“..Com'io al piè de la sua tomba fui,
guardommi un poco, e poi,
quasi sdegnoso,
mi dimandò: "Chi fuor li maggior tui?".
Dante Divina Commedia – Inferno- canto X.
Come indicato nel post precedente dedicherò quello di questa settimana al programma di Matteo Renzi. Naturalmente lo scopo è quello di verificarne i contenuti etici e magari dare qualche suggerimento per una migliore elaborazione. Mi scuso per la lunghezza del post, ma chi è interessato in maniera responsabile all’argomento capirà che si tratta di riassumere in 5 pagine il contenuto di 15.
Quando sono andato sul sito http://www.matteorenzi.it/images/pdf/Programma.pdf ho trovato il programma ma senza un indice. L’indice invece si trova all’indirizzo http://www.matteorenzi.it/idee . Non so quale sia stata la logica che ha guidato questa scelta ma certo non è tra le migliori. Infatti chi vuole avere un immediato colpo d’occhio su quelli che sono i punti principali del suo programma trova qualche difficoltà ad evidenziarli. Comunque andando al secondo indirizzo ci si confronta con 12 punti, che vengono chiamati “idee” ma la cui scala assiologia (di importanza) e prioritaria (di urgenza) non è comprensibile. Si comincia con il punto 1)“Ritrovare la democrazia” e si finisce con il punto 12) “La proposta più importante” passando attraverso una serie di argomenti il cui collegamento in termini politici non risulta semplice in quanto si passa, tanto per citarne qualcuno, da obiettivi politici, come il punto 2) “L’Europa dal basso” a strutture e processi amministrativi come il punto 5 “Un nuovo paradigma per la crescita: partire dal basso smantellando le rendite” e il punto 7 “Un fisco dalla parte di chi lavora e intraprende”. Quindi senza entrare nel merito e senza esprimere alcun giudizio si nota immediatamente una confusione tipica dei politici del nostro tempo.
Ma iniziamo con il prologo che rappresenta un proclama non solo composto di luoghi comuni, ma anche per giunta scontati: un paese fatto dal “talento degli italiani”, Comuni virtuosi, aziende efficienti e attori del terzo settore che “fanno dell’Italia un Paese sul quale vale ancora la pena di scommettere.“ Fatto quest’inno si critica però il sistema che non funziona perché chi fa le leggi “parte da un’idea astratta, anziché immergersi nella complessità del reale,…” ..Veramente, a mio avviso, direi che le famose leggi ad personam di qualche nostro noto politico.. partivano proprio dalla complessità del reale che si è cercata di semplificare, sublimando idee astratte !!! Ma proseguiamo. Il proclama (che nella seconda riga dice di non essere un proclama) passa dalla necessità di trovare strumenti adatti per un cambiamento che non sia soltanto “destinato a rimanere confinato nelle aule del parlamento e sulle pagine dei giornali” contando sulle migliori esperienze che possano divenire la norma, alla “sussidiarietà come filo conduttore della nostra proposta” e senza poi spiegare il senso della sussidiarietà, se sia verticale, orizzontale, positiva o negativa, passa subito a parlare di “un grande progetto per gli asili pubblici”! (Mi pare che anche Storace quando divenne presidente della regione Lazio proponeva una cosa del genere..forse un po’ riciclata dai diversi assessori regionali e comunali). Si auspica di “migliorare l’istruzione riportando il merito nella scuola e nell’università” e poi si passa poi all’idea di “restituire potere d’acquisto alle famiglie con un intervento immediato per i redditi più bassi e un’azione decisa sulle tariffe che crescono da noi molto più che altrove,” e, sulla scia di questi traguardi puramente ideali, per non dire fortemente demagogici, si propone di “ incentivare l’occupazione dei giovani, delle donne e degli over 55 con politiche mirate,” fino ad inventarsi un nuovo sistema di politica sociale “ introdurre un welfare biografico, che segua il percorso di ognuno e permetta a tutti di sviluppare appieno il proprio potenziale.” Non c’è che dire questo è