“…nel perseguimento dello sviluppo, servono « uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca d'un umanesimo nuovo, che permetta all'uomo moderno di ritrovare se stesso (1).
Ma non è tutto. Il sottosviluppo ha una causa ancora più importante della carenza di pensiero: è « la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli» (2).
Questa fraternità, gli uomini potranno mai ottenerla da soli? La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La ragione, da sola, è in grado di cogliere l'uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità.” Benedetto XVI - Caritas in Veritate n. 19
Dopo aver parlato dei danni della speculazione che devono essere limitati e delle anomalie della BCE da correggere, quali elementi essenziali della stabilità dell’eurozona, in questo post vorrei concentrarmi su una idea, magari discutibile, ma senz’altro innovativa dal punto di vista etico per la sopravvivenza dell’Euro e per la salvaguardia del bene d’ordine che esso rappresenta: il M.E.E.S. Innanzitutto ricordiamo che la speculazione è fortemente perniciosa e inarrestabile, ma le dichiarazioni di una Banca Centrale possono, se non bloccarla, almeno portarla a più miti consigli. Abbiamo osservato anche, nel precedente post, che cosa può fare la Bce per salvaguardare l’euro e come sia importante che la stessa possieda tutti i poteri e le funzionalità di una Banca centrale alla stessa stregua della Federal Riserve, della Banca centrale del Giappone o della Banca d’Inghilterra. Dopo aver constatato che la situazione che vede in difficoltà Grecia, Irlanda e Portogallo si è estesa alla Spagna e inopinatamente anche al nostro Paese, ritengo doveroso sottolineare che le notizie riportate o meglio “strillate” dai mass media sono dettate da mire di tipo politico finalizzate o al mantenimento del potere o alla rielezione di esponenti di partito e non certo, come le si vorrebbe far passare: ineludibili in quanto a contenuto meramente tecnico. Quindi appare evidente l’intento speculativo di certe affermazioni non certo funzionali alla stabilità, bensì finalizzate agli interessi ed all’affermazione di evidenti ideologie elitarie, a cui poco interessa il bene comune dell’Europa. Tentiamo ora perciò, di analizzare, come draft di discussione, alcune idee con cui configurare quale potrebbe essere il vero Meccanismo Etico Europeo di Stabilità (M.E.E.S.) che vorrei suggerire alle istituzioni dell’Eurozona e come riflessione ai politici cosiddetti “falchi” come Wolfgang Schaüble, (Ministro delle finanze tedesco) Mark Rütte (primo ministro olandese) e Erkki Tumioja (ministro degli esteri finlandese). Prima di ogni considerazione però mi corre l’obbligo di parlare subito dell’avverarsi di 3 effetti che potrei dire “ingestibili”, con l’attuale sistema, causati dall’uscita di una qualsiasi delle monete dell’UE dall’euro. 1) Sarebbe l’inizio della fine dell’Eurozona, per il semplice fatto che la speculazione progressivamente, dopo aver trovato la prima “vittima”, troverebbe subito una seconda ed una terza e così via fino alla disintegrazione totale della moneta attualmente “Unica”, ma che successivamente suddivisa in diverse categorie finirebbe, pur se gradualmente nel corso degli anni, per sparire definitivamente. 