Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quell'anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Dante:Divina Commedia
Purgatorio Canto VI
Guardando alla situazione del nostro Paese non posso fare a meno di
sottolineare alcuni punti importanti concernenti la vita della nostra giovane
democrazia. Innanzitutto vorrei scusarmi con i miei lettori per aver tenuto due
argomenti sul blog per la durata di quasi un mese ciascuno. Ricordo che il
primo riguardava il Manifesto della Scuola di pensiero dell’Economia dello
sviluppo di Kinshasa RdC e l’altro il Corso di Etica Socio-politico-economica
per creare la figura del “certificatore etico” che il Comitato di Promozione
Etica Onlus ha iniziato il 4 febbraio scorso. La motivazione per me risiedeva
nella convinzione che occorresse dare più tempo alla riflessione, più spazio al
ragionamento e perché no? più spessore alla meditazione ponderata di tutti
coloro che leggendo gli argomenti presentati e le mie considerazioni potessero quanto
meno sentirsi coinvolti! Purtroppo devo riconoscere che la riflessione non paga
e che la superficialità ha ormai cittadinanza diffusa nella maggior parte delle
persone. Salvo poi a inveire contro le volgarità e le aggressioni di alcuni del
M5S, contro la corruzione politica, contro l’offerta di soldi facili che
governano lo “scempio” delle nostre istituzioni.
L’ETICA
E’ IMPEGNATIVA
Parlare
di etica è forse troppo impegnativo; capire che il comportamento etico è
l’unica salvaguardia per ritornare a costruire insieme la vita del Paese
diviene sempre più difficile. Perché mi domando? Eppure sono sicuro che molte
persone che leggono questo mio “insolito” blog che non fa chiacchiere, ma
interpella le coscienze, si sentano toccate dagli argomenti ed allora mi domando
perché non rispondono? Molti credono che la politica si faccia dall’alto dei
parlamenti e delle camere dei deputati. No la politica si fa dal basso, anzi
più si è in basso e più si ha bisogno di far politica. E la politica in questo
caso collima con l’etica vale a dire che laddove l’etica scopre la nozione di
bene, la politica vi converge per raggiungerlo. Purtroppo non tutti sanno
interpretare gli scenari. Ecco il perché del corso di etica
socio-politico-economica. Non tutti sono capaci di discernere la vera
differenza tra crescita economica e sviluppo integrale dell’uomo. Ecco il
perché che mi ha spinto a lasciare per quasi un mese il post del “Manifesto
della scuola di pensiero sull’economia dello sviluppo integrale dell’uomo” di
Kinshasa. Pochi si sentono motivati ad alzare la propria voce a difesa della
coscienza del rispetto delle regole: unica realtà in grado di creare o meglio
rigenerare il tessuto di fiducia ormai fortemente sfilacciato e lacerato da più
parti della nostra comunità.
LA
QUESTIONE MORALE
Si
sente sempre parlare di questione morale, ma poi? Nessuno pare percepire che
cosa sia. Specialmente nella politica nella quale sembra non solo non trovare
una definizione condivisa, ma al contrario più se ne parla e più sembra che ci
si allontani. Il rapporto tra morale e politica appare un sogno di pochi.
Sembra non esserci scampo, mentre da un lato si reclama una linearità di
intenti, dall’altro si scopre che le persone più insospettabili della politica,
nelle situazioni più incresciose, come può essere un terremoto, si sono
lasciate corrompere o hanno corrotto inopinatamente. Perché ci domandiamo? Quale strada si deve prendere per limitare i danni che subiamo ormai da molti
anni ad opera di coloro che essendo stati eletti, con i soldi degli elettori
pensano di poter fare tutto ciò che vogliono, come i giornali riportano: nottate
in alberghi a 5 stelle, appalti d’oro, posti preassegnati nei concorsi, acquisti
di oggetti personali, festini ecc. basta leggere le pagine dei quotidiani o
seguire Piazza Pulita o Presa diretta, o Report per farsi accapponare la pelle!