proprio una definizione di bene comune che possiamo ricollegare al punto 74 della Costituzione pastorale del Concilio vaticano Secondo Gaudium et Spes, ma nella realtà, non so per altri, ma per me è veramente difficile coglierne il vero significato, soprattutto in termini concreti. Terminerei questa prima parte con quella che ritengo essere la frase celebrativa del proclama: “Il modo migliore di riscoprire un modello italiano fatto di bellezza e di sostenibilità è ripartire dai territori. Smentire Longanesi che diceva che l’Italia è un Paese di inaugurazioni, non di manutenzioni, con un grande programma di interventi di recupero ambientale e messa in sicurezza, investendo sulla viabilità, sul trasporto pubblico locale, sull’efficienza energetica.” Nella seconda parte del prologo c’è di tutto e di più, dalla revisione del patto di stabilità, alla sicurezza, alla protezione civile, allo strumento della semplificazione per migliorare l’economia, unitamente ad una pubblica amministrazione trasparente in cui ognuno si faccia carico delle proprie responsabilità legate alla valutazione dei risultati. Il proclama finisce come dice il detto che tutti si salmi finiscono in gloria: “Ciò che proponiamo è una rivoluzione degli strumenti per raggiungere gli obiettivi di sempre: l’equità, la dignità, una società nella quale ciascuno possa realizzare appieno il proprio potenziale e le proprie aspirazioni. Sono valori di sinistra, ma non sempre la sinistra ha avuto la capacità di promuoverli con la forza necessaria. Siamo rimasti attaccati troppo spesso ai feticci del passato, senza capire che il mondo intorno a noi stava cambiando e che l’unico modo di rimanere fedeli a noi stessi era di cambiare con lui. Il risultato è che oggi viviamo in una società più povera e più diseguale di vent’anni fa, quando l’attuale classe dirigente ha iniziato la propria carriera parlamentare e di governo. Noi non ci rassegniamo a dare per scontato che i figli vivranno peggio dei padri. L’idea che le uniche battaglie da combattere siano scontri di retroguardia è assurda. La sfida, per noi, è riuscire a coinvolgere le forze più vitali nella costruzione di un nuovo modello competitivo che abbia lo stesso potenziale di inclusione sociale del precedente.
Ecco perché noi non diciamo: Un’altra Italia è possibile. Per noi, Un’altra Italia è già qui: basta farla entrare.” Non c’è che dire. Se il buon giorno si vede dal mattino……queste restano le buone intenzioni elettorali di qualsiasi politico per cui viene da pensare al detto evangelico “Non si mette il vino nuovo in otri vecchi” (Marco 2,13) infatti queste idee che vorrebero essere nuove sono messe in una strategia ormai obsoleta, di uomini che spacciandosi per nuovi usano tuttavia vecchi sistemi. Matteo Renzi non è un nome nuovo, è un esponente di partito e le cose che propone provengono più o meno da analoghe idee di quel partito. Detto questo ed essendo il programma piuttosto lungo ed “arzigogolato” vorrei procedere in maniera molto succinta soffermandomi con una frase su ogni punto. Riguardo al punto 1) Ritrovare la democrazia si da una nuova definizione di democrazia e di “politica diventata un’ulteriore fonte di caos”. E anche se si vuole ridare forza a questa quale “strumento attraverso il quale i cittadini decidono il loro futuro” in realtà ci si dimentica che Democrazia per dirla con Aristotele ha un altro significato. (cfr. Politica IV 4, 1290 a-b pag. 121 ed. Laterza). Significa sovranità degli uomini liberi e libertà è partecipazione come diceva anche Giorgio Gaber in una sua canzone. Se poi vogliamo essere più concreti riporterei l’intero brano della Politica di Aristotele che parla della democrazia: “…..La prima forma di democrazia è quella così chiamata soprattutto sulla base dell’eguaglianza: ed eguaglianza la legge di tale democrazia stabilisce il fatto che non sovrastano in alcun modo i poveri più dei ricchi e che nessuna delle due classi è sovrana, ma eguali