuscivano a
ribaltare. Da notare comunque che Letta
ha dato le dimissioni non perché sfiduciato dalle camere, ma perché sfiduciato
dal suo partito e quindi non doveva che rimettere il mandato al Presidente
senza doversi recare in Parlamento. La decisione è stata sua e del suo partito.
E’ stata personale e non istituzionale. Quindi il passaggio a Renzi è stata una
mossa istituzionalmente corretta. Il Presidente infatti nomina il Capo del
Governo che sceglie e propone la sua squadra di governo. A tale atto deve
seguire la fiducia delle camere. Ma
questa è un’altra cosa.
IMPROVVISAZIONE
E FUTURO
Quindi
tornando al nostro discorso per concludere, da un lato abbiamo una
improvvisazione di un movimento che ogni giorno diviene sempre più pericoloso,
sia per l’ignoranza politica espressa dai suoi componenti specialmente dei
dirigenti. Se il Movimento non vuole dialogare in parlamento, tramite i suoi esponenti
lì presenti, non doveva neanche presentarsi alle elezioni. Doveva fare come è
sempre stato una opposizione extraparlamentare. Una volta presentato alle
elezioni e ottenuto rappresentanti in parlamento, deve sapersi muovere nelle
sedi istituzionali della politica. Invece ciò che si avverte chiaramente è una
sua volontà generalizzata di distruzione istituzionale. E il problema che i
seguaci, soprattutto quelli giovani privi di esperienza e di cognizioni
storiche non capiscono, è che a distruggere si fa presto, ma poi occorre
ricostruire e quelli che rifiutano il dialogo, che offendono tutti, con
sproloqui verbali ed ingiurie, offendono anche la povera gente illusa dalle
parole ammalianti di un comico emarginato divenuto per rivalsa un “Masaniello”.
Sanno distruggere ma poi chi ricostruisce? Quelli che hanno votato il Movimento
credendo che potesse gestire la protesta e con essa il cambiamento, in realtà
stanno ripercorrendo in maniera pari pari ciò che avveniva nel corso degli anni
20 del secolo scorso e che condusse poi al ventennio fascista. Così da un lato l’improvvisazione renziana si
troverà non solo conflitti interni al
partito, ma certamente anche interni alla compagine di governo, e, in parlamento
con le ancora “larghe intese”. Il tutto generato da una logica impossibilità di
fare tutto e in breve: riforma elettorale, del lavoro, della spesa pubblica,
della costituzione e chi più ne ha più ne metta. La politica purtroppo ha
bisogno di tempi di negoziazione che forse il Sindaco di Firenze, con l’animo
da imprenditore non conosce e non immagina, soprattutto in Europa. Dall’altro
invece abbiamo l’atteggiamento del “tanto peggio tanto meglio”, della volontà
decisa di distruggere per poter prendere il potere in maniera autonoma. Questa
illusione ci porterà probabilmente a subire quello che i sociologi dicono da
tempo: “Le dittature che vivremo in questo secolo, ancorché incruente, faranno
impallidire quelle del secolo scorso e tutto ciò per ignoranza….ecco l’origine
dell’improvvisazione e quindi della mancanza di etica.
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