“Sebbene la strada
sia stata dura e il viaggio lungo,
ci siamo risollevati e
abbiamo la certezza per
l'America il meglio deve
ancora venire, sarò
più forte e ispirato di
prima: non sono mai stato
così pieno di speranza
per il futuro"!
Barack Obama
Oggi
pur se le intenzioni erano di parlare d’altro, sono costretto dalla “forza
della notizia” a parlare dell’elezione di Barack Obama alla presidenza degli
stati Uniti per i prossimi 4 anni.
Anche
se a qualcuno potrà dispiacere non mi sento di fare discorsi inneggianti o di
soddisfazione partitica, ma vorrei fare il punto sulla visione etica che dovrà
informare il Presidente Obama nei prossimi quattro anni: voglio prendere in
considerazione l’uomo Barack Obama che si assume una responsabilità ulteriore
in termini di aspettative dell’umanità.
Non
parlerò pertanto, come ho sentito fare a Oscar Giannino, dei problemi relativi
alla liquidità profusa dalla Federal Reserve, né della scelta sul futuro presidente della banca centrale
americana. Né come hanno fatto tutti i quotidiani, centrare il discorso sugli
elementi di responsabilità a livello di politica economica o
economico-finanziario di riequilibrio dei conti.
Oggi
vorrei riflettere brevemente su quelle che sono state le situazioni che hanno
coinvolto Obama negli scorsi quattro anni e quali saranno quelle che lo
coinvolgeranno nei prossimi quattro a livello umano. Tale riflessione cercherà
di evidenziare la visione etica che deve informare questo presidente, che
scaturisce dalla sua esperienza umana e dalle attese che soprattutto le classi
più povere ed emarginate hanno riposto in lui. C’è da stupirsi infatti che la
“Liberal” America non sia riuscita a far
prevalere la visione “capitalistica” “guerrafondaia” e “imperialistica” di Mitt
Romney perché? Forse qualcosa sta cambiando. Cerchiamo di fare il punto.
Innanzitutto
diciamo cosa Barack Obama non è riuscito a fare nello scorso mandato:
nonostante i suoi propositi non è riuscito a fare cambiamenti fondamentali, gli
Stati Uniti hanno continuato a mantenere il loro contingente militare nei
diversi posti del mondo, la riforma del sistema sanitario ancora deve essere
praticamente attuata, il sistema bancario e finanziario resta sottoposto a
spinte speculative dettate dai potenti gruppi bancari, il debito gemello
(deficit interno ed estero) continua a crescere, il cosiddetto “fiscal cliff”
per la riduzione del deficit ha fatto più male che bene, la disoccupazione
resta un problema primario, l’insicurezza ambientale non ha trovato
miglioramenti, le realtà sociali sono sempre più distanziate in termini di
distribuzione della ricchezza che vede
l’indice di Gini negli Usa tra 45 e 49, la discriminazione razziale continua ad
essere un problema soprattutto nei confronti dei cosiddetti “Ispanici” che sono
ormai quasi 42 milioni pari ad un quinto della popolazione, infine la povertà,
l’insicurezza della rete web originata da wikileaks di Assange e tante altre
cose ancora…..
Ma
detto questo per il passato…che possiamo pensare per il futuro? “Four years more!”
Non
parliamo dunque delle politiche espansive o di recovery per salvare gli Stati
Uniti dal fallimento in cui le società di rating vorrebbero che finisse per
motivi speculativi politico-finanziari, tramite il semplice abbassamento delle
cosiddette “AA”. Parliamo invece dell’uomo Obama. Delle sue responsabilità
morali prima che politiche e sociali. Pensiamo a quelle che sono le
responsabilità di fronte alla progettualità innanzitutto di carattere umano.
Pensiamo che quest’uomo possa da solo risolvere tutti i problemi degli Usa e
del mondo? Io cercherei di capire meglio il suo status. Il presidente degli
Stati Uniti, è innanzitutto un uomo come tutti gli altri. E’ un uomo sottoposto
a paure emozioni ed incertezze come qualsiasi altro essere umano. E’ sempre e
comunque una creatura. E’ un uomo a cui si richiede di misurarsi con un ruolo
che, come si è dimostrato nel tempo anche per gli altri presidenti usa, è
artificiale. Un ruolo da “Deus ex machina” che di fronte ai problemi
dell’umanità perde di consistenza. Un ruolo che per poter essere esercitato ha
bisogno di un salto di paradigma culturale, non solo per chi lo riveste, ma
anche per coloro che sono insieme a lui nella sua squadra e anche per i suoi
partners o le sue controparti ai vertici del mondo. E’ un po’ come il crollo
del muro di Berlino. Finché questo muro ha significato la salvaguardia di un
certo tipo di ideale di libertà, c’è stata la possibilità per alcuni uomini di
esprimere la volontà di operare per un obiettivo di sviluppo concreto, anche se
a volte con mezzi poco ortodossi…ma dopo che è crollato il muro è crollato
anche l’ideale di libertà e con esso oltre alla mancanza di uomini si è
evidenziata una carenza di volontà attraverso i mezzi che se prima erano poco
ortodossi, sono divenuti manifestamente distruttivi non solo della realtà
politico sociale, ma soprattutto della fiducia del mondo intero verso le attese
del futuro.