entrambe. Perché, certo, se la libertà esiste soprattutto nella democrazia, come suppongono taluni e lo stesso l’eguaglianza, si realizzeranno soprattutto qualora tutti senza esclusione partecipino in egual modo al governo. Ora poiché il popolo è numericamente superiore e la decisione dei più è sovrana, è necessario che questa sia una democrazia. Ecco dunque una forma di democrazia: un’altra è che le cariche dipendono dal censo, ma che questo è esiguo: per chi lo possiede, deve esserci la possibilità di partecipare alle cariche, chi lo perde non può parteciparvi. Un’altra forma di democrazia è che partecipano alle cariche tutti i cittadini di nascita incensurabile, ma impera la legge: un’altra forma di democrazia è che chiunque prende parte alle cariche, purché sia cittadino, ma impera la legge: un’altra forma di democrazia è che tutte le altre prescrizioni sono le stesse, ma sovrana è la massa, non la legge. Questo avviene quando sono sovrane le decisioni dell’assemblea e non la legge: e ciò accade per opera dei demagoghi. In realtà negli stati democratici conformi alla legge non sorge il demagogo ma i cittadini migliori hanno una posizione preminente. Invece dove le leggi non sono sovrane, ivi appaiono i demagoghi, perché allora diventa sovrano il popolo la cui unità è composta di molti, e i molti sono sovrani non come singoli, ma nella loro totalità”……(Politica IV 4, 1291 b-1292 a pag. 125 ed. Laterza).
Nei paragrafi di questo punto la democrazia si identifica con l’abolizione del bicameralismo con la legge elettorale per scegliere i parlamentari e il governo, come con l’abolizione di tutti i privilegi. Da notare due elementi di cui non riesco a capire il senso riguardo ai consiglieri regionali, che “devono avere un compenso e, chiaramente distinto da questo, un budget per le attività di servizio uguale in tutte le regioni. Deve essere definito il “costo standard” per il complessivo funzionamento delle assemblee legislative regionali fissandolo ad un valore compreso tra gli 8 e i 10 euro annui per abitante.” Inoltre per i partiti si auspica l’abolizione del finanziamento pubblico o la riduzione introducendo nuovi sistemi come il 5 per mille, la selezione dei candidati attraverso le primarie, nonché l’abolizione dei contributi alla stampa di partito. Cose tutte da considerare fortemente positive anche se appunto, sono al momento niente altro che buone intenzioni. Anche per quanto riguarda l’ultimo paragrafo sulla sussidiarietà appare più un proclama di questioni di principio che una proposta vera. Riguardo al secondo punto riguardante l’Europa dal basso c’è da rilevare il sostegno all’idea dell’Europa proponendo “due linee strategiche: la prima legata all’emergenza finanziaria; la seconda alla ripresa del processo d’integrazione su basi più solide.” Senza far riferimento alla strategia più importante che è quella etica, quella della coscienza del rispetto delle regole. Invece di costruire qualcosa su questa linea si propone un sistema bancario e finanziario integrato, con una assicurazione reciproca degli stati, esattamente come era nel passato. La stessa cosa vale per l’ultimo paragrafo di questo punto in cui si auspica di “fare gli europei” ma pur nella comprensione delle sue buone intenzioni, non si invoca un percorso evolutivo naturale, bensì un percorso istituzionale in cui si pensa di riportare la vocazione europea: semplicemente una illusione, a mio avviso. Invece di ripensare il modello di sviluppo europeo si invocano strumenti come gli eurobond a emissione vincolata e svolta da un’agenzia di debito europea. Forse si potrebbero ipotizzare altri tipi di soluzioni più rispondenti agli obiettivi di stabilità attraverso una unione politica come giustamente si dice della elezione diretta del presidente della Commissione europea che sia però anche presidente del Consiglio. Ci sono poi dei paragrafi discutibili, come “la riforma del parlamento europeo in senso bicamerale” oppure politica estera