2) Oltre a ciò, il secondo effetto deriverebbe dall’inesistenza di un sistema di ridefinizione dei cambi. Infatti essendo le parità fisse strettamente collegate tra loro da una griglia, il cambiamento anche di una sola di esse implicherebbe la necessità di trovare un sistema di ricalcolo e ridefinizione di tutte le altre. Infatti va rimarcato con razionalità che essendo stato imprecisa la scelta dell’immutabilità del cambio come presupposto di trasformazione delle diverse monete legate ad un cambio fisso ed irreversibile oltre che immodificabile per l’affermazione assoluta ed indiscutibile dell’euro, il ritorno al vecchio conio di una qualsiasi delle monete imporrà una rivisitazione dei cambi e di conseguenza vi saranno, infinite discussioni su sistemi ed entità di svalutazioni e rivalutazioni al momento indescrivibili, perché svalutare e rivalutare non è mai indolore sia dall’una che dall’altra parte. 3) Infine l’altro e più grave problema, a cui nessuno mi sembra abbia finora mai pensato, deriverà dal ripagamento del debito dello stato “emarginato”, attualmente denominato in euro. Infatti, anche se possiamo solo immaginare quali saranno le decisioni da parte di un Paese che dovrà necessariamente uscire, perché “buttato fuori” dai falchi tedeschi, olandesi e finlandesi. Non possiamo immaginare però quali potranno essere le conseguenze? Il ripagamento avverrà o no? e come? A mio avviso in tre modi: a) lo stato “fuoriuscito” potrebbe effettuare il ripagamento del proprio debito esistente in euro con la propria valuta, (vecchio conio) stampata in abbondanza e soggetta perciò ad iperinflazione: infatti poiché il debito è denominato in euro il Paese emarginato dovrà stampare tanta carta moneta, quanta ne sarà necessaria in ragione del nuovo cambio, dovrà infatti comprare gli euro esattamente alla stessa stregua di qualsiasi altra moneta estera, per ripagare il debito espresso in quella moneta. Oppure potrebbe chiedere di trasformare nuovamente tutti i propri debiti denominati in euro, nella propria valuta e con ciò aumentare o diminuire l’entità dello stesso. Infatti cambiando la base di calcolo da 1 euro a 1 dracma o poniamo (per accontentare gli “sconclusionati”) anche a 1 lira, il peso sarebbe diverso perché mentre adesso il titolo di debito è prezzato in Euro, poniamo 1.000.000 di euro, poi sarà su 1 milione di lire, con una differenza dovuta da un lato al sistema di cambio adottato e dall’altra dal divisore che potrà essere anche diverso. La conseguenza più evidente è quella della legge monetaria che stabilisce che l’inflazione è sempre e comunque a favore del debitore che anche se nominalmente può sembrare più gravato, in realtà in termini reali è molto più sgravato ed i problemi restano per chi riceve quella moneta, sicché il debito viene paradossalmente più facilmente ripagato. Va da sé che il Paese “buttato fuori” opterà per il ripagamento nella propria divisa, contrattando un cambio favorevole. b) Una seconda decisione potrebbe essere la richiesta di una ristrutturazione del debito, vale a dire che se il Paese non ottiene le condizioni di fuoriuscita che richiede, può decidere di ristrutturare il debito attraverso diverse tecniche, sia di importo che di tempo, di tassi o di struttura. Ovviamente cercando il minor danno. c) Nella peggiore delle ipotesi, il Paese, potrebbe dichiarare default e provvedere alla negoziazione di un piano di rientro a suo piacimento nel tempo. Ovviamente tali misure vanno interpretate come estrema ratio del “muro contro muro” che si verificherebbe di fronte ad un aut aut dei Paesi “falchi” che, anche se fanno “orecchio da mercante” ne pagherebbero comunque le conseguenze.