Ma non basta: ci sono poi le “multicariche” rivestite da qualche boiardo, di
stato e dai suoi familiari…… in numeri a due cifre. Non si arriva mai a capire
come abbiano fatto e perché mai nessuno se n’è accordo o abbia reclamato. Non
esistevano le Autorità? Chi controllava? Perché secondo voi? Ora la Commissione europea, nel rapporto
sulla corruzione, ci presenta come un Paese corrotto. Si fanno anche delle
cifre e queste secondo il dipartimento della Funzione Pubblica, è calcolato in
valore come circa 60 miliardi di euro all'anno pari al 4% del Pil, e alla metà
dell’ammontare complessivo del suo valore a livello europeo di 120 miliardi di
euro annui.
COSA
MERAVIGLIA DI PIU’
La
cosa che più meraviglia poi è la percezione della diffusione della corruzione
in Italia, da parte degli italiani che secondo un’indagine di Eurobarometro è
avvertita dal 97% degli intervistati. La media europea si attesta invece al 76%
inoltre dall’indagine scaturisce anche che il 92% delle imprese italiane
ritiene che la corruzione ostacola la libera concorrenza. Meno male che lo
sanno…..direi! In questo contesto, la Commissione europea, suggerirebbe all’Italia
di intervenire contro il fenomeno corruttivo, “rafforzando le norme in merito
all’integrità dei leader politici e dei pubblici funzionari, alle leggi ad
personam, il conflitto d’interessi, gli appalti truccati, ed estendendo i
poteri e sviluppando la capacità dell'Autorità Nazionale Anticorruzione nella
sua Commissione indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l'Integrità
delle amministrazioni pubbliche Civit”. La convinzione è che la così detta Autorità
possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni
ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale.
I
MIEI DUBBI
Io
nonostante le indicazioni suggerite e tutte le buone intenzioni delle persone
che credono che i controlli e le ispezioni possano essere un incisivo deterrente,
sono non solo scettico, ma anche un pochino preoccupato. Infatti la
composizione dell’Autorità è formata da professionisti di estremo valore, di
persone dai CV veramente invidiabili. Tecnicamente ineccepibili…. senza però
alcun accenno ad un percorso etico, soprattutto per ciò che concerne “la
conoscenza dei limiti etici” delle varie figure professionali, politiche e
amministrative. A mio avviso tutto l’impianto serve e servirà senz’altro, ma
molto poco. Sono convinto, e spero ardentemente di essere smentito dai fatti in
futuro, che l’Autorità, pur necessaria, non sia e non sarà in grado, anche con
i suggerimenti della Comunità europea, di tenere sotto controllo questa vasta
schiera di rischio di integrità. Sono convinto infatti che i controlli servano
fino ad un certo punto. Ormai la storia dell’ultimo scorcio di secolo scorso e
il primo decennio dell’attuale avrebbero dovuto farcelo capire. I
controlli terzi non tutelano dalla
corruzione, dalla concussione e dalla violenza. Il corrotto o il corruttore o
il violento, molte volte seguono una escalation spontanea, spesso
inavvertitamente indotta dalle situazioni. Il problema di chi controlla il
controllore resta sempre aperto: è una guerra di guardie e ladri che vede
vincere a sorti alterne prima chi si nasconde e poi chi trova, ma c’è sempre il
pericolo che colui che dovrebbe trovare, per una ragione o per l’altra possa
girarsi “inavvertitamente” dall’altra parte, non avere gli occhiali o non
riuscire a vedere chi si nasconde. Il problema quindi rimane ed è grave perché
si tratta di un problema di coscienza. Se poi riconduciamo le tre figure
suddette alla concatenazione esistente tra politica, economia, finanza e
affermazione mediatica, capiamo subito che forse all’impianto manca qualcosa.
Si abbiamo diverse normative che sembrano arginare il fenomeno, ma secondo me è
come il problema dell’usura, si pensava che indicando un livello medio di tasso
soglia si potesse bloccare il fenomeno, in realtà si sta assistendo ad un
innalzamento del tasso soglia dovuto proprio alla forma di controllo
introdotta.
LA
CERTIFICAZIONE ETICA
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