e difesa comune. Buono l’auspicio di finanziare programmi come l’Erasmus, oppure l’investimento in capitale umano europeo con una mobilità internazionale in termini di scambi di studenti nelle diverse università europee. Si, è sicuramente interessante, ma quali dovrebbero essere le condizioni? Quali le scelte? Mi sarei aspettato qualche indicazione in più. Buono invece è il servizio civile europeo, anche se la proposta deve essere stata formulata da persone che non sono mai state all’estero e non conoscono le lingue e le difficoltà di parlare correntemente una lingua straniera per effettuare un servizio. Anche il punto 3 concernente le premesse per il rilancio manca di una proposta oggettiva laddove dice: “Chi vuole governare deve prendersi un impegno chiaro di non scaricare sulla prossima generazione il peso dell’aggiustamento, come ha fatto chi ha governato in passato.” Ammirevole nel paragrafo successivo l’esercizio di reperimento di risorse dalla cessione di immobili pubblici, dalla cessione di partecipazioni e dalla capitalizzazione delle concessioni. Anche l’istituzione del fondo per la riduzione della pressione fiscale appare essere una idea ormai obsoleta, rispetto a nuovi metodi di tassazione con semplificazione d’aliquote, possibile detrazione generalizzata delle tasse relative a spese e consumi specifici oltre ai controlli telematici incrociati con nuovi tipi di dichiarazioni. Anche riguardo all’idea della spending view ci sarebbe da notare una certa ingenuità rispetto alle cifre indicate, la cui individuazione non dovrebbe essere proprio così semplice come enunciato, basta leggere il punto quattro che dice: “4. Una riduzione dell’area del pubblico impiego, senza licenziamenti e senza esuberi, ma con estensione del part time, riduzione del numero dei dirigenti e limitazione del turn over, con esclusione della scuola, e migliore mobilità territoriale del dipendente pubblico. Obiettivo di risparmio 4 miliardi”. Oppure il punto “5. Un recupero dell’evasione fiscale del 25-30 per cento. Base aggredibile: 120 miliardi. Obiettivo di risorse recuperate 30-36 miliardi”. Anche il punto 04.Investire sugli italiani appare un pochino demagogico concernente il potenziale degli italiani, la formazione di capitale umano incoraggiata dal sistema pubblico, si ritorna a parlare di asili nido, di una scuola dove si impara davvero attraverso cinque proposte basate su investimenti, incentivi,valutazioni degli istituti scolastici, sulla selezione del corpo docente ecc. tutte cose che nel settore scolastico si sentono da almeno vent’anni e che non si è mai riusciti ad attuare. Buono il paragrafo relativo all’eliminazione della formazione che serve solo ai formatori, ma la metodologia abbozzata non appare molto convincente soprattutto quando si parla di “Rilevazione sistematica del tasso di coerenza tra la formazione impartita e sbocchi occupazionali effettivi,” chi si occupa di formazione sa bene che tutto dipende dal mercato e non già dai sistemi formativi impiegati. Anche per il rilancio della ricerca in cui si vuole procedere a valutare risultati quantitativi sulla qualità, vanno discussi nei pro e contro, dato che l’Anvur citato non sembra poi essere una garanzia. Demagogico appare anche il punto che parla di qualità della formazione degli atenei, di aumento delle tasse e di prestiti agli studenti. Sempre senza dire come e dove si trovano le risorse. Anche il paragrafo e promuovere l’accesso al lavoro di giovani, donne e over 55 appare fortemente demagogico oltre che ideologico misto a una certa ingenuità soprattutto laddove si dice 2. Per i giovani. Al fine di combattere la precarietà e ridurre il cuneo fiscale, tutti i nuovi contratti a tempo indeterminato avranno un bonus contributivo di 1000 euro l’anno, cioè cento euro al mese, per tre anni, con una riduzione del costo contributivo di circa il 20 per cento per gli operai e del 15 per cento per gli impiegati secondo i dati della CGIA di Mestre. Il