Una volta dipinto questo quadro preliminare passerei ad abbozzare per la discussione, le migliori soluzioni che vedrei plausibili: provvedere la Banca Centrale Europea di tutti i poteri di una banca semplicemente sostituendo nell’articolo 21.1 dello statuto della BCE la frase “… così come…” in “mentre è lasciato all’autonomia della BCE…..” ;
Aggiungere al suddetto articolo 21.1 un ulteriore comma che reciti: “ Tale intervento discrezionale e autonomo statutariamente rivolto alla finalità del controllo dei prezzi, diviene automatico al raggiungimento dell’ “indicatore di divergenza” tra il Paese più virtuoso ed il Paese più in difficoltà calcolato sulla base di un parametro armonizzato di esclusiva conoscenza della BCE quale segreto professionale che non deve essere reso pubblico a norma dell’art. 38 del proprio statuto, composto dalla somma degli scostamenti dalla media dell’UE di a) rapporto deficit/pil; b) rapporto debito/investimenti pubblici; c) rapporto debito/disoccupazione; d) rapporto produttività/competitività; e) rapporto profitti/costo finanziamenti delle imprese; f) rapporto debito pregresso/impegni di riduzione; g) rapporto prezzi al consumo/costo del lavoro; h) rapporto debito pubblico/sovvenzioni alle imprese; i) rapporto tasso di interesse debito/media dei tassi di interesse Eurozona; l) rapporto tra servizio del debito/esportazioni. Posto a 100 tale indicatore, esso è quotidianamente monitorato per ciascun Paese dell’UE, l’intervento della BCE deve perentoriamente iniziare al raggiungimento del 75% dell’indicatore stesso. L’intervento della BCE avviene sulla base di un calcolo di riequilibrio dello spread tra i titoli del Paese più virtuoso e quello più in difficoltà, ed è effettuato con i fondi messi a disposizione dal Paese virtuoso, presso la propria Banca Centrale Nazionale, e con rilascio di fideiussione a prima richiesta, da parte di quest’ultima, alla BCE per l’acquisto di titoli di stato del Paese più in difficoltà, mentre verrà impartito al Sistema bancario dell’Eurozona l’ordine obbligatorio di vendita in proporzione percentuale dei titoli di stato del Paese virtuoso posseduti, che saranno acquistati dalla BCE al loro valore facciale a prescindere dal prezzo di mercato raggiunto. Gli eventuali profitti derivanti dalle operazioni effettuate sono ridistribuiti a norma dell’ art.32 dello statuto.” Ovviamente come statutariamente previsto la BCE potrà inviare alla Commissione e agli Stati indicazioni e pareri sulle azioni di riequilibrio della politica economica da intraprendere.
L’altro meccanismo possibile è dato dalla possibilità che venga presa una decisione fortemente politica, ma pienamente europea, vale a dire rispettare in pieno il trattato di Maastricht dando valore al criterio del 60% quale rapporto debito globale/PIL. Tutti i Paesi dell’UE sarebbero chiamati a ristrutturare autonomamente e progressivamente in termini temporali questa parte di debito, mentre il rimanente dovrebbe essere ristrutturato, unificato, consolidato e trasformato in Eurobonds, vale a dire titoli il cui ripagamento è garantito in solido dall’Eurozona. Il costo tanto temuto dai “falchi” dell’euro non sarebbe che una partita di giro dalla quale anzi potrebbero derivare, molto probabilmente dei profitti in termini di interessi, perché non solo è assodato che uno stato non fallisce, semmai subisce un periodo sfavorevole, ma ripaga sempre i propri debiti nel tempo e con aggravio di interessi, come ampiamente testimoniato dai PVS. Inoltre sappiamo bene che i capitali devono essere investiti e quindi uno stato che non ha problemi di sottoscrizione del debito potrà rinnovarlo in continuazione, ammortizzandolo nel tempo senza ulteriori problemi.
Per concludere possiamo dire che tali meccanismi avvicinerebbero l’Europa monetaria a quella politica e permetterebbero di evitare inattesi attacchi speculativi. Va da sé che comunque se i Paesi maggiormente indebitati facessero anche lo sforzo di riacquistare il debito in mano a non residenti, tutte le parole spese sul riequilibrio degli spread e le soluzioni da adottare potrebbero essere considerate…semplici elucubrazioni teoriche!
Non so se qualcuno dei nostri politici sarà interessato a questi argomenti, ma una cosa è certa: l’etica in termini di salvaguardia del bene comune passa necessariamente non solo attraverso scelte importanti di uomini di pensiero, ma anche e soprattutto attraverso la convinzione della solidarietà che lega la fraternità tra i popoli e quindi anche il MES che potrebbe divenire veramente M.E.E.S. vale a dire Meccanismo Etico Europeo di Stabilità.
1 - http://www.luiss.it/semcost/europa/stammati/index.html
2 - http://amministrazioneincammino.luiss.it/wp-content/uploads/2010/04/cattaneo1.pdf
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