C’è
qualcuno che dice che il problema prioritario è il problema economico di
riequilibrio dei conti, io dico invece che il problema prioritario per questo
presidente al suo secondo mandato è il problema etico. Un problema di
riconoscimento del bene comune e di salvaguardia della dignità dell’uomo e
quindi delle sue responsabilità in termini di etica applicata. Un problema di
non facile soluzione su cui si confronteranno suo tramite, camera repubblicana
e senato democratico, con la volontà di attuare leggi che stravolgeranno la
maniera di vivere non solo degli americani: leggi sulla sicurezza, leggi sulla
procreazione, leggi sull’eutanasia. Leggi sulle unioni Gay, leggi sulle pari
dignità dei diritti dell’uomo, leggi sulle immigrazioni ed altre.
Ecco
il fardello che dovrà portare Barack Obama insieme a Michelle: il sogno di
un’America unita che sappia continuare a fare da indicatore di progresso
all’insegna di una democrazia che però finalmente si esporti non con la guerra,
ma con una visione etica che deve essere innanzitutto politica, in cui
l’imperialismo non sia guidato dalla forza delle armi, ma dalla capacità di
dialogare con i propri pari. Ecco allora che Obama dovrà confrontarsi
innanzitutto con la piaga più grande che è la paura del terrorismo che blocca
qualsiasi iniziativa democratica. Poi dovrà concepire un nuovo modo di
rilasciare la cittadinanza statunitense che non sia una lotteria. ma una
procedura rispettosa dei diritti umani. Un altro problema è la circolazione
delle armi, la libera vendita che si configura per ogni americano nella libertà
di sparare senza problemi a chiunque venga ritenuto un proprio nemico
esattamente come nel Far West. Un’altra responsabilità grande che attende Obama
sotto il profilo umano è la visione dei fronti di guerra, che veda una
consistente riduzione delle spese militari, che non si attui solo per problemi
economici, bensì per un necessario cambiamento di prospettiva più rivolta al
rispetto dei diritti attraverso il dialogo che non all’imposizione delle
proprie ragioni attraverso la forza. Avrà la responsabilità di conciliare il
problema della disoccupazione che resta intorno all’8% con i tagli alle
sovvenzioni e la riduzione delle tasse. Dovrà trovare una soluzione alle
istanze di riconoscimento ufficiale delle coppie gay in un quadro normativo che
miri a riscoprire il senso della vita ed il senso della socialità. Poi ci
saranno responsabilità sul fronte internazionale una delle quali sarà quella di
imparare a “parlare cinese” con una controparte che per ergersi a prima “forza
economica” sta creando problemi di contenzioso politico con Taiwan, con il
Giappone e sta imponendo al mondo, nel contempo tramite il suo dumping sociale,
un regresso di tutti i diritti conquistati, in occidente nel secolo scorso
anche con sacrificio di vite umane. Sarà chiamato quasi certamente ad occuparsi
dei nuovi equilibri del nord Africa. Dovrà poi confrontarsi ancora con un
fantasma che si chiama “Unione Europea” la cui esistenza sono certo che sarà
probabilmente determinata dalla sua richiesta di identificarsi in termini di
partner come unico organismo e non come soggetto a 17 o 27 facce a seconda
delle situazioni. Dovrà confrontarsi con problemi ambientali, di scarsità
energetica e di equilibri ecologici divenuti ormai globalizzati. Insomma le sue responsabilità saranno molte e
vincolanti per il raggiungimento di obiettivi di umanità e di sviluppo che il
mondo, soprattutto quello dei poveri e degli emarginati si attende dall’uomo
più potente del mondo e tali vincoli sono da ascriversi ad una vera e nuova
visione etica da cui il Presidente che si professa cristiano non potrà esimersi
soprattutto per la sua immagine riconosciuta da tutti come attenzione ai
poveri.
E, a tale proposito riporterei
Jacques Maritain che nel suo Umanesimo integrale a pag. 151 afferma, citando
il vangelo di Matteo, cap. 26,11: “« I poveri, voi li avrete sempre in mezzo
a voi ». Questa frase significa al contrario, Cristo stesso non sarà sempre fra
voi, ma voi lo riconoscerete nei poveri, (che spiega in nota: «nei quali
io sono, li troverete sempre fra voi, per servirmi in loro») che dovrete
amare e servire come Cristo. Non è una classe sociale ad essere qui designata;
sono gli uomini i quali hanno bisogno d’altri per sussistere quale che sia la
natura, l’origine e la causa della loro indigenza. Sinché vi saranno classi o
caste oppresse, è lì che l’amore andrà prima a cercarli; se un giorno non vi
saranno più li troverà ancora ovunque saranno. E perché li ama, vuole che un
giorno non ci siano più classi o caste oppresse.”
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