finanziamento di questo intervento pari a 1,5 miliardi avverrà tagliando la spesa pubblica. Nel mondo attuale 100 euro al mese di bonus contributivo non hanno alcun potere incentivante. Per l’ultimo punto riguardante gli over 55 sarà molto difficile attuarlo in maniera chiara e trasparente. Ci si riferisce ad un modello svedese che niente ha a che vedere con la situazione italiana, basta confrontare la popolazione che in Svezia è di appena 9,2 milioni di persone su un territorio di 400 mila Km quadrati e con una sufficienza energetica che vede le importazioni nette di energia al 33% del consumo, contro l’85% importato dall’Italia. Passando poi al punto 05 nuovo paradigma per la crescita propone un sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti con reddito medio basso in maniera molto poco convincente , certamente di scarso appeal e le detrazioni suggerite non sarebbero poi così semplici da ottenere, vista la difficile congiuntura economica. Stesso dicasi per le liberalizzazioni per far scendere le tariffe. Cosa che a mio avviso non potrà sortire gli effetti sperati a causa della salvaguardia operata dalle diverse lobby di assicurazioni, banche, ferrovia ecc.. Stessa cosa dicasi per i 250 miliardi di credito garantito per le aziende le soluzioni di reperimento delle risorse appaiono piuttosto difficili oltre che impegnative anche per il coinvolgimento delle banche soprattutto perché non si tiene conto dello scenario economico dei prossimi 5 anni. Nel paragrafo successivo riguardante le grandi opere e i grandi risultati si nota una confusione di intenti da perseguire, dagli asili nido al traffico, al trasporto pubblico al recupero ambientale ecc. unitamente alle grandi opere ed alle infrastrutture la cui valutazione dovrebbe essere affidata a esperti indipendenti, così come puntare sulla banda larga e le tecnologie Smart per limitare i costi di energia e trasporto senza prendere in considerazione le opportunità rivenienti da opere di risanamento di ferrovie, acquedotti e strade nonché di sviluppo del territorio. Si parla anche di strategie per riaprire l’italia agli investimenti stranieri ma non si fa alcun accenno al problema delle mafie.
Anche nel punto 06 welfare come investimento non ha nulla di innovativo rispetto all’esistente e cerca di trovare un appeal usando termini come “Welfare privato” oppure welfare aziendale, sindacale cooperativo. Si parla di semplificazione legislativa del terzo settore foriero di buona occupazione con un riordino delle organizzazioni che ne fanno parte, nonché favorire “clausole sociali” che però non vengono spiegate. Si propongono nuovi servizi alla persona sfruttando il lavoro a basso costo con tecniche di pagamento già esistenti. Nulla di nuovo sotto il sole. Anche la Flexsecurity e la sanità presentano proposte a livello di buone intenzioni la prima sulla base del modello scandinavo e la seconda con una serie di finanziamenti le cui fonti non sembra sia così facile da individuare. Il servizio sanitario deve rispondere a standard regionali sia in termini di costi, sia in termini di letti disponibili che di valorizzazione dei medici di famiglia e di filtro medico-diagnostico. Anche la riforma previdenziale è questione di buone intenzioni, senza alcuna indicazione. Riguardo al Fisco il ritornello è quello che sentiamo da anni come semplificazione, riduzione e la novità è la dichiarazione pre-compilata che il cittadino dovrebbe ricevere dall’Agenzia delle entrate. Quanto di più difficile ed arzigogolato che certamente comporterà un contenzioso incredibile. Si parla di fisco semplice per le imprese come di riduzione della pressione fiscale ma entrambi di non semplice attuazione, data la congiuntura. Si trasformano gli studi di settore con un Standard Businness reporting, si auspica lo slittamento di competenza, nonché di concordare il reddito di impresa con l’Agenzia delle entrate. La stessa difficoltà ritengo si presenterà nel caso si volesse attuare il fondo per la riduzione della pressione fiscale recuperando fondi da evasione. Il punto 08 uno stato semplice, dalla parte dei cittadini, non presenta nulla di nuovo tranne le semplificazioni elettroniche e la valutazione del merito attraverso sistemi smart. Il tutto con una semplificazione delle leggi nonché la riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari tramite l’unificazione dei riti, la semplificazione delle sentenze e l’applicazione del decalogo del tribunale di Torino che semplifica e concentra alcune attività giudiziarie. Poi il punto 09 il modello italiano cultura turismo e sostenibilità cerca di dare delle indicazioni, ma senza alcuna idea innovativa se non quella di fondere gli Istituti di cultura italiana all’estero con i centri linguistici Dante Alighieri. Anche la parte dedicata al turismo pur non avendo proposte innovative prospetta tuttavia il cambiamento di governance ritornando un’attività a sistema centralizzato nazionale. Unitamente a questo si fanno una serie di proposte relative a una nuova offerta di turismo e una nuova attività di promozione. A riguardo della sostenibilità si suggeriscono le città rinnovabili, gli incentivi rinnovabili, l’ammodernamento della rete elettrica e la gestione dei rifiuti che devono trasformarsi da problema a risorsa. Anche l’agribusiness viene accennato per la tutela dei nostri prodotti agro-alimentari. Non auto blu ma auto verdi è l’auspicio che conclude l’argomento, ma senza enfasi. Il capitolo relativo alla Garanzia di sicurezza porta alcune soluzioni un po’ confuse come la riduzione del numero delle forze di polizia. La creazione di comitati di partecipazione per coinvolgere i cittadini sui problemi della sicurezza, del degrado urbano e della microcriminalità. Si suggerisce un nuovo modello di ordine pubblico che appare forse la proposta più originale che si trova nel programma e riguarda la possibilità di avere uomini di origine straniera, come agenti di polizia, in modo da avere riferimenti più precisi in corrispondenza della criminalità derivante dal fenomeno migrazioni. Si auspica pure di affrontare le nuove forme della criminalità organizzata ma senza idee innovative. La giustizia deve essere riportata nei tempi giusti, tolleranza zero per la corruzione tramite la creazione di nuove fattispecie da perseguire, il potenziamento delle pene ed applicare metodi anticorruzione per le amministrazioni sul modello della legge 231. Anche per le pene si auspica l’applicazione di altri modelli;mentre per i tossicodipendenti si auspica l’introduzione di forme di depenalizzazione. Infine si auspica il ritorno della protezione civile sui territori in maniera adeguata. Il punto 11 diritti all’altezza dei tempi si occupa di immigrazione e cittadinanza auspicando il ritorno del buon senso nel riconoscere la cittadinanza ai bambini nati sul nostro territorio. Inoltre, anche se di difficile attuazione, si auspica la cosiddetta immigrazione intelligente concernente permessi ed agevolazioni per gli immigrati regolari. Un argomento interessante ma che non viene sviluppato più di tanto è quello della Civil partnership che riguarda una certa regolarizzazione e riconoscimento delle unioni omosessuali. Però non dice se si tratti di patto di mutua assistenza non equiparabile al matrimonio, e non parla neanche della possibilità di adozione. Il punto poi ha un paragrafo relativo alle convivenze con la registrazione delle coppie di fatto, senza specificare approfonditamente le metodologie. C’è un paragrafo dedicato al divorzio veloce, un altro alla fecondazione assistita ed infine uno sui diritti delle idee relativo ai diritti di proprietà intellettuale. La sensazione che si ha leggendo i diversi paragrafi di questo punto è che non si sia voluto approfondire per non rischiare il consenso. Il programma finisce con il punto numero 12 la proposta più importante che è quella meno argomentata perché è la richiesta di suggerimenti e idee ulteriori.
A conclusione di questa carrellata vorrei sottolineare che a mio avviso è un peccato che sia stata sprecata tanta vitalità e tanto potenziale mediatico da parte di Matteo Renzi, che io ritengo molto in gamba e soprattutto in perfetta buona fede. Allora qual è la cosa migliore da fare in termini etici? Il suo programma non evidenzia un percorso etico ben individuato limitandosi come detto ad enunciare alcune buone intenzioni da tutti condivisibili, e dunque quello che mi permetterei di suggerire affinché abbia qualche chance nelle primarie di cambiare strategia: 1) semplificare il programma in 4 punti; 2) parlare solo di obiettivi etici; 3) presentare la squadra che dovrà supportarlo; 4) prendersi pubblicamente l’impegno di ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio di un governo che sia veramente politico e quindi la più alta espressione dell’etica, presentando una lista di ministri che non giureranno solo davanti al Presidente della Repubblica, ma davanti a tutti in Piazza del Popolo, ciascuno prendendo l’impegno ufficiale ed in prima persona di voler lavorare, con la massima trasparenza per il bene comune di tutti gli italiani senza parzialità, di non avere conflitti di interesse, di non aver usato in passato, rifiutandole anche per il futuro prassi di corruttela e concussione oltre che di approfittamento economico e finanziario.
Semplificazione del programma in 4 step: 1) competenza professionale; 2) conoscenza dei limiti etici del servizio politico; 3) trasparenza; 4) censura sociale.
Gli obiettivi etici sono la promozione del bene comune e la salvaguardia della dignità dell’uomo in ogni suo aspetto e delle tre progettualità fondamentali: sociale, politica ed economica;
Mettere su Internet nomi e cognomi e curricula della squadra con possibilità da parte di ogni potenziale elettore di interloquire con ciascuno dei componenti ma anche dei consulenti esterni;
All’atto della vittoria delle elezioni impegnarsi con chi ha dato la propria fiducia a sottoscrivere procedure cosiddette di best practice a favore degli obiettivi etici indicati.
Se Matteo Renzi capirà che la crisi è di ordine etico rendendosi disponibile non solo alla “rottamazione” ma alla ricostruzione della società italiana nei suoi aspetti più profondi potrà certamente vincere e cominciare a far sperare in un futuro migliore: le idee camminano sulle gambe degli uomini…se gli uomini hanno il coraggio di portarle aventi le idee cambiano il mondo……altrimenti le idee restano in un cassetto e gli uomini continuano a piangersi addosso!
In questa piovigginosa sera di metà autunno, mentre ancora aleggiano le lacerazioni dei manganelli e delle bottiglie dei manifestanti voglio parlar di rottamazioni. Uno slogan, una affermazione martellante che ci ha portato a riflettere sulle esigenze di cambiamento.
RispondiEliminaChissà, probabilmente dalle invettive uscite dalla Leopolda si cela il nuovo centro-sinistra 2.0.
Le idee di Renzi hanno certamente portato una ventata di novità, forse speranza. Convinzione della possibilità del cambiamento con un passaggio generazionale. Non a caso, va rammentato, che l’Italia ha l’età media dei rappresentati politici più alta d’Europa.
Un’inchiesta de “La Stampa” afferma che “L’età media dei ministri del Governo guidato da Mario Monti è di 64 anni. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha 69 anni e i ministri più giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, hanno 57 anni. In Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a solo poco più di 50. Tra i parlamentari l’età media dei senatori è di 57 anni e quella dei deputati 54. Nelle ultime tre legislature sono stati eletti soltanto 2 under 30 su circa 2500 deputati, anche se il peso di chi ha tra i 25 e i 29 anni è quasi del 28% della popolazione eleggibile. C’è un solo deputato su 630 che ha meno di 30 anni e appena 47 sono quelli under 40 mentre quelli over 60 anni sono 157".
Dott. Flaviano Peluso 1 parte
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Così ho deciso di andare sul sito di Matteo Renzi e vedere il suo programma politico.
RispondiEliminaEgli parte dal ritrovare la democrazia. Condivisibile l’idea di eliminare una camera del parlamento. Giacché la sua struttura di bicameralismo perfetto è obsoleta, inefficace edinefficiente. Quasi tutti i sistemi bicamerali nascono dalla storica contrapposizione fra camera regia e camera bassa del ceto borghese. La “maggior possibilità di riflessione”, che fu la base per cui i nostri padri fondatori optarono perun bicameralismo perfetto è diventata una trappola.
Difatti il sistema bicamerale, come strutturato in Italia, consente ai partiti di congelare provvedimenti indesiderati che inaspettatamente sono stati approvati in una camera. Basta non mettere la discussione all’ordine del giorno, oppure serrare i ranghi per cercar di far impantanare il provvedimento della camera dove deve esser ancora votato.
Quanto alla abolizione dei privilegi dei politici e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, non si può che rammentare che, a parole, sono almeno 10 anni che tutti ne parlano. La novità non sarà scriverlo nel programma ma almeno tentare di far qualcosa in merito.
Dal punto di vista economico palesa l’intento di dismettere parte di quell’immenso patrimonio pubblico inutilizzato. Rafforzare la lotta all’evasione e soprattutto passare dalla spending review alla spending view. Si badi bene che il salto di paradigma è sostanzioso. Tralasciare l’idea dei tagli orizzontali di spesa per giungere ad un monitoraggio e controllo dei costi.
Lodevole l’idea di investire nell’istruzione e nella ricerca con una modernizzazione strutturale a tutto tondo. Vaconsiderato che tutti parlano di investimenti nella scuola per poi finire con il tagliarne i fondi. Dovremmo sempre rammentarci che l’Italia è un paese povero di materie prime. La cultura, la ricerca e l’arte sono i nostri tesori più preziosi. Un piano che puntasse davvero su questo sarebbe un passo verso il futuro. Oggi si parla tanto di importare il modello tedesco. Ebbene, io penso che si dovrebbe lavorare per far rifiorire ed esportare il modello culturale italiano.
Quanto al sociale viene presentata l’idea di incentivare il lavoro femminile con la creazione di infrastrutture quali asili nido. Mentre per l’occupazione giovanile si propongono incentivi, creazione di contratti a tempo indeterminato sul modello scandinavo e riduzione fino al 20% dei costi contributivi.
Tutte idee molto valide ed interessanti. La principale domanda è “dove prendere i soldi?”
La risposta rimane sepolta nella silente nebbia senza voce.
Le proposte sulla semplificazione tributaria, a mio parere, sembrano foriere di complicazione. Non si capisce come il consentire alle imprese di discutere, di volta in volta, l’ammontare delle imposte con l’agenzia delle entrate possa semplificare. Direi che più che una semplificazione mi sembra una operazione da Bazar arabo con improbabili trattative impresa-agenzia delle entrate. Mi domando se le piccole aziende avranno la forza contrattuale delle multinazionali quando tratteranno.
Nel programma si parla di, cito testualmente, “Riduzione del numero delle forze di polizia: 5 sono troppe (Polizia di stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia penitenziaria, Forestale e le varie Polizie marittime)".
In toni goliardici voglio augurarmi di non veder mai, un carabiniere a cavallo con le pinne ai piedi ed i libri contabili sottobraccio, mentre fa guidare al cavallo una jeep 4x4.
In conclusione la direzione sembra quella giusta, come diceva il conte di Salina “Se vogliamo che nulla cambi tutto deve cambiare” ovvero se vogliamo mantenere il tenore di benessere attuale c’è bisogno di cambiamenti radicali. Se Renzi sarà in grado oppure è tutto un bluff basato sullo sfruttamento di luoghi comuni e sul fattore generazionale sarà solo il tempo a dircelo…
Dott. Flaviano Peluso fine